Violante: seduta 19
[Cerca] [ Precedente ] [ Copertina ] [ Indice ] [ Successiva ]

 

                         Pag. 695
AUDIZIONE DEL PREFETTO ANGELO FINOCCHIARO,
                   DIRETTORE DEL SISDE
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
Audizione del prefetto Angelo Finocchiaro,
direttore del SISDE:
Violante Luciano, Presidente ...................... 697, 698
                 700, 702, 705, 706, 707, 708, 709, 713, 714
                 717, 718, 719, 720, 721, 725, 726, 728, 729
                 730, 731, 732, 733, 735, 736, 737, 738, 739
                           740, 742, 743, 744, 745, 746, 747
Acciaro Giancarlo ............................ 727, 738, 739
Ayala Giuseppe Maria ................................... 702
Borghezio Mario ................................... 726, 744
Boso Erminio Enzo ...................................... 724
Brutti Massimo .................................... 706, 710
                                     713, 732, 733, 734, 735
                                     736, 737, 738, 739, 740
Cabras Paolo ...................................... 701, 709
Cappuzzo Umberto ............................. 709, 710, 718
D'Amato Carlo ................................ 728, 729, 745
D'Amelio Saverio ........................ 701, 728, 733, 743
Finocchiaro Angelo, Direttore del SISDE ........... 697, 698
            700, 701, 702, 703, 705, 706, 707, 708, 709, 721
            731, 732, 733, 734, 735, 736, 737, 738, 739, 740
                                741, 742, 743, 744, 745, 746
Florino Michele .............................. 719, 745, 746
Frasca Salvatore ............................. 710, 725, 726
                           730, 735, 736, 741, 742, 743, 747
Galasso Alfredo .............................. 710, 718, 719
                                720, 721, 726, 729, 738, 740
                                741, 742, 743, 744, 745, 746
Grasso Gaetano ......................................... 739
Imposimato Ferdinando ............................. 702, 722
Matteoli Altero ............... 701, 702, 707, 716, 717, 725
Riggio Vito ............................. 715, 737, 743, 745
Scotti Vincenzo ........................................ 724
Taradash Marco ..................... 703, 706, 707, 713, 714
Tripodi Girolamo ................... 719, 737, 742, 743, 744
                         Pag. 696
                         Pag. 697
  La seduta comincia alle 10.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
Audizione del prefetto Angelo Finocchiaro, direttore del
                          SISDE.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del
prefetto Angelo Finocchiaro, direttore del SISDE.
   L'audizione si svolgerà in seduta pubblica. Qualora il
prefetto Finocchiaro lo ritenesse, si potrà procedere in
seduta segreta.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per il
momento non lo ritengo necessario. Valuteremo in seguito se
sarà opportuno.
   In premessa, ricordo alla Commissione che sono titolare
della direzione del SISDE dalla fine di agosto del 1992, cioè
da appena cinque mesi. Ritengo che l'audizione debba prendere
le mosse da un'analisi di carattere generale. A tal fine
ricordo pure che la competenza dei servizi in tema di
criminalità organizzata, per comodità di esposizione, può
essere suddivisa in due tempi e che lo spartiacque è
rappresentato dalla legge n. 410 del 30 dicembre 1991. Prima
di tale data i servizi non avevano competenza istituzionale
nei confronti della criminalità e soltanto in momenti
particolari, soprattutto allorquando l'attività criminale si è
espressa con manifestazioni eclatanti - che ricorderò in
seguito in maniera dettagliata - hanno svolto un'attività
saltuaria in materia.
   A partire dalla legge n. 410 la competenza è stata
istituzionalizzata. Per il servizio SISDE, dunque, si è posto
subito un problema di organizzazione interna. Come è noto le
competenze specifiche precedenti riguardavano l'eversione ed
il terrorismo ed avevano portato il servizio a darsi una
organizzazione incentrata soprattutto nelle zone del nord. In
regioni quali la Calabria e la Sicilia, dove i fenomeni
dell'eversione e del terrorismo erano assolutamente marginali,
i centri dei servizi erano perciò meno forniti rispetto a
quelli del nord.
   Una volta che la legge n. 410 ha istituzionalizzato la
competenza dei servizi in tema di criminalità organizzata - le
cui basi risiedono principalmente al sud - si è posta per la
direzione la necessità direi quasi di capovolgere
l'organizzazione del servizio, conferendo ai centri della
Sicilia, della Calabria, delle Puglie e della Campania una
valenza di gran lunga superiore a quella precedente. La
direzione in atto al momento dell'entrata in vigore della
legge n. 410 ha provveduto a potenziare i centri del sud, ad
inviare uomini sia a Palermo sia a Catania - mentre i centri
della Calabria, in un primo momento, sono rimasti nelle stesse
condizioni di prima - ed a creare all'interno della direzione
della sede centrale un'apposita divisione per la criminalità
organizzata. Nel secondo trimestre del 1992 io ho proseguito
sulla strada intrapresa dal mio predecessore, procedendo ad un
ulteriore potenziamento dei centri del sud - anche della
Calabria - ed alla trasformazione dell'agenzia che esisteva a
Caltanissetta in un "quasi centro" al fine di renderla davvero
operante, visto che la zona era stata per così dire
dimenticata, pur essendo molto rilevante nell'ambito del
fenomeno della criminalità
                         Pag. 698
 organizzata sia per tradizione sia a causa di certi
personaggi lì attivi. Ho tentato anche di procedere
all'assunzione di altri uomini da assegnare non tanto alla
sede centrale quanto ai centri della Calabria, della Campania,
della Puglia e della Sicilia. Non a caso ho detto che ho
tentato perché le questioni attinenti al personale sono
totalmente anelastiche: il nostro organico è completo e per
procedere alle assunzioni dobbiamo attendere i pensionamenti.
  PRESIDENTE. Di quanti uomini disponete?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il ruolo
è di 1.500 persone.
   Era mia intenzione agevolare i collocamenti a riposo, ma è
intervenuta la nota disposizione che blocca fino al 31
dicembre 1993 i pensionamenti fuori dei casi dei raggiunti
limiti di età, e così non ho potuto usufruire neppure di
questa possibilità. In ogni caso, nei limiti dei posti
disponibili, è stato assunto un certo numero di persone che
sono state utilizzate per potenziare i centri di Palermo,
Caltanissetta, Catania, Reggio Calabria e Bari.
   Cosa si è fatto in questo anno ai fini della lotta alla
mafia? Non sta a me dire se si è fatto poco o molto: tocca ad
altri giudicare perché un mio giudizio sarebbe comunque un
atto di presunzione. Posso dire, però, che si è fatto tanto.
Consegnerò al presidente, insieme ad una relazione
illustrativa sulle varie zone, un estratto riguardante le
operazioni compiute dalle forze di polizia e scaturite da
input del servizio nell'arco di questo ultimo anno. Ne
ricorderò, comunque, qualcuna perché il servizio non si è mai
rifiutato di fornire notizie ed informazioni - sia pure minime
per ovvie ragioni - di particolare rilevanza. In ogni caso,
tutto è stato elaborato e trasferito alle forze di polizia per
l'ulteriore prosieguo nell'ambito della competenza della
polizia giudiziaria.
   Nell'estratto che consegnerò al presidente sono riportate
operazioni piccole e grandi alcune delle quali - lo ripeto -
meritano particolare attenzione ai fini della valutazione
dell'attività svolta dal servizio, per verificare se esso
abbia effettivamente fatto di tutto per ottenere risultati
positivi. Citerò, quindi, soltanto alcuni particolari episodi:
la polizia ha sventato il sequestro del figlio
dell'imprenditore romano Franconetti, grazie a notizie fornite
dal servizio. Sono state arrestate le persone appartenenti ad
una organizzazione criminale che aveva programmato la rapina
ad un furgone blindato dell'Europol, con il sequestro di
fucili, pistole ed esplosivi; sono state sequestrate armi di
fabbricazione USA, in particolare 30 fucili, vicino Salerno
nel dicembre del 1992.
   Di grandissima importanza è stata l'operazione condotta
tra Firenze e Milano, diretta dal giudice Vigna, nata da
nostre informazioni e condotta, per volere dello stesso Vigna,
soltanto dal GICO in collaborazione con noi, senza il
coinvolgimento di nessun altra forza perché il procuratore
voleva che l'operazione restasse il più riservata possibile.
Essa ha portato all'arresto del Sinesio e del Fiaccabrino -
elemento di particolare spicco - e al sequestro di un ingente
quantitativo di materiale, attualmente all'esame della
magistratura, che sicuramente consentirà ulteriori sviluppi
dell'operazione stessa.
   A giugno, nell'ambito del traffico di droga, sono stati
sequestrati 4 mila chilogrammi di hascisc; a La Spezia
60 chilogrammi di cocaina; a Roma 25 chilogrammi di cocaina il
cui sequestro è scaturito da un rapporto sul movimento
rivoluzionario curdo che gestiva l'importazione dalla Turchia;
a Ponza è stata condotta un'altra operazione che ha portato al
sequestro di 3 mila chilogrammi di hascisc.
   I latitanti arrestati sulla base di nostre informazioni,
di grande o piccolo calibro, sono stati 74. Alcuni di essi
rivestono sicuramente notevole spessore nell'ambito delle
organizzazioni criminali. Penso all'arresto del Libri in
Francia che ha richiesto un grande lavorio ed un forte
dispendio economico e di energie. Numerosi
                         Pag. 699
 sono stati i viaggi in Francia ed intenso il lavoro per
seguirlo, in collaborazione con il servizio francese
collegato; successivamente, l'operazione è passata nella mani
della polizia giudiziaria francese che lo ha arrestato. E'
stato arrestato a Roma anche il Cannizzaro, braccio destro del
Nitto Santapaola ed imparentato con i Ferrera; a Lecce, Cioffi
Antonio; a Perugia, Calderiera Carmelo, anch'egli elemento di
spicco del clan dei Cursoti; a Ladispoli, Fonzo Antonio; a
Roma, Sansoni Natale affiliato della camorra; a Lecce, Intino
Antonio affiliato della Nuova sacra corona unita; a Roma,
Pizzata Giovanni.
   Concludo questa elencazione con l'operazione Green
ice nell'ambito della quale forse l'apporto dei servizi non
è stato messo nella giusta luce. D'altronde, questa è la
nostra sorte: non dobbiamo mai apparire in prima fila,
dobbiamo restare nell'ombra; lo facciamo però volentieri.
Posso dire, comunque, senza andare troppo in profondità per
non svelare particolari che non possono esserlo, che se non vi
fosse stata la penetrante e silenziosa azione dei servizi non
sarebbero mai state raggiunte le prove per incastrare certi
personaggi. L'operazione ha avuto il plauso dell'ambasciata
americana, della DEA e della CIA. I servizi collegati di
Francia, Spagna, Inghilterra e Belgio ci hanno chiesto di
conoscere i meccanismi da noi messi in atto per poter
allargare al loro territorio la brillante operazione. Siamo
stati perciò in contatto con essi per illustrare i nostri
metodi e per cercare di realizzare un qualcosa in comune per
l'appunto al fine di allargare l'operazione.
   Le operazioni che ho menzionato rappresentano soltanto la
"crema", sono le più importanti. Il servizio ha ricevuto
attestati e lodi da parte del capo della polizia, dell'Arma
dei carabinieri, della Guardia di finanza, del ministro
dell'interno, del Presidente del Consiglio. Tuttavia, non
bastano queste attività, che sono puramente operative.
   Ricollegandomi ad un passo della relazione del presidente,
che ho letto ieri, vorrei ricordare l'armonizzazione della
legislazione tra i paesi a qualsiasi titolo implicati nel
fenomeno mafioso. Già l'anno scorso, d'intesa con il servizio
argentino, era stato organizzato - vi aveva partecipato anche
il giudice Falcone, il quale si era complimentato con noi - un
contatto tra i rappresentanti della polizia e della
magistratura dei due paesi. Il servizio potrebbe essere
considerato estraneo a quest'ambito, ma in ogni attività che a
qualsiasi titolo possa essere utile per il buon risultato
della lotta alla mafia non si è mai tirato indietro. Del
resto, non si sarebbe trovato nessun altro disposto a
finanziare l'operazione, che implicava costi abbastanza alti.
Ci siamo prestati noi, organizzando tutto.
   Il primo convegno, che si svolse in Argentina ed al quale
partecipò Falcone, non aveva portato a risultati completi; era
pertanto necessario un secondo passo. Quasi in omaggio alla
memoria del magistrato ed anche per completare l'opera, che
altrimenti sarebbe rimasta monca, in ottobre abbiamo
organizzato a Roma una seconda parte del convegno, al quale
abbiamo invitato i magistrati e gli uomini della polizia
argentini, sempre d'intesa con il servizio argentino. Il
dibattito si è svolto presso il Ministero di grazia e
giustizia ed è durato quattro giorni, ed è stato organizzato,
ripeto, da noi. Lo dico perché qualcuno potrebbe chiedere cosa
abbia fatto il servizio nel campo della lotta alla mafia, non
per cercare lodi. Durante questi quattro giorni di
discussione, è stata raggiunta un'intesa in prospettiva per
l'armonizzazione della legislazione - nei paesi in cui non vi
è un articolo come il 416-bis si incontrano gravi
problemi, soprattutto per la richiesta di estradizione - e
circa l'espatrio dei malviventi che si trovavano in Argentina,
in modo da riportarli in patria "su un piatto d'argento". Un
primo risultato si è avuto uno o due mesi fa, quando è stato
dato il foglio di via a tre italiani che hanno dovuto
abbandonare quel paese e, una volta arrivati all'aeroporto di
Roma, sono stati arrestati dalle forze di polizia.
   Non so quanto queste iniziative rientrino strettamente
nelle specifiche competenze
                         Pag. 700
 del servizio. Ripeto comunque che tutto ciò che possa
risultare utile, a qualsiasi titolo, per la lotta alla mafia
ha trovato nel servizio piena ed immediata rispondenza.
   Se questo è quanto a grandi linee abbiamo fatto, ci si può
chiedere con quali mezzi e procedure abbiamo operato. La
risposta è che abbiamo agito come tutti i servizi di ogni
paese. In base ad un principio sancito dalla norma, ai servizi
è affidato il compito di condurre, a tutela del paese,
un'attività di ricerca informativa non convenzionale. Ciò non
significa che tale ricerca sia fuori dalle regole, ma soltanto
che non è produttiva in sede processuale: quello che i servizi
raccolgono non può essere utilizzato in quella sede e perciò
la loro attività deve essere necessariamente coperta, non può
svolgersi alla luce del sole. Ecco il motivo per cui il
servizio, ogni volta che raccoglie notizie o informazioni,
necessariamente li trasferisce alla polizia giudiziaria, in
particolare al corpo cui appartiene, secondo una certa
competenza. In tal modo la polizia giudiziaria può
ulteriormente svilupparli e presentarli al magistrato.
   Se il presidente mi consente una considerazione, vorrei
rilevare che un giudizio sull'attività del passato con il
metro di oggi può condurre verso grossi errori. Oggi, infatti,
la legislazione premiale è come il miele per le mosche, il
formaggio per il topo, è come una calamita che attira chi
voglia collaborare o fornire notizie. Oggi, il magistrato o le
forze di polizia possono svolgere, almeno nella prima fase,
soltanto un ruolo da notaio, per poi riferire, eventualmente
cercando i riscontri. Quando la legislazione premiale non
esisteva ed i soggetti non avevano alcun interesse a riferire
determinate vicende, chi voleva qualche notizia doveva
necessariamente andarla a cercare. E dove, se non
nell'ambiente nel quale si doveva operare? Ad esempio, se era
necessaria una notizia relativa ad una frode bancaria, ci si
rivolgeva al settore dei bancari e si cercava in quell'ambito
un possibile confidente; se si trattava di scommesse
clandestine sul calcio, si cercava nelle squadre qualcuno
disposto a parlare. Ma, se si dovevano cercare notizie sulla
criminalità, dove cercarle se non in quel mondo?
   Mi sia consentita una parentesi su quanto è stato detto da
Mutolo e da Messina, perché sono cose che hanno lasciato un
po' di amaro tra i dipendenti del SISDE. Per quanto riguarda
Mutolo, siamo nel periodo della lotta al terrorismo ed uno dei
principali settori in cui si cercavano notizie era il circuito
carcerario, perché in alcuni casi i terroristi stavano insieme
ai criminali comuni. Allora, cercando di sapere come si
sarebbe potuto trovare qualcuno all'interno del carcere o
fuori che fosse disposto a fornire notizie, si andava in giro,
quasi come questuanti. Il Fabri - mi interessa chiarirlo
perché sono state fatte illazioni - è un uomo che mai si è
interessato di mafia, di criminalità comune.
  PRESIDENTE. Forse è opportuno ricordare, perché non
tutti possono aver seguito la vicenda, che Mutolo è entrato in
contatto con un funzionario del SISDE, tale Fabri, in
relazione ad un rapporto con un estremista di destra, al quale
il Mutolo avrebbe dovuto consegnare un mitra, affinché il
terrorista stesso potesse essere preso con l'arma in mano; il
mitra non fu consegnato e l'operazione sfumò.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE.
Attraverso un canale dell'ambiente carcerario si seppe che
Mutolo avrebbe potuto avere la libertà provvisoria. Allora i
funzionari si recarono dal magistrato de l'Aquila (Mutolo era
nel carcere di Teramo) perché queste operazioni sono state
sempre compiute consultando prima il magistrato; è bene
sottolinearlo. Egli disse che, anche per motivi di condotta,
questi avrebbe potuto ottenere la libertà provvisoria. Al
magistrato fu chiesto soltanto se la libertà provvisoria
poteva essere concessa e, in caso affermativo, di averne
comunicazione in anticipo in modo tale da poterla "vendere",
per conquistare meglio la fiducia di questa persona.
                         Pag. 701
   Mutolo ottenne la libertà provvisoria e si incontrò a Roma
con due funzionari, più quello che aveva fatto da trait
d'union, i quali lo invitarono a pranzo. Gli fu chiesto se
fosse disponibile a tentare di far trovare un filo, un
qualcosa. Egli si offrì di ammazzare quella persona e di farla
trovare nel secchio della spazzatura, ma non era questo che i
funzionari volevano: cercavano soltanto notizie per poter
svolgere un'attività investigativa. Gli fu suggerito un modo
per potersi introdurre in quel mondo, anche attraverso la
nomina di un legale che avrebbe potuto avvicinarlo ad altri
elementi dell'eversione. Mutolo disse che, per sdebitarsi,
voleva offrire un pesce; quelli si guardarono in faccia,
sapendo che rifiutare l'offerta di un dono di un siciliano...
chiunque abbia un po' di pratica sa che un rifiuto avrebbe
significato tagliare alla radice ogni e qualsiasi
collaborazione; non accettare il pesce sarebbe stata l'offesa
peggiore.
  SAVERIO D'AMELIO. In che anno siamo?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Nel 1982.
   Ritornato una seconda volta da Palermo, gli fu suggerito
ancora una volta questo tipo di procedura, attraverso il
collegamento con quel legale, per cercare di avvicinare
elementi dell'eversione. Il suggerimento era di farsi
assegnare il soggiorno a Roma o, al massimo, a Napoli perché a
Palermo non avrebbe potuto avere contatti con l'eversione. Non
ottenne questo tipo di assegnazione e tornò a Palermo, dove fu
arrestato per altri motivi. Tutto è finito così.
  ALTERO MATTEOLI. Chiese e non ottenne?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non so.
Posso essere più preciso.
  ALTERO MATTEOLI. E' importante sapere se chiese e non
ottenne.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. So che
aveva scelto l'avvocato. Il particolare se gli sia stata
negata l'assegnazione non lo conosco. Credo però che non vi
sia stata neppure la decisione perché quando egli si recò a
Palermo - continuava a recarvisi perché la famiglia abitava in
quella città - fu arrestato; credo perciò che la questione
relativa alla possibilità di ottenere o meno il soggiorno non
si sia più posta perché si è interrotto il procedimento.
Comunque egli aveva anche scelto l'avvocato che gli era stato
suggerito proprio per cercare di facilitare questo tipo di
operazione.
  PAOLO CABRAS. Vi furono successivi contatti tra il SISDE
e Mutolo?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Mai,
finirono in quell'occasione.
  PAOLO CABRAS. Fu l'unico contatto?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ve ne
furono due: una seconda volta lui è tornato con l'aereo...
  PAOLO CABRAS. Quei due contatti avvennero nel 1982?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Nel 1982,
ma poi venne arrestato, e da quel momento è finito tutto.
  SAVERIO D'AMELIO. Quindi non fornì alcun elemento utile
ai fini della lotta al terrorismo?
  ANGELO FINOCCHIARO. Direttore del SISDE. Nessun
elemento utile, non c'era il tempo. Non so se nel prosieguo
sarebbe stato in grado o meno di fornirli. Il problema è stato
poi esaminato quando egli venne sottoposto al maxiprocesso:
Falcone convocò anche il funzionario per controllare queste
affermazioni, ma non emerse alcun elemento che potesse
confermare la disponibilità del soggetto. Questo forse era il
dato che aveva fatto pensare a Falcone che Mutolo fosse un
tipo che se "lavorato" bene avrebbe
                         Pag. 702
anche potuto aprirsi un po'. Il contatto però, era stato
troppo breve. Forse, quella convinzione nasce proprio dai
contatti che aveva avuto quando era stato agganciato da Fabri.
Comunque, la vicenda si è chiusa con l'arresto e non si è più
parlato di nulla.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Vorrei sapere se lei, avendo
assunto la carica di direttore del SISDE nell'agosto 1992,
riferisca questi fatti perché si è documentato sulla base
degli atti, o perché ne è venuto a conoscenza dai precedenti
direttori e, in questo caso, da quali; comunque, vorrei
conoscere quali siano le sue fonti.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ho
interpellato gli interessati, ma ho anche la documentazione.
Vi è un rapporto redatto allora, in tempi non sospetti, dal
funzionario, dal direttore dell'epoca, il quale diceva...
  ALTERO MATTEOLI. Esclusivamente dal rapporto redatto
all'epoca?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì.
  ALTERO MATTEOLI. Allora siamo a posto!
  FERDINANDO IMPOSIMATO. C'è stata un'indagine
giudiziaria?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. C'è stata
un'indagine giudiziaria.
  GIUSEPPE MARIA AYALA. E non è emerso nulla?
  PRESIDENTE. Negli atti del maxiprocesso ci sono pagine
dedicate a tale questione. Gli atti sono depositati qui.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per
quanto riguarda Messina, ho detto prima che nei confronti
della mafia il servizio non era attivato permanentemente, ma
in momenti particolari, uno dei quali si è avuto dopo la grave
crisi verificatasi a Palermo a seguito dell'uccisione di
Cassarà e Montana e dopo i fatti che un po' tutti ricordano e
che hanno sempre seguito questi episodi.
   In quell'occasione il servizio, immagino anche sotto la
spinta dell'impegno che l'intero Governo indirizzava sul
problema palermitano e su indicazione del capo della polizia e
dell'allora direttore del servizio, cercò di attivarsi in modo
particolare sempre utilizzando il sistema della ricerca di
fonti informative utili alla cattura di latitanti e di altre
notizie del genere. Furono transitoriamente inviati, sia a
Palermo sia a Catania, alcuni elementi del SISDE - che dopo
poco tempo sono ritornati alle loro sedi - per fare perlomeno
dei tentativi.
   Uno di questi inviati, operante nella zona di
Caltanissetta alla ricerca di qualcuno che potesse in qualche
modo essere contattato e fornire notizie, aveva saputo che a
Santa Barbara vi era questo Messina che era ritenuto elemento
inserito nell'organizzazione nissena. Furono presi contatti
anche in questo caso con la magistratura. Credo che il
magistrato fosse una donna, penso la dottoressa Principato
(l'onorevole Ayala, che mi sembra in quel periodo fosse a
Caltanissetta, mi può aiutare)...
  GIUSEPPE MARIA AYALA. Penso di sì.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il
magistrato era senz'altro una donna, la quale confermò che
Messina avrebbe potuto fornire informazioni perché si riteneva
che fosse inserito in un'organizzazione notevole. Siccome
Messina andò in carcere, fu preso un primo contatto, che non
diede grandi risultati, attraverso un intermediario,
promettendogli evidentemente dei soldi perché il servizio non
poteva promettere premi o benefici di altra natura. Per giunta
non si trattava nemmeno di molto denaro perché a quell'epoca -
come sempre, nonostante tutte le voci che corrono - i servizi
non hanno mai nuotato nell'oro. Comunque Messina non ha
ottenuto quei soldi.
                         Pag. 703
   Questo contatto attraverso un intermediario non ebbe alcun
risultato; poi Messina uscì dal carcere - eravamo già nel 1986
- e da allora il contatto con il funzionario è stato diretto a
tentare di ottenere qualche risultato. Non so - non posso dare
giudizi - se Messina non abbia voluto o potuto, o vi siano
stati altri motivi, ma comunque l'operazione non ha dato alcun
esito e nello stesso 1986 il rapporto è stato chiuso e non si
sono più visti. Il tentativo si concluse quindi nell'arco di
pochi mesi. A questo punto vorrei aggiungere che il tipo di
attività che in quel periodo venne svolto dai servizi non ebbe
dappertutto esito negativo; come sempre succede, alcune
ciambelle riescono col buco ed altre no.
  MARCO TARADASH. Se non ricordo male, Messina parla anche
di un'altra operazione più specifica rispetto ...
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Al
capitano del SISDE.
  MARCO TARADASH. No, ai NAR nel 1989 e successivamente
alla vicenda con il capitano del SISDE.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Della
questione del capitano del SISDE mi occuperò dopo. Nel 1986 il
rapporto con Messina è finito.
   In quel periodo questo tipo di operazioni, in quello
stesso quadro, ha portato a Catania - forse l'onorevole Ayala
lo ricorda - all'individuazione ed all'arresto, tramite i
servizi collegati francesi, del Calderone, appunto in Francia.
Tale arresto nasce dall'input dei servizi, dato questo
che forse non è conosciuto. Cito il caso più importante, ma in
questo quadro ve ne sono stati altri; l'operazione di
Caltanissetta non ha dato grandi risultati ma l'operazione di
Catania, relativa a Calderone, (che poi ha aperto lo squarcio
che ha consentito al giudice Falcone, al maxiprocesso di
compiere quella grande operazione) nasce proprio da un
intervento che si inquadra in questo tipo di attività svolta
dal SISDE in quel periodo; deriva proprio da un'operazione del
SISDE, così come altre. Forse non ricordo tutte le vicende, ma
oltre a quella di Calderone ve ne sono state altre. Se si
vogliono informazioni più precise, posso fornirle, ma ho
citato questo caso perché non è stato sterile: vi sono stati
un momento ed un luogo in cui l'operazione non è riuscita -
come sempre può succedere - ed altre circostanze in cui questi
interventi hanno dato risultati veramente importanti, come
appunto nel caso di Calderone.
   Prima di passare ad un altro argomento, mi corre l'obbligo
di accennare anche al caso Contrada, sul quale non vorrei dare
l'impressione di sorvolare. Su questa vicenda è stato detto
tutto ed il contrario di tutto. Il ministro dell'interno l'ha
definita un fatto raccapricciante e non posso che essere
d'accordo con lui. Ciò che posso dire io è di aver trovato nel
dottor Contrada, nel periodo della mia permanenza al SISDE,
oltre ad una professionalità eccezionale (che, d'altra parte,
tutti gli riconoscono, anche coloro che l'accusano), sulla
quale credo che non vi sia alcun dubbio, un impegno non comune
che si tramutava in operazioni di grande importanza, nonché
una lealtà ed una correttezza nei confronti delle istituzioni
che spingeva e spinge anche oggi tutti coloro che con lui
hanno collaborato, come superiori, colleghi o dipendenti,
quasi a rifiutarsi di credere che le costruzioni che si fanno
siano vere.
   Questo è quanto intendo dire, perché non voglio apparire
uno che, in questo momento, solo perché Contrada è stato
arrestato, cerchi di lavarsene le mani o di non considerarlo.
Quanto ho detto, di cui mi assumo la responsabilità, è quello
che posso affermare per il periodo in cui sono stato al SISDE
e lo sostengo molto volentieri. Credo però che al punto in cui
siamo l'unica cosa che si possa fare è di passare la parola
alla magistratura. Mi auguro - e di ciò sono certo - che la
magistratura agisca nel migliore dei modi, con la massima
serenità; credo, soprattutto, che ciò sia quanto si augura lo
stesso Contrada, ossia che possa emergere
                         Pag. 704
 la verità. Al momento in cui siamo credo che ulteriori
storie, aperture, polemiche e discussioni non giovino a
nessuno, né allo stesso Contrada, né alla magistratura che
deve decidere.
   Appena assunta la direzione del SISDE mi sono posto due
obiettivi: il potenziamento dell'attività del servizio sotto
il profilo della produttività e agire in maniera tale da
sgombrare quanto più possibile il campo da eventuali accuse e
critiche che purtroppo nei confronti del servizio sono
ricorrenti.
   Sotto il profilo della produttività debbo dire - anche se
non dovrei essere io a farlo - di essere soddisfatto perché
posso affermare, anche alla luce dei giudizi formulati da
altri, che per questo periodo del 1992 si sono conseguiti
risultati tutti di buona qualità.
   Per quanto riguarda l'altro aspetto, che pongo sullo
stesso piano del primo, (bisogna evitare critiche ai servizi e
nel contempo lavorare bene e produrre), avevo impartito
disposizioni, ancora vigenti, perché non si entrasse in
operazioni iniziate o condotte da altri per paura di farsi un
domani accusare di essere depistatori. Secondo tale accusa,
che ci viene rivolta ad ogni piè sospinto, saremmo gente che
depista le indagini altrui. Allora, quando un'indagine compete
ad altri, dobbiamo mantenerci quanto più possibile estranei ad
essa. La collaborazione con le forze di polizia è massima,
totale: quando nasce da noi è logico che sia così, perché
dobbiamo trasmettere le risultanze delle informazioni agli
altri; altrimenti la prestiamo se sono gli altri a sollecitare
tale collaborazione, cioè soltanto se ci viene chiesta, mai di
nostra iniziativa.
   Ogni volta che vengono richiesti supporti tecnici - il che
capita frequentemente perché Polizia, Carabinieri e Guardia di
finanza non sempre sono attrezzati sul territorio nazionale
per effettuare intercettazioni, ambientali o meno - tale
richiesta deve essere innanzitutto autorizzata; l'uso di quei
mezzi deve essere autorizzato dalla direzione, non lasciato ai
singoli centri, e sempre accompagnato dalla certificazione
dell'autorità giudiziaria che ha autorizzato la forza di
polizia che indaga ad usare quei mezzi. Inizialmente avevo
tentato di ottenere che nell'ordinanza del magistrato venisse
specificato "con il supporto del SISDE", poi non tutti i
magistrati erano d'accordo e mi è bastato che vi fosse
l'autorizzazione, la quale, però, è necessaria. Nessun
supporto è stato assicurato ad operazioni di altri che non
fossero perfettamente lecite ed autorizzate.
   Mi accorgo dopo poco più di quattro mesi che tutti gli
sforzi che ho cercato di compiere per cercare quanto più
possibile di evitare al servizio critiche ed accuse sono stati
vani. Ciò però non è accaduto perché qualcuna delle direttive
che avevo impartito non ha funzionato, ma perché c'è qualcosa
di più grosso della critica che in questo momento travolge in
maniera impietosa i servizi. In proposito, prima di
concludere, desidero che il presidente mi lasci dire una
parola.
   Oltre a ciò che è stato fatto, vorrei illustrare le
iniziative attualmente in corso all'interno dei servizi. Ho
cercato di proseguire - perché anche i miei predecessori
avevano iniziato questo tipo di operazioni - una
riorganizzazione del personale, con ciò intendendo uno
spostamento tra vari uffici in modo da evitare troppo lunghe
permanenze in certi posti e per stabilire una certa rotazione
tra il personale. Ho restituito agli organi di appartenenza
10-11 persone in questi quattro mesi; premetto che l'ho fatto
non perché nei confronti di tali persone sia stato scoperto
qualcosa di poco chiaro o di illecito, ma in quanto permanenze
troppo lunghe o magari scarsità di rendimento hanno
consigliato la restituzione e la sostituzione con unità nuove,
scelte con criteri diversi rispetto al passato, le quali
potessero portare una ventata di maggiore vitalità nel
servizio.
   Ho presentato talune proposte riguardo al personale.
Conoscete l'attuale sistema in uso nei servizi, nel senso che
esiste la possibilità di entrare in ruolo e restarvi per tutta
la vita, come del resto avviene nelle amministrazioni statali,
                         Pag. 705
oppure vi è la possibilità di essere trasferiti da altre
amministrazioni per un triennio prorogabile per sei anni, per
un massimo di nove anni. In sede di CESIS ho proposto di
studiare una formula che ampliasse il sistema del triennio,
eliminando il limite dei nove anni e riducendo al minimo il
criterio della stabilità in ruolo. Ciò affinché si possa
consentire alla direzione, ogni tre anni, di valutare il
rendimento, il comportamento e l'attività di ogni singola
unità invece di assicurarle quella sorta di panacea in vigore
nelle amministrazioni statali, in virtù della quale il
personale è indotto a "sedersi".
   Certo, la mia proposta presenterà taluni lati negativi, ma
l'ho voluta ricordare per dire che il desiderio di ricercare
elementi nuovi in grado di migliorare il servizio piuttosto
che farlo arretrare è sempre vivo. Sono state anche avanzate
proposte di modifica del regolamento interno al fine di
abolire alcune inutili sovrastrutture. E' vero, si chiamano
servizi segreti, ma il segreto non deve rasentare il ridicolo!
  PRESIDENTE. Il suo predecessore ha affermato che
dovevano essere servizi pubblici!
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Difatti
sono in linea con i miei predecessori.   Ho cercato di
instaurare rapporti sempre più stretti con i centri
periferici, recandomi a visitare quelle realtà. In questi
quattro mesi non ho potuto fare molto, anche se avevo iniziato
con un certo spirito, perché mi sono cascati addosso problemi
tali da non consentirmi l'attuazione del piano che mi ero
prefisso.
   Comunque, qualche visita l'ho effettuata e qualcuno è
venuto a trovare me per stabilire contatti più stretti ed
evitare che il centro si sentisse una monade sciolta, unica e
autonoma sul proprio territorio. Vi è anche una maggiore
collaborazione con le forze di polizia, tanto che i rapporti
sono ottimi sotto tutti i punti di vista.
   Sto tentando - anche se in questo momento, per vari
motivi, non ho avuto molte possibilità - di potenziare
l'attività di analisi che dovrebbe costituire il cuore
dell'intelligence, al fine di creare un ufficio vieppiù
articolato e funzionante dell'attuale. Sono state elaborate
proposte per migliorare la distribuzione delle competenze tra
SISMI e SISDE in materia di criminalità, la cui formulazione è
forse troppo astratta, ma che comunque non pone problemi né a
noi né al SISMI. Questo lo dico in quanto alle eventuali
difficoltà si contrappone e supplisce una collaborazione
aperta e leale. Debbo dare atto al generale Pucci - che questa
Commissione ascolterà successivamente - di un'apertura totale
nei nostri confronti. Ripeto, quindi, che se dalla
formulazione delle proposte scaturissero ostacoli e
difficoltà, queste non avranno seguito perché la
collaborazione è aperta.
   Ho tentato di riorganizzare la scuola di formazione
recependo consigli esterni affinché si apprendano idee e
concetti, non solo nozioni sulla mafia o sulla camorra perché
queste sono alla portata di tutti. Ripeto, concetti e idee sul
modus operandi e sulle migliori metodologie per
combattere tali fenomeni.
   A fronte di tutto questo, nel momento di maggior sforzo,
impegno ed attività da parte del servizio per poter produrre,
migliorare la propria opera e per attrezzarsi al meglio, ci è
piovuta addosso una serie interminabile, sottile, costante e
sempre crescente di attacchi che ha determinato notevoli
difficoltà.
   Sono venuti da me agenti della DIA per prelevare le carte
relative all'interrogatorio del giudice Falcone a Buscetta
dopo l'uccisione di Lima: documenti che noi avremmo corretto,
modificato, non so che cosa! Ripeto, mi sono visto arrivare in
ufficio gli agenti per la consegna di queste carte! Il tutto
dando per scontato che queste carte noi le avevamo, mentre
invece Buscetta ha smentito l'esistenza dell'interrogatorio.
Penso si sia trattato di un falso. Ciò nonostante gli agenti
sono venuti per avere gli incartamenti, dando
                         Pag. 706
per scontato che noi facciamo tutte le porcherie di questo
mondo!
  MASSIMO BRUTTI. Non credo dessero per scontato nulla.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Quando si
chiedono taluni documenti, si dà per scontato che questi ci
siano.
  PRESIDENTE. Per chiarire, vorremmo sapere se gli agenti
della DIA si presentarono spontaneamente o su mandato.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Hanno
detto di avere il mandato, io non l'ho chiesto. Non ho nulla
da nascondere, per carità! Se le carte ci sono, prendetele.
Ripeto, non ho chiesto se avessero o meno il mandato.
   Si è detto che i magistrati milanesi erano controllati e
subito si è pensato ai servizi. In un secondo momento, si è
sostenuto che ad essere controllati fossero i magistrati
napoletani e anche in questo caso si è pensato ai servizi.
Sempre a Napoli sono state intercettate telefonate tra il
questore e un giornalista de Il Mattino: non so chi dei
due sia stato intercettato, ma si è pensato ai servizi. Non so
se ciò avesse fatto comodo al direttore de Il Mattino
per cercare di nascondere altre cose, comunque si è detto che
i servizi controllano Il Mattino!
   Da ultimo, si è sostenuto che abbiamo messo la bomba
all'associazione degli industriali ed io personalmente, da un
giornale, recentemente, sono stato considerato membro del
Santo Sepolcro! Devo ancora capire - anzi, chiedo che qualcuno
me lo spieghi - se essere membro del Santo Sepolcro sia
un'offesa oppure no. E' indubbio che si tratta di un falso.
  MARCO TARADASH. Lo deve dire lei se è un'offesa oppure
no. Lei lo saprà certamente meglio di noi.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Queste
cose non le so!
  PRESIDENTE. E' membro o no del Santo Sepolcro?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Nemmeno
per sogno. Nonostante ciò si insiste, sostenendo il falso. Che
debbo fare, presentare querela?
   Si è fatto riferimento ad un capitano del SISDE. Il
presidente mi ha mandato una bobina...
  PRESIDENTE. Vuole dire di che bobina si tratta?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. E' quella
dell'audizione di Messina. Possono nascere dubbi su di lei?
Non credo. La registrazione non è molto chiara, ma alcuni
presenti mi hanno riferito che non si è mai parlato di SISDE.
Ha parlato di un capitano, ma senza aggiungere che era del
SISDE. Personalmente non ero presente, perciò non lo so.
Tuttavia, pur non trattandosi di un appartenente al SISDE, ma
ad un'altra forza, per spirito...
  PRESIDENTE. Prefetto Finocchiaro, lei cosa sa di questa
vicenda?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sono a
conoscenza delle voci che circolano le quali, come lei ben sa,
camminano più veloci dei documenti. Mi è stato riferito che si
trattava di un capitano dell'Arma dei carabinieri: non so se
fosse vero o meno. Comunque, che non fosse un appartenente al
SISDE ci potevo mettere la mano sul fuoco.
   Non ho voluto sollevare polemiche, però ho invocato - e il
presidente me ne può dare atto - il chiarimento della vicenda,
magari interpellando nuovamente Messina. Quando si è avuta la
notizia - e in questo caso mi può essere testimone il
presidente del Comitato parlamentare di controllo sui servizi
- ho telefonato di prima mattina al senatore Chiaromonte
raccontandogli ciò che si stava verificando. Egli mi ha
risposto "Che posso fare?". E' ovvio che se la notizia fosse
stata vera, avrebbe significato
                         Pag. 707
 che all'interno del servizio qualcuno non compiva il proprio
dovere. Io avrei dovuto saperlo per cacciarlo. Se invece la
notizia fosse stata falsa, allora occorrerebbe tutelare i
servizi.
   Penso che la vicenda sia stata chiarita perché si è saputo
che il SISDE non c'entra, tanto che i giornali non ne parlano
più. Il capitano del SISDE è scomparso.
  PRESIDENTE. Per quello che a lei risulta, la vicenda è
vera ma non riguarda l'ufficio del SISDE?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non lo
so.
  MARCO TARADASH. Il signor Messina ha parlato del SISDE.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Se ha
detto "capitano del SISDE", la cosa mi interessa.
  ALTERO MATTEOLI. Il presidente le ha mandato una bobina?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì, ma
non si riesce a capire.
   Le conseguenze sono state gravi, gravissime, debbo dirlo
con molta onestà. Si è registrato un calo nell'attività e
nell'impegno del personale che però non mi sento di
rimproverare. Cerco sempre di sostenere e motivare il
personale alle mie dipendenze, ma onestamente non posso dargli
torto: non si può appartenere ad un ufficio dovendosene
vergognare, perché è considerato la causa di tutti i mali
d'Italia! Si sono registrate difficoltà anche con altri enti:
mentre prima era sufficiente una telefonata per ottenere dati
ed elementi, adesso - soprattutto da qualche giorno - gli
stessi enti vogliono la richiesta scritta adducendo il "sa,
non si sa mai!" Basta questo per sentirsi un appestato!
   Ripeto, ci sono difficoltà con i servizi collegati. Dopo
l'operazione Green ice si era verificata una sorta di
corsa dei servizi collegati (francesi, spagnoli, inglesi,
eccetera) per studiare insieme le operazioni, per utilizzare
lo stesso sistema, mentre ora qualcuno dice, anche se
ufficialmente non vi è alcun riscontro: "Al mio servizio che
cosa rispondo? Siete affidabili oppure no?" Incontriamo
difficoltà anche per quanto riguarda le fonti. Come fa una
persona a rendersi disponibile al colloquio con noi sapendo
che tra sei mesi, un anno o cinque anni l'aver collaborato può
essere considerata una colpa? Sarò sincero: si può modificare
un servizio se si ritiene che ciò sia utile, così come si può
sostituire il direttore se si reputa che quello attuale non
dia affidamento o possa aver colluso. Oppure, sostituite il
direttore con un'altra persona che sarà senz'altro migliore di
me. Fate qualcosa! Il servizio non può essere azzerato in
questo modo (neppure sciolto, perché sarebbe peggio dello
scioglimento), lasciandolo cuocere a fuoco lento: che si trovi
una soluzione! Posso dire, senza timore di essere smentito,
che il servizio è sano e non è colluso o deviato; importanti
dirigenti mi hanno rivolto una nota amara, in un certo senso
accusando anche me, perché non si sono sentiti abbastanza
difesi in questa campagna di critiche. Chi mi conosce da tempo
sa che preferisco il riserbo e non amo rilasciare interviste,
neanche quando mi vengono richieste; è per un atto di
correttezza e di riguardo nei confronti di questa Commissione,
organo istituzionale presso il quale sono stato chiamato a
riferire, che non ho voluto rilasciare dichiarazioni, tuttavia
in seguito dovrò pur dire qualcosa, perché altrimenti i
dipendenti continueranno a credere che io non li difenda
abbastanza.
   Non rifiutiamo i controlli, ma al contrario li vogliamo.
Al Comitato di controllo, presieduto dal senatore Chiaromonte,
chiesi di venire a verificare come lavoriamo, in modo da
creare un rapporto più diretto con tale organismo. Non posso
certo chiedere fiducia a scatola chiusa; non la chiederei
nemmeno ai miei amici e, a maggior ragione, so di non poterla
chiedere a questa autorevole Commissione. La fiducia a scatola
chiusa non si
                         Pag. 708
chiede a nessuno, soprattutto nei confronti delle istituzioni
che debbono fare il loro dovere. Per la posizione che ho, per
il compito (o la croce) che mi è stato affidato, credo di
avere il dovere di invocare da parte di tutti che almeno non
si nutra una sfiducia preconcetta, che non ci si costringa ad
entrare in un'aula di tribunale dove prima si emette la
sentenza e poi si svolge il dibattimento. In questo caso
sarebbe meglio chiudere il servizio.
   Ho voluto precisare le conseguenze della situazione che si
è creata, che si riveleranno dannose se non avrò la
possibilità di ridare coraggio e fiducia ai dipendenti; dovrei
essere uno che percepisce lo stipendio senza fare nulla, ma
non è nel mio carattere e me ne andrei subito.
  PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto Finocchiaro per la
chiarezza e la franchezza con le quali ha parlato. Ho tre
rapide domande da porgli, la prima delle quali è la seguente:
signor prefetto, lei ha fatto riferimento al fatto che il
SISDE si è occupato sistematicamente della lotta alla
criminalità organizzata soltanto a seguito della recente legge
di riforma. Che io sappia, in realtà nel passato, dopo il 1980
se non ricordo male, il SISDE installò alcuni centri nel
Mezzogiorno, i quali diedero anche risultati significativi.
D'altra parte le relazioni semestrali presentate dal
Presidente del Consiglio sulla base della legge di riforma dei
servizi di sicurezza contengono da sempre una parte relativa
alla criminalità organizzata (a questo proposito gli uffici
hanno preparato una rassegna, che è a disposizione dei
colleghi). Ciò è segno che anche nel passato ...
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì, l'ho
detto. Non si trattava di un'attività riconosciuta dalla legge
né istituzionalizzata, però vi era, pur con alti e bassi
legati a momenti di maggiore o minore attività del fenomeno
mafioso.
  PRESIDENTE. Se non ricordo male i periodi, sotto la
direzione del prefetto Parisi questi centri furono istituiti e
successivamente vennero revocati.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE.
L'attività di cui parlava prima, in cui si ebbero anche i
contatti con Messina, si svolse durante la gestione...
  PRESIDENTE. Quindi nel momento di maggiore aggressività
del fenomeno mafioso funzionavano questi centri?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Fornirò
un chiarimento, se mi è consentito. La legge n. 410 del 1991
ha considerato che il fenomeno mafioso potesse a pieno titolo
rientrare nel concetto di eversione nei confronti dello Stato.
In sostanza, ogni qualvolta il fenomeno si manifestava, senza
bisogno di alcun provvedimento legislativo il servizio si
attivava, non so se per impulso del direttore o per direttiva
del ministro, anticipando in qualche maniera quella che poi
sarebbe stata la disposizione della legge n. 410.
  PRESIDENTE. Quindi non vi era una permanenza?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No, non
in maniera istituzionale.
  PRESIDENTE. Seconda questione: la tecnica di
negoziazione cui lei ha accennato, determinata dal fatto che
non vi erano norme sui pentiti o benefici particolari da
elargire, può avere comportato nel passato che si sia
soprasseduto ad arresti, a perquisizioni o ad atti di questo
genere nel quadro di una visione per così dire contrattuale
(io non faccio questa cosa ma tu in cambio mi dai delle
informazioni)?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Posso
escluderlo. Poiché mi chiede informazioni sul passato delle
quali non ho conoscenza diretta, potrei anche essere accusato
di presunzione; tuttavia, dal funzionamento del sistema che ho
potuto apprendere, posso escludere
                         Pag. 709
 la sua ipotesi. Innanzitutto perché il contatto veniva
preceduto sempre da un contatto con il magistrato: infatti nei
confronti sia di Mutolo sia di Messina sono stati
rispettivamente sentiti i magistrati dell'Aquila e di
Caltanissetta. Il rapporto restava segreto, ma l'impostazione
si svolgeva nella piena legalità.
  PRESIDENTE. Lei ha parlato di permanenza eccessiva negli
stessi posti: si riferisce alla permanenza nelle stesse aree
territoriali o nelle stesse responsabilità?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Quando ho
parlato di spostamenti mi riferivo a posti all'interno della
direzione (trovandomi al SISDE da soli quattro mesi non posso
rivoltare il servizio come un calzino), al centro, a Roma; in
un determinato posto anche di carattere amministrativo o
logistico, anche lì era necessario creare una rotazione,
imprimere una movimentazione che evitasse la staticità, che
talvolta può portare anche al disinteresse.
  PAOLO CABRAS. Parla di funzionari direttivi?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì.
  PRESIDENTE. Devo ora porre una delicata questione,
relativa ad un fascicolo che è stato inviato ieri dal
Ministero dell'interno. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i
nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione
del circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta)
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  UMBERTO CAPPUZZO. Mi chiedo se la seduta sia incentrata
sul dottor Contrada o sulle comunicazioni del prefetto
Finocchiaro; noi dobbiamo basarci sulle sue affermazioni,
rinviando ad altra seduta una discussione completa sul caso
Contrada, una volta acquisiti i dati ad esso relativi.
   Dico subito che il prefetto Finocchiaro si trova nella
situazione ideale di aver trattato certi problemi da tre
posizioni diverse, tutte di alto rilievo: prefetto, alto
commissario e direttore del SISDE. Capisco anche la
passionalità con cui ha affrontato il problema dello Stato e
la frustrazione che vive in questo momento l'importantissimo
organismo al quale è preposto.
   Sulla validità dei servizi non ho mai avuto dubbi, perché
sarebbe finalmente ora di scrivere la storia delle deviazioni
sulla base di documenti concreti (anche tenendo conto della
profonda conoscenza che il prefetto ha di altri servizi,
essendo stato vittima di quelli stranieri): sarebbe
un'iniziativa doverosa da parte dei servizi italiani.
   Non voglio intervenire - ripeto - sulla validità dei
servizi, ma le deviazioni di individui vanno ricercate ed
eventualmente punite; peraltro il fatto importante,
sottolineato dal prefetto Finocchiaro, sul quale forse
sorvoliamo, è la differenza esistente tra il passato ed il
presente alla luce della legge premiale e, quindi, le
procedure che i servizi hanno dovuto seguire per poter
acquisire determinati dati.
   Vorrei ora porre al prefetto Finocchiaro un problema, in
questo momento in cui si parla di servizi e di una loro
eventuale riunificazione. Mi sono occupato della riforma dei
servizi in altra posizione e in altro grado, circa venti anni
fa, e so che la decisione di separarli fu voluta dalla parte
politica, poi accettata anche da coloro che in quel periodo
erano nei servizi.
   Vengo ora alla domanda che il presidente, così
intelligentemente, ha posto circa l'attività contrattuale o
paracontrattuale (eventualmente chiudendo un occhio). Il
problema che si pone adesso è quello delle garanzie, sul piano
legislativo, che occorre dare al personale dei
                         Pag. 710
servizi per lo svolgimento della sua attività. Una
Commissione che si occupa di questi problemi deve guardare al
futuro, altrimenti sarebbe meglio eliminare questi servizi. Se
si intendesse operare bene, basterebbe arruolare molto
personale, attualmente libero, dei servizi segreti dell'est,
così come hanno fatto alcuni paesi. In questo caso, avremmo
servizi efficientissimi, senza le remore della cittadinanza
italiana! Ritengo che questo punto sia molto importante,
perciò vorrei comprendere cosa sia necessario fare al
riguardo. Se abbiamo previsto una legislazione per i pentiti
...
  SALVATORE FRASCA. Però, a questo punto dovremmo far
rivivere Vishinsky!
  ALFREDO GALASSO. Basterebbe riarruolare Gelli!
  UMBERTO CAPPUZZO. Ho voluto fare una battuta. Dicevo che
il problema è emblematico ma sarà trattato in un'altra
occasione.
   Adesso, ciò che a me preme, dal punto di vista culturale,
è capire le procedure che devono regolare l'attività interna
del servizio. Innanzitutto, si pone un primo problema: ha
ragion d'essere l'attività interna di un servizio segreto, dal
momento che vi sono problemi anche di carattere costituzionale
sui quali varrebbe la pena di riflettere? L'attività
informativa interna deve essere considerata competenza di un
servizio a sé stante oppure come parte integrante
dell'attività delle forze di polizia? Credo che anche questa
questione meriterebbe di essere approfondita.
   Considerato che tra i due servizi le aree di competenza
sono quanto mai sfumate e difficili, perché porre come
elemento di differenziazione lo svolgimento di attività
interna o esterna non ha senso, in quanto vi sono centri del
SISDE che svolgono attività informativa, credo che sarebbe
necessario chiarire bene le suddette aree di competenza. Si
tratta di un problema delicato, stante la possibilità di
conflittualità tra i due servizi e le probabili deviazioni.
   Per quanto attiene alle procedure, chiedo, anzitutto, chi
stabilisca gli obiettivi della ricerca. Un servizio che si
rispetti non procede perché riceve degli input
dall'esterno ma grazie ad una visione più strategica che
qualche organo deve definire (l'autorità politica e il
ministro dell'interno). Come accade per l'attività
internazionale - di cui ho maggiore conoscenza, considerata la
mia personale esperienza - gli obiettivi di ricerca divengono
indicazione precisa all'interno di un piano. Da questo punto
di vista, assume importanza anche il problema del
coordinamento.
   In tutto questo contesto, in che posizione si colloca il
CESIS, considerato che disponiamo di due servizi, uno che
dipende dal ministro dell'interno e l'altro, dal punto di
vista funzionale, dal Ministero della difesa? Come possono
esistere queste due attività senza avere la possibilità di
conoscere l'organo che stabilisce la strategia e gli obiettivi
e senza constatare se il piano di ricerca elaborato dal SISDE
sia in armonia con quello del SISMI, almeno per le parti che
abbiano tra loro punti di contatto?
   Poiché è stato ripetutamente accennato al costo dei
servizi, vorrei sapere dal signor prefetto quanto costino i
pentiti e per quanto tempo ancora ritenga che l'attività di
pentitismo possa continuare ad essere remunerata e
remunerabile. Inoltre: quanti pentiti sono indotti o
potrebbero essere indotti a pentimenti successivi, aggiornati
e corretti, alla luce del denaro che riceveranno?
  MASSIMO BRUTTI. Concordo con la proposta del collega
Scotti volta ad acquisire tutti gli elementi riferentisi ai
funzionari che hanno avuto responsabilità di direzione di
apparati così delicati, in particolare a Palermo, nelle zone
di mafia.
   Devo dire che nelle domande che intendo porre non mi sento
in alcun modo vincolato dal fatto che i componenti l'ufficio
di presidenza abbiano preso visione, tra ieri sera e questa
mattina, di alcuni documenti. Da ciò che ho comprenso,
                         Pag. 711
 infatti, si tratta soltanto di frammenti di documenti e,
come sanno gli storici, un solo documento non è sufficiente
per scrivere una storia nuova. Non mi sento vincolato, quindi,
e ritengo che i quesiti che mi accingo a porre abbiano
comunque una loro autonomia. Eventualmente, mi riserverei di
pormi un problema se potessi disporre dell'insieme della
documentazione.
   Sulla base di ciò che ho sentito oggi, è stupefacente che
vi sia la tendenza a valutare la storia dell'inizio degli anni
ottanta a Palermo e il comportamento degli apparati buttando
sulle spalle di un funzionario che ha vissuto là sei mesi, e
che oggi non può difendersi perché è morto, responsabilità
assai gravi enunciate in termini sommari.
   Ciò premesso, desidero porre al prefetto Finocchiaro
alcune questioni, prima di ordine generale, poi riferite a
vicende particolari.
   Per ciò che attiene alle prime, chiedo al dottor
Finocchiaro di dire quel che può sulle forme di coordinamento
tra settori del SISDE e del SISMI impegnati sul terreno
dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Considerato che vi è un criterio di specializzazione dei
compiti, esso è attuato per materie oppure le attività dei due
servizi s'intrecciano tra loro, nel senso che riguardano, per
esempio, droga, armi e latitanti?
   In Sicilia esiste una rete di operatori, di agenti del
SISDE diffusa sul territorio, in particolare una presenza
capillare in alcuni comuni a maggiore insediamento mafioso?
Ciò risulterebbe da alcuni elementi emersi nell'ambito della
prima fase dei lavori della Commissione antimafia.
   Chiedo al prefetto Finocchiaro se il SISDE operi nelle
regioni settentrionali, in relazione alla grande criminalità
mafiosa. In caso affermativo, vorrei sapere come sia
organizzato, almeno per grandi linee, e quali risultati abbia
conseguito, soprattutto negli ultimi tempi. Leggendo rapporti
relativi a questo tipo di impegno, mi sembra di aver capito
che la recente operazione relativa all'autoparco di Milano sia
nata proprio da un input del SISDE. Chiedo se il
prefetto Finocchiaro possa offrirci un bilancio di questo tipo
di lavoro, ovviamente senza entrare nei particolari
dell'organizzazione o di altri aspetti che non ci competono.
   L'altra questione che desidero sottolineare è relativa
alle organizzazioni criminali in Campania. Dal rapporto del
SISDE dell'ottobre 1992 risultano una serie di operazioni
volte a scompaginare un'attività di tipo mafioso in Campania
che, stando a quanto riferito dal rapporto del SISDE, tende ad
imitare i modelli della criminalità mafiosa siciliana, cioè il
modello di Cosa nostra. In particolare, il rapporto del SISDE
parla di un'associazione denominata Nuova mafia campana.
Vorrei chiedere al prefetto Finocchiaro una valutazione
d'insieme, cioè se gli risultino elementi tali da poter
pensare oggi ad un unico meccanismo della grande criminalità
organizzata nel Mezzogiorno - più in generale, nelle zone del
paese in cui essa è operante, in cui sono insediati i suoi
traffici -, un meccanismo unico facente capo, sostanzialmente,
all'organizzazione più forte e verticistica, cioè a Cosa
nostra.
   In questo quadro, vorrei che il prefetto Finocchiaro ci
fornisse, se possibile, un chiarimento su arresti recenti che
personalmente considero particolarmente significativi, cioè
quelli avvenuti in Calabria a danno della cosca Muto:
nell'ottobre di quest'anno sarebbe stato arrestato lo stesso
Francesco Muto, che da anni considero uno dei più pericolosi
capimafia della Calabria, il quale era a piede libero ed aveva
la possibilità di accostare elementi insospettabili e di
intrattenere rapporti perfino con uomini delle istituzioni.
Vorrei sapere se le cosche del Tirreno e dell'alto cosentino
abbiano, a loro volta, collegamenti organici con Cosa nostra.
   Per quanto attiene al capitolo relativo ai collegamenti
fra Cosa nostra ed eversione di destra, parto da un primo
elemento riferendomi alle dichiarazioni di Messina. Quando
egli ci ha parlato di un contatto con ambienti del SISDE, nel
1986-1987, ci ha detto che le informazioni
                         Pag. 712
che ci forniva si riferivano, sostanzialmente, ai NAR.
Inoltre, Messina ci ha detto che nel 1989 fece un viaggio
assieme ad una persona che presumo fosse un ex appartenente ai
NAR, perché nel 1989 tale organizzazione non era più in
azione. Può dirci il prefetto Finocchiaro se siano ancora oggi
in atto collegamenti organici tra la criminalità organizzata,
le associazioni di tipo mafioso - soprattutto quelle più forti
- e le associazioni di destra, nel senso sia di elementi
tuttora impegnati in attività di tipo eversivo sia di ex
appartenenti ad organizzazioni eversive di destra che,
comunque, continuano a svolgere attività criminali?
   Inoltre, per quanto riguarda il sistema piduista, nel
settembre di quest'anno, il ministro dell'interno Mancino,
rispondendo ad una nostra interpellanza al Senato, richiamava
collegamenti tra Licio Gelli e la criminalità organizzata
romana, di cui vi sarebbe traccia e documentazione in atti del
1991. Tali collegamenti sarebbero stati finalizzati
all'assegnazione di grandi appalti internazionali cui era
interessata la criminalità romana. Anche a questo riguardo le
chiedo, signor prefetto, una valutazione dello scenario,
considerato che parlo di sistema piduista per riferirmi a
qualcosa che è continuato dopo il 1981, dopo la scoperta delle
liste di Castiglion Fibocchi. In particolare, gradirei una
valutazione di scenario relativa al ruolo delle logge
massoniche coperte, spurie, alla loro esistenza e al loro
ruolo nei fatti di criminalità organizzata.
   Voglio adesso rivolgerle una domanda, prefetto
Finocchiaro, alla quale, se lo ritiene opportuno, lei potrà
rispondere in qualità di ex alto commissario. Negli atti di
inchieste giudiziarie recenti, risulta che operatori del
SISMI, appartenenti ad una struttura particolarmente riservata
e segreta (se non ricordo male credo che si chiami SB),
sarebbero stati assegnati all'Alto commissariato antimafia nel
1987. Le risulta che in passato appartenenti del SISMI, che
facevano parte di questa struttura clandestina, siano stati
assegnati all'Alto commissariato? Le risulta che questo sia
stato un collegamento istituzionale o soltanto episodico e
riferibile a persone?
   Passando ad alcune vicende particolari, le chiedo,
prefetto Finocchiaro, se le risulti o meno che Emanuele
Piazza, scomparso a Palermo nell'autunno del 1990, sia stato
in qualche modo organicamente inquadrato nell'ambito del SISDE
oppure legato al SISDE (questa notizia è stata fornita tramite
una pubblica dichiarazione, una conferenza stampa, dal padre
di Emanuele Piazza). Può dirci con quali compiti e con quale
tipo di rapporto il signor Emanuele Piazza era inquadrato
nelle file del SISDE e se vi siete posti il problema di
effettuare indagini in relazione alla scomparsa di Piazza?
   Inoltre: l'agente di polizia Agostino, ucciso nell'agosto
del 1989, era in qualche modo legato al SISDE o inquadrato
nelle sue file? Le risulta qualcosa in proposito? Non le
chiedo se lo era o non lo era: le chiedo se a lei risulti
qualcosa.
   Le risulta che l'ex sindaco di Palermo Insalaco facesse
parte del SISDE e che i suoi collegamenti con il ministro
dell'interno Restivo si spingessero fino ad un inserimento
organico negli apparati del Ministero dell'interno?
Personalmente, ricordo dichiarazioni - che non esito a
definire incredibili - del prefetto De Francesco, rese dinanzi
alla prima commissione del Consiglio superiore della
magistratura, proprio a proposito di Insalaco. Anche per tale
motivo, mi riservo poi di chiedere al presidente che su tutte
queste questioni la Commissione convochi in audizione anche il
prefetto De Francesco.
   In merito ai rapporti intrattenuti con ambienti del SISDE
nel periodo 1986-1987, a proposito dei quali prendo atto
volentieri dei chiarimenti del dottor Finocchiaro, Messina ci
ha detto che di tali contatti era al corrente la commissione
interprovinciale e, più precisamente, che egli informava
Madonia, il quale era un po' il suo padrino, il referente
diretto di questi collegamenti. Le risulta o meno che questa
consapevolezza da parte della
                         Pag. 713
commissione interprovinciale e di Madonia del collegamento
del 1986-1987 fosse a conoscenza dei servizi?
   Le chiedo anche se per il passato risultino sospensioni di
funzionari dei servizi a causa di indagini di natura
disciplinare o di indagini interne. Più di recente, il dottor
Contrada, prima del provvedimento di custodia cautelare nei
suoi confronti era stato sospeso dal servizio? Le risulta che
il dottor Contrada sia mai stato chiamato a difendersi
nell'ambito di indagini di natura discipinare interne al
servizio?
   Concludo il mio intervento con un'ultima domanda
richiamandomi ad un testo tratto da un provvedimento
giudiziario. Si tratta di una sentenza del 20 febbraio 1984
del giudice istruttore Giovanni Falcone (mi riferisco alla
vicenda che richiamava prima il collega Boso), il quale
scrive: "Anche se il dottor Immordino non lo ha esplicitamente
detto, appare indubbio che egli nutriva il timore che gli
ambienti delle cosche mafiose potessero essere tempestivamente
avvertiti delle operazioni di polizia che egli stava
allestendo". Siamo nel maggio del 1980. "Basti ricordare -
prosegue Falcone - che quando vennero decisi gli arresti di
persone ritenute appartenenti alla cosca di Salvatore
Inzerillo il personale operante venne concentrato nella
caserma  "Lungaro" con il pretesto che occorreva sedare una
sommossa nel carcere dell'Ucciardone e che lo stesso Contrada
non venne avvertito di tale operazione".
   Nella requisitoria le affermazioni che riguardano il
dottor Contrada sono anche più puntuali ed inquietanti poiché
si dice che "tutti i funzionari della squadra mobile furono
tenuti all'oscuro, fino all'ultimo minuto, dei reali obiettivi
dell'operazione in modo tale da estromettere del tutto il
dottor Contrada".
   Lasciando da parte la requisitoria e soffermandomi sulla
sentenza del giudice istruttore Falcone richiamo l'attenzione
del prefetto Finocchiaro e dei colleghi sul fatto che
l'affermazione di Falcone, sia pure apparentemente così lieve,
è di estrema gravità, poiché in un provvedimento giudiziario,
senza procedere nei confronti del dottor Contrada, non si
poteva dire di più; viene avanzata, infatti, una riserva, si
solleva un dubbio che riferendosi ad un funzionario che ha
responsabilità così delicate è pesantissimo.
   Tuttavia non si è assunta nessuna iniziativa a carattere
amministrativo e nell'ambito dell'esercizio dei poteri
discrezionali di governo che fanno parte dei compiti e delle
responsabilità di chi ha un potere gerarchico su un
funzionario; non si è presa nessuna iniziativa, anzi,
ritroviamo questo funzionario assegnato ad una funzione
delicatissima, al SISDE. E' questo che non riesco a
comprendere e rileggendo le frasi di Falcone devo dire che la
questione appare seria al di là delle responsabilità penali,
che qui non interessano. Colgo una certa insensibilità nel
fatto che nonostante un giudice affermi determinate cose non
si assume alcuna iniziativa ed anzi ritroviamo questo
funzionario al SISDE.
  PRESIDENTE. Qual è la sentenza?
  MASSIMO BRUTTI. Si tratta della sentenza istruttoria del
20 febbraio 1984, in riferimento al procedimento 1686/83.
   Dico ciò, dottor Finocchiaro, senza polemiche ma perché
ritengo ci si trovi di fronte ad una vicenda di una gravità
eccezionale e perché avverto una negligenza che vorrei fare
emergere, circoscrivere e quindi in qualche modo superare. La
negligenza non è in nessun modo ascrivibile a lei, dottor
Finocchiaro. Le chiedo soltanto se le risulti qualche elemento
in ordine a questa vicenda.
  MARCO TARADASH. Il dottor Finocchiaro, al di là del
giudizio che ha dato sul clima creatosi intorno al SISDE, si è
posto la giusta questione della reale utilità di un servizio
interno di polizia.
   Dalla relazione svolta non ho ben compreso in quale misura
il SISDE contribuisca alla lotta contro la criminalità
organizzata e in cosa differisca rispetto
                         Pag. 714
ad altri organismi. Posso comprendere che in anni passati, in
cui le forze di polizia erano evidentemente incapaci, per non
dire altro, a fronteggiare il crimine, lo Stato ed i ministri
degli interni (abbiamo avuto una sequenza di ministri degli
interni particolarmente dotati nella lotta alla criminalità
mafiosa, da Gava ad altri) si servissero di apparati segreti.
Ma ora che abbiamo la DIA, i centri di coordinamento ed in
presenza di una ristrutturazione generale delle varie forze in
funzione essenzialmente di lotta alla criminalità organizzata,
mi domando qual è l'apporto in più che un servizio segreto può
dare in questo tipo di operazioni. Mi chiedo anche se le
irruzioni della DIA nel SISDE non siano in qualche misura
comprensibili considerando che probabilmente la DIA ritiene
oggi di dover svolgere gli stessi compiti che i servizi
segreti hanno svolto in anni passati.
   Pongo anche problemi di democrazia e di trasparenza perché
credo che sia sempre in qualche misura pericoloso il lavoro
svolto da un servizio segreto soprattutto nell'ambito degli
affari interni; ma oggi che non esiste più il terrorismo, mi
chiedo quale sia il senso di tutto ciò.
   La seconda domanda riguarda i pentiti Messina e Mutolo. Il
dottor Finocchiaro ha contestato le affermazioni di Messina e
ha detto che lo stesso Messina dice il falso quando fa
riferimento ad agenti del SISDE in relazione alla possibilità
di catturare il vertice mafioso. Vorrei ricordare che,
nell'audizione che la Commissione ha avuto con il pentito
Messina, quest'ultimo è tornato diverse volte su questo punto,
che non è affatto secondario e che, a dir la verità, toglie un
po' di credibilità al complesso delle sue dichiarazioni. Se,
infatti, su un dato di interesse generale, quale il rapporto
intercorso tra un mafioso importante, anche se non di
primissimo rango, ed apparati dello Stato, il pentito Messina
fa affermazioni false ed il SISDE lo smentisce, in realtà il
SISDE riduce di molto la credibilità dello stesso Messina.
   Il SISDE ha avuto rapporti con Messina e Mutolo; in
relazione a ciò vorrei sapere se tali rapporti sono continuati
anche nel periodo del pentimento. C'è stato un lavorio da
parte dei servizi segreti durante il periodo del pentimento?
Messina e Mutolo sono stati stipendiati dal servizio segreto?
Sappiamo che costoro dagli anni ottanta hanno avuto rapporti
di confidenza con il servizio segreto. I 270 pentiti ora in
circolazione ricevono denaro dal servizio segreto?
  PRESIDENTE. Dal servizio segreto o da altri, onorevole
Taradash?
  MARCO TARADASH. Ritengo che il dottor Finocchiaro ci
possa rispondere soltanto a nome del SISDE. Non ho dubbi che
ricevano denaro da altri; io desidero sapere se lo ricevono
dal SISDE.
   La terza domanda si riferisce alla questione Contrada,
sulla quale il dottor Finocchiaro ha dato una valutazione
importante. Il fatto che il dottor Finocchiaro dia una
valutazione tutta a favore del questore Contrada e contraria
ai suoi avversari è un elemento importante.
   Non posso sapere se Contrada sia mafioso o meno, il punto
è se il SISDE nel momento in cui ha "assunto" Contrada e prima
ancora la polizia, quando hanno consentito a Contrada di
effettuare questa "scalata", abbiano tenuto presente le
sentenze di Falcone, le voci che circolavano nell'ambiente e
quindi se abbiano effettuato una scelta consapevole e motivata
oppur no. Se non hanno fatto una scelta consapevole e motivata
credo che i vertici della polizia e dei servizi dovrebbero
essere dimessi, come si dice con un eufemismo, per la loro
incapacità; viceversa se hanno tenuto presente tutto ciò ed
hanno "scommesso" su questo funzionario, contro i suoi
avversari, devono rispondere dell'errore che eventualmente
hanno commesso.
   La mia domanda, per concludere, è che tipo di verifica, di
valutazione e di approfondimento sono stati effettuati in
questa circostanza.
                         Pag. 715
  VITO RIGGIO. Probabilmente tornerò su alcune domande già
poste, ma lo faccio per una necessità analitica.
   Nell'ultima relazione sulla sicurezza in ordine al
semestre passato e dopo l'istituzione della DIA, il Governo
afferma che "i servizi di sicurezza sono chiamati a sviluppare
sempre più la loro capacità di penetrare, attraverso i loro
migliori agenti e con modalità proprie
dell'intelligence, ambienti che si dimostrano fortemente
compartimentati e spesso di difficile permeabilità".
   Il Governo continua a ritenere fondamentale l'azione di
penetrazione dei servizi, nonostante la creazione della DIA e
in presenza di una legislazione premiale che evidentemente
modifica le modalità di accesso in tali ambienti. Nella parte
terminale della relazione, sembra che in questo momento, per
situazioni esterne ed anche per una legittima reazione
interna, il servizio non sia attrezzato a svolgere tali
compiti o quanto meno a svolgerli nelle migliori condizioni.
Ritengo si tratti di una considerazione sulla quale vale la
pena avere qualche chiarimento dal dottor Finocchiaro,
considerando che la Commissione, al termine della passata
legislatura, aveva fatto riferimento al ricorso ai servizi
segreti come a una delle possibilità di penetrazione in questo
mondo.
   Vorrei anche sapere, ma è una valutazione che il dottor
Finocchiaro può anche rifiutarsi di dare, dal momento che si
tratta essenzialmente di una valutazione politica di
pertinenza della Commissione, se la diminuita capacità di
penetrazione non sia in qualche modo da mettere in relazione
con una qualche strategia posta in essere dalla mafia. Nella
parte finale della relazione si dice che "la strategia
mafiosa, con gli omicidi Falcone e Borsellino, assume tratti
marcatamente terroristici volti a sgomentare e ad
impedire..."; ma allora, se può anche assumere una strategia
di disinformazione, di intossicazione e di depotenziamento
degli strumenti dimostratisi più efficaci, vorrei sapere dal
dottor Finocchiaro se dal suo punto di vista tutto ciò possa
avere un qualche riscontro.
   Nel momento in cui si crea un clima nel quale il personale
dei servizi non è abilitato o non è affidabile, come si
afferma nella parte conclusiva della relazione, o quanto meno
viene considerato meno affidabile da chi dovrebbe fornirgli le
informazioni e con cui dovrebbe intrattenere una funzione di
elaborazione del dato (il compito dei servizi infatti non è
tanto quello di compiere operazioni di polizia quanto quello
di avere informatori qualificati per poi elaborare dati da
mettere a disposizione delle competenti autorità), si perde un
punto di osservazione su questo mondo. Mi auguro che questo
punto di osservazione venga nel frattempo acquisito da altre
strutture, perché diversamente ci troveremmo in una situazione
completamente diversa rispetto a quella di due o tre mesi fa.
Ricordo che dopo l'operazione Green ice ed altre ci
trovavamo in una fase che appariva molto favorevole e più
vicina all'accertamento di alcune verità; viceversa oggi ci
troviamo in una situazione in cui l'attenzione è
prevalentemente rivolta alle disfunzione degli apparati
statali piuttosto che alle ricerche. Ritengo si tratti di un
dato che riveste un qualche rilievo politico.
   La seconda domanda che volevo porre in realtà l'ha
formulata il presidente e tuttavia gradirei una risposta più
approfondita. Quando ad un'agente dei servizi segreti si
chiede di entrare in contatto con determinati ambienti, sia
pure senza violare la legge, in realtà gli si chiede di
compiere un'attività che non è analoga a quella che può essere
svolta da un qualsiasi altro funzionario. Il presidente
parlava di patteggiamento, mentre io userei il termine
negoziato per diventare affidabile, essere credibile,
eccetera. Si tratta di ambienti nei quali la fiducia si
conquista sì "accettando un pesce", ma soprattutto con
comportamenti ed atti estremamente diversi da quelli che
possono essere compiuti normalmente in un rapporto tra persone
appartenenti alla società civile e non criminale.
                         Pag. 716
   Dal momento che esiste anche una scuola, vorrei sapere se
sia stata elaborata una tecnica per entrare in relazione con
questi ambienti e se esistano modalità che, se viste con
occhio diverso da chi svolge un lavoro del genere, possono
risultare di difficile comprensione. Dico ciò non in
riferimento all'episodio Contrada ma a tutti i casi che
possono accadere, perché se in passato ci sono stati agenti
entrati in contatto con questo mondo, così come risulta dalle
dichiarazioni anche di Messina, è chiaro che questo ambiente
per una parte intrattiene rapporti con il mondo ufficiale,
mentre per un'altra parte continua ad intrattenere rapporti
con il proprio ambiente. Lo stesso Messina ci diceva che nei
confronti di Madonia giustificava alcuni suoi rapporti con i
servizi con la scusa che in questo modo era in grado di
fornire utili informazioni.
   Tutto ciò crea un intreccio che ritengo dovrebbe aver dato
luogo ad alcuni criteri per evitare che successivamente alcune
attività possano essere viste sotto una particolare
angolatura, dal momento che non credo sia sufficiente la
circostanza per cui tutte le attività sono formalmente
autorizzate dal magistrato. Deve esserci un'etica, un criterio
di comportamento, altrimenti quella dell'agente segreto
diventa un'attività assolutamente svincolata da qualunque
parametro di riferimento e di giudicabilità col rischio di
essere esposti a qualunque diversa valutazione successiva.
   Non so se anche lei abbia riscontrato problemi di questo
tipo nel corso della sua attività. Comunque, sembrava di
capire che questi fenomeni fossero presenti in minima parte.
   Vorrei sollevare un'ultima questione che, tuttavia, non
riguarda la sua funzione attuale. In questa sede stiamo
valutando una attività che è stata svolta da Contrada non
nella sua qualità di agente dei servizi segreti, ma nelle
vesti di importante funzionario della questura di Palermo:
pertanto, sarebbe più opportuno ascoltare i responsabili
dell'epoca o i rappresentanti della struttura della polizia
nel suo complesso.
   Un punto delicato è quello cui ha accennato anche il
collega Brutti: vi è stato, in sostanza, il passaggio di un
funzionario dalla struttura della polizia a quella dei
servizi. Anche il presidente Violante aveva chiesto come mai
ciò fosse accaduto; è difficile dirlo, ma vorrei sapere se vi
sia stata una qualche valutazione da parte di chi accetta la
domanda di passaggio che, evidentemente, non può che essere
stata di tipo positivo. Se così non fosse, saremmo di fronte
quanto meno ad un atto di leggerezza compiuto da chi ha
consentito questo passaggio. Infatti, se il funzionario che
chiede di passare ai servizi segreti non è del tutto limpido
ed affidabile, il suo ingresso in quel settore lascerebbe
molto a desiderare. Su questo dovremmo ragionare.
  ALTERO MATTEOLI. Signor prefetto, nel corso del suo
intervento ha affermato che "ci accusano di tutto" e che da
questo tipo di situazione ne è derivata una sorta di paralisi
per la sua attività. Lei sa meglio di me che queste accuse non
sono nuove nei confronti dei servizi segreti; evidentemente
qualche motivo deve esserci. In passato - ma io credo che ciò
avvenga anche oggi - si sono verificati cambiamenti di
scenario politico determinati proprio dai servizi segreti. In
altre parole, anziché essere al servizio dello Stato, questi
ultimi erano al servizio di certe parti politiche. Ebbene, lei
ritiene che ciò accada anche oggi?
   Lei ha definito il servizio "informativo non
convenzionale", aggiungendo che "non convenzionale" non vuol
dire "illegale". Allora, debbo ritenere che in qualche modo
lei non è d'accordo con il ministro degli interni Mancino,
quando dichiara che gli agenti "sono pagati per sporcarsi". Il
ministro lo ha dichiarato a tutti i giornali e ribadito in
altre occasioni.
   Lei, signor prefetto, ha parlato altresì di "procedure e
mezzi", ma successivamente - forse per colpa nostra che
                         Pag. 717
l'abbiamo interrotta - non ha proseguito nella sua
illustrazione. In proposito, da quel poco che lei ha detto su
questo argomento, mi pare di aver capito che l'unico mezzo che
i servizi segreti hanno a disposizione per attivare certi
contatti è il denaro. Ebbene, esclude che i servizi segreti
abbiano mai usato, negli ultimi 10-15 anni, altri sistemi,
oltre al denaro, per raggiungere gli scopi che essi si
prefiggono?
   Prima di formulare la prossima domanda, proprio per non
essere frainteso, tengo a precisare che non sono fra coloro
che considerano i pentiti come degli oracoli. Essi sono uomini
che hanno commesso crimini gravissimi, per cui - forse per la
mia mentalità provinciale - quando li ho di fronte non posso
dimenticare che hanno commesso numerosi reati; comunque, non
possiamo considerare i pentiti attendibili quando si occupano
di alcuni argomenti e inattendibili quando si occupano dei
politici. Quindi, devo necessariamente confrontare le due tesi
e le assicuro che mi dispiace dover porre sullo stesso piano
lei ed il pentito Messina. Lo farò solo in questa fase per
cercare di capire quanto lei ha affermato e che contrasta, in
maniera palmare, con quanto lei non ha avuto la possibilità di
ascoltare poiché, come ci ha riferito, la bobina magnetica non
funzionava. Io, tuttavia, dispongo del testo stenografico
delle dichiarazioni di Messina. Egli ha detto: "Ho avuto
contatti con il SISDE nel 1986 e nel 1987. Ho incontrato
diverse volte queste persone che, allora, volevano per lo più
notizie sul terrorismo". Lei, invece, ha liquidato il contatto
dei servizi con Messina, dicendo: "In carcere ebbe un contatto
con un intermediario dei servizi, mentre, una volta uscito dal
carcere, fu contattato nel 1986 da un funzionario. Tuttavia,
non dette alcun risultato". Quindi, le sue parole contrastano
in maniera palmare con quanto affermato da Messina il quale ha
usato l'espressione "diverse volte", lasciando intendere una
continuità di contatti che secondo lei non ci sarebbe stata.
   Messina ci ha altresì raccontato di aver incontrato un
terrorista dei NAR; le risulta che tale incontro, avvenuto
all'aeroporto di Fiumicino, fosse a conoscenza dei servizi?
   Passo ad un'altra domanda. Ad un certo punto, a Palermo,
arrivano quali funzionari e dirigenti di polizia ex piduisti,
coinvolti addirittura in vicende di prostituzione: la mia
domanda potrebbe apparire ingenua. E' considerata punitiva o
premiale la sede di Palermo anche ai fini della carriera,
visto che nel capoluogo siciliano arriva addirittura un
piduista che a Roma è stato coinvolto in fatti di
prostituzione?
  PRESIDENTE. Da quanto mi risulta, quella persona si
iscrisse alla P2 dopo il trasferimento a Palermo.
  ALTERO MATTEOLI. Credo che la domanda che ho rivolto al
prefetto sia pertinente.
   Tra l'altro, abbiamo appreso dai giornali che il prefetto
ed il suo collega De Francesco difendono Contrada; anche il
capo della polizia Parisi lo difende. Parisi è stato vice di
De Francesco; Contrada è stato con De Francesco e con Parisi
e, da vent'anni, egli è ininterrottamente in Sicilia: questo
mi pare sia un caso un po' anomalo rispetto alla normalità.
Ora apprendiamo che soltanto ieri sera è giunto un fascicolo,
di cui non abbiamo ancora presa visione; tuttavia alcuni
stralci di quanto ci ha letto il presidente Violante lo
avevamo già visto pubblicato ieri su un settimanale. Dunque,
lei difende Contrada; lei ha trovato nel dottor Contrada una
"professionalità eccezionale". Dunque, quando lei è arrivato a
Palermo come alto commissario ha utilizzato la "squadra
Contrada"; anche oggi, lei si trova in questa sede, non solo
per l'alto incarico che ricopre, ma soprattutto perché è
scoppiato l'episodio Contrada. Pertanto, lei immaginava che le
avremmo posto quasi esclusivamente domande su questa vicenda.
In proposito l'ho trovata (uso un termine che non vuole essere
                         Pag. 718
irriverente) un po' reticente, dal momento che ha liquidato
con una battuta tutta la storia.
   Infine, l'ultima domanda che potrebbe apparire personale
ma che, per l'incarico che lei ricopre in questo momento, non
lo è. I giornali hanno pubblicato la notizia secondo la quale
lei sarebbe membro del Santo Sepolcro: ebbene, quando ci
occupavamo della P2, i generali dei servizi segreti, i cui
nomi erano compresi nelle liste della loggia massonica, ci
dissero che - stando nei servizi - dovevano necessariamente
stare nella loggia per controllare cosa accadeva. Tutti -
anche alcuni miei amici - si trovavano in quelle liste.
   Dunque, lei è nel Santo Sepolcro per gli stessi motivi
oppure per convinzione personale?
  PRESIDENTE. Chiunque voglia, può consultare gli elenchi
degli iscritti al Santo Sepolcro: essi, infatti, sono a
disposizione della nostra Commissione. Comunque, non è né una
loggia massonica né un circolo...
  UMBERTO CAPPUZZO. Premetto che mi onoro di appartenere
ad un ordine che, nella sua ufficialità, deve soltanto
rispondere alla Cupola di San Pietro. Dal momento che io sono
anche tra i cavalieri di Gran Croce dell'ordine della
Repubblica, membro dell'Ordine costantiniano e della Legione
del merito francese, vorrei non avere a che fare con qualcuno
che abbia commesso qualche atto irregolare. Pertanto chiederei
una garanzia assoluta in questo senso, poiché altrimenti sarei
costretto a rifiutare queste onorificenze delle quali,
peraltro, sono fiero!
  ALFREDO GALASSO. Queste cose le devi chiedere agli
ordini.
  UMBERTO CAPPUZZO. Io sono stato cooptato a Gerusalemme
da sua beatitudine monsignor Ventritti. Chiedo che si vada
avanti su questo terreno! Se vi interessa, sono stato
avvicinato dalla Santa Sede e dal cardinale Pappalardo! E
smettiamola con queste buffonate! La concomitanza momentanea
non giustifica azioni di questo genere.
  PRESIDENTE. Senatore Cappuzzo, la richiamo all'ordine!
  UMBERTO CAPPUZZO. Visto che c'è il rappresentante del
SISDE, sarebbe il caso di indagare su certi circoli e
circoletti! Lei, signor prefetto, può capire a cosa voglio
riferirmi.
  PRESIDENTE. Noi no! Senatore Cappuzzo, capisco la sua
irritazione, ma spero che lei comprenda di aver usato un tono
eccessivo rispetto alla sede.
  UMBERTO CAPPUZZO. Non è eccessivo rispetto alle accuse!
  PRESIDENTE. Lo è rispetto alla sede. In secondo luogo
non è stata mossa nessuna accusa. Lei ha chiesto di accertare
se, in questa associazione, si possa muovere una critica nei
confronti di qualche aderente.
  UMBERTO CAPPUZZO. Di tutte le associazioni.
  PRESIDENTE. Farlo nei confronti di tutte, mi sembra un
po' eccessivo.
  UMBERTO CAPPUZZO. Ci sono stati delinquenti, anche
mafiosi, che hanno ricevuto la croce di cavaliere della
Repubblica italiana.
  PRESIDENTE. Il vicepresidente D'Amato vorrebbe dei
chiarimenti circa il riferimento da lei fatto - in una sede
come questa ed alla presenza del direttore del SISDE - ad un
circolo.
  UMBERTO CAPPUZZO. Se si volesse verificare quali sono i
posti di incontro, di contiguità anche fisica, bisognerebbe
indagare su molti circoli delle zone a rischio dove per caso
si recano tanti che hanno la passione del gioco.
                         Pag. 719
  MICHELE FLORINO. Dovrebbe specificare.
  GIROLAMO TRIPODI. Ritengo si debba fare una valutazione
specifica su quanto detto dal collega Cappuzzo. La nostra
seduta è pubblica e bisogna chiedersi quali echi la questione
possa avere; può sembrare che sia successo chissà che, mentre
invece non è successo niente. Il tono adoperato dal collega
Cappuzzo e le ombre che sono state gettate sulla Commissione
sono fatti che devono indurre ad una riflessione a sé stante.
Penso che farlo sia interesse della Commissione per difendere
il suo prestigio e per dimostrare la propria capacità di
affrontare i problemi, senza essere condizionata in alcun modo
da eventuali suggerimenti. Questi atteggiamenti a mio avviso,
vanno assolutamente respinti. Chiedo, quindi, che sulla
questione venga fatto il punto il più presto possibile per
fugare ogni dubbio o sospetto.
   Venendo alla questione oggetto dell'odierno dibattito,
ascoltando il prefetto Finocchiaro - la cui audizione ho
sollecitato anche nella sua funzione di alto commissario per
la lotta alla criminalità organizzata, pur senza esiti - dico
subito che sono rimasto molto deluso per il giudizio che egli
ha espresso sul comportamento dei servizi segreti. Penso,
infatti, che, nel momento in cui si dà un giudizio positivo
sul complesso della storia dei servizi segreti, compresi gli
attuali, non si intendano fugare tante e tante ombre, né dare
risposte agli interrogativi che si sono posti nel corso degli
anni, soprattutto nell'ultimo trentennio.
   A mio modo di vedere, il prefetto Finocchiario avrebbe
dovuto tenere presente uno degli aspetti più inquietanti della
storia dei servizi, vale a dire la presenza negli elenchi
della P2 - cioè una organizzazione eversiva segreta che, sulla
base di recenti notizie, non ha ancora concluso la propria
attività a danno delle istituzioni democratiche - di
responsabili dei servizi, dal SIFAR al SISDE, da Maletti a
Miceli, da Pelosi a Santovito e Grassini. Ritengo che in
questo modo non si contribuisca positivamente allo sforzo da
noi fatto per rendere i servizi davvero confacenti alle
necessità delle istituzioni democratiche della Repubblica,
quindi anche della lotta alla criminalità organizzata.
   Fatta questa premessa, desidero porre alcune domande al
prefetto Finocchiaro. Nel corso dell'audizione del
collaboratore della giustizia Messina abbiamo saputo - ed
altri lo hanno già ricordato stamani - che anche per
responsabilità del SISDE è saltata la possibilità di catturare
il superlatitante Riina. In particolare, ci è stato detto che
non vi era più stato un certo incontro che avrebbe potuto
favorirne la cattura. Anche se lei da poco riveste l'incarico
di direttore del SISDE, penso possa fornire qualche
chiarimento in proposito.
  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Tripodi, ma penso che
sia opportuno ristabilire la verità delle cose. Mi pare che
l'ufficiale di cui si parla viene da Messina attribuito al
SISDE, mentre il prefetto Finocchiaro ci ha spiegato che
quella persona non era un funzionario del SISDE ma un
ufficiale dei carabinieri.
   Sulla base di quanto ha detto Messina, mi sembra di
ricordare che quella persona non sapesse cosa Messina stesso
gli avrebbe detto; si era rifiutato, quindi, di avere un
colloquio a casa del Messina perché non voleva andare a casa
sua.
  ALFREDO GALASSO. Per completare il quadro mi pare che
Messina abbia detto che c'era uno del SISDE per ogni paese.
  GIROLAMO TRIPODI. In ogni caso, si tratta di argomenti
attinenti al tema della nostra indagine per cui vorrei che il
punto fosse meglio chiarito.
   Un'altra mia domanda riguarda le modalità di reclutamento
del personale poi inserito nell'organico del servizio. Spesso
abbiamo saputo che viene reclutato personale che non dà la
massima fiducia e non offre garanzie di obiettività ai fini
del ruolo che è chiamato ad
                         Pag. 720
assolvere. Ci interessa conoscere anche il tipo di selezione
effettuata nonché quale sia il rapporto instaurato con i
cosiddetti collaboratori, in particolare quali siano i costi
sostenuti per il loro mantenimento.
   Il prefetto Finocchiaro ha fatto cenno ad alcune
iniziative del servizio che hanno prodotto importanti
risultati, quale quella che ha consentito la cattura in
Francia del Libri, mafioso di Reggio Calabria. Poiché in
questo tipo di operazioni collaborano polizia e carabinieri,
Guardia di finanza, DIA e servizi, ci interesserebbe sapere se
esiste un coordinamento della loro attività e se, nel caso di
risposta affermativa, i loro rappresentanti si incontrino in
luoghi scelti dal servizio.
   Un'altra questione è a mio avviso molto inquietante e
suscita interrogativi drammatici. Mi riferisco all'assassinio
dei giudici Falcone e Borsellino e delle loro scorte. Come mai
i servizi non sono riusciti a sapere niente sulla preparazione
di una operazione di tale potenza eversiva?
   Anch'io, come il senatore Brutti, vorrei sapere se siete
in grado di dirci qualcosa sugli eventuali intrecci tra mafia
e massoneria o comunque altri poteri occulti organizzati; ed
ancora se al servizio risulti l'esistenza di rapporti tra
mafia e potere politico.
   A proposito del cosiddetto problema Contrada, dico subito
che non mi ha soddisfatto quanto lei ha affermato nella sua
relazione. Anzi mi sembra molto grave che ella abbia voluto
ridurre la perquisizione dell'abitazione Inzerillo ad una
vicenda legata al fascino di una donna. E' un po' troppo
banale soprattutto perché la questione è davvero inquietante
ed implica - proprio a seguito dell'arresto del questore
Contrada - numerosi problemi circa la fedeltà degli organi
dello Stato preposti alla lotta alla mafia. Anche ieri,
d'altronde è stato arrestato un brigadiere dei carabinieri - è
un fatto importante, anche se in casi come questo si parla di
"mezze tacche" - coinvolto nella faida delle cosche calabresi
di Siderno; e tutti ricorderete quel carabiniere, che faceva
parte del clan avverso, bruciato in una macchina.
   Non penso che, in un incontro quale quello di oggi, si
possa liquidare con giudizi frettolosi, che somigliano molto
ad una difesa d'ufficio, una vicenda che pone tanti
interrogativi e mette in discussione la credibilità delle
istituzioni. Forse ciò è determinato dal fatto che lei da poco
tempo riveste la responsabilità di direttore del SISDE, ma
forse questo è ancora più allarmante. Per quanto riguarda il
fascicolo che è stato inviato ieri e che ha sollevato alcuni
problemi...
  PRESIDENTE. Onorevole Tripodi, se lei intende far
riferimento al documento di cui si è parlato in seduta
segreta, occorre tornare in quella sede.
   Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri lavori in
seduta segreta. Dispongo, pertanto, la disattivazione del
circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  ALFREDO GALASSO. Vorrei svolgere tre considerazioni e
porre una domanda.
   La prima osservazione è che il prefetto Finocchiaro è
stato prima prefetto di Palermo e poi alto commissario; adesso
è direttore del SISDE. Dunque, da un decennio il prefetto
Finocchiaro è protagonista istituzionale delle vicende di cui
ci stiamo occupando. Mi aspetto che, eventualmente in sede di
replica, ci dia una valutazione precisa di ciò che è accaduto
in questi anni, nonché dell'alternarsi dei ruoli istituzionali
che, al di là delle persone che li hanno ricoperti, sono
deperiti.
   L'alto commissario rappresentava nel 1982 la grande
speranza, sia pure tardiva, di un coordinamento delle forze di
polizia: era stato chiesto dal generale Dalla Chiesa e non gli
era stato dato. Questa
                         Pag. 721
figura, proprio durante l'ultima nomina, si è ridotta ad un
organismo della cui inutilità ci si è resi conto, perché non è
stato sostituito da altro organismo. Vorrei sentire dal
prefetto Finocchiaro una valutazione sul susseguirsi dei ruoli
istituzionali di contrasto alla criminalità organizzata.
   La seconda osservazione riguarda il SISDE e, in parte, la
vicenda Contrada. E' vero che il prefetto ha assunto
l'incarico da pochi mesi, ma è anche vero che in questa sede
non possiamo accettare, senza una replica critica, un giudizio
così largamente positivo e tranquillizzante sul ruolo del
SISDE. Non è infatti la notizia dell'ultima ora che mette in
crisi funzionari che si considerano demotivati e che io non ho
difficoltà a giudicare ottimi funzionari. Il problema è che
negli ultimi anni atti parlamentari - mi riferisco a quelli
delle Commissioni d'inchiesta sulla P2 e su Sindona - ed atti
giudiziari - relativi ai processi per le stragi di Bologna, di
Firenze e così via - hanno messo in evidenza la presenza di
soggetti inquinanti che avevano responsabilità istituzionali,
nonché di conflitti interni ai servizi segreti, nonché una
sorta di "guerra per bande" al loro interno. Oggi all'ultima
ora c'è qualcuno che si dispiace perché si sente demotivato:
posso capirlo dal punto di vista umano ma stiamo valutando un
ruolo istituzionale nonché l'attuazione della legge del 1978,
che perseguiva fini diversi da quelli realizzati in questi
anni.
   Credo che il prefetto Finocchiaro, dal momento che ha
assunto la direzione del SISDE, debba esprimere un giudizio
più articolato e preciso, se non altro perché conosce il
passato: essere consapevole di fatti gravi e documentati è il
miglior modo per prevenire che si ripetano. Un'assoluzione
generalizzata del passato, del presente e del futuro non è
certamente la scelta migliore.
   Rispetto alla vicenda Contrada, occorre intendersi,
prefetto Finocchiaro. O si esprime il massimo rispetto per le
indagini giudiziarie e lo si fa senza ipocrisia, per cui
l'argomento è chiuso; ovvero si intende esprimere una
valutazione nel merito ed allora bisogna anche affermare che
il dottor Contrada era una persona assolutamente ineccepibile
ed affrontare nel merito una serie di vicende, rispondendo in
questa sede, che non è giudiziaria, ad una serie di dubbi, di
perplessità che circolavano. Posso fare questo riferimento con
sicurezza perché so che sto parlando con lei e perché lei ha
detto ad esempio che, per quell'episodio, altri dicevano che
Gentile insidiava la moglie di Inzerillo. Non ci bado a queste
cose, ma non è qui il punto.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ci bado
io.
  ALFREDO GALASSO. Non è questo il punto. Comunque,
chiariamo meglio: qualcuno si era lamentato con Vasquez, il
quale a sua volta si era lamentato con Inzerillo perché la
perquisizione in casa di quest'ultimo disturbava la
privacy della signora Inzerillo.
  PRESIDENTE. Mi era sembrato di capire che le cose non
stessero così e cioè che le perquisizioni erano compiute con
modalità tali da ledere la privacy delle persone nei
confronti delle quali venivano svolte. Pertanto il difensore
dell'imputato ricercato, Inzerillo, lo aveva fatto presente...
  ALFREDO GALASSO. A Vasquez, il quale lo aveva fatto
presente a Contrada.
  PRESIDENTE. Non ad Inzerillo.
  ALFREDO GALASSO. No, riguardava la moglie di Inzerillo.
   Questo dato è riportato come una informazione assunta.
Credo che allo stesso modo, sia pure con un arco di episodi un
po' più ampio, il prefetto Finocchiaro sappia che
nell'ambiente della questura e più in generale di chi si è
occupato della vicenda esistevano forti dubbi e perplessità.
Dunque, era pertinente la domanda dei colleghi Brutti e
Taradash sul perché ad un certo punto si
                         Pag. 722
sia avuto il passaggio di Contrada al SISDE. Comunque, se un
giudizio deve essere espresso, non si può distinguere tra
professionalità altissima ed altro: il mio concetto di
professionalità comprende anche la correttezza e la lealtà,
perché non mi interessa sapere se un soggetto sia altamente
professionale, se poi non conosco la sua lealtà alle
istituzioni.
   E' necessario chiarire se in merito esista una diversità
di opinioni, un conflitto che coinvolge il rapporto di fiducia
dei cittadini verso il SISDE. Non c'è dubbio, infatti, che
quest'ultima vicenda unita alla storia dei nostri servizi
segreti abbia colpito profondamente l'opinione pubblica;
l'arresto di Contrada ha colpito persino me, che ormai non mi
allarmo più di nulla, perché so che era un funzionario del
SISDE.
   La domanda che vorrei porre riguarda l'escalation di
delitti mafiosi e di attentati ai quali abbiamo assistito in
questi mesi, i quali hanno portato addirittura a ritenere
l'esistenza di una strategia terroristica ed eversiva della
mafia; dico mafia e non dico Cosa nostra volutamente. Tutto
ciò determina uno stato abbastanza diffuso di pericolo per la
pubblica incolumità, di cui si è parlato sui giornali e che è
stato oggetto di relazioni ed interventi. Tale materia rientra
nella competenza del SISDE, perché riguarda la sicurezza.
   Desidero sapere se esistano dati precisi, e non
sensazioni, su questa strategia eversiva - eventualmente
possiamo proseguire in seduta segreta - e quali siano gli
interessi sottostanti, i collegamenti, i personaggi a rischio.
Dobbiamo valutare, infatti, il momento attuale del fenomeno
mafioso, un momento in cui i pentiti si moltiplicano, mentre
gli attentati non sono cessati, un momento durante il quale vi
è stata una successione di notizie assolutamente qualificate
che ci hanno informato sul livello permanentemente pericoloso
ed aggressivo del sistema criminale. E' questo che ci
interessa sapere in modo particolare.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Desidero ringraziare il prefetto
Finocchiaro per la sua esposizione, ma devo svolgere alcune
brevi considerazioni prima di porre le domande.
   Sappiamo bene che la nostra indagine rischia di
interferire con quella dei magistrati, condizionando in
qualche modo l'accertamento della verità, e sappiamo anche che
i pubblici ministeri, i funzionari di polizia e della DIA che
hanno avviato le indagini su questo caso molto grave devono
essere protetti nella loro indipendenza. Non avremmo fatto
alcuna domanda sul caso Contrada se sul medesimo non si fosse
soffermato il prefetto Finocchiaro.
   I colleghi hanno già evidenziato il rischio che i
magistrati, i funzionari della DIA e i poliziotti che hanno
proceduto all'accertamento della verità in questa vicenda
rischiano di passare per incapaci o per persecutori deliranti,
ovvero per faziosi che agiscono al servizio di questa o quella
parte politica. Per questa ragione, dobbiamo necessariamente
porre domande che riguardano il caso Contrada che, secondo me,
è limitato, ossia concerne una vicenda particolare e non
implica necessariamente un giudizio sui servizi.
   Dobbiamo comunque attenerci ai fatti. La cosa che mi ha
colpito è stato il giudizio, sicuramente positivo, dato dal
prefetto Finocchiaro su Contrada, del quale sono state dette
cose egregie, perché si è affermato che si tratta di persona
di una professionalità eccezionale, di cui tutti i
collaboratori ed i colleghi parlano con grande stima ed
apprezzamento; allo stesso tempo ha formulato giudizi negativi
nei confronti di tutti coloro che, in qualche modo, si sono
imbattuti in Contrada a partire da Immordino fino a Gentile,
non tenendo conto che di questa vicenda hanno parlato ben
quattro pentiti, uno dei quali, Buscetta, secondo la Corte di
Cassazione, deve essere considerato attendibile.
   Ma vi è di più. E' infatti necessario tenere conto che nel
1989, subito dopo l'attentato dell'Addaura, fallito per puro
                         Pag. 723
miracolo perché l'interrogatorio avviato da Falcone insieme
ai due giudici svizzeri si protrasse oltre l'ora stabilita
(quindi solo per caso Falcone non venne ucciso insieme agli
altri due giudici), il settimanale L'Espresso riportò un
articolo, a firma di Roberto Chiodi, in cui appunto si
affermava che un collaboratore della giustizia aveva fatto il
nome di Contrada come della possibile "talpa". Poiché molte
cose vengono riportate qui per sentito dire, mi riferisco a
questo episodio per affermare che lo stesso Falcone ebbe modo
di dichiarare che certamente quell'attentato era stato
preparato da menti raffinatissime e per aggiungere un'altra
considerazione, ossia che praticamente sembra ormai pacifico
che a Palermo, nell'ambito delle istituzioni, fosse presente
una talpa che aveva informato addirittura i mafiosi durante
alcune indagini svolte da Cassarà; pertanto Cassarà era stato
consegnato ai mafiosi, così come è scritto nell'ordinanza di
rinvio a giudizio di Falcone, da qualcuno che all'interno
della questura di Palermo aveva informato dell'uscita di
Cassarà e del suo ritorno a casa.
   Senza voler anticipare alcuna sentenza o giudizio di
condanna nei confronti di Contrada che conosco da circa
vent'anni per averlo incontrato insieme a Boris Giuliano e poi
con Cassarà a Palermo, mi chiedo come sia possibile che lei,
prefetto Finocchiaro, non sia colto almeno dal dubbio che una
parte di questi elementi possano far nascere il sospetto che
la magistratura non abbia proceduto a casaccio e senza
elementi di responsabilità. Sarebbe interessante sapere in
particolare se la posizione del ministro (nel senso di
ritenere Contrada una specie di infiltrato) sia condivisa
anche dal capo del SISDE, poiché non pare dalle dichiarazioni
rese dallo stesso Contrada ai giudici - di cui abbiamo avuto
conoscenza attraverso la stampa - che egli sostenga questa
linea, cioè di aver avuto rapporti con i mafiosi per ragioni
di infiltrazioni nel mondo della mafia.
   Vogliamo quindi sapere se si tratti di una tesi sostenuta
anche da Contrada e, in particolare, in che modo, con chi, da
chi e con quali gruppi di Cosa nostra sarebbe avvenuto questo
contatto. Inoltre, se ciò fosse possibile evitando di
ricorrere al segreto di Stato o ad altri segreti, vorremmo
sapere quali sono le operazioni che Contrada - od il servizio
grazie a Contrada - è riuscito a realizzare. Ho ascoltato con
molta attenzione le dichiarazioni del prefetto Finocchiaro
sulle persone arrestate. Vorrei sapere quali importanti
esponenti di Cosa nostra siano stati arrestati, a parte
Calderone, che peraltro apparteneva ormai ad una famiglia
perdente (già gli era stato ucciso il fratello), quali stragi
siano state impedite e quali operazioni di grosso calibro
siano state compiute a Palermo.
   Vorrei fare infine un'ultima considerazione che riguarda
la questione dell'ordine del Santo Sepolcro, e cioè
l'appartenenza a tale ordine di Contrada. Non ho difficoltà a
dire che di tale ordine facevano senz'altro parte persone
rispettabilissime (nessuno si permette di fare di tutt'erba un
fascio), ma è un fatto - mi fermo a questa considerazione -
che dell'ordine del Santo Sepolcro faceva parte anche il conte
Arturo Cassina, che alla luce delle indagini della prima
Commissione antimafia (al riguardo vi è una relazione di Pio
La Torre) ed anche secondo alcuni pentiti aveva avuto rapporti
con gli esponenti di Cosa nostra. Si può osservare che di ciò
si è venuti a conoscenza ex post. Però, la relazione
della prima Commissione antimafia risale a circa venti anni
fa; in secondo luogo, sicuramente abbiamo avuto già da tempo
da parte dei pentiti indicazioni da cui emerge che Arturo
Cassina era legato, per motivi concernenti appalti, a Cosa
nostra. Credo che l'insieme di questi elementi avrebbe forse
dovuto indurre il SISDE e la stessa polizia ad una maggiore
prudenza. Se infatti vi deve essere da parte di tutti il
rispetto della libertà ed una presunzione di non colpevolezza
nei confronti di Contrada, è anche necessario il rispetto dei
giudici, i quali non debbono essere condizionati da
valutazioni che significano implicitamente che i magistrati
                         Pag. 724
 non hanno capito nulla e che i capi della DIA non hanno
seguito le regole dell'ortodossia investigativa.
   Credo che anche a questo proposito si debba avere un
quadro completo della situazione e in merito alla querela (di
cui mi sembra di aver letto) che è stata presentata credo da
Contrada nei confronti del giornalista Roberto Chiodi, vorrei
sapere quando essa sia stata presentata e come si sia risolta
tale questione perché quello è un altro episodio di cui
comunque il SISDE avrebbe dovuto, a mio avviso, tenere conto.
   Per concludere vorrei dire che abbiamo bisogno che queste
cose ci vengano dette non soltanto dal prefetto Finocchiaro,
ma da tutti i capi del SISDE e della polizia che, a partire
dal biennio 1979-1980 hanno avuto modo di intrattenere
rapporti con il funzionario Contrada, nei confronti del quale
non ho nessun motivo di perplessità. Abbiamo però anche il
dovere di accertare, prima ancora che intervenga una sentenza
definitiva dell'autorità giudiziaria (sentenza che non
possiamo attendere), se vi sono responsabilità politiche tali
da imporre un intervento della Commissione antimafia,
responsabilità che comportano appunto la necessità che tale
vicenda venga chiarita in questa sede in tutti i suoi aspetti.
  VINCENZO SCOTTI. Intendo porre alcune sintetiche
domande: in primo luogo vorrei sapere dal prefetto
Finocchiaro, se è possibile, quali siano stati i compiti
assegnati a Contrada nel SISDE nel corso di questi anni e se
tali compiti siano stati operativi o di altro tipo.
   In secondo luogo, vorrei conoscere quali uomini, impiegati
nella questura di Palermo, siano stati poi trasferiti al
SISDE, quale sia il loro curriculum e quali i loro
impieghi. Infine chiedo quale sia oggi, in relazione alla
gestione dei pentiti e dei programmi relativi a tale gestione,
il ruolo del SISDE, ossia in che termini il SISDE entra
concretamente (non in termini formali, di legge), nella
gestione e nei programmi di gestione dei pentiti.
  ERMINIO ENZO BOSO. Debbo rifarmi alle notizie di stampa
e trarne delle conclusioni. Da tali notizie risulta che in
data 16 maggio 1984 l'Alto Commissario antimafia e capo del
SISDE Emanuele De Francesco fu autore di una lettera
all'allora ministro dell'interno Oscar Luigi Scàlfaro che
traeva spunto da alcune torbide vicende venutesi a creare
all'interno della questura di Palermo. Nella lettera il
questore, il dottor De Francesco, difendeva Contrada,
inquisito nei giorni scorsi nell'ambito di indagini per
concorso in associazione mafiosa, e si lanciava in commenti,
assai poco lusinghieri, sul giudice istruttore Falcone,
lamentandosi di come questi avesse voluto chiudere una pagina
grigia della storia della questura di Palermo più che fare
giustizia. Tra l'altro, l'allora direttore del SISDE, Vincenzo
Parisi, al termine di quella che potremmo considerare una
faida all'interno della questura di Palermo, chiese ed ottenne
il trasferimento di Contrada a Roma.
   Vorrei sapere se questa lettera riservata e personale
abbia avuto una risposta dall'allora ministro dell'interno e
il tenore dell'eventuale seguito; se non ritenga di spiegare
il perché di queste ricorrenti azioni a copertura di un
funzionario chiacchierato ed oggi inquisito come Contrada,
nonché se Contrada sia riconosciuto iscritto ad eventuali
logge. Il dubbio più grave riguarda il fatto che Contrada è
ritornato a Palermo: per cui, sia semplice o no, dobbiamo
cambiare versione quando si ritengono al di sopra di ogni
sospetto le figure di Alberto Dalla Chiesa, Falcone e
Borsellino, dal momento che questi personaggi hanno avuto
tutti a che fare nello svolgimento del loro lavoro con tale
soggetto chiacchierato.
   Ancora oggi cos'è che abbiamo? Un forte contrasto sul
sistema di difendere il soggetto in questione e quest'uomo
vive tuttora mentre i personaggi che ho ricordato, a mio
avviso veramente al di sopra di ogni sospetto, giacciono sotto
un metro e cinquanta di terra.
                         Pag. 725
  SALVATORE FRASCA. Signor presidente, mi riservo di
intervenire sull'ordine dei lavori a conclusione della seduta,
in quanto devo avanzare richieste ai fini del lavoro da
svolgere ai sensi della legge istitutiva della Commissione.
   Si è deciso di incontrare il prefetto Finocchiaro in
rapporto a due fatti che hanno suscitato in noi perplessità.
Il primo riguarda le dichiarazioni del pentito Messina: dalle
affermazioni del prefetto Finocchiaro ritengo che il signor
Messina abbia confuso il SISDE con i Servizi dell'Arma dei
carabinieri. Semmai, il riscontro delle dichiarazioni del
signor Messina deve essere richiesto all'Arma.
   In ordine invece alla vicenda Contrada, vorrei che la
Commissione approfondisse l'argomento alla presenza del
prefetto Finocchiaro, perché non mi piace l'atmosfera kafkiana
che si è creata a seguito della presa d'atto di taluni
documenti fatti pervenire alla nostra Commissione in maniera
affrettata e senza alcuna richiesta.
   Da una parte si collocano il capo della polizia e lo
stesso prefetto Finocchiaro che difendono questo funzionario
il quale - da quello che è dato loro di sapere - sarebbe
irreprensibile. Dall'altra vi sono alcuni magistrati che ne
hanno ordinato la carcerazione. Senza sconfinare in compiti di
cui non siamo investiti, vorremmo sapere se l'arresto del
dottor Contrada abbia gettato ombre sui servizi segreti oppure
se al contrario vi siano storture di natura giudiziaria.
   Questo è il rebus da risolvere, avendo presenti i
compiti istitutivi della nostra Commissione che deve essere
difesa e tutelata dagli stessi membri. Dobbiamo accertare cioè
se i meccanismi predisposti dallo Stato per combattere la
mafia funzionino o, in caso contrario, capire i motivi del
cattivo funzionamento, riferendone comunque al Parlamento.
Compiti diversi non ne abbiamo. Di conseguenza, insisto nel
sostenere che la vicenda Contrada va approfondita, al più
presto e possibilmente prima di ascoltare il ministro
dell'interno. Questa mattina abbiamo recepito le dichiarazioni
del direttore del SISDE, ma altrettanto avremmo dovuto fare
con il capo del SISMI...
  PRESIDENTE. Lo incontreremo nel pomeriggio.
  SALVATORE FRASCA. Di oggi?
  PRESIDENTE. E' stata diramata la convocazione.
  SALVATORE FRASCA. Non l'ho ricevuta.
  ALTERO MATTEOLI. Sono arrivati un telegramma e una
telefonata.
  PRESIDENTE. Non mi occupo personalmente delle
convocazioni, è un compito degli uffici.
  SALVATORE FRASCA. Ho ricevuto soltanto un telegramma,
presso il mio domicilio di Cosenza, nella giornata di ieri.
Non mi risulta aver ricevuto altri inviti. Ne prendo atto,
signor presidente, perché questa è materia inerente l'ordine
dei lavori su cui mi sono riservato di intervenire.
   Ad ogni modo, mi fa piacere che sia stata prevista
l'audizione del direttore del SISMI, in quanto dopo aver
incontrato anche il capo del SISDE siamo in grado di
colloquiare con il ministro dell'interno, il quale è il nostro
interlocutore principale.
  PRESIDENTE. Il ministro dell'interno verrà ascoltato
venerdì.
  SALVATORE FRASCA. Sui programmi e sull'ufficio di
presidenza parlerò in sede di intervento sull'ordine dei
lavori.
   Ribadisco che il nostro interlocutore fondamentale deve
essere il ministro dell'interno, così come lo è il
Guardasigilli per gli aspetti giudiziari.
   Ho seguito l'opera del dottor Finocchiaro sia quando era
prefetto di Napoli, sia all'atto della nomina ad Alto
commissario per la lotta alla mafia ed ora come
                         Pag. 726
direttore del SISDE e posso dire di condividerne il
comportamento oltre ad approvarne lo spirito di abnegazione.
Ritengo che la sua esposizione sia stata esauriente così come
utili si sono rivelati le indicazioni ed i suggerimenti ai
fini dell'elaborazione della consueta ed obbligatoria
relazione da presentare al Parlamento. Ciò premesso, intendo
rivolgere alcune domande al prefetto Finocchiaro.
   Innanzi tutto, che cosa ci suggerisce ai fini del
coordinamento dei vari servizi? Questo è il rebus che
abbiamo tentato di risolvere alcuni anni fa legiferando in
materia di coordinamento delle forze di polizia. Poichè però
il coordinamento non c'è, domando: quali sono i maggiori
ostacoli esistenti? Perché alcuni si muovono in una direzione
ed altri no? Perché non vi è scambio di notizie ed
informazioni?
   Passo ora al secondo quesito. Il SISDE lavora anche in
Calabria? Signor presidente, formulo tale domanda perché
recentemente nella piana di Sibari, a Corigliano Calabro, è
stato perpetrato un omicidio stile Chicago anni trenta ed un
analogo evento si era verificato nell'estate di dieci anni fa,
a Cetraro, allorchè una persona fu uccisa sulla sedia del
barbiere. Nella piana di Sibari si sono registrati ben 25
omicidi nel volgere di due anni! Ripeto, venticinque omicidi
di cui uno soltanto risolto. Vorrei quindi sapere se, a parte
la DIA, in Calabria prestano la propria opera i servizi
segreti, in che misura e qual è il livello qualitativo.
   L'ultima domanda riguarda due messeri, da lei interrogati,
che si presentavano come giornalisti del giornale
Avvenimenti. Poiché so sono stati da lei denunciati per
ricatto, si può sapere chi sono tali personaggi?
  ALFREDO GALASSO. Signor presidente, non ho ben compreso
la domanda.
  SALVATORE FRASCA. E' possibile che non capisci quello
che dico? E' la seconda volta che chiedi spiegazioni sulle mie
domande, mentre il presidente non ha alcuna difficoltà a
comprendere.
  PRESIDENTE. Il senatore Frasca si riferisce a due
persone che scrivono articoli, ma non credo siano iscritti
all'albo...
  SALVATORE FRASCA. Sì, si presentavano come giornalisti
del giornale Avvenimenti.
  MARIO BORGHEZIO. Nell'ultima relazione sulla politica
informativa e della sicurezza concernente il primo semestre
1992, a pagina 12 è inserito un capitolo riguardante
l'attività operativa del SISDE. Vi è un accenno generico alle
indagini sulle attività illegali che inquinano l'economia,
quali le truffe CEE, le estorsioni, l'usura e le infiltrazioni
negli appalti pubblici.
   Mi domando come sia possibile svolgere un'attività così
tenue - mi attendo dal prefetto Finocchiaro una risposta in
senso contrario - in un momento in cui appare rilevante
l'intreccio dei rapporti tra mafia e politica; in un momento
in cui in tutta Italia stanno emergendo indagini approfondite
(basti ricordare Tangentopoli, finanziamento nero dei partiti)
con l'eccezione di una regione, la Sicilia, o alcune delle
zone a maggior penetrazione mafiosa. Mi pare strano che il
SISDE, almeno dallo striminzito rapporto giunto al Parlamento,
non promuova indagini approfondite. Che cosa state facendo al
riguardo nel periodo successivo alla relazione?
   Vorrei anche sapere se oltre a quelli citati vi siano
stati contatti tra il SISDE e gli uomini d'onore negli ultimi
anni, e in particolare se sia vero quanto si sostiene, ossia
che il fenomeno del pentitismo sia collegato o sia una
conseguenza della maturazione di questi vecchi rapporti.
   In ordine alle eventuali indagini sui rapporti
mafia-politica, vorrei sapere se siano state svolte, o siano
in corso di svolgimento, indagini specifiche sul ruolo della
mafia circa i finanziamenti agevolati al sud, tenendo conto
delle segnalazioni esistenti agli atti della Commissione, come
per esempio l'interessantissima
                         Pag. 727
 intercettazione del dottor Mandalari in cui si delineano
programmi con riferimento alla legge n. 64.
   Gradirei conoscere il pensiero del direttore del SISDE
rispetto all'inesistenza - da me constatata leggendo documenti
pervenuti al Parlamento - nella regione Piemonte, di misure
antimafia. Il Piemonte è una regione non mafiosa,
assolutamente immune dalla mafia? E se così non fosse - come
tutti ben sappiamo - come mai vi sono questi vuoti e lacune
totali, posto che i servizi operano anche al nord?
   Infine, circa le indagini sul riciclaggio, desidero
conoscere se il Servizio abbia dei terminali negli ambienti
bancari, finanziari e borsistici; se si sta lavorando, se sono
in corso indagini specifiche e se per caso si stia lavorando
circa ipotesi di influenze mafiose sulle nomine bancarie.
Poiché è evidente il rapporto tra mafia e politica oltre ad
essere noto che le nomine bancarie sono politicizzate, è
lecito supporre l'esistenza di un'influenza o comunque di un
interesse mafioso a pilotare nomine politiche e bancarie o ad
avere uomini di fiducia all'interno della struttura bancaria o
borsistica?
  GIANCARLO ACCIARO. Volevo porre l'accento su alcuni
aspetti, a prescindere dall'introduzione del prefetto
Finocchiaro, dalla quale si è appreso quanto il SISDE abbia
operato utilmente.
   Desidero riallacciarmi all'interrogatorio di un
collaboratore della giustizia, il signor Messina - citando
alcune domande - il quale a precise domande del presidente ha
risposto di aver iniziato i suoi rapporti con il SISDE dal
1984.
   Rispondendo al quesito "sapevano chi fosse lei e non
l'arrestavano?" rivolto dal presidente Violante, il signor
Messina rispondeva: "sì, ero anche in possesso di un numero
telefonico da chiamare se avessi cambiato idea, nel senso
della collaborazione".
   Durante l'audizione di questo collaboratore, la questione
ci ha impressionato, soprattutto per il tipo di rapporto che
Messina ha sostenuto di avere. Infatti, alla domanda del
vicepresidente della Commissione "perché parla di SISDE?",
Messina ha risposto: "perché ho nome e cognome della persona".
E ad un altro quesito del presidente "ma sapeva già che era
del SISDE?", Messina ha risposto: "così mi hanno detto".
   Il vicepresidente ha poi chiesto "loro si sono qualificati
come appartenenti al SISDE?" e Messina ha ribattuto "me
l'hanno detto le persone che me li hanno fatti incontrare".
   A questo punto, una frase del pentito mi ha colpito
specificatamente in funzione delle dichiarazioni da lei rese
in apertura di audizione, allorchè sostiene che uno dei
compiti assegnati al SISDE concerne l'antiterrorismo. Il
presidente Violante ha chiesto a Messina "con questi
personaggi del SISDE lei si è recato da qualche parte?" e
Messina ha risposto: "loro erano interessati ad avere
informazioni perché alla questura di Varese erano sparite
delle mitragliette e pensavano che fossero finite prima in
mano mia e poi dei romani, che a loro sembravano appartenere
al terrorismo. Li ho favoriti dando loro il numero di telefono
dei romani".
   Mi fermo qua perché non sono certo il difensore di
Messina; tuttavia queste affermazioni mi fanno pensare che
Messina avesse questo tipo di rapporto. Avendolo conosciuto
nel corso di un'audizione mi è sembrato un uomo non di grandi
conoscenze nazionali; però le sue affermazioni erano precise e
questo mi pone il dubbio: o lui aveva veramente dei contatti,
diretti o indiretti che fossero - questa è una domanda che
qualche collega ha già fatto, circa la quale in fase di
replica il prefetto Finocchiaro fornirà certamente maggiori
ragguagli - oppure si è trattato di coincidenze quanto meno
particolari, perché personalmente, da uomo comune, da
cittadino, ignoravo quali fossero gli incarichi prioritari del
SISDE.
   Nelle audizioni di vari pentiti si è sempre parlato di un
progetto di separatismo: vorrei sapere da lei, che dovrebbe
avere le giuste informazioni, se queste affermazioni siano di
fantasia oppure se
                         Pag. 728
abbiano alla base un loro progetto. Se è vero che tutte le
affermazioni fatte da questo o da altri pentiti sono false
bisogna allora porsi un interrogativo inquietante, in quanto
tutto quello che è avvenuto è partito proprio dalle
rivelazioni dei pentiti. Non so se siano state proprio quelle
di Messina a far procedere la magistratura nei confronti di
Contrada; però quando egli afferma che i nomi erano stati già
forniti ai magistrati nel massimo della segretezza e che
esistevano dei numeri di telefono non si può negare che ciò
abbia dato adito a determinati movimenti. Mi chiedo allora
quale sia realmente la funzione del SISDE: ha un'adeguata
conoscenza dei fatti per poter prevenire determinate cose
oppure - faccio una battuta cattiva, signor prefetto - si
limita ad apprendere le notizie sui giornali, come qualche
collega ha detto?
  SAVERIO D'AMELIO. Credo che a nessuno di noi sfugga che
l'arresto di Contrada configura una vicenda angosciante per la
futura credibilità delle istituzioni democratiche. Delle due
l'una: o Contrada ha colluso con la mafia ed in questo caso il
discredito delle istituzioni democratiche è evidente, oppure -
come gli auguro e come voglio credere fino in fondo,
associandomi all'auspicio formulato dal prefetto Finocchiaro
che la magistratura decida il più presto possibile - egli è
veramente innocente, come da cittadino oltre che da
parlamentare mi auguro per il bene delle istituzioni. Anche in
quel caso, comunque, si avrebbe la dimostrazione palese che la
mafia ha un tale potere destabilizzante da programmare,
individuare e raggiungere gli obiettivi con grande successo:
quindi sia in un caso sia nell'altro sarebbe veramente una
situazione grave per le istituzioni. Di qui la necessità che
la magistratura faccia chiarezza fino in fondo.
   Questo è - credo che non vi siano dubbi - il punto
centrale di questa nostra audizione; condivido la relazione
che il prefetto Finocchiaro ha svolto con passione,
evidenziando anche i rischi che si corrono perché, quando si
lavora in contiguità di siffatti fenomeni, se li si vuole
destabilizzare, la contiguità già di per sé può essere un
potenziale pericolo di inquinamento. Anche noi, pertanto,
dobbiamo mantenere un atteggiamento più riflessivo e
meditativo prima di dare credito ai cosiddetti pentiti, i
quali potrebbero anche perseguire obiettivi particolari.
Chiudo questa parentesi perché ci porterebbe troppo lontano.
   Uno dei punti che è nostro dovere accertare subito è il
seguente. Su Contrada si è detto tutto ed il contrario di
tutto e dobbiamo invece, per il bene della democrazia in
Italia, fare certezza. Allo stato degli atti, uno degli
elementi chiave che può dirci qualcosa di concreto è il
prefetto De Francesco, sia per i rapporti di vicinanza e di
conoscenza diretta che ha intrattenuto con Contrada, sia per
l'esperienza che ha avuto del lavoro che Contrada ha svolto e
non solo per la lettera della quale ci danno notizia i
giornali (o comunque il presidente, quando ci ha detto che è
arrivato un certo fascicolo). Rivolgo dunque al presidente la
richiesta di ascoltare il prefetto De Francesco possibilmente
prima dell'audizione del ministro, perché è un elemento
talmente decisivo che potrebbe farci proseguire in questa
direzione.
  PRESIDENTE. Se i colleghi sono d'accordo, possiamo
ascoltarlo venerdì mattina.
  CARLO D'AMATO. Il prefetto Finocchiaro nella sua
relazione si è soffermato, oltre che sulle iniziative assunte
nel corso di quest'ultimo periodo dal SISDE, sul successo
dell'operazione Green Ice, nella quale vi è stato un
ruolo determinante dei servizi. Non intendo fare una
valutazione, ma solo richiamare il dato che nel momento in
cui, con questa operazione, condotta insieme alle altre forze
di polizia, i servizi acquistano una certa credibilità
nell'opinione pubblica, rispunta una vecchia questione, quella
del dottor Contrada che, stando alle cose che abbiamo letto,
alle affermazioni del prefetto Finocchiaro, ma che si rivelano
anche dagli
                         Pag. 729
atti, risale ad un periodo molto antico e trae lo spunto da
una serie di dichiarazioni di pentiti. Premetto che sono
sempre stato d'accordo a che i pentiti siano utilizzati al
meglio; essi, a mio avviso, possono dare un importante
contributo alla lotta alla mafia, anche perché prima del
pentitismo non mi pare che i risultati siano stati tanto
brillanti e rilevanti da determinare in questa fase un
giudizio preclusivo nei confronti di questi personaggi, pur
ritenendo che da parte dei magistrati si debba continuare a
svolgere una serie di accertamenti.
   I colleghi mi consentiranno un altro rilievo: ci
scandalizziamo molto, e giustamente, del presunto
coinvolgimento in rapporti camorristici o mafiosi di un
funzionario dello Stato, oggi dei servizi segreti, ma ci
preoccupiamo poco di ciò che i pentiti hanno riferito circa
collusioni o aggiustamenti di processi da parte della mafia.
Rimane ancora in sospeso un dato che dovrà essere esaminato da
questa Commissione e cioè il ruolo che qualche magistrato di
altissimo livello ha avuto nella definizione della questione
del processo Lima, che è al nostro esame e che si concluderà
con l'audizione del senatore Andreotti, ma che, secondo me,
richiede la presenza di qualche altro personaggio.
  PRESIDENTE. Ha proposte specifiche da avanzare?
  CARLO D'AMATO. Mi riferisco al ruolo che ha avuto il
presidente di sezione della Cassazione, dottor Carnevale,
nella questione dei processi alla mafia, il quale è stato più
volte chiamato in causa da alcune dichiarazioni dei pentiti
con esempi di un certo tipo di attività. Non esprimo giudizi,
ma affermo che nella ricerca della verità ...
  ALFREDO GALASSO. Addirittura come motivo scatenante
delle stragi!
  CARLO D'AMATO. Certo. In questo quadro recupero
un'indicazione fornita dall'onorevole Galasso, che mi sembra
quanto mai puntuale, forse la più precisa per quanto riguarda
la necessità di un nostro rapporto con il SISDE e quindi la
presenza del prefetto Finocchiaro in questa sede. In una
escalation del fenomeno mafioso, che oggi alza il tiro e
che quindi adotta una strategia di carattere terroristico,
qual è il ruolo del SISDE e come quest'ultimo intende
attrezzarsi anche rispetto ad una serie di attentati, minacce
e progetti delittuosi gravissimi? Questo, secondo me, è
terreno quotidiano del SISDE, di un'organizzazione cioè che
dovrebbe recuperare credibilità, anche se capisco lo
scoramento che coinvolge una certa sua parte; tuttavia ritengo
debba prevalere - e sono certo che prevarrà - il senso
dell'impegno. Lei, prefetto Finocchiaro, è investito di un
difficile compito: poiché, come i colleghi hanno riferito,
nell'opinione pubblica e nel Parlamento è largamente diffuso
un giudizio negativo in ordine al ruolo che i servizi segreti
hanno avuto nel corso di questi anni, lei dovrà restituire
credibilità ad un organismo dello Stato che, pur essendo
preposto alla salvaguardia degli interessi di carattere
generale, a torto o a ragione si è trovato coinvolto in una
serie di episodi oscuri, sui quali non è stata ancora fatta
chiarezza e che naturalmente nuocciono all'attività del
servizio. Prefetto Finocchiaro, conosco la sua attività per
averla seguita direttamente e so che lei ha un grande compito
innanzitutto rispetto a questo dato.
   Seconda questione. Quando la magistratura si occupa di
verificare la credibilità dei pentiti sulla base di una serie
di riscontri, il SISDE è chiamato dalla magistratura ad
esprimere il suo giudizio? Quando lei ha fatto giustamente
riferimento alla vicenda Contrada, ha sostenuto la tesi che
quest'ultimo sarebbe accusato di vicende nelle quali era
impegnato con i corpi della polizia; adesso però Contrada
appartiene al SISDE e quindi lei può darci un giudizio sia su
Contrada sia sul SISDE. A parte il problema del suo passaggio,
qual è il ruolo che Contrada ha avuto nel SISDE e quale
giudizio quest'ultimo dà dell'attività
                         Pag. 730
 di Contrada? Questo potrebbe fornirci un elemento di
valutazione, altrimenti continuiamo ad occuparci soltanto di
un episodio circoscritto, risalente all'epoca in cui Contrada
era capo della Criminalpol però non sappiamo niente del SISDE.
A questo proposito ha parlato in maniera molto chiara il
prefetto De Francesco, il quale tuttavia quello che doveva
dire su Contrada probabilmente l'ha scritto ed in questa sede
non potrebbe che confermarlo: ha affermato che, secondo lui,
Contrada è un fior fiore di funzionario, che ha ricevuto
encomi, ha compiuto operazioni brillanti ed ha assunto
iniziative che lo fanno ascrivere fra gli esponenti più
meritevoli della questura.
   In definitiva vi è la necessità di capire come il SISDE si
inserisca in questo discorso largamente avvertito, che
ribadisco in questa sede ogni volta che abbiamo rapporti con
organi dello Stato. Il coordinamento fra le forze di polizia
ed i servizi è una chimera od è un obiettivo possibile? Come
ritiene che quest'ultimo si possa raggiungere, per evitare
difficoltà di rapporti con altri organi dello Stato, che
addirittura si nascondono dietro pretesti burocratici per
rifiutare la collaborazione con i servizi di sicurezza? Questi
ultimi, invece, devono essere un punto di riferimento
costante, anche alla luce di quanto è scritto nell'ultimo
rapporto, dal quale si rileva che il SISDE è depositario di
uno degli archivi più aggiornati in questo campo e che ha una
serie di strumenti e di personale di altissima qualificazione.
Pertanto il vostro servizio non dovrebbe essere visto in una
funzione dialettica, ma invece considerato un unicum
organizzativo ed operativo per poter determinare una strategia
comune.
   Credo che il nostro compito vada in questa direzione, e il
ministro dell'interno ed il presidente del consiglio sono
venuti a chiedere alla Commissione antimafia di dare loro una
mano, perché il coordinamento tra le forze di polizia e tra i
servizi non è ancora operativo e sono ben lontani dal
raggiungere tale obiettivo.
  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al prefetto
Finocchiaro voglio fare due precisazioni sui contenuti; la
prima riguarda il problema del dottor Contrada, in merito al
quale preciso che tutti i fatti riguardanti la sua
responsabilità penale non interessano la Commissione, ma altre
autorità. Noi siamo interessati all'eventuale flessione della
funzionalità della risposta istituzionale nel periodo in cui
detto funzionario aveva precise responsabilità. Questo è il
problema che più direttamente ci riguarda, visto che dobbiamo
accertare la congruità dell'azione dello Stato.
   La seconda precisazione riguarda un piccolo grande
problema: è nella storia della lotta contro la mafia che in
ogni fase in cui vi è una certa escalation dell'azione
dello Stato prima o dopo si ha un momento di rottura: così è
accaduto dopo il 1962 e il 1982; il momento di rottura nasce
dentro e non fuori le istituzioni: questo è un problema
drammatico, ma statisticamente ricorrente.
   Ciò non vuole dire nulla rispetto alle questioni di cui ci
occupiamo, se non per una considerazione: sta alla nostra
grande prudenza non dare per acquisito nulla.
  SALVATORE FRASCA. Ciò lo affermò in un manoscritto
memorabile Francesco Saverio Romano.
  PRESIDENTE. Inoltre, evitiamo di fare in modo che
problemi di questo tipo siano motivi di rottura dentro le
istituzioni; vi sono certamente persone che non sbagliano
all'interno delle istituzioni - lo sappiamo tutti -, cerchiamo
però di tenere distinte le due questioni, perché altrimenti
non veniamo a capo di nulla; non solo, ma rischiamo di avviare
un processo di indebolimento della nostra azione.
   Fatta questa premessa, do ora la parola al prefetto
Finocchiaro.
  SALVATORE FRASCA. A condizione che manteniamo il nostro
equilibrio.
                         Pag. 731
  PRESIDENTE. Non vi è dubbio, è una garanzia per tutti.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il
generale Capuzzo ha posto per primo il problema della
necessità di un servizio interno distinto dal SISMI.
   Il problema è enorme, numerose le tesi che si confrontano,
e di recente è stato riproposto dal Presidente della
Repubblica (o forse dal Presidente del Consiglio), che aveva
indicato la possibilità dell'unificazione dei due servizi;
tuttavia la questione è ancora sub iudice.
   Chiedere a me, che sono titolare di uno dei due servizi,
un giudizio sulla convenienza o meno di una loro unificazione,
può essere interpretato come Cicero pro domo sua.
L'esperienza che ho maturato, soprattutto in quest'ultimo
periodo, ed i contatti che ho avuto con tutti gli altri paesi,
mi ha permesso di constatare che quasi ovunque i servizi sono
due, sia pure con distinzioni diverse tra SISMI e SISDE. Vi è
una questione di materia, piuttosto che di territorio, ma
comunque i servizi sono due, in qualche caso addirittura tre.
  PRESIDENTE. Come per esempio in Francia.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Questo
forse è addirittura assurdo. In Italia vi dovrebbe essere tra
i due servizi un sistema di coordinamento che in parte
dovrebbe essere assicurato dal CESIS; dico in parte perché le
funzioni di questo organismo, previsto dalla legge, in sede di
decreto di attuazione, sono risultate piuttosto equivoche, nel
senso che non si capisce bene cosa deve coordinare. Coordina
senz'altro l'attività amministrativa, le assunzioni, la
ripartizione delle risorse, ma sull'indirizzo o sulla
strategia delle attività, in realtà, non è competente.
   Comunque è una questione tuttora aperta, di cui si sta
discutendo, e spero che non se ne discuta soltanto alla luce
di determinati fatti, perché la persona che non osserva
fedelmente la legge si può trovare in un servizio unificato
come altrove: non è questo il problema. In altri termini
vorrei che la questione della permanenza o dell'unificazione
fosse affrontata alla luce di valutazioni obiettive e serene,
tenendo conto delle necessità del servizio.
   Qual è il coordinamento attuale? Quando si parla di questo
problema non sempre è stato chiarito cosa si intende; non so
se si parla del coordinamento tra le forze di polizia in
generale - su cui vorrei astenermi, perché non rientra nelle
mie competenze - o se si fa riferimento al coordinamento fra i
due servizi, e in questo caso vale la risposta che ho dato
poc'anzi.
  PRESIDENTE. Oppure tra i servizi e le forze di polizia.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Tra i
servizi e le forze di polizia esiste una divisione netta,
stabilita dalla legge. I servizi di polizia non hanno
competenza in materia di polizia giudiziaria, sono agenti di
pubblica sicurezza, ma non agenti di polizia giudiziaria. I
componenti i servizi debbono raccogliere notizie, informazioni
ed infiltrarsi; poi, quando la notizia ha acquistato un certo
aspetto, la comunicano agli organi di polizia giudiziaria, i
quali proseguono nelle indagini, ne chiariscono i dettagli e
la presentano al magistrato.
   I contatti, quindi, esistono e sono costanti; per quello
che mi riguarda posso dire che i rapporti in questi cinque
mesi - credo che altrettanto si possa dire per il passato -
con polizia, carabinieri e guardia di finanza, sono
eccezionali, non soltanto sotto il profilo umano, ma anche
professionale per i continui contatti, anche se noi dobbiamo
lavorare con maggiore discrezione. Qualche volta ci è stato
proposto di partecipare ad alcune operazioni, ma abbiamo
preferito restarne fuori per non intralciare i loro compiti.
Riteniamo che titolare dell'operazione sia soltanto il corpo
che poi fa scattare le manette, e siamo convinti che
diversamente si creerebbe una confusione di
                         Pag. 732
ruoli; ciò non toglie - ripeto - che esiste tra noi un'ampia
collaborazione.
   Questo tipo di rapporto esiste anche nelle regioni
settentrionali; anzi, se non ricordo male la nostra azione era
proiettata soprattutto verso il nord, e solo adesso si sta
cercando di coprire tutto il territorio nazionale; del resto
la rigidità dei ruoli non mi consente di assumere altri cento
uomini per operare in Sicilia ed in Calabria. Qualcuno ha
sottolineato le necessità particolari della Calabria, una
regione che in realtà è nel programma; infatti prevediamo tra
breve altri interventi. So che la Calabria, come la Puglia e
la Sardegna, sono regioni dove il servizio non è molto bene
rappresentato dal punto di vista numerico. Del resto devo fare
i conti con i posti esistenti in ruolo e posso procedere ad
assunzioni soltanto se si creano delle vacanze, oppure posso
intervenire con i trasferimenti, che sono sempre difficili da
realizzare.
   Chiedo scusa, ma non mi ricordo chi mi ha rivolto la
domanda sull'attività del SISMI nel 1987; ritengo tuttavia che
la cosa migliore sia di rivolgere la domanda al suo direttore,
che ascolterete nel pomeriggio.
  MASSIMO BRUTTI. La domanda era rivolta a lei in quanto
ha ricoperto la carica di alto commissario; vorrei maggiori
informazioni circa il periodo e l'impiego presso tale
organismo degli addetti alla struttura clandestina SB: questo
è quanto risulta nell'ambito di recenti indagini giudiziarie.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Nel
periodo in cui sono stato alto commissario non mi risulta
nulla; non dico che non è vero (potrei dirlo), ma poiché in
queste occasioni è meglio dire soltanto quelle cose di cui ci
si può assumere la responsabilità, dico che non mi risulta.
  MASSIMO BRUTTI. Ha assunto l'incarico di alto
commissario nel 1991?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISME. Si, nel
1991. La costituzione di quel nucleo, così chiamato, presso
l'alto commissariato, è avvenuta per legge quando è arrivato
Sica, ed era formato da personale dei servizi. A dire la
verità non è stato formato da personale tratto dai servizi, ma
da personale scelto; i nomi venivano comunicati ai due
servizi, i quali provvedevano alle procedure di assunzione.
Fino a quando non è stato sciolto l'alto commissariato, e
queste persone non sono rientrate per legge, i servizi non li
avevano mai visti fisicamente.
  MASSIMO BRUTTI. Quindi lei non ha trovato alcuna
traccia, e non le risulta nulla circa l'impiego di personale
facente capo alla struttura clandestina SB nell'ambito del
SISMI, a disposizione dell'alto commissariato?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISME. Non mi
risulta in alcun modo.
   Sono state chieste notizie su Piazza, una persona che
aveva lavorato nella polizia, poi si era dimesso (non conosco
i motivi), ed aveva presentato domanda di assunzione al SISDE.
La pratica risulta istruita, ma la risposta è stata negativa
da parte del direttore allora in carica e, quindi, non è stato
assunto. Successivamente la sua domanda è stata ripresa in
considerazione - ho visto il fascicolo - forse per ulteriori
pressioni.
  MASSIMO BRUTTI. Può precisare i tempi?
  PRESIDENTE. Abbiamo già richiesto i fascicoli.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISME. Il
direttore allora era il dottor Malpiga e l'anno di riferimento
è probabilmente l'ultimo periodo in cui questi era in
servizio. Dopo la risposta negativa, la domanda è stata
ripresa in esame per un supplemento di istruttoria. Quello che
lasciava maggiori dubbi sull'accoglimento della domanda erano
i motivi per cui Piazza aveva lasciato la polizia (è stato
                         Pag. 733
lui che si è dimesso), e comunque anche la seconda risposta è
stata negativa.
   Nel periodo in cui Piazza aveva esercitato queste
pressioni, forse per mostrare una certa capacità e
giustificare la domanda, e quindi la possibilità di essere
assunto, aveva tenuto contatti con un funzionario del SID di
Palermo per un breve periodo (questo risulta dagli atti
relativi alla prima inchiesta). Egli aveva dichiarato di
essere in grado di fornire notizie; il periodo dei contatti va
da dicembre a febbraio (mi sembra che Piazza sia scomparso in
febbraio, le date non le ricordo, ma posso precisarle
successivamente). Questo contatto spurio, anzi, normale con il
funzionario di Palermo nella speranza di accreditare la
propria immagine ai fini dell'assunzione è durata non più di
tre mesi. Comunque le domande - ripeto - sono state respinte.
   D'Agostino è completamente sconosciuto al SISDE.
  MASSIMO BRUTTI. Vorrei porre una domanda che riveste
carattere riservato.
  PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i
nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione
del circuito audiovisivo interno.
  (La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per
quanto riguarda Insalaco questi non ha mai avuto alcun
rapporto con il servizio; forse può aiutarci a chiarire la
questione, il fatto che, quando è stato ucciso, era in corso
su di lui una istruttoria da parte di Caponnetto, il quale me
ne aveva parlato più volte, poiché in quel periodo era a
Palermo.
   In realtà, lui aveva qualcosa, nel senso che, essendo
stato alla segreteria del ministro, continuava ad utilizzare
la carta della segreteria (probabilmente, prima di andarsene,
aveva fatto una piccola scorta). Credo che questo abbia fatto
sorgere dubbi in qualcuno, ma poiché tutto è ben chiaro
nell'istruttoria di Caponnetto ritengo sia meglio rifarsi ad
essa anziché a ciò che posso aver sentito io, peraltro con non
sufficiente attenzione.
  MASSIMO BRUTTI. Mi permetto di sottolinearle, dottor
Finocchiaro, che nel formularle le domande le ho sempre
chiesto se a lei risultasse o meno questo o quel fatto. Credo,
quindi, che tenendo conto di ciò si debbano accogliere le sue
risposte, anche per dare la possibilità alla Commissione, se
lo ritiene, di svolgere ulteriori accertamenti.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE.
Certamente.
   A proposito di Insalaco, credo che ci sia stato un
equivoco. Messina era a conoscenza dei servizi. In merito alle
dichiarazioni di questo pentito, a proposito delle quali
ringrazio il presidente per la trascrizione della cassetta,
che forse non è stata riportata bene ...
  PRESIDENTE. Allora ha poco da ringraziarmi!
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No, lei è
stato gentilissimo a farmela avere. Ma dal testo sembra che
Messina abbia detto che dopo essere stato agganciato, a sua
volta aveva informato la cupola. Ciò dimostra come sia meglio
che ad un certo punto il rapporto con Messina anziché
continuare sia finito.
  SAVERIO D'AMELIO. Questo dimostra che nel momento in cui
si acquisisce un personaggio legato alla mafia, egli può
giocare anche su altri campi.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non
voglio elogiare nessuno ma non credo che i funzionari che
svolgono questo lavoro siano così ingenui da farsi giocare,
anche se non escludo, ovviamente, che ciò possa accadere,
perché è
                         Pag. 734
sempre possibile trovare una persona più scaltra e più furba.
Tuttavia, la capacità di giostrarsi in simili frangenti quei
funzionari ce l'hanno.
   Per quanto riguarda la domanda relativa alla sospensione
di Contrada, devo dire che non è esatto parlare di
sospensione. Quando cominciai a sentire voci, che purtroppo
precedono sempre le notizie reali, cercai di sapere qualcosa
di più specifico, anche perché, come direttore del servizio,
credo di avere il diritto-dovere di essere a conoscenza delle
voci che corrono sui dipendenti. Non ho timore a dire che ho
tentato di mettermi in contatto con un magistrato, anche in
considerazione dei buoni rapporti che intrattengo con quelli
di Palermo, se per caso fosse venuto a Roma. Mi rispose di sì,
ma poi...capisco comunque che il contatto con me avrebbe
potuto essere interpretato chissà in che modo. Dunque, sono
sempre rimasto nel dubbio in merito a ciò che veniva
contestato: sapevo che c'era qualcosa ma non di che si
trattasse.
  MASSIMO BRUTTI. C'è stato un avviso di garanzia!
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Questo
sto dicendo. Non sapevo di che si trattasse fino a quando al
ministro dell'interno è giunta la comunicazione dei magistrati
in cui era detto che a norma di un certo articolo stavano
procedendo su Contrada. Il 7 dicembre il ministro mi chiama e
mi dice di aver ricevuto quella comunicazione. Il 7 dicembre,
con effetto immediato, invio la lettera di restituzione al
Corpo di polizia, cui apparteneva Contrada, e nella stessa
data do avvio alla procedura, la quale è senz'altro complessa,
in quanto richiede: la proposta del CESIS, il decreto del
Presidente del consiglio dei ministri, controfirmato dal
ministro e registrato dalla Corte dei conti, eccetera. La
procedura si concluse il 2 gennaio, data in cui il capo della
polizia ha emesso il decreto di sospensione, considerato che
esisteva il mandato di cattura. La sospensione è avvenuta in
data 7 dicembre solo perchè in quella data è pervenuta al
Ministro la comunicazione, l'unico atto ufficiale a cui era
possibile aggrapparsi, in quanto prima non esisteva nulla,
nonostante i tentativi compiuti per venire a conoscenza di
qualcosa di più concreto.
   In merito alla domanda posta dall'onorevole Taradash, a
proposito della differenza tra l'attività dei servizi e quella
svolta in materia di intelligence da altri uffici, tra
cui ha citato la DIA, devo dire che si tratta di due attività
completamente distinte. Infatti, chi intende svolgere attività
nei servizi non può essere ufficiale di polizia giudiziaria,
per cui non può appartenere né alla DIA né ai corpi della
polizia, dei carabinieri e della guardia di finanza. Il
discorso vale, in particolare, per la DIA che ha un rapporto
di dipendenza dal potere giudiziario attraverso la procura
nazionale antimafia. I servizi svolgono un'attività
tipicamente dipendente, in maniera specifica, dal potere
esecutivo. Rispetto alla DIA, quindi, e alle altre forze di
polizia, i servizi svolgono un'attività diversa, proprio
perché sono diversi i comportamenti: una volta acquisita la
notizia, l'ufficiale di polizia giudiziaria ha l'obbligo di
riferire entro ventiquattr'ore; su quella stessa notizia,
invece, l'agente del SISDE deve lavorarci ancora - non si
tratta infatti di una notizia criminis, perché se lo
fosse avrebbe l'obbligo di darne comunicazione alla polizia,
ai carabinieri o ad altri - per presentarla quando ha
raggiunto una certa consistenza. E' questa la differenza.
   L'apporto offerto dai servizi è stato essenziale e
continua ad esserlo tuttora, nonostante l'apporto dei pentiti
sia stato senz'altro eccezionale. Tutte le operazioni compiute
nel 1992, di cui ho presentato la documentazione, sono state
compiute senza l'apporto dei pentiti, con i quali non abbiamo
alcun tipo di rapporto. Tali operazioni sono state compiute
con azioni di penetrazione e con informazioni assunte in
ambienti che in qualche modo erano in grado di fornircele. Mi
riferisco alla cattura di latitanti e ai sequestri di droga,
per esempio. Per noi non è cambiato
                         Pag. 735
 nulla, perché possiamo andare avanti sempre con lo stesso
sistema.
   Non vorrei che nascesse una polemica tra me o il SISDE e i
pentiti, perché essa non esiste. Sono sempre stato favorevole
all'uso dei pentiti, che considero utilissimo purché gestito,
come tutte le cose utili, nella maniera opportuna, perché se
usate in maniera non conforme all'obiettivo che si intende
raggiungere possono sortire risultati non soddisfacenti.
  MASSIMO BRUTTI. Dottor Finocchiaro, non vorrei sembrarle
scortese, ma poiché sta rispondendo a domande di altri
colleghi, vorrei che prima rispondesse ai quesiti che le avevo
posto durante il mio intervento. A parte quelli riferentisi a
Contrada, ne avevo posti altri a proposito delle
organizzazioni criminali in Campania, al modello di Cosa
nostra, al meccanismo unico, ai collegamenti delle strutture
criminali della Campania e della Calabria con l'eversione di
destra, al sistema piduista ...
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per
quanto riguarda i rapporti tra camorra e mafia credo che
esistano rapporti in qualche modo documentati, come
dimostrano, del resto, gli ultimi arresti effettuati, per
esempio quello di Alfieri. Si era a conoscenza di spostamenti
di elementi della criminalità siciliana nella zona di Napoli e
viceversa soprattutto legati al traffico della droga.
Quest'ultima, infatti, non può essere gestita in un ambito
artigianale o comunque ristretta in un ambito molto limitato,
perché necessita di collegamenti ampi e spaziosi che
travalicano non solo le regioni ma anche gli Stati. Siamo
quindi in presenza di spostamenti e di movimenti di cui siamo
venuti a conoscenza a seguito di informazioni e che, comunque,
risultano anche da procedimenti giudiziari nei confronti di
personaggi legati alla malavita napoletana o siciliana.
  SALVATORE FRASCA. I collegamenti con la mafia siciliana
e la camorra avvengono tramite la 'ndrangheta calabrese.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. A volte è
stato riscontrato questo collegamento, ma in genere abbiamo
constatato che si tratta di collegamenti tra mafia e
'ndrangheta o tra mafia e camorra...
  SALVATORE FRASCA. Vi sono stati arresti e vicende che
hanno coinvolto mafia siciliana, 'ndrangheta o mafia calabrese
e camorra napoletana. Mi riferisco, in particolare, al grosso
traffico di cocaina, a livello internazionale, scoperto un
mese fa. La camorra arriva a Scalea, a Cetrara, da lì si
collega con la piana di Gioia Tauro, con Reggio Calabria e,
quindi, con la Sicilia.
  PRESIDENTE. Il prefetto Finocchiaro non sta
contraddicendo questo collegamento, anche se sottolinea
l'esistenza di rapporti diversi.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ulteriori
prove, infatti, sono emerse proprio da quell'operazione.
   Per quanto riguarda i collegamenti fra criminalità e
mafia, devo dire che in passato ci sono stati...
  MASSIMO BRUTTI. Ci sono stati collegamenti anche con
attività eversive?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Anche:
criminalità comune ed eversiva. Comunque, si è trattato di
casi già consacrati in sentenze. Anche di recente si è avuto
un qualche accenno, su cui stiamo lavorando per sapere
qualcosa in più, a proposito della ripresa dell'attività di
elementi di stanza a Roma, i quali sembra che cercassero di
contattare elementi di frange criminali ormai pressoché
smantellate.
  PRESIDENTE. Si riferisce alla criminalità ordinaria?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì, alla
criminalità ordinaria, alla banda della Magliana.
                         Pag. 736
  MASSIMO BRUTTI. Vi è anche un problema relativo alla
reminiscenza dell'eversione di destra?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non in
questo momento. L'attività legata all'eversione di destra
viene seguita a parte, come altre attività. La criminalità
comune è però particolare, per cui può anche portare a
collegamenti con altri tipi di criminalità.
   A proposito della questione dei pentiti, non vorrei che si
creasse una sorta di dialettica o che venisse portata
avanti...
  MASSIMO BRUTTI. Dottor Finocchiaro, le avevo fatto una
domanda su Gelli.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Gelli è
quasi un punto di riferimento, perché il suo nome salta fuori
sempre. Ho già detto nella mia esposizione generale che quando
vi sono indagini in corso, soprattutto da parte dell'autorità
giudiziaria o di altri, per noi è buona regola restare fuori,
in modo da evitare che qualcuno possa dire che vogliamo
depistare o fare chissà che altro. Il giudice Cordova sta
svolgendo un'accurata indagine sulla massoneria in generale e
su Gelli in particolare. Non so quanto tempo impiegherà per
completare tale indagine, perché la massa dei documenti che ha
a disposizione è tanta. Mi auguro che con il contributo del
Ministero di grazia e giustizia e del Consiglio superiore
della magistratura...
  MASSIMO BRUTTI. L'esistenza o l'attività di logge
massoniche coperte o spurie rappresenta un problema per il suo
servizio?
  ANGELO FINOCCHIARO. Quando Cordova ha aperto la sua
indagine, gli abbiamo inviato tutto quello di cui disponevamo.
Non posso fare nomi di logge sospette perché siamo in seduta
pubblica.
  PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i
nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione
del circuito audiovisivo interno.
  (La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Tornando
ai pentiti, vorrei dire che il servizio non ha nulla contro di
essi: non vorrei che si creasse una sorta di contrapposizione
tra il servizio stesso ed i pentiti.
   Per quanto riguarda la deposizione di Messina, non ero
presente; a suo tempo ho inviato una lettera al presidente
della Commissione antimafia nella quale invitavo la stessa
Commissione, in virtù dei suoi poteri di accertamento, a dire
una parola chiara sull'argomento perché a me interessa
conoscere la verità. Sono certissimo che non si tratta di un
ufficiale del SISDE: facciamoci dire il nome da Messina e se
lo ha già detto ai magistrati chiediamolo a loro affinché si
faccia finalmente chiarezza.
   Del resto, dopo aver affermato nella mia relazione che non
si tratta di un ufficiale del SISDE, un componente la
Commissione, di cui non ricordo il nome, ha avanzato ancora
dubbi in proposito. Se non riesco neppure in questa sede a
convincere, allora vuol dire che dobbiamo abbandonare ogni
speranza di poter risalire in qualche modo la china.
   Forse Messina avrà creduto trattarsi di un appartenente al
SISDE, o forse questa persona si sarà presentata come tale.
Desidero lasciare aperte tutte le strade, anche nei confronti
dello stesso pentito. Io posso soltanto affermare che non si
tratta di un uomo del SISDE. Questo lo posso affermare con
certezza.
  SALVATORE FRASCA. Ne prendiamo atto con piacere.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Spero che
tutti ne prendano atto.
                         Pag. 737
   Per quanto riguarda il fenomeno del pentitismo vorrei dire
che il SISDE non ha alcun rapporto con i pentiti, i quali sono
gestiti dagli organi di polizia giudiziaria. Neppure gli
stipendi sono di nostra competenza. Il dipartimento ha una
somma a disposizione, assegnata per legge, per le spese
riservate, per pagare l'affitto degli alloggi, per contributi,
eccetera.
   In tutte le domande poste emerge il caso Contrada e quindi
penso di poter rispondere in una sola volta.
  MASSIMO BRUTTI. Le risulta se nell'ambito del servizio
sia stata svolta in passato un'indagine di natura disciplinare
sul dottor Contrada?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per
quanto a me risulta, no.
   In ordine al fatto se la scelta del dottor Contrada sia
stata o meno motivata, vorrei precisare che risale al 1982.
Dico ciò non per sfuggire alle mie responsabilità, ma perché
sulle scelte operate nel 1982 non mi sento di dire nulla.
Posso soltanto dire che i precedenti del dottor Contrada,
prima del 1982, erano eccellenti, per cui chi ha operato tale
scelta credo abbia ben agito. In questi giorni ho letto ciò
che aveva scritto Immordino (considerato il suo nemico) del
dottor Contrada. Immordino afferma che si tratta di un uomo
eccezionalmente preparato ed impegnato, anche se oggi dice che
non vale più. Posso soltanto dire che il direttore del SISDE
dell'epoca ha operato una scelta che aveva fondamento.
  PRESIDENTE. Il termine "oggi" si riferisce al momento in
cui Immordino parlava?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Immordino
ha detto che è stato bravissimo, mentre oggi è impaurito e
quindi defilato. Anche Immordino, dalle cui accuse derivano
tutte le voci successivamente ricorrenti, lo riteneva
eccellente, per cui debbo ritenere che chi ha operato la
scelta, nel 1982, di far entrare il dottor Contrada nel SISDE
non abbia agito su dati che potessero far nascere qualche
perplessità. Comunque, poiché la Commissione ascolterà
moltissime persone, credo che potrete accertare meglio i
fatti.
  VITO RIGGIO. Chi era il direttore del SISDE dell'epoca?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il dottor
De Francesco, mentre il dottor Parisi assunse tale incarico
nel 1984.
   L'onorevole Riggio chiede se si possa far meglio. Io ho
detto soltanto che il personale è scoraggiato, non che non sia
in grado di svolgere il proprio lavoro. Nella relazione ho
tenuto a dire che il personale stava lavorando molto bene
(anche prima della mia nomina, naturalmente), ma negli ultimi
tempi aveva ulteriormente incrementato questo tipo di
indagini, tanto da riscuotere l'apprezzamento di tutte le
forze di polizia e delle autorità politiche.
   Qualora dovesse continuare questa sorta di aggressione nei
confronti del SISDE, anche per fatti che non riguardano il
servizio, non so fino a quando i miei uomini potranno
continuare a svolgere il loro lavoro con la necessaria
concentrazione.
   E' stato chiesto, inoltre, se esistano un'etica o un
determinato modo di avvicinare gli ambienti mafiosi. Il
criterio da seguire è suggerito dalla professionalità di
ciascuno; del resto le persone da destinare a determinati
servizi vengono selezionate con particolare cura, avendo ben
presente le loro capacità di discernimento, la loro lealtà nei
rapporti, eccetera. D'altra parte trattare con appartenenti a
determinati ambienti è sempre molto delicato.
  GIROLAMO TRIPODI. Quali sono le modalità di reclutamento
ed i rapporti economici che si istaurano?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Vorrei
fare alcune precisazioni in seduta segreta.
                         Pag. 738
  PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri
lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del
circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Per
quanto concerne il termine "non convenzionale", non vorrei si
pensasse ad un qualcosa al di fuori della legge. Il termine
"non convenzionale" significa che non ha valenza ai fini
processuali. Pertanto, le nostre informazioni, se non sono poi
convalidate dalla polizia giudiziaria, per il successivo
inoltro al magistrato, restano tamquam non essent.
   All'onorevole Galasso, il quale ha detto che sono da tanti
anni sulla breccia, vorrei rispondere che non so se si tratti
o meno di un complimento. Per quanto riguarda la mia nomina a
prefetto di Palermo, posso dire che si tratta di una sede
difficilissima che necessita quanto meno di una permanenza di
un paio di anni e non di pochi mesi perché si sta per andare
in quiescenza. Prima di quella nomina ero funzionario di
prefettura a Firenze.
  GIUSEPPE GALASSO. Esistono un limite di età od un
periodo minimo di permanenza nella carica?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non è
previsto alcun limite; tuttavia, per una sede così impegnativa
è bene avere un certo margine di tempo a disposizione e non
pochi mesi.
   L'onorevole Galasso mi chiedeva un giudizio sull'alto
commissario e sul SISDE, quasi che la mia relazione suonasse
come assoluzione per il passato. Non assolvo nulla, non perché
non ritengo che non ci sia nulla da assolvere, ma in quanto
non ho titolo per condannare o assolvere il passato: io
assolvo o condanno ciò che conosco, ciò di cui assumo la
responsabilità. Per il passato non mi chieda giudizi, anche
perché si tratta di un passato piuttosto lontano, per il quale
dovrei fare riferimento a ricordi o ai "si dice".
   Devo soffermarmi sul Santo Sepolcro?
  PRESIDENTE. Lei ha detto di non essere iscritto.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Io l'ho
affermato, lei lo ha controllato e credo che ciò che ho detto
risponda al vero.
  MASSIMO BRUTTI. Ha fatto bene ad escludere la sua
partecipazione. Proporrei di evitare la banalizzazione.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Ho
portato questi elementi come prova rispetto alle voci o agli
attacchi che mi venivano portati anche contro la realtà dei
fatti. Sarebbe stato sufficiente controllare così come ha
fatto il presidente. Evidentemente faceva comodo formulare
alcune insinuazioni.
   Per quanto riguarda il problema relativo al capitano del
SISDE è necessario dire una volta per tutte una parola chiara
e definitiva. Se la Commissione mi crede io non posso che
ringraziarla della fiducia; nel caso contrario chiedo che
effettui i necessari accertamenti per chiarire chi era la
persona alla quale il pentito avrebbe offerto la possibilità
di arrestare gli appartenenti alla cupola. Permanere in questo
equivoco offende tutti.
   Per la funzione che svolgo non posso dare alcuna
indicazione, ma nel momento in cui la credibilità degli organi
dello Stato è giunta ai livelli a tutti noti, dobbiamo usare
la massima cautela possibile. Mi auguro che ci sia un'autorità
in grado di accertare la verità, nel caso in cui la
Commissione non mi creda. Se mi credete, chiudiamo questa
vicenda e non ne parliamo più.
  GIANCARLO ACCIARO. Vorrei ricordare che, in base alle
dichiarazioni del
                         Pag. 739
pentito, sono state arrestate numerose persone. La mia
domanda non voleva accertare se il SISDE fosse complice del
Messina dal 1984 in poi, poiché il problema è quello di
valutare la credibilità delle persone che vengono udite in
questa sede. Non vorrei contraddirla, prefetto, dal momento
che lei ha risposto più volte su questo argomento: ma alla
domanda, rivoltagli dal collega Taradash, su quando fosse
avvenuta l'offerta per l'arresto di Riina, il Messina ha
testualmente risposto: "Nell'ultimo contatto che ho avuto con
il SISDE". E' probabile che quest'ultimo non c'entri niente,
in quanto lei conferma che potevano esservi altri ruoli.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non
vorrei rappresentare la "cartina di tornasole" per la
credibilità dei pentiti: dico che, in questo caso, se il
Messina ha affermato queste cose, egli ha detto il falso.
  GIANCARLO ACCIARO. Signor prefetto, io prendo atto della
sua affermazione.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Se è un
falso in cui è stato indotto da altri...
  PRESIDENTE. Il Messina dice quello che sa o quello che
ritiene. Tra l'altro, se si considera tutto l'interrogatorio,
spesso usa l'espressione "così mi hanno detto" o "così io
pensavo". Però - ed in questo il prefetto Finocchiaro ha
ragione - risulta oggettivamente che quello di cui parliamo
era un ufficiale del carabinieri che con il SISDE non aveva
nulla a che fare. Domani o dopodomani ne conosceremo il nome,
per cui i colleghi potranno verificare.
  GIANCARLO ACCIARO. Io volevo sapere se il SISDE
c'entrava o meno: i commenti li faremo in altro momento.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Torno
sull'argomento Contrada: senza voler apparire riduttivo, dopo
tutto quello che è stato detto ed è stato fatto - con un
ricorso pendente di fronte alla Cassazione - l'unica posizione
di un certo rigore è quella di astenersi dal parlarne,
lasciando la questione nelle mani dei magistrati. Ripeto che
non intendo sottrarmi dall'esprimere un giudizio, come
qualcuno mi ha rimproverato, ma per le conoscenze che io ho e
per la collaborazione che egli mi ha fornito nel corso di
cinque mesi, debbo dire che è uomo che merita credibilità.
Questo l'ho detto e lo confermo. Non confermarlo sarebbe quasi
un atto di viltà nei confronti della mia coscienza, non certo
del Contrada. Dopo tutto quello che è stato scritto e detto,
chiunque sia chiamato a decidere credo abbia bisogno di un
momento di riflessione. Per questi motivi sarebbe opportuno
non parlarne affatto, non sostenendo né una tesi né l'altra,
ma lasciando che i magistrati esaminino serenamente le carte,
che pare stiano aumentando in misura notevole.
   Pur confermando la mia fiducia nella persona del Contrada,
ritengo che la miglior cosa sarebbe tacere lasciando che chi
deve giudicare possa farlo con la massima serenità.
  GAETANO GRASSO. Il collega Scotti le aveva rivolto una
domanda a proposito della funzione del Contrada e della sua
attività specifica nell'ambito del SISDE.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE.
L'onorevole Scotti aveva parlato anche della vicenda relativa
alla querela. Ebbene, questa vicenda con L'Espresso si è
conclusa con la pubblicazione di una lettera nella quale si
dava atto che la notizia era priva di fondamento. Per quanto
riguarda i compiti del Contrada, posso dire che, appena
entrato nel SID, egli è stato capo di gabinetto dell'alto
commissario De Francesco ed ha ricoperto questa carica dal
1982 fino a che il dottor De Francesco ha lasciato l'incarico.
  MASSIMO BRUTTI. Che vuol dire "capo di gabinetto"?
                         Pag. 740
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. In
sostanza, si trattava dell'uomo di fiducia del dottor De
Francesco, il quale è stato anche direttore del SISDE e
prefetto di Palermo: quindi aveva bisogno di una persona di
cui fidarsi.
  MASSIMO BRUTTI. Anche lei disponeva di un capo di
gabinetto quando era alto commissario?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE.
Certamente. Anzi me ne hanno attribuito uno che non ho mai
avuto e che non conosco.
  PRESIDENTE. Chi è stato il suo capo di gabinetto?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. E' stato
il viceprefetto De Luca.
  PRESIDENTE. Quello di Palermo?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No, si
tratta di tutt'altra persona.
   Successivamente, anche il dottor Boccia ha confermato
Contrada quale suo capo di gabinetto. Nel dicembre 1985, egli
è stato trasferito a Roma venendo assegnato a funzioni...
  MASSIMO BRUTTI. Quindi, Contrada non ha lasciato Palermo
nel 1982, quando è entrato nel SISDE?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No,
perché egli svolgeva le sue mansioni di capo di gabinetto
dell'alto commissario nella città siciliana. In sostanza, egli
era inquadrato nel SISDE, ma operava come capo di gabinetto
dell'alto commissario, la cui sede era presso la prefettura di
Palermo.
  ALFREDO GALASSO. Perché è passato al SISDE se svolgeva
funzioni di capo di gabinetto?
  PRESIDENTE. Questa domanda la rivolgeremo al dottor De
Francesco.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il primo
gennaio 1986 egli viene trasferito a Roma ed assegnato ad
uffici che con la criminalità hanno poco a che fare. In quel
periodo, infatti, l'impegno del servizio nei confronti della
criminalità era saltuario. Solo alla fine del 1991 ed
all'inizio del 1992, anno in cui il servizio assume questa
funzione in via istituzionale, il Contrada si attiva e si
impegna molto di più, anche perché era stato nominato
coordinatore dei centri del Lazio. Molte operazioni si sono
svolte sotto la sua direzione. Dunque, appena trasferito a
Roma, l'attività del servizio era alquanto "oscillante", per
cui egli resta nell'ombra e svolge funzioni abbastanza nuove
rispetto alla sua competenza ed alla sua esperienza. Tuttavia,
opera sempre in modo brillante.
   Quando la competenza sulla mafia viene affidata in maniera
organica al SISDE, si registra un rifiorire dell'impegno del
Contrada, trattandosi di un settore nel quale egli ha
esperienze notevoli.
   Ringrazio il senatore Frasca per gli apprezzamenti che mi
ha rivolto; sono io che ringrazio la Commissione per avermi
ricevuto. Io stesso avevo chiesto al presidente di essere
ascoltato dal momento che ritengo che, quando qualcuno deve
esprimere preoccupazioni oneste e sincere nei riguardi del
servizio, più che sui giornali e sulla stampa in genere, lo si
debba fare nelle sedi istituzionali. Ebbene, nessuna sede è
più istituzionale del Comitato parlamentare sui servizi e
della Commissione antimafia. Se sarà il caso di parlare anche
con i giornalisti, lo farò, anche se ormai tutto ciò è inutile
dal momento che quello che ho detto lo hanno ascoltato grazie
alla diffusione della seduta a mezzo circuito audiovisivo
interno. Meglio così, perché non ho nulla da nascondere ed,
anzi, assumo la piena responsabilità delle mie affermazioni.
   Anche il senatore Frasca è tornato sulla questione
relativa alle dichiarazioni del Messina: ritengo che in
proposito non vi sia più nulla da dire, poiché se ne è già
parlato tanto. Lo stesso senatore Frasca ha parlato del ruolo
del SISDE in Calabria:
                         Pag. 741
 in realtà, il SISDE in quella regione non è ben organizzato.
Nel giro di qualche settimana saranno potenziati i centri di
Reggio Calabria e di Catanzaro, attualmente molto indeboliti
dal punto di vista numerico. Io stesso ho assunto tre o
quattro persone che andranno a potenziare queste sedi.
Bisognerà risolvere anche la questione relativa al capocentro.
  SALVATORE FRASCA. Perché si trascura Cosenza?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. A Cosenza
si trova un'agenzia, non un centro. Se potrò assumere altre
persone, cercherò di mandarne anche a Cosenza.
  SALVATORE FRASCA. Non vorrei che lo Stato democratico
non mandasse a Cosenza nemmeno le forze di polizia. Almeno il
vecchio Stato lo faceva.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. E' mia
intenzione potenziare al massimo queste sedi.
   A proposito dell'episodio che qualche parlamentare ha
ricordato, debbo dire che una sera, nelle mie vesti di alto
commissario mi è giunta una telefonata da parte di due
personaggi che affermavano di essere in pericolo e di essere
minacciati. Erano circa le venti. Li ho fatti trasferire in un
altro albergo ed ho dato loro qualche soldo per le prime
necessità. Il giorno successivo sono venuti nel mio ufficio
per spiegare meglio l'accaduto ed hanno avanzato alcune
richieste: volevano il porto d'armi, un nome fittizio, una
macchina e numerose altre cose; se non avessi dato loro quanto
richiesto, sarebbero stati costretti a vendere un articolo ai
giornali. A questo punto, mi è sembrato trattarsi di una sorta
di ricatto per cui non ho accettato le loro richieste. Se
avevano qualcosa da dire, potevano pure farlo, poiché non
avevo alcun timore. Poiché insistevano, ho trasmesso il tutto
alla magistratura di Reggio Calabria, raccontando i fatti. La
denuncia è stata archiviata una volta giunta a Roma, quando il
procuratore della Repubblica mi ha chiesto che cosa intendessi
fare. Infatti, l'eventuale estorsione nei miei confronti si
sarebbe verificata a Roma, per cui il magistrato competente
era quello della capitale. Io ho raccontato i fatti. Se mi
trovassi nuovamente in una situazione analoga di "quasi"
ricatto - dico "quasi" perché non mi hanno fatto minacce
concrete, ma hanno ventilato che, se non avessi dato loro i
soldi, avrebbero fatto pubblicare le loro rivelazioni sui
giornali - mi comporterei alla stessa maniera, perché
altrimenti sembrerebbe che io voglia comprare il silenzio. Ed
io non ho mai comprato il silenzio.
  SALVATORE FRASCA. Lei ha letto il pezzo che minacciavano
di pubblicare?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No. Hanno
detto che sapevano tante cose sui magistrati ed altre persone
e che nessuno voleva dar loro ascolto. Comunque ho risposto
che non avrei dato loro né macchina né nient'altro.
  ALFREDO GALASSO. Quanti erano?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Erano
due: una che diceva di essere pubblicista, ed io non lo so se
lo fosse davvero, comunque aveva il tesserino. Si tratta di
una certa Volpini. L'altro era uno che stava con lei ma non so
che funzioni avesse. Non me lo chieda. Erano comunque insieme:
un uomo e una donna.
  ALFREDO GALASSO. Com'è che sapevano tutte le cose che
asserivano di poter riferire?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Questo
non lo so. Un'altra cosa che mi ha messo sul chi vive è che
affermavano di essere stati malmenati a Reggio Calabria. Come
ho già detto, la sera che sono venuti, non avendo in quel
momento la possibilità di verificare le loro affermazioni e
poiché non si nega a
                         Pag. 742
nessuno un aiuto, li ho mandati in un altro albergo.
L'indomani mattina ho fatto accertamenti a Reggio Calabria ed
ho detto che i maltrattamenti che affermavano di aver
ricevuto, altro non erano che la conseguenza di un incidente
stradale, almeno da quanto risultava dal verbale della squadra
mobile di Reggio Calabria. Come dicevo, questo fatto mi ha
suscitato dei sospetti e così, quando poi mi sono trovato di
fronte alle loro continue insistenze, ho risposto di no.
  ALFREDO GALASSO. Adesso ho collegato i fatti. Nelle
dichiarazioni rese alla stampa dal ministro Martelli, costoro
sono stati definiti come "vecchi arnesi dei servizi". E' così?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Può anche
darsi. Questo rientra nel quadro perché quando si deve parlar
male di qualcuno, si parla dei servizi. Detta così, la cosa
acquista più sapore, diventa un piatto più saporito!
  GIROLAMO TRIPODI. Lei in passato non ha mai avuto
rapporti con costoro?
  PRESIDENTE. In quel momento il dottor Finocchiaro era
alto commissario.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Io in
effetti parlo da alto commissario e non da funzionario del
SISDE. Era la prima volta che si presentavano.
  SALVATORE FRASCA. Se non erro costoro intendevano
parlare del presidente della corte d'appello di Reggio
Calabria e di un deputato nazionale del PSI, minacciando di
fare rivelazioni a carico dell'uno e dell'altro. Le risulta?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE.
Successivamente, dopo aver constatato che io non avevo
intenzione di dar loro nulla, hanno inviato un memoriale,
aggiungendo: "ecco il memoriale, se lei... ".
  SALVATORE FRASCA. Lei ha questo memoriale?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. L'ho
trasmesso al magistrato di Reggio Calabria.
  SALVATORE FRASCA. Lo possiamo acquisire, presidente?
Sarebbe opportuno che ci mandasse una copia, sempre che il
presidente lo consenta. Ne ha una?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Io non ho
più nulla.
  SALVATORE FRASCA. Verifichiamo allora chi ce l'ha.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Deve
averlo pure il ministero.
  ALFREDO GALASSO. Presso il procuratore di Roma.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Il
procuratore di Roma era investito della parte che riguardava
la presunta estorsione nei miei confronti. Tale questione si è
chiusa con l'archiviazione.
  SALVATORE FRASCA. Tutto il fascicolo adesso è passato a
Messina perché riguardava anche il presidente della corte di
appello di Catanzaro. Competente per i problemi riguardanti i
magistrati calabresi è infatti la procura di Messina.
   Questi signori - lo abbiamo già detto e lo ha ammesso
anche il procuratore della Repubblica di Messina quando è
venuto qui - sono stati comunque ascoltati per sei mesi da un
magistrato ed ancora la procura competente non riesce ad avere
l'intero fascicolo perché ne è stata inviata una copia
mancante della prima parte che - lo ripeto - il magistrato
competente non riesce ad acquisire.
  GIROLAMO TRIPODI. Non è così.
  SALVATORE FRASCA. E' così, sono cose che risultano agli
atti. L'ha detto il
                         Pag. 743
procuratore della Repubblica di Messina, non l'ho inventato
io.
  PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, acquisiremo il fascicolo
e vedremo.
  GIROLAMO TRIPODI. Ha chiesto nomi ed ha detto che non
poteva...
  PRESIDENTE. Mi pare che una certa questione continui ad
entrare sempre dalla finestra!
  SALVATORE FRASCA. Si tratta di furfanti, perché solo i
furfanti fanno queste cose. Verifichiamo comunque se questi
furfanti hanno avuto legami con i servizi segreti.
  PRESIDENTE. Ma lui non c'entra.
  SALVATORE FRASCA. Non me lo deve dire il prefetto,
dobbiamo accertarlo noi. Il ministro di grazia e giustizia ha
sostenuto che erano "due arnesi utilizzati dai servizi
segreti" e noi dobbiamo verificare se questa è la verità
perché dobbiamo venire a capo di certi fatti.
  PRESIDENTE. A volte questa è una formula di stile.
Comunque vedremo.
  VITO RIGGIO. Salvo ulteriori accertamenti, pare di
capire che l'unica circostanza in cui furono incontrati dal
prefetto Finocchiaro non ha niente a che vedere con i servizi
perché in quel momento egli era alto commissario.
  ALFREDO GALASSO. Niente a che vedere con la funzione del
prefetto Finocchiaro come capo dei servizi segreti. Bisogna
essere precisi.
  SALVATORE FRASCA. Io ho chiesto se il dottor Finocchiaro
poteva rispondermi come ex alto commissario ed egli mi sta
rispondendo come ex alto commissario. Sulla base delle
dichiarazioni di oggi del prefetto Finocchiaro, di quanto
detto dal procuratore della Repubblica di Messina, del
fascicolo e del memoriale che dobbiamo acquisire, vedremo come
svelare l'arcano.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Senatore
Frasca, speravo di uscire da qui dopo essermi liberato da
qualcuna di queste accuse, invece ne uscirò con una in più:
quella di aver gestito...
  SALVATORE FRASCA. Desidero che risulti a verbale che non
era questa la mia intenzione. Mi sforzo di usare un po' di
maieutica per fare emergere certe verità sacrosante.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Da
ultimo, il senatore D'Amelio si è soffermato su una questione
importante. Credo che occorra far sì che questa parte di
istituzioni - vale a dire i servizi la cui utilità penso sia
riconosciuta da tutti - riceva maggiori attenzioni. Concordo
con le osservazioni del senatore D'Amelio e se il presidente
me lo consente, vorrei chiudere con un'invocazione: se i
servizi devono funzionare, hanno bisogno non dico di fiducia -
e nel clima attuale in cui tutto è contro di me, o meglio
contro di noi perché non voglio parlare di me stesso, ma dei
servizi...
  SAVERIO D'AMELIO. Fuorché la vostra cortesia.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Forse è
assurdo, ma sento l'obbligo di invocare - non certo di
pretendere - un'attenzione non dico più benevola ma almeno non
apertamente pregiudiziale.
  PRESIDENTE. Ha pienamente diritto di chiederlo.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. In via
riservata - e non certo per mancanza di fiducia ma perché si
tratta di stati d'animo che non hanno rilevanza ai fini della
conoscenza del problema - trasmetterò una nota che ho ricevuto
dai miei dipendenti.
                         Pag. 744
  MARIO BORGHEZIO. Le domande poste da me e dal senatore
Boso non hanno ricevuto risposta.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Chiedo
scusa. E' stato osservato che alcuni che hanno combattuto la
mafia sono morti, mentre altri no.
  MARIO BORGHEZIO. Questa domanda è stata posta dal
senatore Boso, non da me.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Chiedo
nuovamente scusa, ma non collegavo il nome alla fisionomia.
Lei, se non erro, ha posto domande circa gli appalti in
Sicilia. Su questi ultimi è in corso un'indagine ponderosa dei
ROS, almeno dal punto di vista delle quantità delle carte.
Inizialmente - si tratta di parecchio tempo addietro - noi
abbiamo trasmesso qualche appunto. Si tratta di indagini molto
delicate, condotte da altri nelle quali - come ho detto in
premessa - non è opportuno entrare se non richiesti.
Altrimenti, l'accusa è che vogliamo depistare l'indagine,
aiutare qualcuno o danneggiare altri. I carabinieri nulla
hanno chiesto e nulla noi abbiamo fatto.
   L'inchiesta comunque è ancora in corso e si è divisa in
vari tronconi: una parte è andata a Catania e poi è tornata a
Palermo. In poche parole, si tratta di un'indagine davvero
corposa sulla quale non è stata ancora assunta una decisione
finale della magistratura. A prescindere dall'arresto di Siino
e di alcuni altri personaggi, la questione si è complicata con
le rivelazioni di un altro pentito. Come dicevo, la vicenda è
molto complessa. Le indagini sono state fatte e prima ancora
che io assumessi la direzione del SISDE è stato trasmesso
all'organo di polizia giudiziaria quanto era a nostra
conoscenza.
   Le misure antimafia rientrano fra i compiti delle questure
e delle polizie.
  PRESIDENTE. L'onorevole Borghezio chiedeva della
presenza dei servizi al nord.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Al nord
il servizio è presente. Se non erro, l'onorevole Borghezio si
è riferito in particolare al Piemonte: leggendo la
documentazione che ho consegnato alla presidenza, potrà
verificare che sono stati effettuati numerosi arresti, anche
di latitanti, effettuati dietro input del centro di
Torino ed in collaborazione con i servizi francesi. Un arresto
è stato addirittura effettuato in treno a Mentone.
  MARIO BORGHEZIO. Se analizziamo l'ultima relazione sulle
misure di prevenzione siamo indotti a pensare che a monte
scarseggino le attività di indagine. Al nord si svolge
un'attività di intelligence anche in relazione
all'attività economica della mafia?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Le posso
dire che quello di Torino è un buon centro.
  ALFREDO GALASSO. Desidererei che il prefetto rispondesse
alla domanda del collega D'Amato, che riprendeva la mia, circa
la situazione attuale. Oggi cosa sta succedendo, che si sa di
questi attentati, di queste stragi minacciate?
  PRESIDENTE. Lei desidera un giudizio complessivo sulla
fase attuale?
  ALFREDO GALASSO. Anche qualche fatto.
  GIROLAMO TRIPODI. Io ho fatto notare anche che i servizi
si sono fatti sfuggire l'attacco della mafia ad alcuni uomini
che si erano battuti contro la mafia, in particolare a
Falcone, a Borsellino ed alle loro scorte.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Mi pare
che lei chiedesse anche se il servizio si era attivato
nell'ambito delle indagini su questi grandi omicidi. Prima di
rispondere, chiedo che si passi alla seduta segreta.
                         Pag. 745
  PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i nostri
lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del
circuito audiovisivo interno.
  (La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Quanto
alle stragi, lei sa quante tesi siano state avanzate sulla
matrice di questi omicidi. In genere, per fare un quadro
complessivo, sono stati messi insieme quello di Lima e gli
altri, tutti e tre gli omicidi più importanti.
  PRESIDENTE. L'omicidio di Salvo non è stato considerato?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Quello
segue, è un'appendice. In genere, quasi tutti leggono il punto
iniziale nella sentenza della Cassazione, che ha costituito
uno spartiacque: prima vi era una certa tranquillità, perché
si sperava che vi fossero buone possibilità di una soluzione
positiva in sede giudiziaria; e anche noi avevamo notizie che
si contava molto su una soluzione di questo tipo. Poi, andata
a monte la soluzione giudiziaria, si è avuta l'emanazione del
decreto concernente la cattura, che ha rimesso dentro quelli
che erano fuori.
  VITO RIGGIO. Lei si riferisce al decreto-legge che
riguardava le 13 scarcerazioni?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Sì,
questo decreto-legge è stato emanato prima della sentenza
costituzionale, ma va collegato perché a quel punto non solo
c'è la sentenza di condanna ma questa arriva quando gli
imputati sono in carcere, non contumaci o latitanti. La
sentenza, insieme a quel provvedimento, rende la condanna
veramente definitiva.
  ALFREDO GALASSO. Vorrei sapere in che termini ritenete
che oggi esistano, se esistono, condizioni di permanenza del
rischio terroristico ed eversivo. In tal senso leggiamo sui
giornali dichiarazioni di autorità pubbliche, quali un
ministro o il capo della polizia.
  CARLO D'AMATO. In che misura il SISDE se ne è occupato?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. La
permanenza di questo pericolo è nelle cose, nel comportamento
dinamico delle organizzazioni, soprattutto alla luce di quello
che i pentiti hanno rivelato circa i nuovi assetti, molto più
compatti, chiusi, quasi militarizzati. Tutto ciò fa pensare
che, quando ci si trova dinanzi a posizioni di attacco
concentrico da parte dello Stato, le organizzazioni criminali
possono anche assestare colpi con carattere terroristico. La
necessità di destabilizzare diventa forte.
  ALFREDO GALASSO. Il suo è un ragionamento? Non le chiedo
quali siano i fatti, ma solo se ci siano.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. C'è il
ragionamento, ci sono le dichiarazione dei pentiti, c'è
qualche elemento che potrebbe corroborare questa tesi.
  PRESIDENTE. Quindi, non vi è solo un ragionamento.
  MICHELE FLORINO. Il presunto attentato all'aeroporto di
Milano corrisponde a dati acquisiti dal SISDE o è pura
invenzione?
  PRESIDENTE. La domanda dovrebbe finire con le parole
"dati acquisiti".
  MICHELE FLORINO. Gli organi del Governo, tramite il
ministro dell'interno Mancino, hanno parlato di attacco
sventato, quasi facendo ritenere all'opinione pubblica che
finalmente le forze di polizia prestano attenzione e sono
allerta rispetto
                         Pag. 746
 a quanto accaduto con gli spietati omicidi dei giudici
Falcone e Borsellino.
   Si tratta di una montatura messa in atto dal Governo per
far ritenere all'opinione pubblica che vi è attenzione al
fenomeno o di altro?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. No.
  MICHELE FLORINO. Ed allora, da dove proviene la notizia
che un attentato è stato sventato?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE.
Dall'attività investigativa svolta dalle forze di polizia.
  PRESIDENTE. Chiederemo notizie in proposito al capo
della polizia, di cui dobbiamo svolgere l'audizione.
  ALFREDO GALASSO. Siamo in sede parlamentare e perciò
riformulo la domanda in termini semplici.
   Il SISDE, che il prefetto Finocchiaro dirige attualmente,
è in condizione - quanto ad elementi di informazione,
strutture e mezzi - di perseguire e prevenire attentati
terroristici, visto che il ragionamento ed alcuni elementi
portano a ritenere che il pericolo esista?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Gli
attentati terroristici non si possono prevenire, come si fa
per altre attività criminali. Il terrorismo ha il modello
tipico della guerriglia: chi opera sceglie tempi, luoghi e
modalità.
  ALFREDO GALASSO. E i servizi non ci sono?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. I servizi
ci sono, ma fateli lavorare! Appena avviciniamo uno, subito
dite che siamo collusi con lui. Con chi dobbiamo parlare?
  ALFREDO GALASSO. Non confondiamo le cose. Le sto facendo
una domanda precisa.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Un
servizio efficiente potrebbe dare un grande contributo.
  ALFREDO GALASSO. Il SISDE è efficiente?
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Lo è, ma
bisogna lasciarlo lavorare.
  PRESIDENTE. Credo che debbano essere evitati due
pericoli. Tutti sappiamo che la possibilità di evitare
attentati terroristici è una percentuale, e non certo del
cento per cento. Però, signor prefetto, vorrei evitare che,
qualora domani risultasse una minore efficacia di un organismo
dello stato, si rispondesse che ciò è dovuto al fatto che non
lo si è posto in condizione di lavorare.
  ANGELO FINOCCHIARO, Direttore del SISDE. Non ho
rivolto accuse a nessuno. Dico soltanto che, innanzitutto,
esistono difficoltà obiettive nei confronti degli attentati
terroristici, che non possono essere evitati neppure dai
servizi segreti più efficienti, quali forse la CIA o il
Mossad; gli attentati sono organizzati in maniera scientifica
e solo alcuni vengono sventati, un po' come il rigore parato,
che si dice essere un rigore sbagliato.
   Da parte del servizio vi è tutto l'impegno nel prestare
attenzione a questi problemi, nel seguirli e nel penetrarli.
Se è giusto quanto ricordato dal presidente, cioè che non si
deve dire che non si è raggiunto un risultato perché qualcuno
lo ha impedito, non si può neppure dire che, se è successo
qualcosa, il servizio non ha ben operato. Questo funziona bene
come la Polizia, come la Guardia di finanza e così via. Tutti
cercano di attivarsi al massimo: purtroppo alcune cose si
scoprono, altre no. Noi ce la mettiamo tutta, posso dirlo con
sicurezza, e conto di poter rendere il servizio ancora più
efficiente. Questo l'impegno; per il resto non posso dire
altro.
  PRESIDENTE. Signor prefetto, lei è stato molto
esauriente, e la ringrazio. Le
                         Pag. 747
assicuro che il servizio può contare sulla Commissione per
quanto riguarda il sostegno istituzionale. Ognuno sa che in
qualsiasi organismo ci possono essere parti che non
funzionano: rientra nell'interesse di tutti rimuovere questi
ostacoli per fare in modo di procedere nel modo migliore.
   Data l'ora, rinvio alle 16 l'audizione del generale Pucci.
  SALVATORE FRASCA. Signor presidente, le chiedo di poter
intervenire sull'ordine dei lavori all'inizio della seduta
pomeridiana.
  PRESIDENTE. In considerazione di tale richiesta,
comunicherò al generale Pucci che la sua audizione avrà inizio
alle 16,15 circa.
La seduta termina alle 15.

 


[Cerca] [ Precedente ] [ Copertina ] [ Indice ] [ Successiva ]