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Roma: Il sapere divulgato attraverso Internet

Dal quotidiano "Roma", pag. 10, sez. Cultura, del 18 aprile 2001
di: Claudio Silvestri

Il libro è una follia. È la follia del Dio degli ebrei che apre il libro e crea il mondo. È la follia della legge che imprigiona la parola e che impicca gli innocenti. È anche la libertà di esprimersi, e per questo è ancora follia. Ma la follia più grande è che tutti coloro che riconoscono la scrittura possono leggere un libro, riconoscere il pensiero, guardare il diavolo negli occhi.

Il libro è anche la gloria dei porci. Non vorrei essere frainteso: il sapere nell'antichità si caratterizzava per la sua essenza esoterica, per essere cioè il dominio dei pochi. I sacerdoti della conoscenza ben si guardavano quindi dal
"dare in dono le perle ai porci" (Mt. 7,6) cioè dal diffondere i principi primi della conoscenza al volgo. Ma nei mutamenti del libro sono iscritti mutamenti epocali. L'invenzione della stampa non fu solo un espediente tecnologico per alleggerire il lavoro degli amanuensi, essa rappresentò una vera e propria rivoluzione. "La rivoluzione del libro", per richiamare un testo della Eisenstein, investe il campo della religione e della scienza allo stesso modo: sconvolgendone i paradigmi fondamentali. Il libro a stampa può essere riprodotto e diffuso con grande facilità, acquistato a prezzi comprensibili, diviene per questo merce accessibile e dominio di molti. Il libero accesso alle fonti della conoscenza rappresenta uno dei requisiti primari per il progresso e l'avanzamento del sapere, così come del dubbio: "la scienza.tratta il sapere, che è il prodotto del dubbio; e col procacciare sapere a tutti su ogni cosa, tende a destare il dubbio in tutti", questo fa dire Brecht a Galileo, un Galileo cosciente delle rivoluzione in atto: "nella mia vita di scienziato ho avuto una fortuna senza pari: quella di vedere l'astronomia dilagare nelle pubbliche piazze". Il libro rappresenta quindi una conquista per coloro i quali non avevano accesso al sapere, i porci della metafora evangelica.

È possibile però che l'essenza del libro si dissolva, che la sua consistenza si annulli, e che le parole sopravvivano lo stesso. Questo è possibile attraverso le nuove tecnologie informatiche, conservare libri senza l'essenza fisica del libro stesso: la carta. Un cd-rom può contenere un'intera biblioteca, la rete di Internet infinite biblioteche, in nessuno spazio, o in uno spazio troppo piccolo per essere credibile. Non si tratta di una rivoluzione come nel caso del libro a stampa, ma, più semplicemente, di un utile innovazione. Soprattutto nel caso in cui l'accesso a queste fonti sia semplice e gratuito come per "Liber Liber".

Liber Liber (www.liberliber.it) è una associazione culturale, che si propone di "avvicinare la cultura umanistica a quella scientifica" favorendo soprattutto l'utilizzo delle nuove tecnologie informatiche. L'associazione nasce con un intento preciso: il "progetto Manuzio", che comporta la costituzione di una "biblioteca elettronica" dalla quale sia possibile scaricare e consultare gratuitamente testi. Manuzio è stato uno dei più importanti editori del Rinascimento, il riferimento a questo personaggio indica un processo di continuità con il passato e con l'idea classica di libro. Il testo elettronico, infatti, almeno per il momento, non sembra un'alternativa valida al libro tradizionale, è difficile pensare di leggere interamente un libro sul video del computer. Si tratta piuttosto di un valido supporto al libro stesso, grazie alla possibilità di ricercare velocemente le parole nel testo. Nel progetto Manuzio vengono presi in considerazione solo i libri liberi dal copyright, ma ci sono adesioni di alcuni
autori che cominciano a permettere l'edizione elettronica dei propri testi, è il
caso di Umberto Eco per il suo "De bibliotheca".

Le preoccupazione degli editori verso queste iniziative è lecita, ma in una prospettiva più ampia l'accesso gratuito alle fonti del sapere non può essere che un incentivo alla crescita del sapere stesso, questo, almeno, sembra insegnarci la storia del libro.

Claudio Silvestri
"Roma", pag. 10, 18 aprile 2001

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