CAPITOLO TERZO - NOTE


33.

Tali gruppi vengono chiamati tompontany cioè "i padroni della terra".

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34.

"L'idéologie généalogique des Maroserana se présente comme une suite d'ancêtres mâles...dont le premier est l'héritier de Dieu et dont le dernier est le père du roi régnant" (Lombard, 1988, 27). Tali genealogie mitiche furono ispirate dagli ombiasy, figure associate al processo di fondazione dei regni. Costoro erano una sorta di indovini, diplomatici e saggi presenti in ogni corte reale al servizio del potere a fianco dei consiglieri reali (Estrade, 1977; Lombard, 1988; Raison-Jourde, 1983).

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35.

«Presso i Sakalava la sposa rappresenta un valore per la sua facoltà di riproduzione, tanto che il matrimonio è considerato definitivamente compiuto solo con la nascita del primo figlio» (Lombard, 1988, 83).

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36.

Tale termine, secondo L. Molet (1939), deriva dallo swahili "zumba" che significa titubare, dondolarsi, camminare vacillando.

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37.

Tale termine è usato soprattutto nel Boina (territorio sakalava del nord) e viene sostituito nel resto dell'isola da quello di kinangana.

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38.

Il Boina era infatti organizzato in un certo numero di unità territoriali, politicamente autonome, governate dai principi cadetti della dinastia reale, sostituitisi ai capo-tribù autoctoni. Nel regno del Menabe, invece, il re aveva pieno potere e governava sull'insieme del territorio (Lombard, 1988). Ogni re o principe disponeva di un saha per conservare un contatto permanente con gli antenati, i cui oracoli erano di fondamentale importanza nella gestione del regno (Baré, 1980).

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39.

J. F. Baré distingue, poi, più tipi di "grandi posseduti", a seconda della loro appartenenza o meno alle tombe reali. I primi sono le persone possedute dallo spirito di un re interrato nel Mahabo (villaggio sacro contenente le tombe reali) dove loro risiedono. La loro legittimazione obbedisce a dei criteri precisi per il fatto che controllano le tombe reali più recenti, dove sono inumati personaggi di cui la storia orale può conservare tracce precise. I secondi non risiedono nel villaggio sacro e si dicono posseduti da re molto lontani nel tempo, più prestigiosi. In questo caso il controllo attraverso la legittimazione della storia orale diviene incerto ed ambiguo, perché i posseduti non possono essere confrontati con alcuni testimoni obbiettivi quali ad esempio i vestiti e gli oggetti di appartenenza del re rappresentato. Un'altra distinzione tra i posseduti reali delle tombe ed i posseduti "esterni" è quella che i primi sono tutti originari di località lontane dalla capitale reale e dalle fonti di informazione mentre i secondi sono per la maggior parte delle persone dell'apparato monarchico. Anche i rispettivi interventi nella vita collettiva sono differenti: i saha delle tombe reali rappresentano i sovrani nei cui confronti il re vivente esercita il ruolo di responsabile delle prestazioni funebri; i saha esterni sono tutti rappresentanti di personalità quasi mitiche, nei confronti delle quali il sovrano supremo non può avere che del rispetto.

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40.

Anche F. Raison-Jourde (1983) attesta la presenza del gruppo dei servitori reali all'interno della società sakalava. Collaboratori diretti del sovrano, tali personaggi ricevevano la responsabilità di alcuni compiti rituali in cambio della loro sottomissione alla dinastia. Secondo l'autrice, l'importanza di tale categoria nell'organizzazione monanchica sakalava è stata spesso sottovalutata dagli studiosi europei, rimasti legati alla concezione tripartita di questa società (strutturata intorno agli andriana, agli uomini liberi e agli schiavi). Il ruolo dei servitori reali è stato, invece, significativo in tutto l'ovest dell'isola fino alla conquista coloniale.

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