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Come accennato nel paragrafo precedente, l'uno per cento dei
bambini facenti parte del campione presenta caratteristiche genetiche indotte
non previste dalle specifiche. Si tratta di una percentuale compatibile con la
qualità del tracciato cromosomico usato nel corso del progetto, nonché
con l'instabilità residua dell'enzima KJH82. Tale risultato collaterale
è dunque da ascrivere alle due cause predette.
La descrizione delle mutazioni impreviste esula dagli scopi
del presente documento. A titolo d'esempio, si segnala soltanto la nascita di
soggetti (denominati nel seguito "gruppo X") dalle caratteristiche estremamente
singolari.
L'organismo dei bambini appartenenti al gruppo X sembra possedere
un orologio biologico assolutamente non umano: i normali meccanismi cellulari,
in particolare l'accrescimento e la ricostruzione dei tessuti, in tali soggetti
risultano accelerati di un fattore oscillante tra il venti e il cinquanta rispetto
al normale. Sono presenti inoltre anomalie a livello sensoriale, concentrate soprattutto
nella percezione del dolore, dei suoni e della temperatura.
Evitando di addentrarci nell'analisi clinica (riportata comunque
in appendice al documento), sembra che ogni singola cellula dei soggetti "gruppo
X" goda delle proprietà delle cellule cancerose, soprattutto per quanto
riguarda la resistenza e la capacità di proliferazione. E sottolineo ogni
singola cellula: tutti i tessuti corporei dei soggetti presentano le medesime
caratteristiche. Test di mutilazione eseguiti su bambini del gruppo X hanno confermato
l'asserzione di cui sopra: ossa, pelle e cartilagine dei soggetti sono in grado
di crescere e di ricostruire gli arti perduti.
Anche la velocità degli impulsi nervosi, nel gruppo
X, sembra essere superiore rispetto ai normali standard umani. Il test di Fitzgerald-Hume,
imposto ai soggetti gruppo X di età inferiore ai due anni, ha dato punteggi
variabili tra dodici e quattordici virgola cinque.
La mutazione, tuttavia, presenta anche aspetti negativi: l'invecchiamento
dei tessuti, ad esempio, risulta parimenti accelerato; la proliferazione cancerosa
delle cellule produce deformazioni fisiche, malfunzionamento degli organi, emorragie
e lesioni interne.
L'analisi di tale mutazione, essendo al di fuori delle finalità
immediate del progetto, non è stata approfondita, né tantomeno esaustiva.
Si suggerisce fortemente la costituzione di un gruppo di lavoro dedicato all'argomento.
Data l'esperienza maturata nel corso del progetto, si propone il presente relatore
in qualità di coordinatore di tale gruppo.
Joseph B. Sarrese, Rapporto 82
Semina il coraggio negli animi,
raccoglierai sulle braccia dei tuoi compagni la forza di combattere
Masaniello, Pensieri all'ombra del vulcano
- È la seconda volta che mi interrompi in un momento inopportuno,
William. - mormorò Sarrese, non ostile, solo in tono di tranquilla riprovazione
- Comincio a pensare che tu lo faccia apposta. Non sarai geloso di questa stupida,
spero... È la tua amichetta, forse?
- Sei tu mio padre? - chiese ancora Masaniello, emettendo
questa volta una sorta di ruggito, un verso da belva ferita che fece sussultare
Lara.
Il ragazzo, lei si rese conto, stava tremando. La benda nera
si era slacciata, e pendeva mollemente sull'orrore informe del suo volto. La figura
magra di Masaniello, curva, dalle articolazioni gonfie, le unghie spezzate, la
pelle giallastra sporca di muco e di sangue rappreso, avrebbe potuto spaventarla,
se non l'avesse riempita di pietà.
Il colonnello, con la massima serenità, tirò su
la cerniera dei calzoni.
- William, William... - disse - Non puoi ricordarti di me. Quanti
anni avevi, quando mi sono mostrato a te per l'ultima volta? Tre? Quattro? Ti
ho seguito anche dopo di allora, è vero, ma solo da lontano: altri sono
stati i miei occhi, e le mie orecchie.
- Rispondimi! - gridò il ragazzo, facendo piovere
polvere di roccia dalla volta della caverna. Un pipistrello, l'ultimo rimasto
appeso agli speroni di tufo, nonostante il frastuono della battaglia, nel sonno
letargico della sua specie, aprì le membrane color ardesia e volò
via, verso il buio.
Istintivamente, di fronte alla violenza sonora di Masaniello,
anche Sarrese arretrò. Ma senza mostrare paura. Lara credette di cogliere
persino un'ombra di compiacimento sul viso curato dell'uomo.
- Mi chiedi se sono il tuo genitore biologico? - disse serafico
- Buona domanda. Potrei anche esserlo, in effetti... Anche se in genere preferisco
servirmi del sesso come mezzo di umiliazione, non ho mai disdegnato l'uso delle
femmine delle classi inferiori, dove e quando ne valesse la pena. E tua madre,
a quell'epoca, valeva il tempo che le ho dedicato. Me ne sono servito più
di una volta... Prima di mandarla sulla strada, beninteso: perdo sempre l'interesse,
poi, per gli articoli di seconda mano.
Masaniello si lanciò verso Sarrese con un urlo che non
aveva nulla di umano. Lara vide che il colonnello accennava un movimento con la
mano destra, e intuì il pericolo.
- Alla cintura! - gridò - L'arma sonica!
Un istante dopo, capì che Masaniello doveva aver assistito
alla battaglia, perché si muoveva con estrema chiarezza e lucidità,
senza il minimo dubbio su cosa dovesse fare.
Il ragazzo strappò il blast-sonic a Sarrese prima
che questi anche solo accennasse a toccarlo, lo strinse nel pugno, lo stritolò
in un'esplosione di sangue e metallo. Poi colpì, col palmo aperto della
mano, il colonnello sul petto, mandandolo a finire lungo disteso sul terreno.
Si stagliò su di lui nella luce crudele delle torce che
ancora brillavano dai corpi inerti degli agenti uccisi e dai fucili abbandonati,
che illuminavano la caverna come un tragico presepe blasfemo.
- Ora ti ucciderò, padre. - Masaniello sputò parole
impastate a saliva scura - Lo farò coi miei denti, e le mie unghie. Sarà
una cosa molto, molto lunga. Sono vissuto per questo momento, padre, e lo farò
durare.
Sarrese alzò la mano destra, le dita chiuse, l'anulare
teso. Oltre la pelle e l'unghia dalla mezzaluna delicata, si intuiva un lampeggiare
di congegni elettronici. D'un tratto, lampi di luce fulgida scaturirono dal dito
dell'uomo, bagliori rapidi, violacei, in successione frenetica. Il viso di Sarrese
e quello di Masaniello ne furono illuminati come dalla vampata di un flash.
Subito il ragazzo si portò le mani agli occhi, cadde in
ginocchio, si contorse, gemette. Si artigliò la carne, come per resistere
a un dolore terribile.
Con la massima tranquillità, il colonnello si rialzò,
scosse la polvere dall'uniforme, raccolse un fucile e lo puntò contro Masaniello
e Lara.
- Dicevo, potrei essere il tuo padre biologico, William... Di
certo, sono il tuo genitore in senso lato. Devi a me la tua esistenza, il tuo
aspetto, i tuoi poteri. Io ho fatto di te ciò che sei. Ti conosco bene,
William. So cosa ti muove, e ciò che può fermarti.
- Cosa gli hai fatto, maledetto? - sibilò Lara, angosciata.
Barcollando, aiutandosi con mani e ginocchia, la donna si precipitò
a soccorrere il ragazzo. Masaniello tremava dalla testa ai piedi, l'occhio sano
girato a mostrare il bianco, e muoveva le labbra senza riuscire a emettere un
solo suono.
Lara mise insieme alla bell'e meglio le scarse nozioni di Pronto
Soccorso che ricordava, e infilò due dita in bocca al ragazzo per evitare
che si troncasse la lingua a morsi.
- Ancora qualche istante di pazienza, mia cara giornalista. -
assicurò Sarrese, ghignando - Si tenga in caldo: tra un po' potrò
tornare da lei... Anche se mi è passata la voglia, a dire il vero. Non
è poi questa gran bellezza, lo sa...
In quell'istante Lara fu sopraffatta da un odio assoluto, quale
mai prima di allora aveva provato, in tutta la sua vita e oltre. Si sarebbe gettata
contro Sarrese e il suo fucile a mani nude, se solo fosse riuscita a muoversi.
Non era l'insulto, né la minaccia, né la violenza o l'umiliazione
subita.
Era la totale tranquillità del suo avversario a sconvolgerla:
Sarrese giocava con lei, con Masaniello, con gli altri. Aveva giocato con loro
sin dall'inizio, da sempre. Capirlo era terribile.
Scosse il ragazzo, lo schiaffeggiò tentando di farlo riprendere.
- Svegliati, presto! Svegliati, o ci ucciderà!
Masaniello ebbe un sussulto, emise un lamento quale unico, flebile
segno di vita. Il tremito diminuì appena.
- Avanti! - esortò Lara - Alzati! Puoi farcela!
- Dove... chi...? - balbettò il ragazzo.
- Perde il suo tempo, giornalista. - l'assicurò Sarrese,
sorridendo - William non ha i recettori tattili, ed è impossibile fermarlo
col dolore. Però reagisce all'ultravioletto: alla giusta frequenza, posso
provocargli una crisi epilettica a comando.
Quasi a confermare quanto diceva, il colonnello fece scattare
ancora il lampeggiatore innestato nel dito. Masaniello scattò, si dimenò
come sotto l'effetto di una scossa elettrica.
- L'ultima volta che ci siamo incontrati mi ha colto alla sprovvista:
non credevo che il giustiziere mascherato fosse proprio William... - continuò
Sarrese - Sinceramente, lo credevo morto da tempo... Quando ho scoperto la verità,
ho creduto doveroso prepararmi a un nuovo incontro. Una buona pianificazione è
essenziale, non crede anche lei?
- Basta! - urlò Lara - Smettila! Lo ucciderai!
Sarrese, condiscendente, spense il lampeggiatore. Masaniello
rantolò, strisciò sul terreno tentando invano di arrestare il tremito.
Macchie scure erano affiorate un po' ovunque sul suo vestito sdrucito, e si allargavano.
- Ucciderlo? - considerò Sarrese - Sì, già
dopo un paio di attacchi, questa frequenza gli è letale. Lo abbiamo verificato,
su soggetti con le sue stesse caratteristiche fisiche.
- Allora... ci sono... - ansimò il ragazzo - ...altri...
come me?
Lara, incredula, si rese conto che per la prima volta, da quando
conosceva Masaniello, coglieva nella voce del ragazzo un registro particolare,
un accenno diverso. Qualcosa che superava la sofferenza, e l'odio, che pure in
quell'istante dovevano contendersi invincibili la mente del giovane.
Speranza. Sbigottita, Lara capì che era proprio
speranza il tono che sentiva, che avvertiva affacciarsi, timoroso e guardingo,
nella domanda tremante di Masaniello.
- Ci sono... altri come me...? - chiese ancora il ragazzo, con
la voce del naufrago allo stremo che vede profilarsi all'orizzonte la luce dei
soccorsi.
- C'erano. - rispose Sarrese, controllandosi distrattamente le
unghie.
- Cosa...?
- Almeno una di loro dovresti ricordarla, William. Era nella
tua stessa corsia, all'ospedale. Volevi portarla via con te, ricordi? Il giorno
prima della tua fuga la feci trasferire al Centro di Biopsia Specifica per altri
esami.
- Ro... Rosanna? - balbettò Masaniello, sotto lo sguardo
incredulo di Lara.
- Chi è questa Rosanna? - chiese la donna, attonita.
- Una bambina. - mormorò Masaniello, sostenendosi a lei.
- Una bambina? - ripeté lei.
Masaniello sputò sangue e saliva. - Era piccola... Aveva
paura... delle cose che si muovevano nel suo corpo... E temeva anche... i dottori...
nei loro camici bianchi... e le maschere sterili...
Poi, rivolgendosi a Sarrese in un tono gravido di aspettativa,
balbettò ancora.
- Lei... lei è come me? Io... io lo sentivo... E dove...
dov'è, adesso?
Sarrese scrollò le spalle, gelido. - Be', con me. In parte.
- Co... come?
- Ho una teca piena di suoi tessuti, in ufficio. Il resto...
credo sia sparso tra i laboratori di Patologia e i gabinetti di Analisi.
La visione della speranza che si spegneva nell'occhio di Masaniello
superò in crudeltà qualsiasi orrore a cui Lara avesse mai assistito:
il sangue e la violenza di quella battaglia tragica, al confronto, non erano stati
nulla.
Il ragazzo si raggomitolò su se stesso, le mani al viso,
singhiozzando come un capretto ferito. Lara capì che era in agonia. Sarrese
bilanciò il fucile, poi lo bloccò nell'incavo del gomito, prendendo
tranquillamente la mira.
- Allora? - chiese in tono leggero - Chi è il primo? Precedenza
alle donne? O ai bambini?
Questa volta Lara non chiuse gli occhi. Ricacciò indietro
le lacrime e puntò lo sguardo dritto contro la canna del FAL. Era giusto
così, lo sentiva.
Alle spalle di Sarrese, all'improvviso, echeggiò un rumore
di metallo che grattava sulla pietra. Sassi e terriccio rotolarono lontano. Una
lama di luce solare dardeggiò nell'aria immota della caverna.
- La squadra di rinforzo è arrivata. - considerò
Sarrese - Ce l'hanno fatta, alla fine, quegli idioti... Bene, cari amici, qui
si chiude la vostra ridicola rivoluzione. I miei uomini sanno che non devono prendere
prigionieri. Del resto, a che varrebbe arrestare dei decerebrati?
Sorrise ancora, prendendo la mira. - Questo piacere, però,
lo riservo per me. Addio, giornalista.
Il ringhio che si levò dai polmoni di Masaniello fece
accapponare la pelle di Lara. Sorpreso, Sarrese alzò d'istinto il dito,
a far scattare di nuovo il lampo violaceo.
Ma il ragazzo, questa volta, non sembrò risentirne. Drizzò
la schiena, si alzò lentamente e allargò le braccia, le dita protese
come artigli.
- Come... com'è possibile? - balbettò Sarrese,
continuando ad azionare il lampeggiatore al dito, freneticamente, inutilmente.
Quando la luce violacea investì in pieno il viso di Masaniello,
Lara capì. A stento riuscì a non urlare. Fiumi di sangue correvano
sulle guance del ragazzo e zampillavano fino a inzuppare il colletto sfilacciato
della camicia. Le sue orbite erano due pozzi scarnificati.
Masaniello si era cavato gli occhi con le unghie.
- La tua luce non serve a niente, padre. - ansimò, tossendo
saliva nerastra - Io non posso più vederla... Ma posso sempre sentire il
tuo odore.
Si gettò su Sarrese.
- Ho poco tempo, padre. - boccheggiò, rotolando con lui
a terra - Ma lo farò bastare.
- Uomini, a me! - gridò il colonnello - Aiuto! Aiu...!
Aaarrrrggggghhhhh!
Lara si volse spaventata verso l'apertura nella parete della
caverna. Due figure stavano allargando il varco. Questione di attimi e sarebbero
entrati. Cercò disperata un'arma.
Poi, come svegliandosi da un incubo, capì che era finita.
- Siamo noi, guagliona. - disse Salvatore, precipitandosi
in suo aiuto - Che è successo?
Lara si voltò di nuovo. Le urla di Sarrese si erano mutate
in un gorgoglio, poi si erano spente. Né il colonnello né il ragazzo
incappucciato si muovevano.
Lei raggiunse Masaniello, lo toccò sulla schiena, lo staccò
dal corpo esanime di Sarrese. Quando riuscì a voltarlo e vide cosa il ragazzo
aveva tra i denti, arretrò e si portò una mano alla bocca.
- Cristo. - sussurrò Moretti, sopraggiungendo - Non credevo
che si potesse scannare un uomo così, a morsi.
Dietro di lui, Salvatore fissò trasognato il pezzo di
carne sanguinolento in bocca a Masaniello, come se rifiutasse di capire cos'era.
- 'sto sfaccimm' aveva un cuore, dopotutto. - mormorò
alla fine.
- Dobbiamo andare. - intervenne Moretti, togliendosi la camicia
e posandola con un gesto protettivo sulle spalle di Lara - Tra pochi minuti questo
posto scotterà. Possiamo solo portare al sicuro Masaniello e gli altri.
- Non serve più. - disse la donna, mentre lacrime troppo
a lungo represse le scorrevano lungo le guance. Si inginocchiò, prese il
ragazzo in grembo, lo guardò a occhi bassi come una madre rassegnata in
una composizione michelangiolesca.
- Che dici?
- È morto. - disse lei, piangendo.
Da "In cerca di Masaniello"
di Lara Mastrantuono
Da molti mi viene chiesto, spesso, perché io non diffusi
mai una fotografia, né un filmato, neppure un disegno, del viso che Masaniello
nascondeva sotto la maschera.
"Sei stata la sua cronista esclusiva, un tazebao umano
durante tutto il corso della rivolta" mi viene rimproverato "Hai
raccolto persino i suoi aforismi, le sue parole d'ordine, le sue riflessioni partorite
ai piedi del Vesuvio, e ne hai fatto un libro. Eppure non hai mai voluto svelare
il mistero celato sotto il drappo nero. Perché?"
Devo dare atto ai miei critici: mi sono ostinatamente rifiutata
di assegnare contorni precisi a una figura che si aggirava troppo vicino al confine
del mito, con il risultato, forse, di spingerlo io stessa oltre la barriera.
La conseguenza è che molti, oggi, pensano che Masaniello
non fosse neppure un uomo in carne e ossa. Altri, i più, sono convinti
che i piedi scalzi, la maschera nera e il vestito sdrucito da pescatore non celassero
un uomo solo, ma che fossero in tanti a indossarli, secondo i casi e le situazioni.
Per smentire queste illazioni, non posso portare che la mia
testimonianza.
Io conobbi Masaniello, vissi con lui per i due mesi che sconvolsero
la metropoli partenopea e poi tutta la nazione. E so che esisteva, che era reale,
e che era solo; dall'inizio alla fine, anche quando il numero delle sue apparizioni
si moltiplicò, e molti si chiesero come egli potesse guidare al contempo
la rivolta delle carceri, l'insurrezione al porto, il blocco delle linee di comunicazione,
l'assalto alle caserme, il linciaggio dei trafficanti di exitrazina, le trattative
col governo e la diffusione dei proclami.
Lui poteva. Aveva un'energia, una forza di vivere e di lottare,
tale da rivaleggiare in fulgore con il sole di Napoli. A spingerlo era una pulsione
interiore che è difficile spiegare, o anche solo nominare, in un'epoca
cinica e priva di valori come la nostra.
Col rischio di apparire retorica, e persino pretenziosa, io
lo farò ugualmente: è giusto così.
L'energia di Masaniello era l'amore. L'amore per la sua gente,
per la libertà, la felicità e la vita. Il suo amore, viscerale,
immenso, totalizzante, era tale che, quando egli decise di rientrare nell'ombra,
da solo come ne era uscito, esso gli sopravvisse, fecondo, incarnandosi nel ricordo
e nelle opere che egli lasciava dietro di sé.
Donandogli in definitiva, come meritava, l'immortalità.
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