CAPITOLO SECONDO


LA RELIGIONE

2. Le altre religioni presenti a Madagascar

Oltre alla religione tradizionale, un posto di rilievo hanno anche le confessioni cattolica e protestante; i musulmani costituiscono, invece, una minoranza (31). I cristiani sono numerosi soprattutto in Imerina, nel Betsileo e nelle città, ma si trovano quasi dovunque anche nella brousse.

La cristianizzazione incontra tutt'oggi delle resistenze, come dimostra il movimento di rivolta, allo stesso tempo anticristiano ed anticoloniale, del 1947. Ma, nell'insieme, le chiese e le varie istituzioni cristiane sono divenute cellule sociali fortemente integrate ed influenti. Quasi tutti i quadri dirigenti della politica e dell'amministrazione e la stessa élite intellettuale sono battezzati.

La religione tradizionale (essenzialmente basata sul culto degli antenati) tende a perdere la sua influenza nelle città e resta viva soprattutto nelle campagne. Inoltre, le migrazioni e la scolarizzazione hanno contribuito a cambiare la mentalità e rendono meno assidua la partecipazione della popolazione alle cerimonie e al culto degli antenati. I vecchi, economicamente deboli, hanno poco prestigio per riuscire ad imporre i costumi tradizionali. Le persone influenti del villaggio, i notabili, sono spesso degli arricchiti ed alcuni non appartengono nemmeno all'etnia locale e quindi non hanno interesse a trasmettere le credenze e le pratiche tradizionali. Prevale tuttavia un diffuso conformismo sociale che contribuisce, soprattutto nelle piccole comunità di villaggio, alla coesione sociale, al mantenimento della morale e al regolamento dei conflitti.

Alcune pratiche religiose tradizionali sussistono anche presso coloro che sono diventati cristiani, quali i famadihana, sugli altipiani, e, un po' dappertutto, è diffusa la credenza nella sorte e il ricorso agli indovini.

Secondo quanto affermato da Giovanni Dilenge (1983), in conformità al nuovo atteggiamento di apertura delle Chiese verso i costumi locali (soprattutto dopo il Concilio Vaticano II), c'è stata una rivalutazione della cultura malgascia, anche in campo religioso: i famadihana (cerimonie di esumazione e di ricomposizione dei resti mortali) sono visti come una forma di onore dovuto ai genitori ed ai parenti (32). Lo stesso culto degli antenati è - secondo questa interpretazione - considerato di grande importanza per tenere unita la famiglia e per favorire la fedeltà alle tradizioni. In questa nuova ottica la messa e i sacramenti sono celebrati nella lingua locale, i ritmi e le melodie della musica malgascia sono utilizzati nella liturgia; anche nella "Via crucis" si notano delle forme di sincretismo originali: mentre le figure di Gesù e Maria hanno tratti europei, quelle dei carnefici rivelano sembianze malgasce. Dall'analisi della crescente simbiosi che si è sviluppata negli ultimi decenni tra le due culture "appare evidente che il Cristianesimo a Madagascar non è caduto in una landa di aborigeni, ma tra un popolo di spiccata religiosità" pertanto all'interno di tale simbiosi "trovano arricchimento sia la cultura malgascia che l'annuncio cristiano" (Dilenge, 1983, 9).

Palesemente sincretista è anche il fenomeno di possessione tromba. J. M. Estrade (1977) ritrova nelle cerimonie tromba, a fianco ai simboli classici, elementi arabi (le stelle, la mezzaluna e le croci di terra bianca con cui si ornano i posseduti) e cristiani (le immagini dei santi presenti nel decoro delle capanne, il rosario posto sull'altare del tromba, i canti cristiani, gli spiriti di missionari e di regine devote al cristianesimo, il rito del Barisa calcato sul battesimo e il calendario delle cerimonie tromba che segue le feste cristiane). Gli stessi discorsi dei posseduti (che consistono spesso in esortazioni e consigli basati su luoghi comuni) sono considerati da Estrade il frutto dell'influenza cristiana che, congiuntamente alla scomparsa del potere monarchico, sarebbe stata la causa della prevalenza nel tromba di una funzione morale e religiosa rispetto a quella storica di sostegno del potere dei re.


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