CAPITOLO QUINTO


I SIMBOLI DEL TROMBA

1. Gli oggetti e l'abbigliamento cerimoniali

Come descrive Estrade (1977) tutti gli elementi della natura (la terra e l'acqua, i minerali e i vegetali, gli odori e i suoni) hanno, secondo la credenza malgascia, oltre alle note proprietà fisiche o chimiche, altre caratteristiche o "virtù" che riguardano la loro posizione, forma o colore. Tali virtù nascondono e allo stesso tempo condensano la forza magica della natura e rappresentano una realtà che va aldilà della percezione immediata. I medium con l'aiuto degli spiriti che li abitano hanno una maggiore capacità di manipolare e di penetrare i simboli racchiusi negli oggetti o negli elementi naturali che compaiono anche nelle cerimonie religiose.

Secondo l'affermazione di Turner "in un contesto rituale ogni articolo usato, ogni gesto fatto, ogni canto o preghiera, ogni unità di spazio e di tempo sta per convenzione per qualcos'altro" (Turner, 1972, 45). Il simbolismo, espressione del linguaggio e della comunicazione religiosa, è quindi un elemento essenziale del processo rituale (Fabietti, 1982) ed ha, secondo Eliade, "un ruolo fondamentale in qualsiasi società tradizionale" (Eliade, 1952, 9). La funzione del simbolo è, secondo Eliade, quella di "rivelare una realtà totale, una coincidenza degli opposti" (Eliade, 1952, 233), come infatti dimostrano i simboli acquatici del tromba che indicano la valenza sia positiva che negativa dell'acqua, e quindi "i più profondi aspetti della realtà" che non possono essere espressi con concetti e che "sfidano ogni altro mezzo di conoscenza" (Eliade, 1952, 13). Per Umberto Eco "la diffusione del modo simbolico" risponde poi "a criteri di controllo sociale delle pulsioni individuali e collettive" (Eco, 1981, 902), tema sviluppato anche da M. Douglas secondo la quale "quanto maggior valore si attribuisce al controllo sociale, tanto maggiore è l'importanza dei simboli del controllo del corpo" (Douglas, 1979, 8-9). Nel rito del tromba il corpo ha, come vedremo, una grande importanza non solo come supporto dello spirito ma anche come veicolo del sistema simbolico stesso che si esprime attraverso il corpo del posseduto con le figure della danza, con i segni di terra bianca e con uno specifico abbigliamento.

Come afferma Umberto Eco "i contenuti da assegnare all'espressione simbolica vengono suggeriti da una tradizione precedente" (Eco, 1981, 912) e quindi si può capire come gli stessi oggetti naturali assumano significato diverso a seconda degli ambienti culturali. È in questa ottica che "per progredire nella conoscenza del tromba" Estrade cerca di "decifrare questo linguaggio" (Estrade, 1977) interrogando gli stessi malgasci sul significato da loro attribuito alle azioni e ai simboli rituali del tromba. Talvolta le informazioni raccolte sono affiancate dalle proprie osservazioni ed interpretazioni.

Innanzitutto Estrade (1977) pone l'accento sull'importanza attribuita all'acqua nella società tradizionale malgascia. Simbolo di fecondità e di purezza, l'acqua è utilizzata nelle cerimonie religiose per le purificazioni rituali e come rimedio alle malattie e alla sterilità. Nelle sedute del tromba è contenuta in un piatto posto sull'altare e, arricchita dal potere dell'argento e delle perle che vi vengono immerse, è bevuta dalle donne venute a consultare lo spirito per domandare fecondità e salute.

Lo spirito reale è poi messo in relazione con la purezza e la pulizia, infatti è ritenuto "puro e pulito" ed è particolarmente attento a conservare la purezza dell'acqua che dovrà essere utilizzata nelle cerimonie, dopo essere stata raccolta dal fiume all'alba, prima di essere toccata dagli uccelli (81).

In rapporto con l'acqua, a cui è assimilato per il suo biancore, anche l'argento è considerato simbolo di purezza. Estrade (1977) lo ritrova nella festa del tromba sotto forma di una moneta reale (la piastra) e talvolta di gioielli; gli adepti ne assimilano tutte le virtù bevendo l'acqua in cui sono immersi tali oggetti. In opposizione all'oro, principio attivo, maschio, solare e celeste, l'argento è considerato un principio passivo, femminile, lunare ed acquatico; tuttavia la sua brillantezza ed il suo valore lo assimilano proprio all'oro e gli conferiscono dignità reale. L'oro è infatti "storicamente considerato attributo della divinità e della regalità e simbolo del potere" (Bianchini, 1980, 252).

All'argento o all'acqua è associata la "terra bianca", nome con cui viene indicato cioè il caolino o il gesso, il cui uso è molto diffuso a Madagascar sotto forma di maschera o più spesso di segni sul corpo. Nel tromba oltre a consacrare i fedeli e gli oggetti usati durante la cerimonia, come gli strumenti musicali e le bottiglie contenenti le bevande tradizionali, il gesso serve anche a purificare e a riscattarsi dalla colpa per avere violato un fady (divieti rituali).

Il caolino è utilizzato anche per segnare in modo quasi permanente le persone e gli agenti del culto presenti nei villaggi sacri dei mahabo e dei doany, ma di gran lunga più rilevanti sono i segni fatti con questa terra sul corpo del posseduto che, a seconda delle forme che possono assumere (serie di punti, triangoli, lune, stelle) e della parte del corpo interessata (gli occhi, la fronte o la pancia) rivelano ai fedeli l'identità del tromba che si è manifestato.

Questa terra ha inoltre virtù terapeutiche e ne vengono infatti sempre prescritte dal saha delle applicazioni per qualsiasi malattia o ferita e infine, l'espressione tany-ravo (lett. terra gioiosa) con cui essa è spesso designata evoca l'idea di portafortuna.

Oltre all'argento e alla terra bianca partecipano alle virtù dell'acqua anche le perle (82). Nate dall'acqua, infatti, le perle sono legate alla forza germinale di questa e donano la fecondità. Durante le cerimonie tromba sono depositate nel piatto rituale spesso come offerte allo spirito e l'acqua in cui le perle sono state immerse viene poi bevuta dai malati per assumerne le proprietà benefiche. Talvolta gli adepti, seguendo le prescrizioni del tromba, le portano indosso perché ritengono il solo loro contatto sufficiente ad assicurare salute, prosperità, longevità, fortuna e a raggiungere qualsiasi altro obiettivo, come la fedeltà del marito o la felicità.

Questa credenza malgascia ricorda quella diffusa tra gli Ndembu dello Zambia, di cui ci dà testimonianza Turner, anch'essi "convinti, portando certi oggetti, di portare anche i poteri e le virtù che questi sembrano possedere e di potere, manipolandoli secondo modi prestabiliti, organizzare e concentrare questi poteri per distruggere le forze maligne" (Turner, 1972, 67). In Madagascar per scacciare gli spiriti malvagi e per guarire le malattie, che sono del resto sempre ritenute di origine soprannaturale, si ricorre a rimedi sacri (aody) confezionati con perle e piante medicinali oppure consistenti in applicazioni di terra bianca o di acqua sacra. Estrade (1977) ritrova nella maggior parte delle sedute del tromba anche l'uso di altri oggetti ed essenze magiche dalla stessa funzione esorcista. Lo specchio è infatti utilizzato dal medium per captare ed allontanare dal malato, attraverso il riflesso, geni malefici ed atti di stregoneria ed è impiegato anche come strumento di divinazione per individuare la causa delle malattie, in sostituzione dell'acqua in cui gli indovini una volta leggevano l'avvenire (83). Durante i funerali reali, invece, il corpo del re dopo essere stato privato della carne viene avvolto in un lenzuolo su cui sono stati cuciti una miriade di piccoli specchi.

Un altro rimedio simbolico-magico è, secondo Estrade (1977), quello di far fumare dell'incenso vicino al malato. È a questo scopo che all'inizio della cerimonia del rombo tromba ogni posseduto deposita un seme di incenso nella coppa posta sulle braci. Come resina incorruttibile l'incenso è infatti indicato in un rito che celebra una sopravvivenza di un re defunto e vuole rendere la salute e la vita ai suoi adepti.

Il fumo viene collegato alla presenza spirituale dei tromba che vengono attirati proprio dal profumo dell'incenso che brucia. Infatti, secondo una credenza malgascia raccolta da Estrade (1977), gli spiriti benevoli vengono evocati con buoni odori e con suoni dolci e armoniosi, mentre i suoni discordanti e gli odori acri e nauseabondi scacciano i geni malvagi; è per questo che per attirare i tromba i fedeli si impegnano nei canti favoriti dagli spiriti, man mano che la resina brucia.

Per procurare la guarigione il tromba, attraverso il medium, fa uso, come abbiamo visto, degli elementi della natura che predilige, ma ricorre anche ad oggetti moderni come l'amo per agganciare la fortuna, la chiave per aprirne la porta, l'ago per ricucire un'amicizia o l'ascia per tagliare un malessere (Estrade, 1977).

Oltre ai segni di terra bianca con cui viene ornato il corpo del posseduto, l'identità dello spirito che viene tra i suoi adepti è rivelata anche dal tipo di lamba (vestito a grandi frange o con una lunga banda di seta) che indosserà il posseduto. Lo spirito può essere infatti un re, una regina o anche uno schiavo. Una volta che il malato avrà indossato i vestiti appropriati, dopo aver gettato bruscamente i suoi, è pronto a ricevere lo spirito.

Oltre a mettere in risalto la presenza della divinità, gli abiti cerimoniali sono provvisti di speciali virtù, capaci di facilitare la trance, di invocare la divinità e di guarire i pazienti. Questi costumi devono essere confezionati da persone specifiche (la sposa del medium o il medium stesso) e vengono lavati molto raramente.

Nella scelta degli abiti rituali è data grande importanza al colore rosso perché simbolo del potere e della regalità; il rosso è infatti il colore dello stendardo e dello stemma reale sakalava (Lombard, 1988). Il rosso è poi legato al principio della vita ed evoca perciò la bellezza, la ricchezza, la forza, l'azione e l'immortalità (Estrade, 1977).

Colore anche del fuoco e del sangue, è proprio sotto forma del sangue che il rosso gioca ancora un ruolo principale nel tromba. Durante le cerimonie numerosi spiriti si abbeverano infatti del sangue dei buoi sacrificati ma anche di quello che cola dalle ferite che si sono provocati, gesto che, secondo Estrade (1977), vuole commemorare una vecchia tradizione sakalava secondo cui niente deve perdersi del sangue che cola dalle ferite dei re.

Bisogna ancora insistere sul colore rosso del rhum, bevanda preferita dai re sakalava e sempre presente in abbondanza sull'altare. Per essere gradito agli spiriti reali anche il miele, nutrimento divino, deve acquisire un bel colore rosso e nella cerimonia del Barisa viene quindi caramellato prima di essere deposto sull'altare.

Il rosso del sangue vitale e il bianco della purezza e della beatitudine, il cui simbolismo si deve avvicinare all'acqua ed all'argento, .sono quindi i colori prediletti dei tromba.


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