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Alfredo Oriani nacque a Faenza nel 1852 da una famiglia aristocratica e molto ricca; nel 1872 si laureò in giurisprudenza a Napoli, cominciando subito dopo la pratica in uno studio notarile di Bologna.
Al 1875 risale il suo primo testo pubblicato, Memorie inutili, un'autobiografia che richiamava da vicino lo stile di Byron; nel giro di qualche anno furono pubblicati i romanzi Al di là (1877), No (1881) e le raccolte di racconti Gramigna (1879) e Quartetto (1883).
Accanto alla produzione narrativa, i cui toni spregiudicati gli valsero la fama di scrittore osceno, Oriani si dedicò alla stesura di pamphlet e saggi storici, prendendo posizione sulle vicende dell'attualità: in Matrimonio (1886) diede una risposta a La questione del divorzio di A. Dumas figlio e al disegno di legge presentato da Zanardelli; nei saggi Fino a Dogali (1889) e La lotta politica in Italia (1892) ricapitolò invece le vicende italiane passate e prossime.
A partire dal 1894 la produzione narrativa ebbe un nuovo impulso; in questi anni nacquero le opere migliori, che caddero nel più assoluto silenzio del pubblico e della critica: Il nemico (1894), Gelosia (1894), La disfatta (1896), Vortice (1899), Olocausto (1902) e la raccolta di racconti Bicicletta (1902). L'ultima opera di Oriani è un imponente saggio di natura storico-filosofico-politica, La rivolta ideale (1908), in cui con toni nietzschiani si auspica l'avvento di un leader carismatico che possa risollevare i destini italiani.
L'Opera omnia (1923-33) fu curata postuma da Benito Mussolini che strumentalizzò soprattutto La rivolta ideale, facendo di Oriani un precursore del fascismo.
Oriani morì nel 1909 a Casola Valsenio, Ravenna.
Note biografiche a cura di Daniela Gangale.
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