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DALLE "STROFE PER MUSICA"

DA CANTARSI A CANONE

I II III IV V VI VII

I

Ti sento, sospiri,
ti lagni d'Amore:
ma soffri, mio core,
ma impara a tacer;
che cento martìri
compensa un piacer.

II

Che cangi tempre
mai più non spero
quel cor macchiato
d'infedeltà.
Io dirò sempre
nel mio pensiero:
chi m'ha ingannato
m'ingannerà.

III

So che vanti un core ingrato:
più non spero innamorarti,
né ti posso abbandonar.
Questo, o Nice, è il nostro fato:
io son nato per amarti,
tu per farmi sospirar.

IV

Nel mirarvi, o boschi amici,
sento il cor languirmi in sen.
Mi rammento i dì felici,
mi ricordo del mio ben.

V

Sei tradito, e pur, mio core,
nel tuo caso ancor che fiero,
non sei degno di pietà.
Non di Nice, è tuo l'errore,
che da un sesso menzognero
pretendesti fedeltà.

VI

Sempre sarò costante,
sempre t'adorerò.
Benché spietata,
mio ben ti chiamerò:
e sfortunato ancor,
ma fido amante,
sempre sarò costante,
sempre t'adorerò.

VII

Perché, se mia tu sei,
perché, se tuo son io,
perché temer, ben mio,
ch'io manchi mai di fé?
Per chi cangiar potrei,
per chi cangiar desio,
mio ben, se tuo son io,
se il cor più mio non è?