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Liber Liber: quando Internet significa cultura |
Intervista a Marco Calvo, presidente dell'associazione che da anni rende gratuitamente disponibili online centinaia di testi della letteratura italiana. Per parlare di una delle più longeve e interessanti iniziative culturali in rete |
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Perché parlare di Telecom? (pagina 2 di 3) SB: E gli iscritti alla associazione?
MC: Da quando regaliamo il CDROM con tutti i nostri testi, le iscrizioni sono cresciute molto, segno che i soci apprezzano la possibilità di disporre dell'intera biblioteca senza nemmeno doversi collegare a Internet. In numeri: ci avviciniamo ai 400 soci l'anno. L'altra buona notizia è che questo numero di soci ci ha consentito di pagare una piccola somma mensile a una delle nostre volontarie, che così può dedicarsi alla biblioteca in modo costante tutti giorni, aiutandoci a incrementare i ritmi di pubblicazione: da quando c'è lei, infatti, pubblichiamo ogni mese il doppio dei testi rispetto a prima.
SB: Si tratta quindi di una iniziativa culturale che ha ottenuto molta attenzione. Se così non fosse in futuro?
MC: Alle iniziative culturali senza un seguito, fruite da una cerchia ristretta di persone, non credo. Anche perché si basano spesso su una idea di fondo aberrante: l'insuccesso non è una responsabilità dei promotori incapaci di produrre qualcosa di valido, ma del "popolo" troppo ignorante per apprezzare. Un alibi che diventa davvero odioso quando serve a coprire la poca voglia di impegnarsi di chi intasca finanziamenti pubblici. Per la cronaca: Liber Liber vive solo grazie a donazioni di privati e del suo sponsor.
SB: Qualche mese fa avete intrapreso una campagna informativa sul costo delle linee dedicate di Telecom: non si è trattato di una iniziativa poco attinente con il vostro progetto culturale?
MC: La campagna informativa sulle tariffe Telecom Italia era solo apparentemente lontana dalle finalità di Liber Liber. Lo scopo della nostra associazione consiste, riassumendo, nella promozione della cultura, ad esempio diffondendo il piacere per la lettura. Ma come possiamo riuscirci se ci tappano la bocca?
Solo pochi mesi fa una linea Internet di tipo dedicato (non quelle telefoniche usate dagli utenti, ma quelle noleggiate dalle società o dalle associazioni culturali come Liber Liber) costava circa 30 milioni l'anno. Una linea ADSL in USA costava dieci volte di meno e andava dieci volte più veloce: un rapporto costo/prestazioni 100 volte più favorevole.
Cosa dovrebbe fare un editore se il suo fornitore gli imponesse un prezzo per la carta (il supporto usato per i suoi libri) 100 volte più alto che all'estero? Che cosa dovevamo fare noi, che ci vedevamo imporre un costo per la linea dedicata (il nostro "supporto") 100 volte più alto di quello pagato negli Stati Uniti? Non dovevamo preoccuparci per le conseguenze di questa disparità? Purtroppo lo Stato si è occupato poco e male di Internet, e anche se oggi la situazione è migliorata, rimaniamo in una situazione di grave sottosviluppo. Non c'entra con la cultura? Secondo me, sì, c'entra anche con la cultura.
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