CAPITOLO PRIMO


UNO SGUARDO D'INSIEME

2. Le figure reali di ieri e di oggi

E' nel XV secolo, alla fine del periodo di popolamento dell'isola e probabilmente in seguito agli stimoli degli apporti culturali indiani, indonesiani, persiani e arabi (F. Raison-Jourde, 1983), che si assiste all'unificazione dei clan territorialmente contigui e alla creazione dei regni storici malgasci, che hanno dato origine alle grandi dinastie. A partire dal 1600 il regno sakalava, sotto la dinastia dei Maroserana, diviene un impero e arriva a coprire circa i due terzi dell'isola: i Sakalava conquistano tutta la costa ovest e fondano i due regni del Menabe (nell'ovest) e del Boina (nel nord-ovest). Il confinante regno betsimisaraka, nato dalla confederazione tra due tribù, sorge e muore nello spazio del secolo XVIII, soccombendo prima all'egemonia del regno merina e poi alla colonizzazione francese.

Mentre gli Inglesi ed i Francesi tentano a più riprese di stabilirsi nell'isola per assicurarsi vantaggi in campo diplomatico e commerciale, all'interno, il regno indigeno dei Merina (o Hova), sviluppatosi a partire dal XVII secolo, acquisisce sotto il re Andrianampoinimerina (1787-1810) il controllo sulla regione centrale dell'isola. Ulteriori ampliamenti territoriali dell'Imerina si hanno sotto il figlio Radama I, grazie al supporto bellico europeo, e sotto i suoi successori, che riuniranno tutti i Malgasci in un solo stato, dominato dalla monarchia merina, che durerà fino al 1896, quando la dinastia crollerà sotto la dominazione coloniale francese. Dopo la rottura del sistema coloniale e la conquista dell'indipendenza (1960) il Madagascar si costituisce in repubblica, superando così le costruzioni monarchiche del passato.

In base ai lavori di Jaovelo-Dzao (1996) (20), Estrade (1977) (21)e Baré (1980) (22), lavori basati sulla ricerca sul campo, ci si rende conto che i rappresentanti delle antiche dinastie reali sakalava continuano ad essere eletti dal loro popolo anche dopo la decolonizzazione e l'instaurazione della repubblica (vedi Appendice II) e sono tutt'oggi presenti sui territori che costituivano i regni monarchici di un tempo, conservando un potere del tutto simbolico.

Dopo due secoli di egemonia (dal XVII al XVIII secolo) il potere della monarchia sakalava verrà messo alla prova dapprima dalle incursioni e dalle conquiste territoriali dell'etnia merina e poi dalla dominazione coloniale francese (23), sotto la quale crollerà definitivamente alla fine del XIX secolo.

In territorio sakalava il potere coloniale tenta di appoggiarsi ai discendenti delle dinastie reali e ai gruppi dominanti per controllare le masse rurali (Barè 1980). Altrove (ad esempio in Imerina dove la monarchia verrà soppressa) saranno gli antichi schiavi, liberati e cristianizzati, a diventare gli intermediari dell'amministrazione francese. La contraddizione tra vecchi e nuovi gruppi dominanti si sviluppa col problema della gestione della poca terra disponibile e dell'allevamento dei buoi (simbolo di prestigio sociale). Le classi dominanti giocheranno sul registro del rapporto con gli antenati per conservare il primato sulla terra. Le cerimonie dinastiche mantengono un significato ideologico e permettono alla dinastia reale e ai gruppi dominanti di riaffermare il loro potere sul territorio. Anche coloro che hanno acquisito un nuovo status socio-economico sono costretti a legittimare il proprio potere attraverso la partecipazione a tali cerimonie (Lombard 1988).

Dopo l'indipendenza (1960) e la scomparsa delle strutture di potere coloniale non resta alle monarchie sakalava che la monopolizzazione dell'ordine rituale e del controllo dei principali attori, indovini e posseduti reali (Barè 1980). Come afferma, infatti, F. Raison-Jourde (1983) all'interno dell'organizzazione della repubblica malgascia i discendenti dei lignaggi reali sakalava rimangono legati a funzioni amministrative regionali, lontani dai vertici dello stato. È proprio negli anni sessanta, nel quadro di una decolonizzazione particolarmente conservatrice, che secondo Althabe (1969) si assiste alla moltiplicazione dei fenomeni di possessione, diffusi non solo in paese betsimisaraka, come affermato da Althabe, ma anche in Imerina, nel Betsileo e soprattutto nel Menabe e nel Boina (Raison-Jourde, 1983).

Oltre alle sedute del tromba continuano ad essere celebrati ancora oggi i rituali delle antiche monarchie (Fanompoana o Fitampoha), organizzati dagli eredi dinastici con l'intenzione di una legittimazione personale. La persistenza di tali rituali si spiega però anche con il desiderio popolare di mantenere un contatto con il proprio passato nella figura degli antichi re, la cui presenza è prepotentemente testimoniata anche dallo spazio geografico (colline sacre, tombe,...). Secondo F. Raison-Jourde in Madagascar «la storia, sotto forma dei tantara (tradizioni e privilegi allo stesso tempo), è continuamente invocata per definire l'identità dei gruppi sociali e, al loro interno, degli individui. Una società "organica", cementata attraverso questo legame con le figure storiche reali, continua a vivere dietro la facciata "democratica" di una collettività di cittadini uguali, istituita dalla Repubblica francese e poi dalla Repubblica malgascia» (F. Raison-Jourde, 1983, 9).

Come osservato da Barè (1980) in base alla sua ricerca condotta tra i Sakalava di Nord-Ovest dal 1970 al 1973, il potere ufficiale (allora rappresentato dal Presidente della Repubblica Didier Ratsiraka) a cui aderiscono "volontier" Amada II (24)e suo fratello non diminuisce per niente la sovranità di questi due principi nei confronti dei Sakalava Bemihisatra del Nord (25), che continuano a celebrare le cerimonie dinastiche (i Fanompoana e le sedute del tromba).

I re contemporanei, come testimonia Estrade (1977) (26), non conoscono la venerazione, il rispetto e la grandezza di un tempo, vivono in modo modesto e sono spesso costretti ad esercitare una professione (27), dal momento che il danaro offerto dai fedeli è destinato al mantenimento dei palazzi reali (doany) e del personale delle tombe reali (mahabo). Persino durante la festa del bagno delle reliquie, cerimonia dinastica tra le più importanti, Estrade constata che nessuna maestosità particolare distingue il re dagli altri ministri del culto (28), ai quali si confonde mentre conduce nel recinto sacro gli animali destinati all'immolazione.

Infine, secondo l'esperienza di Baré (1980), dopo il 1960 i re sakalava ed i propri consiglieri perdono il controllo sul territorio e conseguentemente parte della loro influenza sul popolo, sopraffatti sempre più dalla "gente dei morti" e dai posseduti reali. Come scrive anche Estrade il re "nous a semblé surtout docile aux suggestions des autres, de son médium en particulier qui lui dictait toutes les décisions à prendre." (Estrade, 1977, 199). Oltre che dalle decisioni dei saha, la libertà di iniziativa di questi re è limitata dai costumi tradizionali e dall'etichetta di corte.

Dunque se durante la colonizzazione le monarchie sakalava hanno saputo preservare la base fondamentale del potere attraverso il possesso delle terre su cui si è innestato il mantenimento dell'ordine ideologico e simbolico che le dinastie reali hanno saputo conservare anche durante il successivo periodo repubblicano, il rischio della distruzione delle antiche strutture appare, secondo Baré (1980), nella società sakalava moderna. Infatti man mano che le giovani generazioni si allontanano dall'ambiente familiare e che l'educazione viene assicurata dalle nuove istituzioni quali la scuola ed i mezzi di comunicazione di massa, l'antico apparato simbolico e religioso scompare e affiora un'ignoranza totale dei fatti monarchici e il desiderio di "marchandise" (Baré, 1980, 339). Ma la vera e propria fine delle monarchie verrà solo quando "l'Etat s'emparera des lieux sociaux qu'elles contrôlent ancore, c'est-à-dire, quand il inculquera aux paysans sakalava la conscience de sa légittimité à les faire obéir, comme les possédés royaux, dernier bastion des monarchies, entraînent encore leurs serviteurs à une obéissance aveugle et jouée" (Baré, 1980, 344).


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