DAI "SONETTI"
Scrivendo l'autore in Vienna l'anno 1733 la sua Olimpiade, si sentì commosso
fino alle lagrime nell'esprimere la divisione di due teneri amici. e meravigliandosi che
un falso e da lui inventato disastro potesse cagionargli una sì vera passione, si fece a
riflettere quanto poco ragionevole e solido fondamento possano aver le altre, che soglion
frequentemente agitarci nel corso di nostra vita.
Sogni e favole io fingo; e pure in carte
mentre favole e sogni orno e disegno,
in lor, folle ch'io son, prendo tal parte,
che del mal che inventai piango e mi sdegno.
Ma forse, allor che non m'inganna l'arte,
più saggio io sono? È l'agitato ingegno
forse allor più tranquillo? O forse parte
da più salda cagion l'amor, lo sdegno?
Ah che non sol quelle, ch'io canto o scrivo
favole son; ma quanto temo o spero,
tutto è menzogna, e delirando io vivo!
Sogno della mia vita è il corso intero.
Deh tu, Signor, quando a destarmi arrivo,
fa ch'io trovi riposo in sen del Vero.
Scritto in Vienna al cavaliere Carlo BROSCHI, inviandogli il dramrna della Nitteti, da
eseguirsi sotto la sua direzione alla corte cattolica. L'affettuoso nome di gemello, usato
fra il predetto cavaliere e l'autore, è allusivo all'essere entrambi, per dir così, nati
insieme alla luce del pubblico; poiché l'uno fu udito con ammirazione la prima volta in
Napoli, cantando nell'Angelica e Medoro, primo componimento uscito dalla penna
dell'altro.
Questa, nata pur or qui presso al polo,
mia prole ch'io consacro al soglio libero,
raccogli, o Carlo, ed a prostrarti al suolo
le insegna, ospite, amico e condottiero.
Pensa che il suo destin fido a te solo;
che sei dell'opra eccitator primiero;
e che appreser gemelli a sciorre il volo
la tua voce in Parnaso e il mio pensiero.
Pensa che, quando te l'Italia ostenta
per onor dell'armonica famiglia,
l'onor de' carmi un tuo dover diventa.
E, se questo dover non ti consiglia,
grato l'amor del padre almen rammenta,
e del padre l'amor rendi alla figlia. |