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Italia, tra le più basse del mondo
Nel nostro Paese sia i prezzi della telefonia
per l'accesso a Internet che i costi di abbonamento
sarebbero al di sotto della media Ocse
Il commercio elettronico sta dando i primi vagiti anche in Italia e i clienti cominciano a crescere e a fare acquisti consistenti "online": in questo scenario che cosa fare per rilanciare uno strumento chiave per il business come Internet? "Tutta la nostra attenzione - afferma Paola Manacorda, commissario dell'Authority per le Comunicazioni - va orientata verso tre grandi tematiche dal cui positivo sviluppo dipende la crescita di Internet: informatizzazione diffusa, formazione a tutti i livelli e sviluppo di nuovi servizi, magari in lingua italiana, da parte sia dei privati che della pubblica amministrazione".
Quindi, al centro dei ritardi italiani in questo settore non ci sarebbe un problema di prezzo, come invece ventilano alcuni osservatori superficiali. "Direi di no. Alla base di questa tesi c'è forse un equivoco di fondo" come spiega il commissario dell'Authority. In effetti nelle scorse settimane è circolata, in seguito a un lancio di agenzia, una tabella (di fonte Ocse) errata che è stata presa a riferimento per il confronto con gli altri Paesi nella quale i costi erano elevati e l'Italia figurava nelle posizioni di testa per il caro-Internet: "Da questo equivoco iniziale sono nate - spiega Manacorda - una serie di analisi fuorvianti". In realtà il rapporto Ocse, che dedica numerose tavole e pagine di commento ai listini per l'utilizzo di Internet, evidenzia come l'Italia sia una delle Nazioni in cui tali prezzi sono più bassi fra tutti i Paesi dell'Ocse.
Ma quali sono, in sintesi, le conclusioni del rapporto? L'analisi è effettuata con una metodologia solida, distinguendo tra i prezzi di telefonia per accedere al servizio Internet e i costi dell'abbonamento Internet, per poi costruire dei panieri di utilizzo da parte degli utenti che tengono conto di entrambe le voci: "Tutti gli elementi analizzati - spiega Manacorda - evidenziano come l'Italia si collochi sempre al di sotto della media Ocse sia per quanto riguarda i prezzi di telefonia per l'accesso a Internet (cioè le tanto vituperate tariffe urbane) sia per i prezzi degli abbonamenti a Internet. Ne risulta che l'Italia rappresenta uno dei Paesi meno cari in assoluto per l'utilizzo del Web. Inoltre, se osserviamo i dati relativi alle ore non di punta, quelle in cui maggiormente le famiglie utilizzano Internet, si può osservare che solo in quattro Paesi si spende meno che in Italia, mentre in tutte le altre nazioni Ocse, Stati Uniti compresi, si spende
di più. È ovvio che questi risultati dipendono dalla metodologia e dal paniere di confronto prescelto, ma è significativo che in tutti i tipi di confronto effettuati dall'Ocse l'Italia risulti sempre avere prezzi inferiori alla media Ocse".
Anche altre analisi, ad esempio quelle recentissime del Nus, giungono a conclusioni analoghe. Ma allora, come mai ci sono tante resistenze e polemiche sul "ribilanciamento" tariffario (si veda "Il Sole-24 Ore" del 7 maggio) che state valutando in questi giorni e che il consiglio definirà nelle prossime settimane? "Nel nostro Paese - commenta il commissario dell'Authority - è tradizione che ci si lamenti delle tariffe dei servizi pubblici, talvolta anche quando non ce n'è motivo. Se i costi di telefonia possono in generale essere ancora considerati elevati nel loro complesso, ciò non può essere imputato alle tariffe urbane che, come l'Ocse evidenzia, sono tra le più basse, mentre sono ancora molto elevate le bollette interurbane e quelle internazionali che nei prossimi anni dovranno subire drastiche riduzioni".
Le analisi, e i numeri di diverse fonti internazionali, sono convincenti. Ma allora come mai anche molti utenti italiani di Internet si lamentano e polemizzano? "Devo dire - conclude Manacorda - che questo gruppo ha una grande capacità di "farsi sentire"; è comprensibile il legittimo interesse di queste persone a contenere i costi per Internet, ma il vero problema è in realtà un altro: cosa bisogna fare per diffondere l'utilizzo di Internet e dei servizi "online" anche a quei cittadini che non utilizzano ancora questi servizi e che rischiano di essere gli "esclusi" della società dell'informazione. In questo senso la problematica dei prezzi è fuorviante; nei Paesi in cui tali prezzi sono più elevati che da noi si riscontra di fatto un maggiore utilizzo di Internet e una maggiore ricchezza di servizi".
F.V.
I costi di Internet
Paniere per l'utilizzo del Web
per 20 ore al mese (dati in dollari) |
Paese |
Costo |
Finlandia |
19,77 |
Canada |
30,92 |
Danimarca |
31,73 |
Norvegia |
35,36 |
Italia |
35,64 |
Svezia |
36,60 |
Usa |
39,77 |
Olanda |
40,23 |
Spagna |
42,09 |
Portogallo |
46,12 |
Regno Unito |
46,17 |
Belgio |
46,59 |
Media Ocse |
46,62 |
Francia |
48,27 |
Irlanda |
50,57 |
Giappone |
51,65 |
Lussemburgo |
52,98 |
Grecia |
60,15 |
Austria |
64,03 |
Germania |
68,44 |
Fonte: elaborazioni de «Il Sole-24 Ore» su dati Ocse |
Lunedì 10 maggio 1999. |