CAPITOLO TERZO


IL TROMBA

2. Come si diventa tromba

Secondo quanto affermato dalla maggior parte dei "malgachissants" (Rusillon, 1912; Ottino, 1965; Jaovelo-Dzao, 1996; Estrade, 1977) il termine tromba (36) designa allo stesso tempo lo stato di possessione, lo spirito possessore, lo stesso posseduto (quando non è designato col termine di saha) e l'insieme del rito di possessione.

I principali aspetti cerimoniali della possessione tromba sono: le sedute in cui vengono evocati gli spiriti, i bagni sacri e la consacrazione degli iniziati (Estrade,1977).

Secondo la tradizione sakalava, quando un sovrano muore (particolarmente il sovrano regnante) nei due o tre anni che ne seguono la morte, il suo spirito "esce" attraverso un individuo vivente. Il manifestarsi di tale spirito, posteriore alle cerimonie funebri che gli sono dovute, significa, secondo Baré (1980) che in tal modo la reciprocità tra vivi e morti è assicurata.

Ci sono vari modi per acquisire lo status di posseduto. Il futuro posseduto può essere "scelto" dallo spirito, il quale - secondo l'analisi di Ottino (1965) - si manifesta per la prima volta attraverso una malattia. Baré (1980) afferma che in seguito lo spirito può anche apparire in sogno al malato, annunciandogli il proprio nome e ordinandogli di "farlo uscire". Questi consulta allora uno specialista in divinazione o un medium per conoscere la vera causa della propria malattia: il "segno", infatti, potrebbe provenire da un atto di stregoneria o essere l'avvertimento di un antenato di famiglia. Comunemente, il medium si intrattiene con il malato, per diagnosticare se c'è o meno una effettiva presenza di tromba e per farsi aiutare a chiarire il caso egli si consulta in privato con il proprio tromba. Se il risultato è positivo si procede ad organizzare la cerimonia pubblica, la festa di accoglienza del tromba che permetterà di identificare pienamente lo spirito e di conoscerne le volontà. In seguito lo stato di possessione diviene una condizione permanente ma latente, nel senso che si manifesta solo saltuariamente. Secondo Ottino (1965) l'unico "segno" del tromba si troverebbe nella testa del posseduto, che diventa la sede e il simbolo della possessione e come tale non può essere toccata.

Lo status di posseduto può essere anche una scelta deliberata che spinge alcune persone a frequentare le sedute del tromba, durante le quali si apprende la biografia dei re (Estrade, 1977). Lo status di posseduto è infatti molto ambito perché costituisce un mezzo di mobilità sociale, che si fonda sull'acquisizione di un potere rituale-simbolico importante e che diventa spesso anche una cospicua fonte di reddito.

Infine secondo Jaovelo-Dzao (1996) esiste anche la possibilità che sia il medium a scegliere la persona che diventerà un posseduto tromba. Baré (1980) fa notare che tale status non può essere trasmesso ai discendenti; gli stessi posseduti, una volta morti, sono interrati nel cimitero familiare del proprio gruppo. In contrasto con quanto affermato da Baré, Estrade invece raccoglie testimonianze di una sorta di "dovere di successione", che spingerebbe gli individui ad accettare il tromba di un proprio congiunto (« "Mes tromba sont ceux que possédaient mon père avant sa mort" raconte un possédé...» Estrade, 1977, 107).

Non tutti i posseduti sono però dei tromba. I posseduti reali possono essere infatti di due tipi: i posseduti ordinari (tromba) e le persone dette saha (37).

Il termine tromba indica i posseduti di piccolo status, che agivano nel dominio privato, in opposizione a quello di saha che designa i posseduti legittimi che, all'epoca delle grandi monarchie sakalava (XVII sec. - XIX sec.), avevano un ruolo istituzionale riconosciuto nelle unità territoriali e che intervenivano nelle decisioni politiche (Baré, 1980) (38). L'opposizione tra una possessione ordinaria e privata ed una pubblica è netta. Esisteva in ogni villaggio sakalava, infatti, un gran numero di "piccoli posseduti", che agivano in una sfera ristretta: erano i posseduti di spiriti di aristocratici che non avevano regnato e che non venivano considerati dall'apparato monarchico come degli interlocutori. I "grandi posseduti" erano, invece, quelli che venivano installati presso le tombe reali e che avevano un ruolo politico importante (Estrade, 1977).

Inoltre nella possessione detta "ordinaria" (Baré, 1980) l' "entrata" dello spirito è consecutiva ad uno stato indotto di trance in cui si trova il posseduto tromba. Tuttavia la discesa dello spirito non è né automatica né fisiologicamente sempre possibile, infatti non sono rari i casi di persone che crollano, sfinite, prima che lo spirito si manifesti. Tale possessione "ordinaria" si oppone ad un'altra definita "tecnica" (Baré, 1980) che è propria dei "grandi posseduti", cioè i saha. Costoro, contrariamente al semplice posseduto (che deve ricorrere a delle tecniche che gli permettano di raggiungere lo stato di trance), sono sempre in grado di assicurare il loro ruolo: agiscono così attraverso una possessione "tecnica", nel senso che per passare dallo stato di individuo a quello di spirito è sufficiente cambiare vestiti e aspetto (Ottino, 1965). Quindi i saha sono sempre disponibili per ogni consultazione che l'apparato politico (e particolarmente l'apparato delle tombe reali) possa domandare loro.

Secondo quanto affermato da Baré (1980), nei saha c'è una sovrapposizione tra la personalità del posseduto e quella dello spirito al punto che, anche al di fuori della trance, i grandi posseduti sono salutati nello stesso modo riservato agli aristocratici e ai grandi dignitari. Per Ottino (1965), invece, al di fuori dello stato di trance i saha vengono trattati in modo normale.

Lo spirito di un re, che si manifesta ordinariamente nei due o tre anni che seguono la sua morte, può possedere simultaneamente più persone ma ha un solo saha, riconosciuto come vero sostituto del principe defunto (Ottino, 1965). Ogni persona, a sua volta, può essere posseduta allo stesso tempo da spiriti di più ampanjaka (re, regine). I posseduti più importanti sono quelli che "ospitano" più di dodici tromba (il cui numero può arrivare fino a sedici).

Infine i "grandi posseduti" si oppongono ai "piccoli posseduti" dei villaggi anche per il fatto che mentre questi ultimi sono considerati come "autentici" solo in seguito ad un vago consenso fatto intorno alla loro persona ed al loro stile nella possessione, i posseduti reali importanti, particolarmente quelli che risiedono nei villaggi costruiti presso le tombe reali, sono l'oggetto di un esame condotto con straordinaria prudenza da parte di un membro della famiglia reale. L'esame consiste in un vero e proprio interrogatorio sulla vita dello spirito di cui ci si dichiara posseduti e nell'identificazione delle sue reliquie e degli oggetti personali. Solo dopo questa fase il posseduto può essere considerato un tromba "autentico": è allora installato presso le tombe reali vicino le spoglie mortali che egli rappresenta ed è investito dei poteri reali, compresa la capacità di infliggere sanzioni soprannaturali (che si manifestano sotto forma di malattie) (Baré, 1980) (39).

Il reclutamento dei posseduti (saha o tromba) era, secondo Baré (1980), subordinato a due criteri generali: innanzitutto l'appartenenza ai Sambiarivo, e poi la conoscenza dei rituali e dei fatti storici. I Sambiarivo (lett. "la folla dei mille") erano degli individui che acquisivano uno status ambiguo di schiavi (schiavi reali), erano cioè dei personaggi garanti dell'ordine rituale (40). I Sambiarivo, al contrario degli schiavi in senso stretto (che esercitavano un'attività produttiva sulle terre del sovrano), sono presi all'interno dei gruppi sakalava e vengono stabiliti in modo permanente presso i recinti funebri.


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