"2038: la rivolta", di Francesco GrassoLiber Liber
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Prefazione | Epilogo

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Come accennato nel paragrafo precedente, l'uno per cento dei bambini facenti parte del campione presenta caratteristiche genetiche indotte non previste dalle specifiche. Si tratta di una percentuale compatibile con la qualità del tracciato cromosomico usato nel corso del progetto, nonché con l'instabilità residua dell'enzima KJH82. Tale risultato collaterale è dunque da ascrivere alle due cause predette.

La descrizione delle mutazioni impreviste esula dagli scopi del presente documento. A titolo d'esempio, si segnala soltanto la nascita di soggetti (denominati nel seguito "gruppo X") dalle caratteristiche estremamente singolari.

L'organismo dei bambini appartenenti al gruppo X sembra possedere un orologio biologico assolutamente non umano: i normali meccanismi cellulari, in particolare l'accrescimento e la ricostruzione dei tessuti, in tali soggetti risultano accelerati di un fattore oscillante tra il venti e il cinquanta rispetto al normale. Sono presenti inoltre anomalie a livello sensoriale, concentrate soprattutto nella percezione del dolore, dei suoni e della temperatura.

Evitando di addentrarci nell'analisi clinica (riportata comunque in appendice al documento), sembra che ogni singola cellula dei soggetti "gruppo X" goda delle proprietà delle cellule cancerose, soprattutto per quanto riguarda la resistenza e la capacità di proliferazione. E sottolineo ogni singola cellula: tutti i tessuti corporei dei soggetti presentano le medesime caratteristiche. Test di mutilazione eseguiti su bambini del gruppo X hanno confermato l'asserzione di cui sopra: ossa, pelle e cartilagine dei soggetti sono in grado di crescere e di ricostruire gli arti perduti.

Anche la velocità degli impulsi nervosi, nel gruppo X, sembra essere superiore rispetto ai normali standard umani. Il test di Fitzgerald-Hume, imposto ai soggetti gruppo X di età inferiore ai due anni, ha dato punteggi variabili tra dodici e quattordici virgola cinque.

La mutazione, tuttavia, presenta anche aspetti negativi: l'invecchiamento dei tessuti, ad esempio, risulta parimenti accelerato; la proliferazione cancerosa delle cellule produce deformazioni fisiche, malfunzionamento degli organi, emorragie e lesioni interne.

L'analisi di tale mutazione, essendo al di fuori delle finalità immediate del progetto, non è stata approfondita, né tantomeno esaustiva. Si suggerisce fortemente la costituzione di un gruppo di lavoro dedicato all'argomento. Data l'esperienza maturata nel corso del progetto, si propone il presente relatore in qualità di coordinatore di tale gruppo.

Joseph B. Sarrese, Rapporto 82

Semina il coraggio negli animi,
raccoglierai sulle braccia dei tuoi compagni la forza di combattere
Masaniello, Pensieri all'ombra del vulcano

- È la seconda volta che mi interrompi in un momento inopportuno, William. - mormorò Sarrese, non ostile, solo in tono di tranquilla riprovazione - Comincio a pensare che tu lo faccia apposta. Non sarai geloso di questa stupida, spero... È la tua amichetta, forse?

- Sei tu mio padre? - chiese ancora Masaniello, emettendo questa volta una sorta di ruggito, un verso da belva ferita che fece sussultare Lara.

Il ragazzo, lei si rese conto, stava tremando. La benda nera si era slacciata, e pendeva mollemente sull'orrore informe del suo volto. La figura magra di Masaniello, curva, dalle articolazioni gonfie, le unghie spezzate, la pelle giallastra sporca di muco e di sangue rappreso, avrebbe potuto spaventarla, se non l'avesse riempita di pietà.

Il colonnello, con la massima serenità, tirò su la cerniera dei calzoni.

- William, William... - disse - Non puoi ricordarti di me. Quanti anni avevi, quando mi sono mostrato a te per l'ultima volta? Tre? Quattro? Ti ho seguito anche dopo di allora, è vero, ma solo da lontano: altri sono stati i miei occhi, e le mie orecchie.

- Rispondimi! - gridò il ragazzo, facendo piovere polvere di roccia dalla volta della caverna. Un pipistrello, l'ultimo rimasto appeso agli speroni di tufo, nonostante il frastuono della battaglia, nel sonno letargico della sua specie, aprì le membrane color ardesia e volò via, verso il buio.

Istintivamente, di fronte alla violenza sonora di Masaniello, anche Sarrese arretrò. Ma senza mostrare paura. Lara credette di cogliere persino un'ombra di compiacimento sul viso curato dell'uomo.

- Mi chiedi se sono il tuo genitore biologico? - disse serafico - Buona domanda. Potrei anche esserlo, in effetti... Anche se in genere preferisco servirmi del sesso come mezzo di umiliazione, non ho mai disdegnato l'uso delle femmine delle classi inferiori, dove e quando ne valesse la pena. E tua madre, a quell'epoca, valeva il tempo che le ho dedicato. Me ne sono servito più di una volta... Prima di mandarla sulla strada, beninteso: perdo sempre l'interesse, poi, per gli articoli di seconda mano.

Masaniello si lanciò verso Sarrese con un urlo che non aveva nulla di umano. Lara vide che il colonnello accennava un movimento con la mano destra, e intuì il pericolo.

- Alla cintura! - gridò - L'arma sonica!

Un istante dopo, capì che Masaniello doveva aver assistito alla battaglia, perché si muoveva con estrema chiarezza e lucidità, senza il minimo dubbio su cosa dovesse fare.

Il ragazzo strappò il blast-sonic a Sarrese prima che questi anche solo accennasse a toccarlo, lo strinse nel pugno, lo stritolò in un'esplosione di sangue e metallo. Poi colpì, col palmo aperto della mano, il colonnello sul petto, mandandolo a finire lungo disteso sul terreno.

Si stagliò su di lui nella luce crudele delle torce che ancora brillavano dai corpi inerti degli agenti uccisi e dai fucili abbandonati, che illuminavano la caverna come un tragico presepe blasfemo.

- Ora ti ucciderò, padre. - Masaniello sputò parole impastate a saliva scura - Lo farò coi miei denti, e le mie unghie. Sarà una cosa molto, molto lunga. Sono vissuto per questo momento, padre, e lo farò durare.

Sarrese alzò la mano destra, le dita chiuse, l'anulare teso. Oltre la pelle e l'unghia dalla mezzaluna delicata, si intuiva un lampeggiare di congegni elettronici. D'un tratto, lampi di luce fulgida scaturirono dal dito dell'uomo, bagliori rapidi, violacei, in successione frenetica. Il viso di Sarrese e quello di Masaniello ne furono illuminati come dalla vampata di un flash.

Subito il ragazzo si portò le mani agli occhi, cadde in ginocchio, si contorse, gemette. Si artigliò la carne, come per resistere a un dolore terribile.

Con la massima tranquillità, il colonnello si rialzò, scosse la polvere dall'uniforme, raccolse un fucile e lo puntò contro Masaniello e Lara.

- Dicevo, potrei essere il tuo padre biologico, William... Di certo, sono il tuo genitore in senso lato. Devi a me la tua esistenza, il tuo aspetto, i tuoi poteri. Io ho fatto di te ciò che sei. Ti conosco bene, William. So cosa ti muove, e ciò che può fermarti.

- Cosa gli hai fatto, maledetto? - sibilò Lara, angosciata.

Barcollando, aiutandosi con mani e ginocchia, la donna si precipitò a soccorrere il ragazzo. Masaniello tremava dalla testa ai piedi, l'occhio sano girato a mostrare il bianco, e muoveva le labbra senza riuscire a emettere un solo suono.

Lara mise insieme alla bell'e meglio le scarse nozioni di Pronto Soccorso che ricordava, e infilò due dita in bocca al ragazzo per evitare che si troncasse la lingua a morsi.

- Ancora qualche istante di pazienza, mia cara giornalista. - assicurò Sarrese, ghignando - Si tenga in caldo: tra un po' potrò tornare da lei... Anche se mi è passata la voglia, a dire il vero. Non è poi questa gran bellezza, lo sa...

In quell'istante Lara fu sopraffatta da un odio assoluto, quale mai prima di allora aveva provato, in tutta la sua vita e oltre. Si sarebbe gettata contro Sarrese e il suo fucile a mani nude, se solo fosse riuscita a muoversi. Non era l'insulto, né la minaccia, né la violenza o l'umiliazione subita.

Era la totale tranquillità del suo avversario a sconvolgerla: Sarrese giocava con lei, con Masaniello, con gli altri. Aveva giocato con loro sin dall'inizio, da sempre. Capirlo era terribile.

Scosse il ragazzo, lo schiaffeggiò tentando di farlo riprendere. - Svegliati, presto! Svegliati, o ci ucciderà!

Masaniello ebbe un sussulto, emise un lamento quale unico, flebile segno di vita. Il tremito diminuì appena.

- Avanti! - esortò Lara - Alzati! Puoi farcela!

- Dove... chi...? - balbettò il ragazzo.

- Perde il suo tempo, giornalista. - l'assicurò Sarrese, sorridendo - William non ha i recettori tattili, ed è impossibile fermarlo col dolore. Però reagisce all'ultravioletto: alla giusta frequenza, posso provocargli una crisi epilettica a comando.

Quasi a confermare quanto diceva, il colonnello fece scattare ancora il lampeggiatore innestato nel dito. Masaniello scattò, si dimenò come sotto l'effetto di una scossa elettrica.

- L'ultima volta che ci siamo incontrati mi ha colto alla sprovvista: non credevo che il giustiziere mascherato fosse proprio William... - continuò Sarrese - Sinceramente, lo credevo morto da tempo... Quando ho scoperto la verità, ho creduto doveroso prepararmi a un nuovo incontro. Una buona pianificazione è essenziale, non crede anche lei?

- Basta! - urlò Lara - Smettila! Lo ucciderai!

Sarrese, condiscendente, spense il lampeggiatore. Masaniello rantolò, strisciò sul terreno tentando invano di arrestare il tremito. Macchie scure erano affiorate un po' ovunque sul suo vestito sdrucito, e si allargavano.

- Ucciderlo? - considerò Sarrese - Sì, già dopo un paio di attacchi, questa frequenza gli è letale. Lo abbiamo verificato, su soggetti con le sue stesse caratteristiche fisiche.

- Allora... ci sono... - ansimò il ragazzo - ...altri... come me?

Lara, incredula, si rese conto che per la prima volta, da quando conosceva Masaniello, coglieva nella voce del ragazzo un registro particolare, un accenno diverso. Qualcosa che superava la sofferenza, e l'odio, che pure in quell'istante dovevano contendersi invincibili la mente del giovane.

Speranza. Sbigottita, Lara capì che era proprio speranza il tono che sentiva, che avvertiva affacciarsi, timoroso e guardingo, nella domanda tremante di Masaniello.

- Ci sono... altri come me...? - chiese ancora il ragazzo, con la voce del naufrago allo stremo che vede profilarsi all'orizzonte la luce dei soccorsi.

- C'erano. - rispose Sarrese, controllandosi distrattamente le unghie.

- Cosa...?

- Almeno una di loro dovresti ricordarla, William. Era nella tua stessa corsia, all'ospedale. Volevi portarla via con te, ricordi? Il giorno prima della tua fuga la feci trasferire al Centro di Biopsia Specifica per altri esami.

- Ro... Rosanna? - balbettò Masaniello, sotto lo sguardo incredulo di Lara.

- Chi è questa Rosanna? - chiese la donna, attonita.

- Una bambina. - mormorò Masaniello, sostenendosi a lei.

- Una bambina? - ripeté lei.

Masaniello sputò sangue e saliva. - Era piccola... Aveva paura... delle cose che si muovevano nel suo corpo... E temeva anche... i dottori... nei loro camici bianchi... e le maschere sterili...

Poi, rivolgendosi a Sarrese in un tono gravido di aspettativa, balbettò ancora.

- Lei... lei è come me? Io... io lo sentivo... E dove... dov'è, adesso?

Sarrese scrollò le spalle, gelido. - Be', con me. In parte.

- Co... come?

- Ho una teca piena di suoi tessuti, in ufficio. Il resto... credo sia sparso tra i laboratori di Patologia e i gabinetti di Analisi.

La visione della speranza che si spegneva nell'occhio di Masaniello superò in crudeltà qualsiasi orrore a cui Lara avesse mai assistito: il sangue e la violenza di quella battaglia tragica, al confronto, non erano stati nulla.

Il ragazzo si raggomitolò su se stesso, le mani al viso, singhiozzando come un capretto ferito. Lara capì che era in agonia. Sarrese bilanciò il fucile, poi lo bloccò nell'incavo del gomito, prendendo tranquillamente la mira.

- Allora? - chiese in tono leggero - Chi è il primo? Precedenza alle donne? O ai bambini?

Questa volta Lara non chiuse gli occhi. Ricacciò indietro le lacrime e puntò lo sguardo dritto contro la canna del FAL. Era giusto così, lo sentiva.

Alle spalle di Sarrese, all'improvviso, echeggiò un rumore di metallo che grattava sulla pietra. Sassi e terriccio rotolarono lontano. Una lama di luce solare dardeggiò nell'aria immota della caverna.

- La squadra di rinforzo è arrivata. - considerò Sarrese - Ce l'hanno fatta, alla fine, quegli idioti... Bene, cari amici, qui si chiude la vostra ridicola rivoluzione. I miei uomini sanno che non devono prendere prigionieri. Del resto, a che varrebbe arrestare dei decerebrati?

Sorrise ancora, prendendo la mira. - Questo piacere, però, lo riservo per me. Addio, giornalista.

Il ringhio che si levò dai polmoni di Masaniello fece accapponare la pelle di Lara. Sorpreso, Sarrese alzò d'istinto il dito, a far scattare di nuovo il lampo violaceo.

Ma il ragazzo, questa volta, non sembrò risentirne. Drizzò la schiena, si alzò lentamente e allargò le braccia, le dita protese come artigli.

- Come... com'è possibile? - balbettò Sarrese, continuando ad azionare il lampeggiatore al dito, freneticamente, inutilmente.

Quando la luce violacea investì in pieno il viso di Masaniello, Lara capì. A stento riuscì a non urlare. Fiumi di sangue correvano sulle guance del ragazzo e zampillavano fino a inzuppare il colletto sfilacciato della camicia. Le sue orbite erano due pozzi scarnificati.

Masaniello si era cavato gli occhi con le unghie.

- La tua luce non serve a niente, padre. - ansimò, tossendo saliva nerastra - Io non posso più vederla... Ma posso sempre sentire il tuo odore.

Si gettò su Sarrese.

- Ho poco tempo, padre. - boccheggiò, rotolando con lui a terra - Ma lo farò bastare.

- Uomini, a me! - gridò il colonnello - Aiuto! Aiu...! Aaarrrrggggghhhhh!

Lara si volse spaventata verso l'apertura nella parete della caverna. Due figure stavano allargando il varco. Questione di attimi e sarebbero entrati. Cercò disperata un'arma.

Poi, come svegliandosi da un incubo, capì che era finita.

- Siamo noi, guagliona. - disse Salvatore, precipitandosi in suo aiuto - Che è successo?

Lara si voltò di nuovo. Le urla di Sarrese si erano mutate in un gorgoglio, poi si erano spente. Né il colonnello né il ragazzo incappucciato si muovevano.

Lei raggiunse Masaniello, lo toccò sulla schiena, lo staccò dal corpo esanime di Sarrese. Quando riuscì a voltarlo e vide cosa il ragazzo aveva tra i denti, arretrò e si portò una mano alla bocca.

- Cristo. - sussurrò Moretti, sopraggiungendo - Non credevo che si potesse scannare un uomo così, a morsi.

Dietro di lui, Salvatore fissò trasognato il pezzo di carne sanguinolento in bocca a Masaniello, come se rifiutasse di capire cos'era.

- 'sto sfaccimm' aveva un cuore, dopotutto. - mormorò alla fine.

- Dobbiamo andare. - intervenne Moretti, togliendosi la camicia e posandola con un gesto protettivo sulle spalle di Lara - Tra pochi minuti questo posto scotterà. Possiamo solo portare al sicuro Masaniello e gli altri.

- Non serve più. - disse la donna, mentre lacrime troppo a lungo represse le scorrevano lungo le guance. Si inginocchiò, prese il ragazzo in grembo, lo guardò a occhi bassi come una madre rassegnata in una composizione michelangiolesca.

- Che dici?

- È morto. - disse lei, piangendo.

Da "In cerca di Masaniello"
di Lara Mastrantuono

Da molti mi viene chiesto, spesso, perché io non diffusi mai una fotografia, né un filmato, neppure un disegno, del viso che Masaniello nascondeva sotto la maschera.

"Sei stata la sua cronista esclusiva, un tazebao umano durante tutto il corso della rivolta" mi viene rimproverato "Hai raccolto persino i suoi aforismi, le sue parole d'ordine, le sue riflessioni partorite ai piedi del Vesuvio, e ne hai fatto un libro. Eppure non hai mai voluto svelare il mistero celato sotto il drappo nero. Perché?"

Devo dare atto ai miei critici: mi sono ostinatamente rifiutata di assegnare contorni precisi a una figura che si aggirava troppo vicino al confine del mito, con il risultato, forse, di spingerlo io stessa oltre la barriera.

La conseguenza è che molti, oggi, pensano che Masaniello non fosse neppure un uomo in carne e ossa. Altri, i più, sono convinti che i piedi scalzi, la maschera nera e il vestito sdrucito da pescatore non celassero un uomo solo, ma che fossero in tanti a indossarli, secondo i casi e le situazioni.

Per smentire queste illazioni, non posso portare che la mia testimonianza.

Io conobbi Masaniello, vissi con lui per i due mesi che sconvolsero la metropoli partenopea e poi tutta la nazione. E so che esisteva, che era reale, e che era solo; dall'inizio alla fine, anche quando il numero delle sue apparizioni si moltiplicò, e molti si chiesero come egli potesse guidare al contempo la rivolta delle carceri, l'insurrezione al porto, il blocco delle linee di comunicazione, l'assalto alle caserme, il linciaggio dei trafficanti di exitrazina, le trattative col governo e la diffusione dei proclami.

Lui poteva. Aveva un'energia, una forza di vivere e di lottare, tale da rivaleggiare in fulgore con il sole di Napoli. A spingerlo era una pulsione interiore che è difficile spiegare, o anche solo nominare, in un'epoca cinica e priva di valori come la nostra.

Col rischio di apparire retorica, e persino pretenziosa, io lo farò ugualmente: è giusto così.

L'energia di Masaniello era l'amore. L'amore per la sua gente, per la libertà, la felicità e la vita. Il suo amore, viscerale, immenso, totalizzante, era tale che, quando egli decise di rientrare nell'ombra, da solo come ne era uscito, esso gli sopravvisse, fecondo, incarnandosi nel ricordo e nelle opere che egli lasciava dietro di sé.

Donandogli in definitiva, come meritava, l'immortalità.

 

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