Romanzo scritto da Vitaliano Ravagli e Wu Ming (vedi). Edizione del 2005.
«Le storie sono asce di guerra da disseppellire».
L'epopea del romagnolo che finí in Indocina e dei comunisti dell'espatrio clandestino negli anni Cinquanta.
C'erano anche italiani a combattere i guerriglieri Meo, nel fango e nell'orrore della giungla laotiana, pochi anni prima della «Guerra del Vietnam». Ritorna, con una nuova postfazione, il romanzo corale, avventuroso e documentario in cui Wu Ming e Vitaliano Ravagli fanno rivivere, sulla base di dirette testimonianze - prima di tutte quelle dello stesso Ravagli -, una pagina sanguinosa di storia, cancellata dalla memoria pubblica.
Sotto la patina pacificata della storia ufficiale, ci sono storie che ancora fanno male. Come quella di Ravagli, il partigiano mancato che va a combattere in Laos a fianco dei guerriglieri comunisti, insieme a un piccolo ma consistente drappello di europei. Tutti combattenti «invisibili», guardati con sospetto da quelle «formiche rosse» che non capiscono le loro motivazioni. Di fronte, gli indigeni Meo, «bande di ragazzi, quasi bambini, feroci come belve». Molti muoiono, Vitaliano torna. La sua storia apre una crepa nel presente «pacificato», si salda ad altri disagi, altre storie, altre fratture della Storia.
Sinossi tratta dal sito della Giulio Einaudi Editore.
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© 2005 Giulio Einaudi Editore.
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