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Luigi Settembrini nacque a Napoli nel 1813. Figlio di un avvocato, Raffaele, che nel 1799 aveva fatto parte della Guardia Nazionale e aveva patito un anno di carcere, Settembrini crebbe assimilando dalla sua stessa famiglia gli ideali di libertà, l'odio verso la tirannide, un'impronta illuministica che permarrà per tutta la sua vita.
Dopo i primi studi compiuti in un collegio di Maddaloni (Caserta), frequentò di mala voglia la facoltà di legge all'Università di Napoli, senza giungere alla laurea.
Nel 1830, rimasto orfano, cercò di dedicarsi alla pratica forense, ma ben presto vi rinunciò per dedicarsi agli studi letterari sotto la guida di Basilio Puoti.
Nel 1835 vinse il concorso per la cattedra di eloquenza nel liceo di Catanzaro, dove si trasferì dopo il matrimonio con Luigia Faucitano. Qui fondò con Benedetto Musolino una setta segreta dai propositi fantasiosi, quella dei "Figliuoli della Giovine Italia"; ma venne arrestato nel maggio 1839 e, pur uscendo assolto dal processo grazie all'abile difesa, fu trattenuto arbitrariamente in carcere sino all'ottobre 1842. Persa ormai la cattedra, visse modestamente di lezioni private; ma la sua passione politica non uscì fiaccata dalla prova, e nel 1847 scrisse e diffuse, anonima, la "Protesta del popolo delle Due Sicilie", violento, e in breve tempo popolarissimo, atto di accusa contro il malgoverno borbonico.
Sospettato come autore del libello, dovette riparare a Malta, partendo il 3 gennaio 1848 su una fregata inglese; ma poche settimane dopo fece ritorno a Napoli, non appena venne concessa la costituzione. Ebbe allora da Carlo Poerio l'incarico di capo divisione al ministero della Pubblica istruzione; ma abbandonò l'ufficio dopo solo due mesi per disgusto dei favoritismi e del disordine che si stava scatenando.
Nel 1848 fondò con Silvio Spaventa, Filippo Agresti e altri patrioti, la società segreta "Grande Società dell'Unità italiana". In seguito alla restaurazione borbonica, il 23 giugno dell'anno successivo fu di nuovo arrestato e, sottoposto a un lungo processo, durante il quale si difese in modo battagliero dando anche alle stampe due suoi memoriali che ebbero ampia diffusione in tutta Europa, venne condannato a morte nel 1851. Commutata la pena in quella dell'ergastolo, fu tradotto nel penitenziario dell'isola di Santo Stefano, dove sopportò con fermezza la reclusione trovando conforto nello studio. Tradusse allora dal greco le opere di Luciano e scrisse alcuni ritratti di ergastolani che appariranno nella seconda parte delle "Ricordanze".
La liberazione venne insperata nel 1859: nel gennaio di quell'anno il governo borbonico decise di liberare una sessantina di detenuti politici, tra i quali Settembrini, a patto che andassero in esilio in America. Sulla nave dove erano stati imbarcati, riuscì a farsi ingaggiare come cameriere il figlio del Settembrini, Raffaele, ufficiale della marina mercantile inglese. Questi in Atlantico convinse il comandante della nave a sbarcare i detenuti in Irlanda.
Dall'Irlanda il Settembrini passò col figlio in Inghilterra e di là nell'aprile 1860 a Torino, per tornare pochi mesi dopo nella sua città. Con l'unità d'Italia, Settembrini venne nominato ispettore generale dell'istruzione pubblica; fu eletto deputato, ma rinunziò al mandato parlamentare per il possibile conflitto di interessi con la carica che ricopriva.
Il suo temperamento appassionato lo portò a polemizzare a lungo, attraverso le colonne de "l'Italia", organo dell'associazione unitaria costituzionale, in difesa delle vecchie autonomie e delle amate tradizioni della cultura napoletana, che il nuovo ordinamento unitario stava annullando.
Nel 1861 fu chiamato alla cattedra di letteratura italiana all'Università di Bologna e poi (1862) di Napoli. Frutto dell'insegnamento universitario furono i tre volumi delle "Lezioni di letteratura italiana", la prima ricostruzione della "civiltà letteraria" italica secondo l'ottica risorgimentale. Il suo appassionato ghibellinismo gli permette giudizi polemicamente acuti, ma lo porta a schematizzare sulla base del contrasto tra clericalismo e anticlericalismo. De Sanctis definì le "Lezioni di letteratura italiana" non tanto un rigoroso lavoro di critico ma l'elevata testimonianza del suo animo di artista e di patriota. Nel 1873 venne nominato senatore. A quest'ultimo periodo della sua vita appartiene quasi tutta la produzione letteraria di Settembrini.
Cosciente di una certa arretratezza della sua cultura, Settembrini tentava volenterosamente di aggiornarsi alle nuove esigenze di rigore storico e filologico. Per esempio, la sua opera scientifica più importante, l'edizione critica del "novellino" di Masuccio Salernitano, autore allora quasi dimenticato, è del 1874. Dal 1875 si dedicò alla stesura definitiva dei suoi ricordi, che non riuscì a completare.
Benedetto Croce ribaltò il frequente giudizio su Settembrini dei critici che identificavano il suo limite principale nell'incapacità di approfondimento. Croce definì invece questo limite "desiderio di semplicità" che pur giungendo alla monotonia e all'affettazione non intacca le doti di spontaneità e di naturalezza che fa delle "Ricordanze" un esempio di letteratura veramente popolare ed educativa.
Le "Ricordanze della mia vita", pubblicate postume nel 1879-80 con prefazione di De Sanctis, sono divise in due parti: una prima, che giunge fino al 1848, e una seconda, di carattere frammentario, che raccoglie gli scritti relativi agli anni 1849-59. Le altre sue opere vennero raccolte in volume solo dopo la sua morte: gli "Scritti vari di letteratura, politica ed arte" e l'"Epistolario", a cura di Francesco Fiorentino, rispettivamente nel 1879 e nel 1883; i "Dialoghi" e gli "Scritti inediti", a cura di Francesco Torraca, nel 1909.
Fonti e bibliografia:
- F. Torraca, Notizie sulla vita e gli scritti di Luigi Settembrini, Napoli 1877
- A. Gabrielli, Settembrini, Milano 1927
- F. De Sanctis, Settembrini e i suoi critici, in "Saggi Critici", II volume, Bari, 1954
- A. Omodeo, Luigi Settembrini, in "Difesa del Risorgimento" Bari, 1955
- R. Bertacchini, Le «Lezioni» del Settembrini, in «Convivium» V, 1959
- B. Croce, Luigi Settembrini, in La Letteratura della Nuova Italia, I vol. Bari 1956
Note biografiche a cura di Paolo Alberti e altri.
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