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PROCLAMA
Popolo mio,
ho combattuto al tuo fianco nella battaglia di Bagnoli. Mi
hai visto lanciarmi avanti, spezzare il cerchio dei nemici e condurre chi mi seguiva
alla libertà. A te, e a coloro che ancora non mi conoscono, rivolgo il
mio grido.
Svegliati, popolo mio, apri gli occhi, combatti! Ci hanno
coperto di catene, ci hanno vessato, corrotto, umiliato. Ma è giunto il
giorno di dire basta, di liberarci dalla schiavitù. Io questo lo grido,
e anche tu devi urlarlo, forte, insieme a me e a tutti i compagni, finché
il fragore delle nostre grida, e della nostra giusta ira, come una tempesta, sommergerà
chi ci opprime.
La schiavitù è una serpe dalle mille teste, popolo
mio, e la più velenosa tra queste si chiama droga. Io ho deciso che sconfiggerò,
che schiaccerò questa bestia strisciante, e comincerò tagliandole
la testa che più ti avvelena. Ho cominciato a farlo a Sant'Anastasia, e
continuerò fino alla vittoria. Questo ti prometto, popolo mio. E quando
lo manterrò, tu crederai in me.
Oggi, 29 Giugno 2038, sono nato di nuovo.
Masaniello
- Che ne dici?
Anselmo socchiuse gli occhi, scorrendo per l'ennesima volta quelle
poche righe. Giunto in fondo, storse la bocca in una smorfia dubbiosa.
- Molto pretenzioso, giornalista.
- È una critica? - s'informò Lara.
- Forse. In realtà non lo so. - ammise l'altro.
- E allora? Che ti prende?
- È piuttosto diverso da ciò che avevo in mente. Mi chiedo
se...
- Cosa?
- Mi domando se non stiamo pretendendo troppo dalle nostre capacità.
- Anselmo rivolse lo sguardo al divano - O dalle sue.
Lara si carezzò l'orecchino con aria combattuta. Cosa
stava facendo, si chiese, a quel povero ragazzo vestito di stracci, defraudato
di una faccia da mostrare alla gente, privo persino di un paio di scarpe? Cos'era
il suo, un tentativo di organizzare una rivoluzione a tavolino? C'era indubbiamente
del marcio nell'edificio sociale della metropoli, lo aveva sempre pensato, ma
chi le dava il diritto, lei semplice giornalista priva d'ogni preparazione politica,
di criticare, di sfidare l'ordine?
No, si rispose. Lei era nel giusto. Senza il suo intervento,
ne era certa, Anselmo e Salvatore avrebbero fatto del ragazzo mascherato il golem
della loro vendetta privata contro i nuovi signori della camorra. Lei stava cercando
di donargli uno scopo più nobile, un traguardo più alto.
Del resto, ricordava bene la loro prima conversazione: la rabbia
e l'amarezza che aveva colto nelle parole di lui erano le tracce carsiche di un
risentimento popolare, spicciolo, ancora senza forma, ma che aspettava solo un
nome per concretizzarsi. Sì, lei non era nulla più di una madrina
di battesimo: doveva solo convincersene.
- Perché Masaniello? - chiese Salvatore.
- Domani è l'anniversario della nascita. - spiegò
- Una coincidenza davvero appropriata, non credi?
- Hai gusto per le trovate drammatiche, giornalista. - osservò
Anselmo.
- È il mio lavoro.
- Naturalmente - concesse il vecchio - E il resto? Sei sicura
di riuscire a...
- Te lo ripeto: è il mio lavoro.
- Lo dici come se dovesse rassicurarmi. Ma io ho sempre diffidato
di chi campa maneggiando una penna.
Lara tentò di spezzare la tensione. - Hai letto Mark Twain?
- Qualche CD in prigione. - replicò Anselmo, stupito -
Cosa c'entra?
- Sai cosa diceva dei giornalisti?
- No.
- Che sono quelli che sanno distinguere le notizie vere dalle
balle... e poi pubblicano le balle.
Il vecchio fece un mezzo sorriso. - Divertente.
- Probabilmente vero.
Anselmo rilesse ancora una volta il proclama. Sembrò valutarne
ogni passaggio, soppesarne i pro e i contro. Era in lotta con se stesso, e si
vedeva. Alla fine, sospirando, approvò con un cenno del capo.
- E va bene, mi hai convinto. Facciamolo.
Lara sorrise, compiaciuta dall'accordo raggiunto. - Lo faremo.
- Solo una domanda, guaglio'. - intervenne Salvatore -
Prima di brindare... Avete pensato come dirlo a lui?
Lara tornò seria: l'uomo tarchiato aveva maledettamente
ragione. Tornò a volgere lo sguardo verso il corpo che giaceva sul divano
a fiori del suo soggiorno.
E sobbalzò. Il ragazzo cui si era arrogata il diritto
di dare un nome aveva aperto gli occhi. E la fissava.
Da "In cerca di Masaniello"
di Lara Mastrantuono
Per capire l'importanza del primo proclama di Masaniello, nonché
l'impatto che la sua pubblicazione ebbe sull'opinione pubblica, occorre riflettere
sulla particolare situazione in cui versavano a quei tempi le fonti d'informazione
di massa. Esse vivevano infatti un delicato momento di transizione: solo qualche
anno prima l'exploit mediatico di Masaniello non sarebbe stato tecnicamente possibile;
appena sei mesi dopo, a causa della nuova normativa (il decreto europeo Lecherche-Brandt),
non sarebbe stato più realizzabile.
Il quotidiano di Napoli, il Mattino, non costituiva un'eccezione
al panorama del servizio informativo all'alba del terzo millennio...
(link) -> à Già negli ultimi anni
del ventesimo secolo il proliferare delle E-zines era stato segnalato
con preoccupazione dagli analisti del settore. Allo scoccare del nuovo millennio
il livello qualitativo delle riviste amatoriali sulla Rete divenne paragonabile
a quello delle testate d'informazione professionali, grazie all'enorme larghezza
di banda offerta dalle nuove connessioni in fibra multifase, il crollo dei prezzi
dei dispositivi audio-video, il caos e i ritardi in campo legale. I vecchi equilibri
ne furono sconvolti.
La prima a crollare fu l'editoria tradizionale. Già
nel 2015 la produzione mondiale di testi cartacei poteva dirsi virtualmente
cessata: tra il costo della cellulosa, le spese di produzione e quelle di distribuzione,
semplicemente le Case Editrici non potevano reggere la concorrenza.
Ma anche l'industria cinematografica tradizionale dovette
affrontare una crisi drammatica. A partire dagli anni venti, qualunque privato
fu in grado di realizzare in computer graphic film di livello professionale
e di rendere i prodotti finali disponibili a tutto il mondo tramite la Rete.
I software per la simulazione di attori famosi, contemporanei
e del passato, fecero il resto. Perché il pubblico avrebbe dovuto continuare
a pagare ciò che poteva ricevere gratis dalla Rete?
Il mercato dell'home video crollò definitivamente
tra il 2018 e il 2019. Il circuito delle sale cinematografiche tradizionali
resistette ancora qualche anno, ma alla fine seguì lo stesso destino.
A tali sconvolgimenti non sfuggì il mondo dei notiziari.
Grazie alle nuove tecnologie, chiunque avesse un'opinione da esprimere, un punto
di vista da supportare, una storia da raccontare, adesso aveva la possibilità
di rivolgersi a platee sterminate. E lo fece.
Il dilagare di notiziari fatti in casa, stilati senza il
minimo controllo, basati sull'eccesso e sullo scandalo quali unici mezzi per
emergere nel mare dell'informazione offerta on-line, portò a una drammatica
perdita di affidabilità dei media. La verifica delle fonti, difatti,
non preoccupava nessuno di questi ineffabili Orson Welles della domenica: se
andare in cerca delle notizie risultava troppo gravoso, bastava inventarsele...
Culmine di questo fenomeno, il caso Jackson-Halloway.
(link) à Nel settembre del 2014 Martin Luther
Jackson, primo uomo di colore mai giunto alla Casa Bianca, venne accusato
di violenza sessuale da una stagista, una giovane bianca di nome Melissa Halloway.
Alcune reti indipendenti diffusero su Internet un filmato amatoriale, che
si disse ripreso da una microcamera nascosta dalla stessa Halloway. Tale video,
della durata di un paio di minuti, riprendeva il presidente Jackson intento
a strappare i vestiti di dosso alla stagista e a brutalizzarla sul pavimento
della Sala Ovale. La reazione del pubblico, specie di quello strato della
popolazione esponente di una cultura ancora ben lungi dall'essere scomparsa,
fu violentissima. Inutilmente i tecnici dello FBI dimostrarono che si trattava
di un falso: il filmato, benché sequestrato, rimbalzò sulle
migliaia di siti non ufficiali di informazione, e fece nascere una vigorosissima
leggenda metropolitana. Nonostante fosse innocente, Jackson subì tali
pressioni da essere costretto a dimettersi. (ritorna al testo principale)
I giornali professionali poterono rispondere in un solo modo
all'offensiva dei "dilettanti dell'informazione": con la serietà
e la correttezza, screditando gli avversari e dimostrando il proprio rigore.
Solo la politica della certificazione della notizia permise ad alcuni grandi
quotidiani e a reti come la CNN di sopravvivere. Come fu detto, in quei giorni
nessun direttore avrebbe pubblicato una notizia di cui non fosse sicuro quanto
(e più) della propria moglie. (ritorna al testo principale)
...ed era perciò anch'esso grandemente vulnerabile.
E Masaniello lo colpì proprio al cuore costringendolo, pena la sua stessa
sopravvivenza come pubblicazione professionale, a stare al suo gioco.
Lavoro sodo, per prepararmi al mio prossimo errore.
Masaniello, Pensieri all'ombra del vulcano
Come aveva previsto, la redazione era in subbuglio. Senza curarsi
del caos, Lara attraversò il corridoio, raggiunse la scrivania, appese
la borsetta al gancio dell'appendiabiti, sistemò le pieghe della gonna
e sedette con la massima tranquillità, poggiando i gomiti spigolosi sul
ripiano plastico, intrecciando le dita e adagiandovi sopra il mento sottile. Poi
si dedicò ad ascoltare i commenti frenetici dei colleghi. Dal loro tono,
capì che alcuni di loro erano in fibrillazione, altri pericolosamente prossimi
all'isteria.
- Com'è potuto succedere?
- Ha chiamato il Prefetto! È furioso!
- Ho dovuto staccare la linea esterna! Non smetteva più
di squillare!
- Siamo rovinati!
- Finiremo come quei disperati de Il Messaggero! Mio cognato
era in redazione... Non è più riuscito a trovare lavoro!
- Ah, no! Disoccupato no! Io mi taglio le vene!
- Ma non dire cazzate!
- Torno alle mie montagne, allora. Un paio di galline, un orto,
qualche maiale... si può vivere anche così, non credi?
- Puttanate! Voglio vederti, senza il cellulare e le carte di
credito!
Lamberti sembrava il più lucido di tutti. Immobile, le
braccia conserte poggiate sopra la marmorea protuberanza del ventre, aveva uno
sguardo duro, determinato.
Strano, considerò Lara. Che fosse troppo stupido per spaventarsi?
Forse...
Attilio non si vedeva, ma la porta del suo ufficio era socchiusa,
e dal piccolo varco tra il legno e la parete giungevano echi di una discussione
accorata. Con crudele compiacimento, la donna si chiese quante camicie il caporedattore
avesse già inzuppato di sudore, quella mattina.
- Hai saputo, ragazza? - sussurrò Rita, sulle guance un
pallore spaurito che neppure il pesante fard di marca francese riusciva a coprire.
- Cosa?
- Un pirata ha bucato il nostro firewall e sabotato l'edizione
di oggi.
- Davvero? - commentò Lara, tranquilla.
- Guarda la prima pagina, se non ci credi.
Lara, naturalmente, non aveva alcun bisogno di accendere il terminale.
Il proclama di Masaniello troneggiava sullo schermo di tutti i colleghi.
- Perché non avete ancora cancellato l'intrusione? - azzardò,
con l'aria più ingenua che riuscì a mettere insieme.
Rita sussultò. Lara si accorse che tremava: sapeva bene
perché.
- Ci stiamo lavorando da stamattina, ma ormai il danno era fatto.
Lara si toccò delicatamente l'orecchino sinistro. - Capisco...
Avevate già scaricato l'edizione sui siti mirror, vero?
L'altra annuì. Sotto le palpebre dipinte con l'henné
aveva gli occhi lucidi, e sembrava prossima a perdere i sensi.
- Chiunque sia stato, ha lavorato maledettamente bene. Ragazzi,
siamo nei guai: dovremmo smentire, denunciare l'accaduto e...
- Al diavolo! Non faremo niente del genere!
La mole massiccia di Lamberti s'interpose tra le due donne come
un'eclissi improvvisa.
- Proprio niente.
- Carmine, noi...
L'uomo non si lasciò interrompere. - Te l'ho già
detto, Rita. Non possiamo ammettere di essere stati bucati, tantomeno in modo
così clamoroso: tanto varrebbe chiudere su due piedi.
- E allora, cosa faremo?
- A parte licenziare in tronco la responsabile della sicurezza
informatica, vuoi dire? - disse lui con voce cattiva.
Un paio di colleghi volsero la testa e tacquero. Qualcuno annuì,
scuro in viso. Rita compì sforzi sovrumani per non cedere al pianto. Lara
era certa che fosse la prospettiva del trucco rovinato a darle la forza di trattenere
le lacrime.
- Ragazzi, andiamo, perché dovete mortificarmi in questo
modo? - piagnucolò - Sapete bene che non ho colpe. Cambio le parole d'accesso
ogni settimana, aggiorno costantemente gli algoritmi di protezione, uso i software
crittografici più recenti. Questa è la prima volta che un hacker
riesce a bucarmi.
- La prima e l'ultima, se dipendesse da me. - ringhiò
Lamberti.
Rita sussultò nuovamente sotto la brutalità di
quell'attacco. Lara ebbe un istante di rimorso nei confronti della collega. Ma
fu solo un attimo: sapeva che l'altra era in grado di difendersi, e che aveva
nella manica il miglior asso della partita.
La donna, infatti, si riprese subito. Si erse al di sopra del
suo bunker di rossetti e squadrò acidamente Lamberti.
- Ma non dipende da te, ragazzo. - puntualizzò,
gelida - E ora scusami. Il capo mi sta aspettando.
Ignorando gli sguardi astiosi del collega, si diresse ancheggiando
verso l'ufficio di Attilio, le lunghe gambe rosee generosamente esposte tra la
minigonna e i tacchi a spillo. Bussò e, senza attendere risposta, entrò.
Si chiuse la porta alle spalle.
Il suo profumo, una miscela riservata dal nome impronunciabile,
che Rita le aveva spiegato una volta estratto dalle ghiandole di un numero imprecisato
di mammiferi tropicali, restò a lungo ad aleggiare nell'aria condizionata
dell'ufficio.
- Chissà che servizio dovrà fargli, per farsi perdonare.
- borbottò Lamberti, forse dimentico della vicinanza di Lara, forse volutamente
ignorandola - Quella zoccola...
E si allontanò, di cattivo umore.
Lara, discretamente, girò di qualche grado il suo monitor
verso la parete, di modo che nessuno potesse vedere ciò che stava facendo.
Poi digitò sulla tastiera la password di amministratore del sistema, e
attese.
Nulla di fatto. Com'era ovvio, Rita l'aveva cambiata.
Di sottecchi, la giovane aprì il terzo cassetto, frugò
in una pila di appunti, estrasse la fotocopia del catalogo di profumi che tempo
prima aveva sottratto alla collega, lo sfogliò fino alla pagina segnata.
Prese la matita, tracciò una croce sul nome del campione
segnato con un circolo rosso, che recitava Fraiqueure exotique, la password
sino alla sera prima, lesse brevemente il nome successivo.
Tendre Poison numero 6... Chiuse il catalogo, lo
piegò accuratamente e lo ripose nel cassetto. Poi tornò alla tastiera,
digitò T-E-N-D-R-E-P-O-I-S-O-N-6 e attese. La schermata di amministrazione
si aprì docilmente.
Lara controllò che il suo lavoro della sera precedente
non avesse lasciato tracce. Era così. Soddisfatta, eliminò i log
della connessione in corso e si scollegò velocemente.
Si rilassò sulla poltroncina. Scoprire quanto la stupidità
umana fosse invincibile a volte poteva essere di conforto.
Neppure dieci minuti dopo Attilio uscì di corsa dal suo
ufficio. Lara udì i colleghi malignare sottovoce sulla rapidità
del servizio. Da parte sua, la donna cercò oziosamente macchie di rossetto
sul viso del caporedattore: sapeva che CyberMasque, la linea cosmetica
usata da Rita, era terribilmente difficile da smacchiare, sulla pelle come sui
tessuti.
Non notò neppure un segno. Prova inconcludente, meditò:
potevano essercene in parti del corpo dell'uomo che lei non poteva vedere...
La camicia avana di Attilio, come si aspettava, dava tutto un
nuovo significato al termine "sudore"; la cravatta era in condizioni
penose; i suoi capelli sembravano più che mai sbuffi di fumo.
Lamberti gli si fece subito incontro. Definirlo servizievole
sarebbe stato pleonastico: Lara non si sarebbe sorpresa di vederlo scodinzolare.
- Il direttore è furibondo. - sibilò Attilio.
- Sì, capo. - assentì l'altro.
- Il Prefetto gli sta addosso, capisci?
- Sì, capo.
- Anche i suoi capicorrente a Strasburgo vogliono spiegazioni...
È un brutto momento.
- Strasburgo? - fece eco Lamberti.
- È tutto un gioco politico, capisci? La corrente di Jean Lecherche
si sta battendo per un controllo più stretto sui giornali locali. Non appena
saprà di questa storia, lui...
Non terminò la frase. Non ce n'era bisogno. L'altro si
appoggiò alla parete. Le cuciture del vestito scricchiolarono in modo sinistro.
- Che cosa facciamo?
Attilio vide una graffetta su un mobile, a portata della sua
mano. D'istinto l'afferrò e cominciò nervosamente a dipanarne il
filo metallico.
- Il direttore mi ha dato un po' di tempo per pensarci...
- Quanto?
- Tra trenta minuti richiamerà. E vorrà la soluzione.
- Perché non confermiamo la nostra prima pagina? - disse
amabilmente Lara.
Lamberti si voltò, la squadrò incredulo, come se
fino a quel momento non l'avesse ritenuta in grado di articolare parola.
- Un'intrusione informatica di tale livello testimonia mezzi,
abilità e conoscenze. - proseguì la giovane, in tono neutro - Questo
Masaniello non è un mitomane qualunque. Forse è ciò che dice
di essere. Perché non dargli credito?
- Al diavolo! - sbottò Lamberti - Ma che stronzate stai
dic...
- Secondo me stiamo prendendo questa storia per il verso sbagliato.
- insistette lei, zittendolo - Perché pensarla come un disastro? Forse
è una magnifica opportunità. - la sua voce si caricò di enfasi
- Il Mattino è stato scelto come... come samizdat di questa rivolta prossima
ventura. Un contratto d'esclusiva ottenuto senza spendere un Euro: splendido affare,
non credete?
Lamberti aprì la bocca con l'aria di chi sta per pronunciare
un'oscenità. Ma Attilio lo precedette.
- Un'interpretazione interessante... - ammise, colpito - E perché,
secondo te, questo sedicente rivoluzionario avrebbe scelto proprio noi come portavoce?
- Chi lo sa? - Lara si carezzò l'orecchino - Sarà
rimasto compiaciuto degli ottimi articoli di Carmine che lo riguardavano...
Stretto tra l'interesse dimostrato da Attilio e dalla lusinga
nei suoi confronti, Lamberti capitolò. Lara lo vide letteralmente sgonfiarsi
come i palloni bucati del campetto del dopolavoro.
- Al diavolo, non è un'idea del tutto assurda, capo. -
approvò alla fine - Potremmo dire... vediamo... che abbiamo ricevuto il
proclama da una fonte sicura cui abbiamo promesso l'anonimato. Lasciamo che si
pensi a un accordo segreto tra noi e questo Maraniello: andrà tutto a nostro
vantaggio.
- Masaniello. - corresse automaticamente Lara.
Attilio meditò qualche istante. Il filo della graffetta,
tra le sue dita, si era mutato in un ammasso informe di metallo.
- L'idea mi alletta, inutile negarlo. - mormorò - Però...
- Però cosa, capo?
- È rischioso, non lo capisci? Avremmo gli occhi di tutti addosso...
- Non è il sogno di qualunque giornalista? - replicò
Lara con aria candida.
Attilio inarcò un sopracciglio. - Quali sono i dati dell'edizione
mattutina? - chiese.
- Trentasettemila accessi nelle prime due ore, capo. - fu lesto
a rispondere Lamberti.
- Duemila collegamenti in corso - fece eco un altro redattore,
scrutando il terminale - In crescita.
- Abbiamo più che triplicato la tiratura... - calcolò
Attilio - Incredibile.
- La giornata è ancora all'inizio, capo.
Il caporedattore prese la sua decisione. Gettò nel cestino
ciò che restava della graffetta e si strinse il nodo della cravatta.
- D'accordo, Carmine. La nostra linea sarà confermare.
Confermare tutto.
Alzò la voce, rivolgendosi all'intero ufficio - Da questo
momento la posizione del giornale è chiara: abbiamo pubblicato il proclama
perché siamo certi che il suo autore sia lo stesso uomo che ha guidato
la rivolta di Bagnoli. Garantiamo col nostro nome l'autenticità. È ok
per tutti?
La redazione annuì disciplinatamente. Attilio ne sembrò
soddisfatto.
- Carmine, mi aspetto da te uno servizio coi fiocchi a commento
del proclama. Valutazione degli analisti politici, interviste, richiami storici
e tutto il resto. Lo voglio sul mio terminale per... - consultò l'orologio
- ...per le dieci in punto. D'accordo?
- Naturalmente, capo. - scattò il corpulento giornalista.
Lara dubitò che avesse realmente ascoltato quanto gli era stato chiesto.
Poi Attilio si volse verso di lei. Lara si vide riflessa nelle
lenti dei suoi occhiali. Aveva davvero quell'espressione sorniona? Fu lesta a
cancellarla dal viso. Attilio non era Lamberti: poteva detestarlo, ma non definirlo
uno stupido.
- Lara, credo che potresti dare una mano a Carmine. - mormorò
il caporedattore, in un tono insolitamente gentile, che inquietò la donna
- Credo che per te sia arrivato il momento di rimboccarti le maniche.
- Non aspettavo altro. - disse lei, conciliante.
Lui indugiò a fissarla. Che sospettasse qualcosa, si chiese
Lara? Doveva stare attenta. Era una dilettante in quel gioco, e stava giostrando
forse su troppi fronti.
- Ne ero certo. - concesse alla fine l'uomo, sorridendo lievemente
- Buon lavoro.
- Altrettanto, capo. - leccò fino in fondo Lamberti.
Il grassone guardò la porta dell'ufficio di Attilio richiudersi,
borbottò ancora qualcosa di maligno a commento del prolungarsi dell'assenza
di Rita, poi rimase a ciondolare, l'immenso deretano puntellato contro il basso
divisorio dell'open space. A Lara sembrò di poter scorgere sul viso
carnoso del collega i segni dei torpidi processi mentali in corso.
- Masaniello... Masaniello... - lo sentì meditare tra
i denti - Eppure ho già sentito questo nome...
- L'avevo sentito anch'io, Carmine. - suggerì gentilmente
lei.
- Come dici?
- Semplice curiosità femminile - lo rassicurò con
un sorriso docile.
- Uh...
- In effetti, la mia curiosità era tale che per soddisfarla
ho dovuto compiere una ricerca sulla Rete - sventolò tra le dita un disco
ottico - Ho raccolto qui i risultati. C'è tutto.
Lui corrugò la fronte, come a farne defluire i pensieri.
Lara ebbe un vigoroso attacco di deja vù. Era realmente così stupido?
Sì, lo era senza dubbio.
- Ho anche buttato giù qualche riga sull'argomento. -
aggiunse, incoraggiante - Prendi: sono certa che saprai adoperare questi appunti
molto meglio di me.
- Uh... naturalmente. - bofonchiò Lamberti, afferrando
d'istinto il dischetto con le dita grassocce.
Poi sembrò ricordare qualcosa. La donna si stava giusto
chiedendo a quale grado di lentezza cerebrale potesse giungere un mammifero prima
di perdere la funzione respiratoria.
- Uh... - balbettò - Cosa vuoi in cambio?
Lara sorrise. E glielo disse.
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