"2038: la rivolta", di Francesco GrassoLiber Liber
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Prefazione | Epilogo

1

- È di nuovo qui? Ma lei non si stanca mai?

Lara sorrise con aria di sfida. Le riusciva particolarmente bene: era una donna minuta e spigolosa, dai capelli dorati e sottili, gli occhi chiari e un incarnato da scottatura solare. Quel giorno aveva scelto di indossare un abito lungo, celeste, che le lasciava libere le braccia esili dai gomiti aguzzi. Dai lobi delle orecchie, due sfavillanti ciondoli d'argento pendevano come gocce di metallo fuso dal crogiolo.

- Spero che vi stanchiate prima voi. - ribatté serafica.

- Questo è certo. - si arrese l'impiegato, facendo scricchiolare l'alta poltroncina a rotelle su cui era arroccato. L'uniforme da poliziotto, stazzonata e in disordine, era sbottonata fino al petto, e lasciava intravedere una poco ufficiale T-shirt con i colori della squadra di calcio cittadina. L'uomo aveva un cranio appuntito, coperto ai lati da due lucide ali di capelli neri con il bianco che saltava fuori alla radice; aveva un naso storto e piccoli foruncoli rossastri intorno agli zigomi.

- Per quante ore vuole l'accesso, oggi? - chiese in tono rassegnato.

Lara si accomodò sulla sedia e accavallò le gambe. L'impiegato non si lasciò distrarre. Né, d'altra parte, lei ci aveva contato. Il ventilatore appeso al soffitto si agitava sommessamente, muovendo intorno l'aria come se proprio non potesse farne a meno. Dove le pareti della stanza si incontravano, si intravedevano monconi tristi di ragnatele e segni grigiastri di polvere sull'intonaco.

- Dipende. Posso avere in consultazione il mattinale?

L'impiegato si incupì. - Deve chiedere all'ispettore capo.

- L'ultima volta non è stato necessario. - osservò Lara.

- L'ultima volta mi hanno piantato casini, dopo. - mugugnò l'uomo.

- Vedo che è di malumore, oggi. - considerò lei, carezzandosi gli orecchini - D'accordo, comincerò con gli archivi.

L'uomo le fece cenno di accomodarsi. Lara sedette di fronte al terminale, attese che l'accesso le fosse concesso, poi cominciò a navigare a piccolo cabotaggio nel mare d'informazione che le Forze dell'Ordine mettevano, quando lo giudicavano comodo, a disposizione della Stampa.

Le sue dita curate si muovevano con rapidità sulla tastiera. Presto il ticchettio fu l'unico suono d'origine umana nella stanza. Di tanto in tanto la donna corrugava la fronte e si interrompeva per valutare un dato o una fotografia. Più raramente, azionava il comando per dirigere la schermata sulla piccola HP laser che ronzava accanto al terminale, poi estraeva il foglio, marcava qualche riga con l'Uniposca e poi riponeva il tutto nella cartelletta marrone che reggeva in grembo.

- Abbiamo visite, Palmieri?

Lara si voltò. Un secondo poliziotto era apparso sulla soglia dell'ufficio. Era alto, magro, e aveva un'aria ancora più trasandata del collega. Reggeva con la mano destra un vassoio avvolto in carta incerata beige con la scritta "Scaturchio" vergata in curiosi caratteri svolazzanti.

La donna fece un vago cenno di saluto. Il nuovo arrivato abbozzò un sorriso complice, poi posò il vassoio sulla scrivania del collega e l'apostrofò con una smorfia.

- Ti vedo male, Palmieri. - ghignò - Hai un bel ciuffo di capelli bianchi tutto nuovo, lo sai?

L'altro annuì con aria stanca. - Stamattina mi sono guardato allo specchio e ho visto mio padre.

- Le frolle ti tireranno su. - commentò lapidario il nuovo venuto.

Poi si rivolse a Lara. - Vuole una pastarella?

- No, grazie.

- È sicura?

Lara inarcò un sopracciglio. - Glielo assicuro.

- Non sa cosa perde... Lei è una giornalista, vero?

- Del Mattino. - confermò la donna, senza staccare gli occhi dal terminale.

Il poliziotto si avvicinò, vagamente interessato, ma non al punto da sforzarsi di decifrare da solo le scritte che correvano sullo schermo. - Cosa sta cercando?

- Materiale per un'inchiesta del giornale.

L'uomo si carezzò i baffi sottili, e Lara capì che non sarebbe riuscito a toglierselo di torno. - Inchiesta? Quale inchiesta?

La donna sospirò. Alla fine, si risolse ad alzare le dita dalla tastiera. Si volse verso l'uomo. L'alito di lui sapeva di caffè e di babà con la crema.

- Delitti nell'ambiente del traffico di droga. Omicidi irrisolti.

Lara vide che Palmieri, alla scrivania, scuoteva la testa. Non vi badò.

- Mi sembra un po' vago. - obiettò l'uomo alto.

Lara riprese a navigare. - Mi limito a raccogliere materiale su alcuni episodi particolarmente efferati.

- Efferati? - ripeté l'altro, perplesso.

- Con elementi morbosi, o truculenti.

- Ah! - fece l'altro, illuminandosi - Lei cerca lavori di macelleria...

Lei scrollò le spalle sottili. - Diciamo di sì. Tra le altre cose.

Il poliziotto le rivolse di nuovo il sorriso complice. D'istinto, Lara rifiutò di trovarvi validi motivi di complicità. Di ogni tipo.

- Credo di avere qualcosa che le piacerà, in questo caso. - sogghignò.

Non credo proprio, pensò Lara. Ma si trattenne dal dirlo. Non era giornalista da molto tempo, ma quella lezione l'aveva già imparata.

- Dov'è il rapporto di Puma26, Palmieri?

Il secondo poliziotto sembrò contrariato. - Non certo nel database per la Stampa, Lucantoni. - borbottò.

- Oh, che cazzimm'! - tagliò corto l'uomo alto - Mangiati la sfogliatella e molla la parola d'accesso.

Palmieri squadrò torvo il collega. Ma poi, scuotendo la testa, bisbigliò qualcosa che Lara non afferrò.

- Se ti facessi meno problemi, Palmieri, camperesti meglio e di più. - commentò l'uomo alto, carezzandosi i baffi. Poi si rivolse a Lara. - Permette?

La donna gli cedette il posto di fronte al terminale. L'altro si accomodò soddisfatto come un grosso gatto che si acciambellasse sulla poltrona buona. Lara vide sui calzoni della divisa di lui una grossa macchia di crema che ricordava la sagoma del Vesuvio. Un sorriso le salì alle labbra, ma lei lo represse prima che potesse affiorare.

Il poliziotto tornò al menù principale di navigazione e impostò la nuova parola d'accesso. Con pochi colpi di mouse aprì una serie di schermate confidenziali.

- Guardi. Queste sono state scattate stanotte da una volante. A Forcella.

Lara gettò un'occhiata. E impallidì.

- Mio Dio...

Da "In cerca di Masaniello"
Saggio ipertestuale di Lara Mastrantuono,
ediz. Mondadori, Gennaio 2040

Non so esattamente quando, per la prima volta, sentii parlare di Lui. Era primavera, questo lo ricordo, un Aprile caldo e solare come il cielo di Napoli regala spesso, anche a coloro che non lo meritano.

In quei giorni, inviata dal giornale, frequentavo abitualmente gli archivi della Questura, in cerca di indizi con la costanza e la caparbietà di un segugio a caccia della preda.

Non era un compito insolito per un reporter. Al contrario, era una routine a volte tediosa che il caporedattore mi aveva assegnato, come soleva ripetere, per "farmi le ossa".

Eppure, quella primavera aveva un ché di anormale. C'era una strana tensione nell'aria, un nervosismo palpabile tra i poliziotti con cui avevo occasione di dialogare, con cui bevevo il caffè alle macchinette automatiche negli incroci dei corridoio, che stressavo con continue interviste e richieste di informazioni più o meno riservate.

Era Lui. La sua esistenza non era riconosciuta da nessuno. Eppure aleggiava. Come un puzzle ancora alla rinfusa, un mosaico il cui disegno prende forma poco a poco, lento, impercettibile, finché qualcuno non si alza in piedi all'improvviso e grida, puntando il dito, "Lo vedo!".

Il mio puzzle aveva tessere di violenza. Di reticenza. Di mistero e di sangue. Io le collezionavo con cura, accrescendo ogni giorno di più la mia consapevolezza. Finché non mi resi conto di essere sulle Sue tracce. Non avevo ancora un nome per Lui, anche se già davo al suo pronome, per il timore che inevitabilmente accompagna l'ignoto, la maiuscola. Non sapevo chi fosse, né cosa lo spingesse. Ma sapevo che esisteva, creatura inquietante che dominava le zone d'ombra e gli spazi vuoti di questa città che vive ripiegata su se stessa e sul suo passato...

E sapevo che, prima o poi, lo avrei trovato.

 

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