Vai alla home page ufficiale di 'Internet, manuale per l'uso della rete'

Indice Premessa
Introduzione La telematica
Come funziona Il collegamento
Come si naviga E-mail
Newsgroup FTP
Telnet Gopher
WWW Tempo reale
Nuove frontiere La ricerca
Risorse Il sociale
Mercato globale HTML
Glossario Bibliografia

vai alla parte 2... L'ipertesto globale: World Wide Web parte 1 di 2

12 L'ipertesto globale: World Wide Web

  • Introduzione
  • Due concetti importanti: multimedia e ipertesto
  • Come funziona World Wide Web
  • HyperText Markup Language
  • Uniform Resource Locator
  • Alcuni programmi per l'uso di World Wide Web
  • Programmi con interfaccia a caratteri
  • La famiglia dei browser grafici
  • Il figlio geniale e indisciplinato: Netscape
  • Il figlio ricco: Microsoft Internet Explorer
  • Altri browser grafici
  • Programmi di supporto
  • Il nuovo volto di World Wide Web
  • I plug-in
  • Macromedia Shockwave
  • QuickTimeVR
  • Adobe Acrobat Reader
  • Java
  • La rete come sistema operativo: un nuovo paradigma
  • HotJava
  • Javascript
  • ActiveX
  • Audio e video in tempo reale
  • RealAudio
  • Verso la Web TV

  • Introduzione

    World Wide Web (cui ci si riferisce spesso con gli acronimi WWW o W3) è stato l'ultimo servizio informativo a venire alla ribalta su Internet. Ma il successo della 'ragnatela mondiale' è stato tale che attualmente, per la maggior parte degli utenti, essa coincide con la rete stessa. Sebbene questa convinzione sia tecnicamente scorretta, è indubbio che gran parte dell'esplosione del 'fenomeno Internet' a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni sia legata proprio alla diffusione di questo strumento.

    La storia di World Wide Web inizia nel maggio del 1990, quando Tim Berners Lee, un ricercatore del CERN di Ginevra — il noto centro ricerche di fisica delle particelle — presenta ai dirigenti dei laboratori una relazione intitolata "Information Management: a Proposal". La proposta di Berners Lee ha l'obiettivo di sviluppare un sistema di pubblicazione e reperimento dell'informazione distribuito su rete geografica che tenesse in contatto la comunità internazionale dei fisici. Nell'ottobre di quello stesso anno iniziano le prime sperimentazioni.

    Per alcuni anni, comunque, World Wide Web resta uno strumento alquanto esoterico. L'impulso decisivo al suo sviluppo, infatti, viene solo agli inizi del 1993, dal National Center for Supercomputing Applications (NCSA) dell'Università dell'Illinois. Basandosi sul lavoro del CERN, Marc Andressen (che pochi anni dopo fonderà con Jim Clark la Netscape Communication) ed Eric Bina sviluppano una interfaccia grafica multipiattaforma per l'accesso ai documenti presenti su World Wide Web, il famoso Mosaic, e la distribuiscono gratuitamente a tutta la comunità di utenti della rete. World Wide Web, nella forma in cui oggi lo conosciamo, è il prodotto di questa virtuosa collaborazione a distanza. Con l'introduzione di Mosaic, in breve tempo il Web si impone come il servizio più usato dagli utenti della rete, e inizia ad attrarne di nuovi.

    Il successo di World Wide Web ha naturalmente suscitato l'interesse di una enorme quantità di nuovi autori ed editori telematici, interesse che ha determinato dei ritmi di crescita più che esponenziali. Nel 1993 esistevano solo duecento server Web: oggi ce ne sono oltre dieci milioni.

    Su World Wide Web è possibile trovare le pagine di centri di ricerca universitari che informano sulle proprie attività e mettono a disposizione in tempo reale pubblicazioni scientifiche con tanto di immagini, grafici, registrazioni; quelle dei grandi enti che gestiscono Internet, con le ultime notizie su protocolli e specifiche di comunicazione, nonché le ultime versioni dei software per l'accesso alla rete o per la gestione di servizi; ma è possibile trovare anche riviste letterarie, gallerie d'arte telematiche, musei virtuali con immagini digitalizzate dei quadri, biblioteche che mettono a disposizione rari manoscritti altrimenti inaccessibili; ed ancora informazioni sull'andamento della situazione meteorologica, con immagini in tempo reale provenienti dai satelliti, fototeche, notizie di borsa aggiornate in tempo reale e integrate da grafici... ma è meglio fermarci qui, perché parlando di World Wide Web ci troviamo nella situazione di Achille nel ben noto paradosso di Zenone: ogni giorno nasce una nuova fonte di informazioni, ed ogni enumerazione sarebbe incompleta non appena terminata.

    Naturalmente si sono accorte delle potenzialità del Web anche le grandi e piccole imprese: per molti analisti economici Internet è la nuova frontiera del mercato globale. Prima sono arrivate le grandi ditte produttrici di hardware e software, dotate ormai tutte di un proprio sito Web attraverso il quale fornire informazioni ed assistenza sui propri prodotti, annunciare novità, e (cosa assai utile dal punto di vista degli utenti) rendere disponibili aggiornamenti del software. Poi sono arrivate anche pizzerie e negozi di dischi, agenti immobiliari ed artigiani della ceramica, librerie e cataloghi di alimentazione naturale… si vende via Internet, si acquista (in genere) con carta di credito. Ma di questo parleremo in un prossimo capitolo.

    Le caratteristiche che hanno fatto di World Wide Web una vera e propria rivoluzione nel mondo della telematica possono essere riassunte nei seguenti punti:

    • la sua diffusione planetaria
    • la facilità di utilizzazione delle interfacce
    • la sua organizzazione ipertestuale
    • la possibilità di trasmettere/ricevere informazioni multimediali
    • le semplicità di gestione per i fornitori di informazione.

    Dal punto di vista dell'utente finale Web si presenta come un illimitato universo di documenti multimediali integrati ed interconnessi tramite una rete di collegamenti dinamici. Uno spazio informativo in cui è possibile muoversi facilmente alla ricerca di informazioni, testi, immagini, dati, curiosità, prodotti. Non solo: come abbiamo avuto modo di imparare nei capitoli precedenti, un client Web è in grado di accedere in maniera del tutto automatica a tutte le risorse e i servizi presenti su Internet: gopher, FTP, collegamenti telnet, newsgroup... è insomma il più potente e amichevole strumento di navigazione nel ciberspazio.

    Dal punto di vista dei fornitori di informazione il Web è uno strumento per la diffusione telematica di documenti elettronici multimediali, decisamente semplice da utilizzare, poco costoso e dotato del canale di distribuzione più vasto e ramificato del mondo.

     
     

    Due concetti importanti: multimedia e ipertesto

    Tra i diversi aspetti innovativi di World Wide Web, come si accennava, i più notevoli sono decisamente la organizzazione ipertestuale e la possibilità di trasmettere informazioni integralmente multimediali.

    Ipertesto e multimedia: ormai da diversi anni queste due parole, uscite dal ristretto ambiente specialistico degli informatici, ricorrono sempre più spesso negli ambiti più disparati, dalla pubblicistica specializzata fino alle pagine culturali dei quotidiani. Questo paragrafo intende fornire, in poche righe, una breve introduzione a questi concetti: alcuni minimi strumenti terminologici e teorici necessari per poter comprendere il funzionamento di World Wide Web.

    In primo luogo è bene distinguere il concetto di multimedialità da quello di ipertesto. I due concetti sono spesso confusi, ma mentre il primo si riferisce agli strumenti della comunicazione, il secondo riguarda la sfera più complessa della organizzazione dell'informazione.

    Con multimedialità, dunque, ci si riferisce alla possibilità di utilizzare contemporaneamente, in uno stesso messaggio comunicativo, più media e più linguaggi. È evidente che una certa dose di multimedialità è intrinseca in tutte le forme di comunicazione che l'uomo ha inventato ed utilizzato, a partire dalla complessa interazione tra parola e gesto, fino alla invenzione della scrittura, dove il linguaggio verbale si fonde con l'iconicità del linguaggio scritto (si pensi anche — ma non unicamente — alle scritture ideografiche), e a tecnologie comunicative come il cinema o la televisione. Nondimeno l'informatica — e la connessa riduzione di linguaggi diversi alla 'base comune' rappresentata dalle catene di 0 e 1 del mondo digitale — ha notevolmente ampliato gli spazi 'storici' della multimedialità. Infatti attraverso la codifica digitale si è oggi in grado di immagazzinare in un unico oggetto informativo, che chiameremo documento, pressoché tutti i media e i linguaggi comunicativi: testo, immagine, suono, parola, video.

    I documenti multimediali sono oggetti informativi complessi e di grande impatto. Ma più che nella possibilità di integrare in un singolo oggetto diversi media, il nuovo orizzonte aperto dalla comunicazione su supporto digitale risiede nella possibilità di dare al messaggio una organizzazione molto diversa da quella a cui siamo abituati da ormai molti secoli. È in questo senso che la multimedialità informatica si intreccia profondamente con gli ipertesti, e con l'interattività. Vediamo dunque cosa si intende con il concetto di ipertesto.

    La definizione di questo termine potrebbe richiedere un volume a parte (ed esistono realmente decine di volumi che ne discutono!). La prima formulazione moderna dell'idea di ipertesto si trova in un articolo del tecnologo americano Vannevar Bush, As We May Think, apparso nel 1945, dove viene descritta una complicata macchina immaginaria, il Memex (contrazione di Memory extension). Si trattava di una sorta di scrivania meccanizzata dotata di schermi per visualizzare e manipolare documenti microfilmati, e di complicati meccanismi con cui sarebbe stato possibile costruire legami e collegamenti tra unità informative diverse. Secondo Bush un dispositivo come questo avrebbe aumentato la produttività intellettuale perché il suo funzionamento imitava il meccanismo del pensiero, basato su catene di associazioni mentali.

    La sintesi tra le suggestioni di Bush e le tecnologie informatiche è stata opera di Ted Nelson, che ha anche coniato il termine 'ipertesto', agli inizi degli anni sessanta. Nel suo scritto più famoso e importante, Literary Machines — un vero e proprio manifesto dell'ipertestualità — questo geniale ed anticonformista guru dell'informatica statunitense descrive un potente sistema ipertestuale, battezzato Xanadu. Nella utopica visione di Nelson, Xanadu era la base di un universo informativo globale ed orizzontale — da lui definito docuverse (docuverso) — costituito da una sconfinata rete ipertestuale distribuita su una rete mondiale di computer. Il progetto Xanadu non è mai stato realizzato concretamente, malgrado i molti tentativi a cui Nelson ha dato vita. Ma le sue idee sono confluite molti anni più tardi nella concezione di World Wide Web.

    In questa sede non possiamo affrontare compiutamente tutti gli aspetti teorici e pratici connessi con questo tema, ma solo fornire alcuni elementi esplicativi. In primo luogo, per comprendere cosa sia un ipertesto è opportuno distinguere tra aspetto logico-astratto e aspetto pratico-implementativo. Dal punto di vista logico un ipertesto è un sistema di organizzazione delle informazioni (testuali, ma non solo) in una struttura non sequenziale, bensì reticolare.

    Nella cultura occidentale, a partire dalla invenzione della scrittura alfabetica, e in particolare da quella della stampa, l'organizzazione dell'informazione in un messaggio, e la corrispondente fruizione della stessa, è essenzialmente basata su un modello lineare sequenziale, su cui si può sovrapporre al massimo una strutturazione gerarchica. Per capire meglio cosa intendiamo basta pensare ad un libro, il tipo di documento per eccellenza della modernità: un libro è una sequenza lineare di testo, eventualmente organizzato come una sequenza di capitoli, che a loro volta possono essere organizzati in sequenze di paragrafi, e così via. La fruizione del testo avviene pertanto in modo sequenziale, dalla prima all'ultima pagina. Certo sono possibili deviazioni (letture 'a salti', rimandi in nota), ma si tratta di operazioni 'innestate' in una struttura nella quale prevale la linearità. L'essenza stessa della razionalità e della retorica occidentale riposa su una struttura lineare dell'argomentazione.

    Un ipertesto invece si basa su un'organizzazione reticolare dell'informazione, ed è costituito da un insieme di unità informative (i nodi) e da un insieme di collegamenti (detti nel gergo tecnico link) che da un blocco permettono di passare ad uno o più altri blocchi. Se le informazioni che sono collegate tra loro nella rete non sono solo documenti testuali, ma in generale informazioni veicolate da media differenti (testi, immagini, suoni, video), l'ipertesto diventa multimediale, e viene definito ipermedia. Una idea intuitiva di cosa sia un ipertesto multimediale può essere ricavata dalla figura seguente.

    Figura 48 Un piccolo schema di ipertesto multimediale (ipermedia)

    I documenti, l'immagine e il filmato sono i nodi dell'ipertesto, mentre le linee rappresentano i collegamenti (link) tra i vari nodi: il documento in alto, ad esempio, contiene tre link, da dove è possibile saltare ad altri documenti o alla sequenza video. Il lettore (o forse è meglio dire l'iper-lettore), dunque, non è vincolato dalla sequenza lineare dei contenuti di un certo documento, ma può muoversi da una unità testuale ad un'altra (o ad un blocco di informazioni veicolato da un altro medium) costruendosi ogni volta un proprio percorso di lettura. Naturalmente i vari collegamenti devono essere collocati in punti in cui il riferimento ad altre informazioni sia semanticamente rilevante: per un approfondimento, per riferimento tematico, per contiguità analogica. In caso contrario si rischia di rendere inconsistente l'intera base informativa, o di far smarrire il lettore in peregrinazioni prive di senso.

    Dal punto di vista della implementazione concreta, un ipertesto digitale si presenta come un documento elettronico in cui alcune porzioni di testo o immagini presenti sullo schermo, evidenziate attraverso artifici grafici (icone, colore, tipo e stile del carattere), rappresentano i diversi collegamenti disponibili nella pagina. Questi funzionano come dei pulsanti che attivano il collegamento e consentono di passare, sullo schermo, al documento di destinazione. Il pulsante viene 'premuto' attraverso un dispositivo di input, generalmente il mouse o una combinazioni di tasti, o un tocco su uno schermo touch-screen.

    In un certo senso, il concetto di ipertesto non rappresenta una novità assoluta rispetto alla nostra prassi di fruizione di informazioni testuali. La struttura ipertestuale infatti rappresenta una esaltazione 'pluridimensionale' del meccanismo testo/nota/riferimento bibliografico/glossa, che già conosciamo sia nei manoscritti sia nelle pubblicazioni a stampa. In fondo, il modo di lavorare di uno scrittore nella fase di preparazione del suo materiale è quasi sempre ipertestuale, così come l'intertestualità soggiacente alla storia della letteratura ed allo sviluppo dei generi (dove "letteratura" e "generi" vanno presi nel loro senso ampio di produzione testuale, non esclusivamente dotata di valore estetico) costituisce un ipertesto virtuale che si genera nella mente di autore e lettore. Tuttavia, le tecnologie informatiche consentono per la prima volta di portare almeno in parte in superficie questo universo pre-testuale e post-testuale, per farlo diventare una vera e propria forma del discorso e dell'informazione.

    L'altro aspetto che fa dell'ipertesto elettronico uno strumento comunicativo dalle enormi potenzialità è la interattività che esso consente al fruitore, non più relegato nella posizione di destinatario più o meno passivo del messaggio, ma capace di guidare e indirizzare consapevolmente il suo atto di lettura.

    L'incontro tra ipertesto, multimedialità e interattività rappresenta dunque la nuova frontiera delle tecnologie comunicative. Il problema della comprensione teorica e del pieno sfruttamento delle enormi potenzialità di tali strumenti, specialmente in campo didattico, pedagogico e divulgativo (così come in quello dell'intrattenimento e del gioco), è naturalmente ancora in gran parte aperto: si tratta di un settore nel quale vi sono state negli ultimi anni — ed è legittimo aspettarsi negli anni a venire — innovazioni di notevole portata.

    World Wide Web è una di queste innovazioni: si tratta infatti di un sistema ipermediale; con la particolarità che i diversi nodi della rete ipertestuale sono distribuiti sui vari host che costituiscono Internet. Attivando un singolo link si può dunque passare a un documento che si trova su un qualsiasi computer della rete. In questo senso utilizzare uno strumento come Web permette di effettuare una vera e propria navigazione nel ciberspazio, una navigazione che riconsegna il timone nelle mani del (iper)lettore.

     
     

    Come funziona World Wide Web

    Il funzionamento di World Wide Web non differisce molto da quello delle altre applicazioni Internet. Anche in questo caso il sistema si basa su una interazione tra un client ed un server. Il protocollo di comunicazione che i due moduli utilizzano per interagire si chiama HyperText Transfer Protocol (HTTP). La unica — ma importante — differenza specifica è la presenza di un formato speciale in cui debbono essere memorizzati i documenti inseriti su Web, denominato HyperText Markup Language (HTML).

    I client Web sono gli strumenti di interfaccia tra l'utente ed il sistema; le funzioni principali che svolgono sono:

    • ricevere i comandi dell'utente
    • richiedere ai server i documenti
    • interpretare il formato e presentarlo all'utente.

    Nel gergo telematico questi programmi vengono chiamati anche browser, dall'inglese to browse, scorrere, poiché essi permettono appunto di scorrere i documenti. Nel momento in cui l'utente attiva un collegamento — agendo su un link o specificando esplicitamente l'indirizzo di un documento — il client invia una richiesta ('request') ad un determinato server con l'indicazione del file che deve ricevere.

    Il server Web, o più precisamente server HTTP, per contro si occupa della gestione, del reperimento e del recapito dei singoli documenti richiesti dai client. Naturalmente esso è in grado di servire più richieste contemporaneamente. Ma un server può svolgere anche altre funzioni. Una tipica mansione dei server HTTP è la interazione con altri programmi, interazione che permette di produrre documenti in modo dinamico. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta.

    Un documento Web è ovviamente un file, che una volta preparato e messo in linea rimane a disposizione degli utenti 'così com'è', fino a quando il gestore di sistema non decide di modificarlo o di rimuoverlo. Ci sono però dei casi in cui sarebbe necessario poter cambiare il contenuto di un documento in maniera dinamica, a scadenze prefissate o come risultato di una determinata operazione: ad esempio ogni volta che si verifica un accesso, o aggiornando automaticamente i dati contenuti in una tabella dopo che un programma di calcolo ha ricalcolato le corrispettive funzioni; o quando si devono inviare, inseriti in un opportuno contesto, i risultati di una ricerca su un database. Il server Web è in grado di effettuare queste operazioni attraverso la cosiddetta Common Gateway Interface (CGI), ovvero una serie di comandi standard grazie ai quali può comunicare con altre applicazioni e programmi (ad esempio fare una ricerca automatica su un database) e produrre istantaneamente dei documenti Web adeguati alla operazione compiuta (ad esempio, contenenti i risultati della ricerca). Naturalmente questo avviene in modo del tutto trasparente all'utente finale.

    Un'altra tipica funzione svolta dal server è la gestione di transazioni economiche, quali la registrazione di un acquisto fatto con carta di credito. Dal punto di vista tecnico questa operazione non differisce molto dalla normale consultazione o aggiornamento di un database. Ma ovviamente i problemi di affidabilità e di sicurezza in questo caso sono molto più rilevanti: in fondo sentirsi dire che Manzoni ha scritto il Decameron sarebbe considerato da molti meno grave che ritrovarsi un addebito di un milione di dollari per l'acquisto di un libro, o scoprire che il nostro numero di carta di credito è finito nelle mani di un abile truffatore informatico. Per questo sono stati sviluppati dei server HTTP specializzati nella gestione di transazioni economiche sicure attraverso complesse tecnologie di criptazione di dati (ne tratteremo più avanti).

    HyperText Markup Language

    HyperText Markup Language (HTML) è il formato in cui sono memorizzati i documenti ipermediali di Web. Si tratta di un linguaggio di marcatura (markup language), appositamente orientato alla descrizione di documenti testuali. HTML si basa sulla sintassi dello Standard Generalized Markup Language (SGML), un metalinguaggio per la definizione di sistemi di markup, di cui parleremo più diffusamente in seguito.

    Ma cosa vuol dire 'linguaggio di marcatura'? L'idea di 'markup' in un documento elettronico si ricollega alla simbologia che scrittori e correttori di bozze utilizzano nella stampa tradizionale per indicare al compositore ed al tipografo come trattare graficamente le parti di testo che svolgono funzioni particolari: ad esempio, la sottolineatura per indicare il corsivo. In modo simile, i linguaggi di marcatura sono costituiti da un insieme di istruzioni, dette tag (marcatori), che servono a descrivere la struttura, la composizione e l'impaginazione del documento. I marcatori sono sequenze di normali caratteri ASCII, e vengono introdotti, secondo una determinata sintassi, all'interno del documento, accanto alla porzione di testo cui si riferiscono.

    Un documento HTML è dunque un file in formato testo che include, insieme al contenuto testuale vero e proprio, i marcatori che ne descrivono la struttura. Ad esempio è possibile indicare i diversi livelli dei titoli di un documento, lo stile dei caratteri (corsivo, grassetto...), i capoversi, la presenza di liste (numerate o no). Volendo realizzare un documento ipermediale, avremo a disposizione anche marcatori specifici per la definizione dei link ipertestuali e per l'inserimento di immagini. Naturalmente le immagini non sono parte integrante del file HTML, che in quanto tale è un semplice file di testo. I file grafici vengono inviati come oggetti autonomi dal server, ed inseriti in una pagina Web solo durante l'operazione di visualizzazione effettuata dal browser. I formati di immagini digitali standard su Web sono il GIF ed il JPEG. Si tratta di sistemi di codifica grafica in grado di comprimere notevolmente la dimensione del file, e pertanto particolarmente adatti ad un uso su rete.

    Attraverso i comandi HTML è possibile anche specificare alcune strutture interattive come moduli di immissione attraverso cui l'utente può inviare comandi e informazioni al server ed attivare speciali procedure (ricerche su database, invio di posta elettronica ed anche pagamenti attraverso carta di credito!); oppure disegnare tabelle.

    Un utente di Internet che desiderasse solo ricercare e non produrre informazione in rete potrebbe fare a meno di preoccuparsi del funzionamento di HTML. Attenzione, però: una delle caratteristiche fondamentali di Internet è proprio l'estrema facilità con la quale è possibile diventare protagonisti attivi dello scambio informativo. Se si vuole compiere questo salto decisivo, un minimo di familiarità con HTML è necessaria. Non occorre avere timori reverenziali: HTML non è un linguaggio di programmazione, e le sue istruzioni di base sono semplicissime: imparare i primi rudimenti di HTML non è più complicato che imparare a usare e a interpretare le principali sigle ed abbreviazioni usate dai correttori di bozze. Per questi motivi nell'ultimo capitolo torneremo approfonditamente su HTML, fornendo una introduzione al linguaggio.

    HTML è nato e si è sviluppato insieme a World Wide Web. Nella prima versione, il linguaggio non prevedeva la possibilità di rappresentare fenomeni testuali ed editoriali complessi. Di conseguenza le sue specifiche hanno subito diverse revisioni ed estensioni, che hanno dato origine a tre versioni ufficiali, nonché ad una serie di estensioni introdotte dai vari produttori di Web browser commerciali.

    Le revisioni ufficiali vengono gestite attualmente da una organizzazione in cui confluiscono rappresentanti di oltre quaranta tra enti di ricerca e imprese interessate allo sviluppo di sistemi informativi su Internet, il W3 Consortium, fondato da Tim Berners Lee. Questi raffinamenti successivi, accogliendo le sollecitazioni provenienti da una comunità di utenti sempre più vasta e variegata, hanno progressivamente introdotto elementi dedicati al controllo formale del testo.

    Tuttavia, mentre le commissioni ufficiali lavoravano lentamente alla revisione dello standard, l'esplosione del fenomeno Internet, e la diffusa richiesta di strumenti capaci di rendere spettacolari (più che 'documentalmente' ben strutturate) le pagine Web, hanno indotto le industrie produttrici di browser, e in particolare Netscape e Microsoft, ad introdurre una serie di estensioni individuali al linguaggio. La speranza (nel caso di Netscape, coronata finora da un certo successo) era anche quella di conquistare una posizione di monopolio di fatto nel mercato, dato che le estensioni introdotte da una determinata industria erano, almeno in prima istanza, riconosciute e interpretate correttamente solo dal relativo browser.

    La più recente versione ufficiale del linguaggio rilasciata dal W3C, denominata HTML 3.2, ha riportato un certo ordine, accogliendo molte delle innovazioni più interessanti. Nondimeno, l'evoluzione dei sistemi di codifica dei documenti su Web è uno dei temi più stimolanti nel dibattito sul futuro della rete: ce ne occuperemo nel paragrafo dedicato alle nuove frontiere di Internet.

    Uniform Resource Locator

    Un aspetto particolare del funzionamento di World Wide Web è la tecnica di indirizzamento dei documenti, ovvero il modo in cui è possibile far riferimento ad un determinato documento tra tutti quelli che sono pubblicati sulla rete.

    La soluzione che è stata adottata per far fronte a questa importante esigenza si chiama Uniform Resource Locator (URL). La 'URL' di un documento corrisponde in sostanza al suo indirizzo in rete; ogni risorsa informativa (computer o file) presente su Internet viene rintracciata e raggiunta dai nostri programmi client attraverso la sua URL. Prima della introduzione di questa tecnica non esisteva alcun modo per indicare formalmente dove fosse una certa risorsa informativa su Internet.

    Una URL ha una sintassi molto semplice, che nella sua forma normale si compone di tre parti:

    tiposerver://nomehost/nomefile

    La prima parte indica con una parola chiave il tipo di server a cui si punta (può trattarsi di un server gopher, di un server http, di un server FTP, e così via); la seconda indica il nome simbolico dell'host su cui si trova il file indirizzato; al posto del nome può essere fornito l'indirizzo numerico; la terza indica nome e posizione ('path') del singolo documento o file a cui ci si riferisce. Tra la prima e la seconda parte vanno inseriti i caratteri '://'. Un esempio di URL è il seguente:

    http://www.liberliber.it/index.htm

    La parola chiave 'http' segnala che ci si riferisce ad un server Web, che si trova sul computer denominato 'www.liberliber.it', dal quale vogliamo che ci venga inviato il file in formato HTML il cui nome è 'index.htm'. Mutando le sigle è possibile fare riferimento anche ad altri tipi di servizi di rete Internet:

    • 'ftp' per i server FTP
    • 'gopher' per i server gopher
    • 'telnet' per i server telnet
    • 'wais' per i server WAIS.

    Occorre notare che questa sintassi può essere utilizzata sia nelle istruzioni ipertestuali dei file HTML, sia con i comandi che i singoli client, ciascuno a suo modo, mettono a disposizione per raggiungere un particolare server o documento. È bene pertanto che anche il normale utente della rete Internet impari a servirsene correttamente.

    Alcuni programmi per l'uso di World Wide Web

    Lo strumento principale per la navigazione nelle pagine del World Wide Web è, abbiamo ricordato più volte, un 'browser', ovvero un programma in grado di richiedere la pagina che desideriamo raggiungere al server remoto che la ospita, riceverla e visualizzarla correttamente (testo, immagini, collegamenti ipertestuali, sfondi... il tutto impaginato seguendo le istruzioni fornite, sotto forma di marcatori HTML, da chi ha creato quella determinata pagina). I primi browser Web (come Mosaic) sono nati nei laboratori di ricerca delle università. L'esplosione del fenomeno Internet, in gran parte legata proprio a World Wide Web, ha determinato il moltiplicarsi delle iniziative per sviluppare nuovi programmi, o migliorare quelli esistenti, e in particolare ne ha mostrato le potenzialità commerciali. Questo ha attirato l'attenzione di molte case produttrici di software, e ha indotto moltissimi dei pionieri universitari a fondarne di nuove (il caso più clamoroso è quello della più volte citata Netscape Corporation). Attualmente in questo settore si sta combattendo una delle battaglie strategiche per il futuro dell'informatica e della telematica.

    Conseguentemente i programmi per accedere a World Wide Web oggi disponibili sono abbastanza numerosi, alcuni gratuiti, altri venduti con particolari formule commerciali. Come per gli altri servizi di rete visti finora, esistono browser per tutte le più diffuse piattaforme e sistemi operativi.

    L'utilizzazione di questi programmi, in linea di massima, è piuttosto facile: basta un semplice click del mouse, per collegarsi con un computer che è all'altro capo del mondo. Inoltre, come abbiamo già visto, un buon client Web può accedere in maniera del tutto trasparente ai server FTP e gopher, mostrare i messaggi dei newsgroup, gestire la posta elettronica, e come vedremo le versioni più recenti possono anche ricevere automaticamente 'canali' informativi attraverso il meccanismo dell'information push. Un client Web può insomma integrare fra loro le principali funzionalità messe a disposizione da Internet. Ricordiamo che è possibile usare un browser grafico solo se si dispone di una connessione diretta alla rete, oppure di un collegamento con i protocolli PPP o SLIP. Una volta attivato il collegamento alla rete, basta avviare il client sul proprio computer e iniziare la navigazione tra i milioni di server Web sparsi su Internet.

    Nelle pagine che seguono passeremo in rassegna alcuni tra i più diffusi browser, mostrandone le funzionalità principali. La nostra scelta è stata orientata dal livello tecnologico e dalla diffusione dei programmi rilevata al momento di scrivere il manuale. Ma ricordate che in questo campo qualsiasi tentativo di sistematizzazione è vano. Ogni consiglio su quale client scegliere, ogni illustrazione particolareggiata di uno di essi, rischia una rapidissima obsolescenza. L'unico consiglio che ci sentiamo di dare senza timore è questo: la via migliore per imparare ad utilizzare tutti gli strumenti del mondo di Internet è quella di usarli, spinti da una buona dose di curiosità. O, per dirla con Galileo, "provando e riprovando".

    Programmi con interfaccia a caratteri

    Ovviamente, per utilizzare un sistema informativo come World Wide Web e per sfruttare pienamente le sue caratteristiche ipertestuali e multimediali, è necessario adoperare un client con una interfaccia grafica. Ma l'esperienza di navigare su World Wide Web, sebbene in maniera estremamente limitata, può essere provata anche da chi non dispone di collegamenti diretti o SLIP/PPP. Esistono infatti dei browser basati su interfaccia a caratteri che possono essere utilizzati anche attraverso una semplice connessione terminale ad un host di Internet. È sufficiente un qualsiasi programma di comunicazione con VT100 o VT102, due emulazioni terminale diffusissime, ed un modem, anche non particolarmente veloce, per collegarsi con l'host.

    Naturalmente è necessario che sull'host al quale ci si connette sia installata una versione del client. Per sapere se il proprio fornitore di accesso alla rete ne dispone, occorre chiedere direttamente al sistemista, o all'assistenza clienti nel caso di un provider commerciale.

    Se non fosse disponibile un client locale, si può ricorrere ad alcuni host che consentono un libero accesso, attraverso una semplice connessione telnet, ad un client Web. Potete ad esempio collegarvi via telnet all'indirizzo telnet.w3.org. Vi troverete il client WWW a caratteri sviluppato nei laboratori del CERN di Ginevra. Ma il miglior client a caratteri per muoversi su World Wide Web è probabilmente Lynx. Il programma è stato scritto da tre programmatori dell'Università del Kansas, Michael Grobe, Lou Montulli e Charles Rezac, e ne esistono versioni per molte piattaforme, compresa una per DOS. Vediamolo un po' più da vicino. Nella figura seguente potete vedere una schermata di Lynx in ambiente Unix, di gran lunga la versione più usata.

    Figura 49 Una schermata di Lynx

    Come si può notare alcune parole sono in grassetto: sono altrettanti bottoni di voci attive. A seconda della configurazione del terminale i link potrebbero essere visualizzati in reverse, o con un colore diverso. Nella parte bassa dello schermo c'è un elenco dei comandi principali.

    Il posizionamento del cursore su un link avviene con i tasti 'Freccia su' e 'Freccia giù', e l'attivazione con il tasto 'Invio' oppure 'Freccia a destra'. Se volete tornare a una delle pagine Web già visitate basta premere il tasto 'Freccia a sinistra', e Lynx farà un passo indietro.

    Ci sono anche altri comandi molto utili: il tasto 'Del' o 'Backspace', ad esempio, visualizza un elenco di tutti i link raggiunti durante la sessione.

    Il tasto '/' consente di effettuare una ricerca nel testo della pagina Web; è molto utile se la struttura della pagina è complessa e lunga. Con il tasto 'H' (help), vengono visualizzati manuali, e quanto altro possa servire per saperne di più.

    Abbiamo detto che per attivare una voce contenuta in una pagina WWW basta selezionarla con la tastiera. Il client provvederà a prelevare le informazioni associate alla voce, collegandosi automaticamente con un altro computer se le informazioni richieste sono memorizzate altrove. Se conosciamo già l'indirizzo della pagina alla quale ci vogliamo collegare, con il comando 'G' (go) possiamo attivare direttamente il collegamento. Premuto il tasto non dovremo fare altro che fornire la URL del documento o della risorsa con cui vogliamo collegarci.

    Questo modo di navigare su WWW non ha certamente le potenzialità dei browser grafici, che permettono la ricezione di immagini, mappe sensibili, suoni, video, oltre a presentare il testo su schermate grafiche con cui si può interagire attraverso il mouse. Va considerato, inoltre, che l'uso sempre più diffuso di schermate divise in più riquadri (frame) mette spesso i browser testuali del tutto fuori gioco. Un client a caratteri consente — in caso di necessità — un primissimo avvicinamento all'affascinante mondo di World Wide Web, ma, una volta iniziata l'esplorazione, vorrete sicuramente proseguirla dotandovi di strumenti più adeguati.

    La famiglia dei browser grafici

    La famiglia dei browser grafici è ormai numerosissima. Nella nostra rassegna esamineremo i due programmi attualmente più evoluti e diffusi: Netscape Navigator (nelle versioni 3 e 4, il recentissimo Communicator), prodotto dalla omonima giovane azienda americana, che è il browser di maggiore successo in questo momento (si calcola che venga usato da circa il 70% degli utenti di Internet), e Microsoft Internet Explorer, il browser sviluppato dalla potente azienda di Bill Gates, che sta conquistando rapidamente una importante fetta di mercato e la cui versione 4, altamente innovativa, costituisce una delle maggiori novità del 1997.

    In Internet '96 avevamo inserito in questa rassegna anche Mosaic, sviluppato dallo NCSA, il capostipite dei browser grafici. Mosaic continua ad evolversi, e proprio a inizio 1997 ne è uscita la versione 3; come le precedenti, tuttavia, anch'essa non è in grado di visualizzare alcune caratteristiche ormai entrate a far parte di moltissimi siti Web: dalle pagine con frames alle gif animate. Abbiamo quindi deciso di non dedicare a Mosaic una sezione autonoma; va comunque ricordato che Mosaic continua ad essere un buon programma, con soluzioni talvolta assai innovative. Nell'ultima versione, ad esempio, è possibile salvare separatamente intere sessioni di navigazione, assegnando un nome a ciascuna; sono inoltre disponibili il 'Presentation Mode', che permette di allargare la finestra del documento a tutto schermo trasformando Mosaic in un vero e proprio proiettore di presentazioni, e il 'Mosaic Autosurf', che permette di effettuare la navigazione automatica di uno o più siti, specificando attraverso una finestra di dialogo fino a quale profondità seguire i link. Per ulteriori informazioni su Mosaic, il riferimento d'obbligo è la home page ufficiale del programma, disponibile alla URL http://www.ncsa.uiuc.edu/SDG/Software/Mosaic/NCSAMosaicHome.html.

    Figura 50 Il 'papà' dei browser Web, Mosaic, giunto alla versione 3.0

    Di Netscape e Internet Explorer abbiamo già avuto occasione di parlare, esaminandone le notevoli funzionalità di programmi 'multiuso', capaci di offrire efficienti moduli client per la gestione della posta elettronica e dei newsgroup, e per il trasferimento di file via FTP. In queste pagine ci occuperemo finalmente della loro caratteristica più importante, quella di strumento di consultazione delle pagine Web.

    Entrambi i programmi sono in grado di interpretare uniformemente la maggior parte delle istruzioni previste nelle più recenti specifiche 3.2 del linguaggio HTML. Invece esiste una certa difformità sul supporto delle estensioni a questo insieme, alimentata dalla guerra commerciale esistente fra la Microsoft e la Netscape.

    Prima di vedere più da vicino il funzionamento dei due programmi, esamineremo alcune caratteristiche che sono comuni a tutti i browser grafici dell'ultima generazione, compresi naturalmente quelli che citeremo in questo manuale.

    Figura 51 Netscape 4.0

    Cominciamo con gli elementi dell'interfaccia utente; l'immagine (figura 51) si riferisce a Netscape, ma quanto diremo si applica nelle grandi linee agli altri browser). In primo luogo la barra del titolo, nella parte superiore della finestra, permette di leggere il titolo del documento. Ci sono poi la consueta barra dei menu, quella dei pulsanti, a cui si aggiungono una barra che mostra la URL del documento visualizzato, e una barra dei siti di uso frequente.

    Il documento Web viene reso nella finestra principale in modalità grafica. Le varie sezioni del testo sono formattate con stili e tipi di carattere diversi. In particolare le porzioni di testo che attivano i link sono evidenziate dal cambiamento di colore del carattere, eventualmente associato alla sottolineatura. Il colore standard dei link disponibili in una pagina è il blu; ma la maggior parte dei browser è in grado di interpretare le istruzioni del linguaggio HTML che consentono di ridefinire il colore dei link. Per attivare un collegamento è sufficiente posizionare il puntatore su una porzione di testo o su una immagine attivi (e cioè collegati ipertestualmente ad altri documenti in rete), e premere il tasto sinistro del mouse (l'unico tasto nel caso dei computer Macintosh). In genere, nel momento in cui il cursore transita su una porzione di testo o su un'immagine attivi, la sua forma cambia da quella di una freccia a quella di una manina che indica.

    Oltre ai link ipertestuali all'interno del documento, i browser mettono a disposizione una serie di strumenti di supporto alla navigazione. Le altre operazioni fondamentali che l'utente può effettuare sono le seguenti:

    • indicare direttamente il documento o il server al quale collegarsi, digitando la URL corrispondente all'interno di una apposita finestra di dialogo, o direttamente nella barra della URL
    • tornare indietro di un passo, ripercorrendo in senso inverso la catena di link seguita, o procedere seguendola in avanti
    • vedere la storia di una navigazione (history), ovvero la sequenza dei link seguiti durante la navigazione, ed eventualmente ritornare direttamente ad una pagina già visitata
    • tornare alla home page, ovvero alla pagina adottata come 'partenza standard' dal browser (questa pagina è configurabile dall'utente)
    • costruire una lista di segnalibri (che Netscape chiama bookmarks e Internet Explorer favorites nella versione inglese e preferiti in quella italiana) con gli indirizzi più usati, facilmente aggiornabile ed eventualmente strutturabile, in cui l'utente annota i siti che ritiene di voler visitare nuovamente in futuro.

    Queste funzioni sono attivabili attraverso la barra di pulsanti o i comandi dei menu a tendina. La lista dei segnalibri, che abbiamo già visto nei client gopher, è uno degli strumenti più utili. Si tratta di una lista di puntatori che può essere richiamata, in qualsiasi client, tramite un menu a tendina o una apposita finestra. Le voci dei segnalibri contenute nel menu corrispondono ai titoli delle pagine nella barra del titolo. Ogni utente dovrebbe avere cura di costruire una lista adatta alle proprie esigenze, e dovrebbe sfoltirla periodicamente dalle voci non più interessanti, per preservarne la natura di strumento di rapida consultazione. Sia Netscape che Internet Explorer consentono di personalizzare la propria lista di segnalibri, strutturandola in cartelle e sottocartelle.

    Oltre ai comandi per la navigazione sono disponibili anche alcune funzionalità standard: la memorizzazione su disco del documento corrente, la stampa, la visualizzazione del file sorgente in formato HTML.

    In generale i browser, oltre al formato HTML, sono in grado di visualizzare autonomamente i file di testo in semplice formato ASCII non marcato, ed almeno i due formati di file grafici più diffusi su Internet: il GIF e il JPEG, integrando le immagini all'interno del documento.

    Se il file che viene ricevuto dalla rete è in un formato che il browser non sa interpretare direttamente, ma che comunque 'conosce' perché associato a un altro programma disponibile nel sistema, esso può avviare automaticamente delle applicazioni di supporto in grado di interpretarlo: se si tratta di un file sonoro verrà avviato un riproduttore di suoni, se si tratta di un video verrà avviato un programma di riproduzione video, e così via. L'utente può aggiungere quanti visualizzatori esterni desidera, attraverso le procedure di configurazione di ogni singolo browser. Qualora non fosse disponibile un programma per un dato formato, è possibile memorizzare il file sull'hard disk locale. Una grande novità nella gestione di formati di file non standard è stata introdotta da Netscape e ripresa da Internet Explorer: si tratta dei plug-in, dei moduli software che si integrano pienamente con il browser.

    La maggior parte dei browser condividono anche alcune caratteristiche tecnologiche che rendono più efficiente l'accesso on-line alle pagine, specialmente per chi usa una linea telefonica:

    • gestione avanzata di testi e immagini
    • uso di memoria di deposito locale, detta cache
    • interazione con un proxy server

    La prima caratteristica si riferisce al modo in cui il browser gestisce i file che vengono inviati dal server remoto, e alle precedenze nella composizione a video della pagina. Come abbiamo detto i file HTML sono dei semplici file in formato ASCII. Questo significa che un documento testuale su Web, anche se molto lungo, ha una dimensione in byte molto contenuta. I file grafici invece, anche se usano uno dei cosiddetti algoritmi di compressione, sono molto più esosi nell'occupazione di spazio. Quando una pagina Web viene inviata, il file di testo arriva quindi molto più velocemente dei file grafici eventualmente a corredo. Per evitare tempi morti, e poiché si può assumere che un utente sia, in genere, interessato alla lettura del testo prima che alla visione delle immagini, molti browser cominciano subito a visualizzare il testo, anche prima che tutte le immagini vengano ricevute completamente. E il testo stesso viene visualizzato progressivamente, man mano che arrivano i dati, senza aspettarne la ricezione completa. Questo meccanismo aumenta notevolmente la velocità di una navigazione.

    La memoria di deposito, o cache memory, è invece una sorta di duplicato locale di piccole sezioni del World Wide Web. L'uso della cache permette di velocizzare un eventuale nuovo accesso a pagine già visitate precedentemente, o a file già caricati. Ogni volta che il browser riceve dalla rete una pagina, fa una copia di tutti i file che la compongono sul disco rigido locale. Se nel seguito della navigazione l'utente contatta di nuovo quella medesima pagina, il programma carica i file memorizzati nella cache, piuttosto che richiederli al server remoto. Il meccanismo funziona anche se lo stesso file ricorre in più pagine: ad esempio le icone che si ripetono su tutte le pagine di un certo sito. La disponibilità e la dimensione della memoria cache sono modificabili attraverso i comandi di configurazione del browser (lo vedremo nei casi specifici). Dopo un determinato periodo di tempo, o quando lo spazio disponibile sul disco viene esaurito, il browser cancella i file più vecchi, per fare spazio a quelli nuovi.

    I proxy server estendono il meccanismo della memoria cache locale. Un proxy server è un software che viene di norma installato su uno dei computer di una rete locale collegata ad Internet. La sua funzione è quella di conservare in un apposito archivio una copia di ogni file richiesto dagli utenti che accedono alla rete (l'archivio può avere dimensioni variabili a seconda della capacità di memoria del sistema su cui risiede). Quando un utente richiede di accedere ad una data risorsa, il suo browser contatta in primo luogo il proxy server (come dice il nome, prossimo, e dunque molto più veloce): se le informazioni sono già presenti nella memoria locale, il proxy le invia senza stabilire il collegamento con i computer remoti (o stabilendo un collegamento assai rapido al solo scopo di verificare che i file richiesti non siano nel frattempo stati modificati); altrimenti effettua la nomale procedura di trasferimento remoto, e prima di recapitare i dati al computer chiamante, ne conserva una copia.

    L'uso del proxy server ha naturalmente senso solo se esso si trova sulla stessa sottorete del client. Si dimostra particolarmente utile per i provider che forniscono collegamenti SLIP/PPP, poiché consente di aggirare in parte i rallentamenti della rete Internet, garantendo nel contempo un'alta velocità di utilizzo all'utente finale e un minore flusso di dati sui canali pubblici, con vantaggio per tutti. Per il momento solo alcuni fornitori commerciali offrono questo tipo di servizio. Per fare in modo che il browser sfrutti questa tecnologia, qualora fosse disponibile, occorre configurarlo adeguatamente: vedremo in seguito come farlo nel caso dei due programmi presi in considerazione in questa sede.

     
      Il figlio geniale e indisciplinato: Netscape

    Netscape Navigator è stato il primo erede di Mosaic nella famiglia dei browser con interfaccia grafica, ed è il più diffuso strumento di navigazione attualmente esistente. Abbiamo già avuto modo di presentare molte delle sue caratteristiche nei precedenti capitoli di questo manuale, dunque in questo paragrafo ci limiteremo a vederne le funzionalità specifiche in quanto browser.

    Dal progenitore Netscape ha ereditato l'architettura fondamentale dell'interfaccia, e le funzionalità di base. Ma le innovazioni che nel corso dei tre anni di vita sono state introdotte dal gruppo di programmatori della giovane azienda californiana sono veramente notevoli (sebbene molte di esse siano state in seguito introdotte in gran parte dei prodotti concorrenti).

    La più importante caratteristica di Netscape è senza dubbio la grande quantità di estensioni via via introdotte rispetto alle versioni standard dello HTML. Queste estensioni permettono agli sviluppatori di pagine Web di ottenere degli effetti 'editoriali' molto avanzati, dando loro un grande controllo sul modo in cui il browser visualizza la pagina. La Figura 52 mostra ad esempio una fra le più notevoli e utili di queste innovazioni, alla quale pure si è già avuto occasione di far cenno: i frame. Essi danno la possibilità di suddividere la finestra principale del programma in più aree, ognuna contenente un diverso documento. Questa tecnica permette ad esempio di mostrare un indice strutturato di un documento, o di un intero sito, in una area di dimensioni prefissate, e i contenuti in una area di dimensioni variabili.

    Netscape è stato il primo browser ad introdurre i colori e le immagini di sfondo, e a consentire un preciso posizionamento della grafica nella pagina. L'entusiasmo nell'introdurre nuovi marcatori HTML ha avuto degli effetti senz'altro deprecabili sulla consistenza e sulla universalità del linguaggio, che dovrebbe essere uno standard condiviso. Va detto però che la maggior parte delle estensioni introdotte dalla Netscape è stata progressivamente introdotta nelle specifiche 'ufficiali' di HTML, soprattutto nel passaggio dalla versione 2 alla 3, ed ora alla 3.2. Per approfondire questo argomento e le probabili evoluzioni di questa 'corsa all'innovazione' rimandiamo al paragrafo dedicato ai fogli di stile.

    Altre caratteristiche innovative di questo software le incontreremo nei prossimi paragrafi. Per ora diamo uno sguardo alla sua interfaccia utente. Netscape è un software multipiattaforma: ne esistono versioni per Windows, Macintosh, e per gran parte delle varietà di Unix. Sono tutte sostanzialmente uniformi, e divergono solo per quei dettagli di configurazione strettamente legati al sistema operativo. Esiste anche una versione italiana del programma, anche se i ritmi di uscita delle versioni italiane seguono sempre di qualche mese quelli delle corrispondenti versioni in inglese (per informazioni, comunque, la home page italiana di Netscape è raggiungibile alla URL http://www.netscape.com/it)

    Figura 52 Netscape, il browser più usato

    Analizzeremo da vicino Netscape 4.0 Communicator per Windows 95, la più avanzata versione disponibile del programma; noteremo comunque i casi in cui il funzionamento di questa versione differisce da quello della versione 3 di Netscape Navigator, al momento probabilmente la più diffusa fra i navigatori in rete.

    La finestra principale di Netscape è caratterizzata dalla presenza di due ordini di pulsanti, separati dalla tradizionale barra che mostra la URL della pagina attiva. La prima serie di pulsanti — che nel passaggio dalla versione 3 alla 4 hanno cambiato aspetto — contiene i comandi fondamentali per la navigazione. Nell'ordine da sinistra:

    • il tasto 'Back' permette di tornare al documento precedente
    • il tasto 'Forward' fa passare al documento successivo
    • il tasto 'Home' torna alla home page
    • il tasto 'Search' porta a una pagina attraverso cui utilizzare alcuni fra i principali strumenti di ricerca in rete
    • il tasto 'Places' permette di accedere, attraverso un menu a tendina, ad alcune pagine messe a disposizione dalla Netscape e contenenti informazioni considerate di utilità generale: novità, siti 'caldi', siti di particolare rilievo, motori di ricerca di indirizzi e-mail e di software distribuito in rete
    • il tasto 'Print' stampa il documento visualizzato
    • il tasto 'Security' permette di verificare il livello di sicurezza di un documento e di modificare alcune opzioni relative alla sicurezza e alla privacy
    • a caricamento avvenuto, il tasto 'Reload' permette di ricaricare la pagina visualizzata; durante il caricamento, al suo posto è disponibile il tasto 'Stop', simboleggiato da un semaforo rosso. Se premuto, il pulsante 'Stop' interrompe il caricamento.

    Figura 53 I pulsanti della barra superiore in Netscape 4.0 (versione beta 2)

    Per completezza, diamo un'occhiata al contenuto di questa fondamentale barra di pulsanti anche nella versione precedente di Netscape, la 3. In questo caso, nell'ordine, trovavamo i seguenti pulsanti, associati alle funzioni di seguito indicate:

    • il tasto 'Back' torna al documento precedente
    • il tasto 'Forward' passa al documento successivo
    • il tasto 'Home' torna alla home page
    • il tasto 'Reload' permette di ricaricare la pagina visualizzata
    • il tasto 'Images' permette di caricare le immagini, nel caso in cui si stia navigando con il caricamento automatico delle immagini disattivato.
    • il tasto 'Open' permette di specificare l'indirizzo di una pagina da aprire
    • il tasto 'Print' stampa il documento visualizzato
    • il tasto 'Find ' permette di ricercare una stringa di testo all'interno della pagina visualizzata
    • Il tasto 'Stop' interrompe il caricamento della pagina

    Figura 54 I pulsanti della barra superiore in Netscape 3.1

    Torniamo ora a Netscape 4. La seconda barra, subito sotto quella dei pulsanti, permette di accedere ai Bookmark, e specificare l'indirizzo o URL della pagina che vogliamo visualizzare. La prima funzione è svolta dal pulsante 'Bookmarks' posto sulla sinistra: se premuto, si arriva a un menu a tendina che permette di aggiungere o modificare i bookmark inseriti, e ne fornisce l'elenco verticale. Si tratta di una funzione sulla quale torneremo fra breve.

    Figura 55 La barra degli indirizzi in Netscape 4

    La seconda funzione è invece svolta dal riquadro di campo che segue l'indicazione 'Netsite:' o 'Location': Qui potremo inserire l'indirizzo Internet della nostra pagina di destinazione. Se si tratta di una pagina del World Wide Web, potremo omettere l'indicazione iniziale del protocollo (ovvero la scritta 'http://'): il programma la inserirà per noi. Lo stesso vale per indirizzi telnet, FTP o gopher 'canonici' (che inizino cioè rispettivamente per 'telnet.', 'ftp.' o 'gopher.').

    La piccola icona che precede il campo dell'indirizzo funziona da 'appiglio' per trascinare e depositare (drag and drop) un rimando alla pagina visualizzata sia all'interno del menu dei Bookmark, sia sullo schermo principale (desktop) di Windows 95, sia in una qualsiasi directory a nostra scelta fra quelle accessibili al sistema, o addirittura, come link, in una pagina HTML che si stia realizzando con Netscape Composer. Quando il puntatore del mouse 'sorvola' questa icona si trasforma in una mano pronta ad afferrare: premendo e tenendo premuto il tasto sinistro del mouse l'oggetto afferrato sarà 'trascinato' fino al momento in cui rilasciamo il tasto.

    Da segnalare anche i sottilissimi pulsanti verticali che si trovano all'inizio di tutte e tre le barre, con alla base una minuscola freccia blu: ognuno di essi serve a eliminare dallo schermo la relativa barra, inserendo al suo posto solo un pulsante orizzontale, altrettanto sottile, che potrà essere premuto per farla riapparire. Si tratta di uno strumento utile nei casi in cui volessimo concentrarci sul contenuto informativo di una pagina, visualizzandone a schermo la porzione più ampia possibile ed eliminando quindi ogni 'sovrappiù' nell'interfaccia.

    La terza barra, completamente riorganizzabile secondo le nostre necessità, contiene pulsanti che rimandano ai bookmark che riteniamo di usare più frequentemente. È un po' l'equivalente informatico dei tasti dei 'numeri utili' disponibili su alcuni telefoni particolarmente avanzati, attraverso i quali comporre automaticamente un numero telefonico. Nel nostro caso, permettono di 'chiamare' automaticamente una determinata pagina Internet. Nella sua impostazione standard, questa barra permette di raggiungere delle pagine realizzate dalla Netscape, con indirizzi ritenuti particolarmente interessanti, o perché nuovi o perché originali e ricchi di contenuto multimediale. Potremo però personalizzarla aggiungendo facilmente, ad esempio, i motori di ricerca che usiamo più di frequente: nel caso riportato in figura, Hotbot e Yahoo!, dei quali parleremo ampiamente in seguito.

    Per aggiungere o levare pulsanti a questa barra, basterà inserirli o toglierli dalla cartella 'Toolbar folder', accessibile attraverso il pulsante 'Bookmarks' già menzionato.

    Figura 56 La barra dei siti di accesso più frequente in Netscape 4

    Ma soffermiamoci un po' più ampiamente sulla lista personale dei segnalibri, i 'Bookmark'. Come già accennato, Netscape consente di raggruppare le varie voci della lista in menu e sottomenu a cascata. Sia l'elenco che gli strumenti di gestione dei bookmark sono accessibili attraverso il pulsante già ricordato, presente nella barra della URL (in Netscape 3, i bookmark erano accessibili attraverso un apposito menu). Il comando 'Add Bookmark' aggiunge il titolo e l'indirizzo della pagina corrente all'elenco; il 'comando 'Edit Bookmarks' invece attiva la finestra di gestione della lista (figura 57), che presenta la classica struttura ad albero con voci e raccoglitori.

    Figura 57 I bookmark di Netscape 4

    La manipolazione delle varie voci viene effettuata attraverso il trascinamento con il puntatore del mouse. È possibile inserire nuovi raccoglitori tramite la voce 'New Folder' del menu 'File', che fornisce anche i comandi per inserire linee di separazione ('New Separator') o per impostare e salvare la lista dei bookmark. Il menu 'Edit' permette di effettuare le tradizionali operazioni di 'taglia e incolla', e di svolgere ricerche. Il menu 'View' consente invece di ordinare secondo vari criteri i bookmark inseriti, e di decidere in quale raccoglitore debbano essere inseriti nuovi segnalibri che l'utente aggiunge durante le sue navigazioni (basta selezionare una cartella e attivare il comando 'Set to New Bookmarks Folder').

    Consideriamo adesso alcune delle funzioni raggiungibili dal menu principale del programma. Netscape è dotato della possibilità di aprire molte finestre contemporaneamente, attraverso il comando 'New Browser Window' nel menu 'File' (in Netscape 3, la voce era 'New Web Browser'). In questo modo si possono consultare più pagine contemporaneamente, o consultare un documento mentre se ne sta ricevendo un altro. Peraltro Netscape è in grado di effettuare il trasferimento di file (ad esempio da un server FTP) in 'sottofondo' (il termine tecnico è quello di trasferimento in background), senza occupare una finestra Web.

    È naturalmente possibile salvare i file HTML, attraverso il classico comando 'Save As' del menu 'File'. Se si vuole salvare un singolo frame, è disponibile il comando 'Save Frame As', sempre dal menu 'File'. Invece le immagini presenti in una pagina si possono salvare posizionandovi sopra il cursore e premendo il tasto destro del mouse (o tenendo premuto per circa un secondo il tasto nei Mac): comparirà un menu contestuale con, tra gli altri, il comando 'Save Image As'. Attraverso questo menu è anche possibile, volendo, trasformare l'immagine visualizzata nello sfondo (wallpaper) di Windows: il comando da usare in questo caso è 'Set As Wallpaper'.

    Tornando al menu 'File', va rilevato che esso permette anche di stampare una pagina ('Print'), e, in Netscape 4, di trasferirla automaticamente all'editor (Page Composer) per modificarla (la funzione da usare è in questo caso 'Edit Page', o 'Edit Frame' se intendiamo modificare un singolo frame). Naturalmente le modifiche saranno effettuate su una copia locale della pagina: potremo immetterle in rete, attraverso le normali procedure (e cioè in genere via FTP) o utilizzando l'apposita funzione 'Publish' raggiungibile attraverso il menu 'File' di Netscape Composer, ma solo disponendo dell'autorizzazione all'accesso sul sito che ospita la pagina.

    Il menu 'Edit' consente, fra l'altro, di effettuare ricerche nella pagina (ricordiamo che Netscape 4 ha rinunciato a inserire il bottone 'Find' nella barra dei pulsanti, e quindi le ricerche andranno fatte attraverso questo menu, o usando la combinazione di tasti Control-F), e soprattutto di modificare le impostazioni generali del programma (voce 'Preferences'). Si tratta di una funzionalità essenziale, anche perché qualunque utente si troverà, prima o poi, nella necessità di intervenire su queste configurazioni.

    La voce 'Preferences' del menu 'Edit' permette di raggiungere una serie di scelte ulteriori. Al momento in cui scriviamo, le versioni disponibili di Netscape 4 non sono ancora definitive, ed è possibile che proprio relativamente alle schede delle preferenze si avranno i cambiamenti maggiori. Rimandiamo quindi, per una trattazione esaustiva di questo punto, agli aggiornamenti in rete di questo manuale. Ma vediamo un po' più da vicino la situazione, almeno allo stato attuale.

    L'interfaccia è divisa in due zone: a sinistra, una rappresentazione ad albero delle finestre di configurazione raggiungibili; a destra, la scheda relativa alla finestra selezionata.

    Figura 58 Finestra di configurazione delle preferenze relative alla cache in Netscape 4.0

    Fra le scelte disponibili, ricordiamo le seguenti:

    • 'Appearance': porta alle schede di impostazione delle caratteristiche relative all'aspetto delle pagine visualizzate (colori, font di caratteri usati, e così via)
    • 'Browser': da queste schede è possibile, se lo vogliamo, definire l'indirizzo della nostra pagina di partenza (home page). Una novità di Netscape 4 è la possibilità di avviare il browser aperto sull'ultima pagina visualizzata nella sessione precedente. In questa scheda ci sono anche le opzioni atte a determinare per quanto tempo Netscape dovrà tenere traccia delle pagine visitate (History). La sottoscheda 'Languages' indicherà le nostre preferenze linguistiche nel caso di visualizzazione di pagine multilingua
    • 'Composer': porta alle schede di impostazione delle preferenze per l'uso del modulo Editor, il già ricordato Page Composer
    • 'Advanced': porta alle fondamentali schede di configurazione relative alla navigazione e all'accesso alla rete: gestione della memoria cache, scelta dei proxy, abilitazione e disabilitazione dei cookies e degli script Java. Ce ne occuperemo in seguito.

    Nella versione beta da noi utilizzata, mancano le schede di impostazione delle preferenze relative alle applicazioni di supporto ('Helper Applications') e alla sicurezza. Quelle relative alla posta e ai gruppi di discussione sono invece separate, raggruppate sotto la voce 'Mail and Discussion Preferences'. È probabile, tuttavia, che una volta adottata la gestione ad albero appena considerata, tutte queste configurazioni finiscano per essere integrate nella stessa interfaccia. Nel seguito, faremo quindi riferimento alle funzioni logiche da impostare, più che alle singole schermate di impostazione: una volta afferrati i principi generali di configurazione del programma, non sarà difficile adattare le indicazioni che forniremo alla specifica interfaccia che i programmatori della Netscape decideranno di adottare.

    Soffermiamoci allora, per cominciare, proprio sulla finestra di configurazione della memoria tampone appena considerata.

    Netscape usa due tipi di memoria tampone o di deposito: una su disco rigido, permanente, ed una in memoria RAM, molto veloce, ma volatile. Naturalmente la scelta della dimensione dipende dalle risorse a disposizione nel computer di ogni singolo utente. In linea generale, a meno di disporre di una grande quantità di RAM, è bene non modificare le impostazioni standard della cache in memoria. Netscape, come Internet Explorer, permette di determinare se e quando verificare che un file memorizzato in cache non abbia subito modifiche sul server remoto. È preferibile lasciare questa impostazione su 'Once per Session'; se invece volessimo poter ripercorrere le nostre navigazioni più recenti anche a computer scollegato dalla rete, dovremo impostare questa funzione su 'Never' (ricordandoci però di riportarla a 'Once per Session' al momento di ricollegarci a Internet).

    Merita un cenno anche la scheda principale del ramo 'Advanced': attraverso di essa, infatti, è possibile controllare la ricezione dei cookies, e determinare la password da usare nel caso di un collegamento a un sistema remoto attraverso FTP anonimo. Di cosa si tratta? I 'cookies', o 'biscottini', sono dei piccoli insiemi di dati (in genere, stringhe di pochi caratteri) che possono essere trasmessi dal computer remoto verso il nostro computer, e ritrasmessi indietro dal nostro computer al computer remoto in un momento successivo. Supponiamo di collegarci a un sito destinato alla vendita di qualche tipo di bene. Al momento di collegarci, questo sito controllerà se disponiamo già di un cookie con il nostro codice utente. Se non ne disponiamo, ce ne invierà automaticamente uno, che nelle transazioni successive userà per 'riconoscerci'.

    E' facile capire che un meccanismo di questo tipo può rivelarsi in certi casi prezioso — ma può anche presentare problemi non indifferenti di privacy. Può essere usato, ad esempio, per tener conto di quante volte accediamo a un determinato sito, di quali siano le nostre preferenze in fatto di acquisti, e così via. In linea teorica, niente impedisce che cookies possano essere predisposti, in maniera per noi del tutto inavvertibile, anche da programmi che risiedono sul nostro computer (potrebbe trattarsi ad esempio di un sistema per controllare che disponiamo di una versione regolarmente registrata di un programma, e non di una copia pirata). Va detto subito che il controllo di cui disponiamo su queste operazioni di 'andata e ritorno' di dati fra noi e il sistema remoto al quale ci colleghiamo è minimo: proprio attraverso la scheda 'Protocols' possiamo scegliere di essere informati ogni volta che ci viene spedito un cookie (attivando il pulsante 'Warn me before accepting a cookie'), in modo da decidere se accettarlo o no. Ma questo meccanismo di norma ci dice assai poco sulla funzione del cookie che riceviamo; se insomma tra i tanti 'biscottini' che ci arrivano ce ne fosse uno 'avvelenato' — utilizzato cioè con uno scopo per noi non accettabile — sarebbe quasi impossibile rendersene conto. Personalmente, comunque, preferiamo navigare tenendo sotto controllo — se non altro per curiosità — i cookies che ci arrivano.

    Quanto ai collegamenti FTP, abbiamo già visto che nel caso di collegamenti anonimi è buona norma fornire come password il nostro indirizzo completo di posta elettronica. Come è facile intuire, il campo 'Send e-mail address as anonymous FTP password' ha proprio questa funzione; normalmente, dunque, andrà tenuto attivo.

    Figura 59 Una sezione della finestra di configurazione di Netscape relativa ai proxy server

    Veniamo ora alla finestra 'Proxies'. In Netscape, la gestione dei proxy server è molto avanzata. Il programma è in grado sia di autoconfigurare i proxy attraverso un particolare protocollo (ma per il momento questa capacità non è fornita da nessun provider italiano), sia di lasciare all'utente la configurazione manuale degli indirizzi (premendo il pulsante 'View' compare una finestra — figura 59 — nella quale vanno indicati gli indirizzi dei proxy server per i vari servizi di rete). È anche possibile disattivare i proxy, opzione molto utile se l'utente dispone di diversi provider, o nel caso (può capitare) di malfunzionamento dei proxy server.

    Chiudiamo questa rassegna ricordando che Netscape integra dei sistemi molto efficienti di sicurezza delle transazioni, basati sulla cifratura dei dati che si scambiano client e server. Affinché una transazione sia sicura, naturalmente, è necessario che il server supporti i medesimi sistemi di cifratura riconosciuti dal browser. Quando si stabilisce un collegamento sicuro, Netscape ce ne informa attraverso un apposito messaggio, mentre nella barra dei pulsanti si attiva il bottone 'Security', normalmente disattivato (in Netscape 3 l'attivazione di un collegamento sicuro era indicata dalla trasformazione dell'icona di una piccola chiave spezzata, normalmente presente in basso a sinistra, in quella di una chiave integra, e dalla comparsa di una riga blu lungo il bordo superiore della finestra del documento).

    Durante la visualizzazione di una pagina sicura, attraverso il bottone 'Security' potremo visualizzare in ogni momento una serie di informazioni sul livello di sicurezza della trasmissione di dati, e su chi certifica (e per quanto tempo) tale sicurezza. Tenete presente che i siti americani sono obbligati a un livello di sicurezza discreto ma non ottimo, dato che i relativi codici di cifratura devono essere sempre superabili dalle autorità governative. L'uso di forme di cifratura più strette di quelle consentite dal governo è considerato una forma di... esportazione non autorizzata di armi.

    Figura 60 Un esempio della schermata di informazioni sul livello di sicurezza di un documento fornita da Netscape 4

    Il problema della sicurezza è probabilmente l'elemento determinante per lo sviluppo del commercio su Internet, e su di esso si stanno investendo enormi quantità di capitali. Ma si tratta di una tematica sulla quale avremo occasione di tornare in seguito.

    Per finire, soffermiamoci brevemente sull'ultimo dei menu raggiungibili dalla finestra principale di Netscape, il menu 'Help'. In questo caso, Netscape 4 presenta una innovazione sostanziale rispetto alle versioni precedenti del programma. Al posto delle schermate di aiuto disponibili solo in rete (e dunque accessibili unicamente a condizione di essere connessi a Internet), troviamo un help locale: i relativi file vengono decompressi sul nostro disco rigido al momento di installare il programma. Attenzione, però: non si tratta di uno dei tradizionali help di Windows, ma di un meccanismo assai più vicino alla rete (non a caso denominato Net help). I file di help sono infatti normali pagine HTML; il tradizionale meccanismo di aiuto contestuale (che ci permette di visualizzare di volta in volta i messaggi di aiuto adatti all'operazione che stiamo compiendo) è garantito dall'associazione fra i pulsanti che richiamano l'help e dei segnalibro presenti all'interno delle pagine di aiuto. In sostanza, una richiesta di help diviene in tutto analoga alla attivazione di un link ipertestuale.

    Ciò significa che l'help può integrare (e di fatto integra) materiale di base presente sul nostro disco rigido locale, e materiale di approfondimento e di aggiornamento presente in rete sul sito della Netscape. Il primo genere di materiale sarà disponibile anche a computer disconnesso dalla rete, il secondo sarà accessibile solo dopo aver attivato la connessione.

    Il figlio ricco: Microsoft Internet Explorer

    Internet Explorer è il browser Web realizzato dalla Microsoft. Il programma è stato sviluppato specificamente per Windows 95 e Windows NT, ma ne sono state rilasciate anche versioni per altre piattaforme, e in particolare per Windows 3.1, per Macintosh, per l'ambiente Unix: tutte disponibili gratuitamente presso il sito Web della Microsoft all'indirizzo http://www.microsoft.com/ie.

    Sebbene l'azienda di Redmond sia arrivata con un certo ritardo nell'universo Internet, le sue enormi risorse le hanno permesso di recuperare molto del terreno perduto. Ed in effetti già la release 3 di Explorer si è dimostrata un ottimo programma; come ci si poteva aspettare, è soprattutto la versione per Windows 95 ad eccellere. Il supporto Java è il migliore disponibile, l'uso della tecnologia OLE2 permette una notevole integrazione fra il browser e le altre applicazioni utilizzate, la capacità di gestione dei fogli stile CSS (si tratta di una tecnologia sulla quale ci soffermeremo ampiamente in seguito) permette di visualizzare pagine dall'aspetto grafico professionale, i controlli Active X, con tutte le riserve che si possono avere sul loro impiego (anche su questo tema torneremo in seguito), rendono possibili livelli di interazione con Internet impensabili fino a pochi mesi fa.

    Ma è Internet Explorer 4.0 che ci fa entrare decisamente nella 'nuova generazione' dei browser Web. L'integrazione tra sistema operativo e browser è, per chi utilizza Windows 95 o Windows NT, il vero punto di forza del programma; e l'annunciata distribuzione di una nuova versione del sistema operativo (provvisoriamente nota come Windows 97, ma anche con il nome in codice di Memphis) - della quale Explorer 4 costituirà parte integrante – prefigura una situazione in cui il concetto stesso di browser come programma indipendente potrà essere messo in discussione.

    Figura 61 Internet Explorer 4: integrazione totale col sistema operativo

    In questa sezione, cercheremo di fornire informazioni di base sul funzionamento sia di Explorer 3 sia di Explorer 4. In quest'ultimo caso vale però la cautela già suggerita per Netscape 4: dato che, nel momento in cui scriviamo, Internet Explorer 4 è disponibile solo in versione beta, è possibile che alcuni aspetti del programma possano ulteriormente evolversi. Rimandiamo ancora una volta, a questo proposito, agli aggiornamenti in rete del manuale.

    Conviene forse partire da quella che è la differenza di fondo fra i due programmi. Explorer 3 è fondamentalmente un browser: un programma nato cioè con lo scopo specifico di sfogliare le pagine World Wide Web, in maniera non dissimile da Netscape. Explorer 4, al contrario, è una sorta di estensione 'orientata a Internet' del sistema operativo: le risorse Internet vengono a integrarsi pienamente con quelle locali, le interfacce usate par la navigazione locale e per quella in rete sono le stesse. Non a caso, l'installazione di Explorer 4 porta dei cambiamenti ben visibili anche quando il collegamento a Internet non è attivo. Perfino le tradizionali finestre di Windows diventano 'navigabili', mentre le icone collegate ai file del nostro disco rigido sono trattate in maniera analoga a dei link ipertestuali. Il desktop di Windows 95 si trasforma in 'active desktop': possiamo usare come suo sfondo una pagina HTML, con tanto di link attivi, icone animate, eventuali programmi e script Java e Active X (figura 62). Inoltre, i meccanismi di information push – e cioè la ricezione automatica di 'canali informativi' via rete, ivi compreso il monitoraggio, completamente gestito dal programma, dei siti che ci interessano di più – trasformano il sistema in una vera e propria stazione osservativa potenzialmente autosufficiente.

    Figura 62 L'active desktop di Explorer 4: lo sfondo delle familiari icone dei programmi è in realtà una pagina HTML, completa di link e di oggetti attivi.

    Se ci si ferma alla pura navigazione Web, le differenze fra Explorer 3 ed Explorer 4 sono meno marcate. Le barre superiori dei due programmi sono — almeno per quanto riguarda la prima beta di Explorer 4 – analoghe (Figura 63), anche se come vedremo cambia il contenuto di alcuni menu. Si noti che le dimensioni e la collocazione delle barre dei pulsanti, dell'indirizzo e dei collegamenti sono personalizzabili, e possono quindi non corrispondere pienamente a quanto riportato in figura.

    Figura 63 Explorer 4 (beta 1): barre dei pulsanti

    L'uso dei pulsanti è estremamente intuitivo, e corrisponde a grandi linee a quanto già visto nel caso di Netscape. Ricordiamo che per 'avviare' il nostro browser basta digitare l'indirizzo (URL) di una risorsa Internet nell'apposita casella bianca, e premere il tasto 'Invio'. La barra dei collegamenti, personalizzabile, comprende una serie di bottoni che rimandano direttamente a siti di uso particolarmente frequente.

    Ma naturalmente il controllo completo del programma si ottiene attraverso i menu, che è quindi bene analizzare un po' più in dettaglio. Iniziamo da Explorer 3.

    Il menu 'File' permette, nell'ordine, di aprire una nuova finestra (in modo da navigare contemporaneamente su due o più siti diversi), di aprire un documento (si tratterà di norma o di una URL, o di una pagina HTML presente sul nostro disco rigido), di salvarlo, di creare un messaggio di posta elettronica, di inviare la pagina attraverso una delle risorse di sistema (ad esempio via fax, o al floppy, o come messaggio di posta elettronica), di creare un collegamento alla pagina (sarà posizionato sul desktop), di consultare una scheda con le proprietà del documento visualizzato (data di creazione, ecc.), e infine di chiudere la finestra attiva.

    Il menu 'Modifica' consente le tradizionali operazioni di editing, permette di effettuare ricerche di un termine o una stringa di testo all'interno del documento visualizzato, e rende inoltre possibile, se si usa un editor HTML come Front Page (ne parleremo in seguito), aprire una copia locale del documento sulla quale apportare modifiche (ovviamente, le modifiche da noi apportate riguarderanno solo la copia locale: per 'pubblicarle' in rete occorre disporre dell'accesso in scrittura sul server che ospita la pagina).

    Il menu 'Visualizza' permette di decidere quali barre visualizzare, di variare 'al volo' le dimensioni dei caratteri standard usati, di aprire una finestra per dare un'occhiata al file HTML 'non interpretato' (può essere utile, ad esempio, se stiamo imparando a usare HTML e vogliamo vedere come sono stati ottenuti determinati effetti), e di modificare le opzioni generali del programma. Quest'ultima possibilità è evidentemente di grande importanza: la voce 'Opzioni' del menu porta a una finestra con sei 'schede', e consigliamo di esplorarne sistematicamente le diverse voci. In questa sede ci limitiamo a notare che la scheda 'Connessione' permette di impostare Explorer in modo da avviare automaticamente la connessione alla rete non appena lanciato (per farlo occorre barrare la casella 'Connetti a Internet quando necessario'), e consente di configurare i Proxy server (in maniera non troppo dissimile da quanto già visto per Netscape); che la scheda 'Esplorazione' permette di impostare la pagina aperta automaticamente all'avvio del programma (può essere una qualunque pagina in rete o sul nostro disco rigido); che la scheda 'Programmi' permette di impostare i programmi da usare per la posta elettronica e la lettura dei newsgroup, nonché di associare determinati tipi di file prelevati in rete ai programmi in grado di gestirli (è quanto Netscape fa attraverso le helper applications); che la scheda 'Protezione' permette di impostare restrizioni di accesso a siti con contenuto 'discutibile' e di controllare l'uso di Java e Active X (si tratta di argomenti sui quali torneremo in dettaglio in seguito).

    Quanto al menu 'Vai', esso permette di muoversi avanti e indietro fra le pagine visualizzate e di tornare alla home page (operazioni, tuttavia, che faremo di solito attraverso gli appositi pulsanti), di aprire due pagine sul sito Microsoft, una per la ricerca e una contenente segnalazioni di siti Web considerati di particolare interesse, e di passare ai moduli di gestione della posta elettronica e dei newsgroup. Permette inoltre di esplorare la 'cronologia' delle ultime pagine visitate, e, volendo, di tornarvi (dato che le pagine già visualizzate saranno di norma presenti nella memoria tampone del programma, questa operazione sarà quasi sempre assai rapida).

    Come si è già accennato, quelli che Netscape chiama 'Bookmark' sono chiamati da Explorer 'Preferiti' ('Favorites' nella versione inglese). Il menu 'Preferiti' consente di gestirli, permettendoci di creare un elenco, eventualmente strutturato (nel caso di Explorer, attraverso l'abituale struttura in cartelle e sottocartelle tipica di Windows 95), dei siti di accesso più frequente.

    Il menu '?' porta infine, al solito, al prezioso help in linea.

    Quali sono le innovazioni introdotte da Explorer 4? Almeno per quanto riguarda la prima beta, sono poche ma sostanziali. Innanzitutto, il menu 'File' consente di aprire (voce 'Nuovo'), oltre a una nuova finestra, a un nuovo messaggio di posta elettronica e al modulo per la lettura dei newsgroup, anche la rubrica degli indirizzi ('Nuovo contatto') e, attraverso l'opzione 'Chiamata via Internet', il programma Net Meeting, destinato a rendere possibili, fra l'altro, telefonate e videoconferenze attraverso la rete: un argomento sul quale avremo occasione di tornare. Le stesse opzioni sono presenti nel menu 'Vai': si tratta di una duplicazione, ed è possibile che la versione definitiva del programma la elimini. È inoltre presente l'opzione 'Esplora non in linea', destinata a consentire navigazioni all'interno di pagine scaricate precedentemente (e, volendo, autonomamente) dal programma.

    Anche nelle schede di 'Opzioni' raggiungibili attraverso il menu 'Visualizza' troviamo qualche novità. Nella scheda 'Programmi' compare così una nuova voce, 'Microsoft wallet'; si tratta di un modulo che permette la gestione sicura di informazioni da usare per le transazioni commerciali in rete: numero di carta di credito, moneta elettronica, e così via. Nelle intenzioni, si tratta di un 'portafoglio elettronico' che può essere facilmente trasportato da computer a computer, e che grazie alle procedure di crittografazione usate può essere usato solo dal suo legittimo 'proprietario'. La comparsa all'interno di un browser come Explorer di uno strumento di questo tipo fornisce un'ulteriore dimostrazione, se mai ve ne fosse il bisogno, dell'importanza che il commercio in rete è destinato ad acquisire nel prossimo futuro. Completamente rinnovata è poi la scheda 'Avanzate', che permette, attraverso un menu a discesa, l'impostazione di un gran numero di opzioni per il 'controllo fine' del programma.

    Per quanto riguarda il menu 'Vai', da segnalare la comoda interfaccia adottata per le ricerche in rete: i risultati delle ricerche ci arriveranno in una finestra con due pannelli separati, quello di sinistra con la lista delle risorse reperite, quello di destra con la visualizzazione della singola risorsa di volta in volta selezionata. È così possibile 'esplorare' uno dopo l'altro i link ottenuti come risultato di una ricerca.

    Uno dei cambiamenti più radicali introdotti da Explorer 4 riguarda il menu 'Preferiti': non più solo i Bookmark, ma due nuove voci: 'Sottoscrizioni' e 'Canali'. Si tratta degli strumenti destinati a rendere possibile la 'ricezione automatica' di informazione dalla rete, e vi torneremo al momento di parlare dell'information push, una delle maggiori novità (come vedremo, per qualche verso discussa e discutibile) del 1997 in rete.

    Come si accennava, comunque, il vero punto di forza di Explorer 4 è l'integrazione con il sistema operativo. È cosi possibile navigare in rete partendo direttamente dal programma di gestione risorse (figura 61), come pure (figura 64) accedere direttamente dall'interno del browser a tutte le altre risorse del sistema. Inoltre, la barra degli indirizzi può, volendo, essere direttamente 'depositata' su quella delle applicazioni, accanto al menu 'Avvio': per farlo, basta fare click col tasto destro del mouse sulla barra delle applicazioni, e scegliere all'interno del menu 'Barre degli strumenti' la voce 'Indirizzo'.

    Figura 64 Explorer 4: la barra degli indirizzi permette di accedere all'intero sistema

    continua...

    Indietro Avanti
    Torna su
    torna su
    Internet facile con E-text!