Violante: seduta 20
[Cerca] [ Precedente ] [ Copertina ] [ Indice ] [ Successiva ]

 

                         Pag. 749
AUDIZIONE DEL GENERALE CESARE PUCCI, DIRETTORE DEL
                          SISMI
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                           indi
             DEL VICEPRESIDENTE PAOLO CABRAS
                          INDICE
                                                        pag.
Audizione del generale Cesare Pucci, direttore del
SISMI:
Violante Luciano, Presidente ...................... 759, 761
                           762, 765, 771, 773, 774, 775, 776
Acciaro Giancarlo ...................................... 768
Bargone Antonio ........................................ 768
Borghezio Mario ................................... 767, 774
Boso Erminio Enzo ............................ 760, 764, 765
Brutti Massimo ......................................... 765
Cabras Paolo ................................. 762, 772, 773
D'Amato Carlo .......................................... 770
Matteoli Altero ........................................ 769
Pucci Cesare, Direttore del SISMI ................. 759, 760
                           761, 771, 772, 773, 774, 775, 776
Ricciuti Romeo ......................................... 771
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente ...................... 751, 753
                                754, 755, 756, 757, 758, 776
Brutti Massimo .................................... 756, 758
Cabras Paolo ............................ 753, 756, 757, 758
D'Amelio Saverio .................................. 754, 756
Florino Michele ........................................ 751
Frasca Salvatore ........................ 751, 753, 754, 756
Grasso Gaetano ......................................... 755
Matteoli Altero ......................... 754, 756, 757, 758
Ricciuti Romeo .................................... 755, 758
Tripodi Girolamo .................................. 752, 758
                         Pag. 750
                         Pag. 751
La seduta comincia alle 16.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
              Sui lavori della Commissione.
  PRESIDENTE. Prima di dare inizio alla prevista
audizione, do la parola ai colleghi che hanno chiesto di
intervenire sui lavori della Commissione.
  SALVATORE FRASCA. Signor presidente, onorevoli colleghi,
desidero innanzitutto rinnovare la richiesta, da rivolgere poi
alla procura di Messina, di acquisizione del fascicolo
relativo ai due masnadieri di cui abbiamo parlato questa
mattina. E' inoltre necessario che veniamo in possesso di quel
sedicente pezzo giornalistico cui si è fatto riferimento
sempre questa mattina.
  PRESIDENTE. Senatore Frasca, uno dei due soggetti cui
lei si riferisce si chiama Volpin: ricorda per caso il nome
dell'altro?
  SALVATORE FRASCA. Non lo ricordo con esattezza, signor
presidente, ma comunque risulta dagli atti.
   Desidero inoltre invitare la presidenza della Commissione
a richiedere al Ministero di grazia e giustizia il secondo
rapporto dell'ispettore Grenero sulla procura e sul tribunale
di Paola. Dal momento che abbiamo ricevuto un esposto del
procuratore Cordova e che questi è stato oggetto di attenzione
da parte del ministro e da parte nostra nel corso
dell'audizione del ministro di grazia e giustizia, propongo
che lo stesso procuratore Cordova venga convocato dalla nostra
Commissione per un'audizione.
   Inoltre, poiché abbiamo ascoltato i procuratori delle zone
a rischio - diciamo così - della Sicilia, credo sia opportuno
ascoltare anche i procuratori della Calabria e della Campania,
allo scopo di completare le nostre informazioni.
   Per quanto riguarda il programma dei lavori, rivendico
alla Commissione il diritto di approvare le proposte
dell'ufficio di presidenza: non credo, infatti, che tale
organo debba approvare i programmi e cercare di realizzarli
mettendo noi commissari nella condizione di apprendere dai
giornali le notizie in materia. Ho appreso che si intende
effettuare una missione in Calabria: vorrei sapere chi
parteciperà ad essa e dove si svolgerà esattamente. So,
inoltre, che vi è l'intenzione di effettuare un viaggio a
Parigi: anche a questo proposito, vorrei sapere chi vi
parteciperà e quale sarà lo scopo del viaggio. Più in
generale, vorrei sapere sulla base di quali criteri vengano
scelti i commissari che, di volta in volta, prendono parte
alle missioni.
   Penso, poi, che la Commissione debba compiere una
ricapitolazione dei lavori fin qui svolti, per verificare se
il metodo seguito sia il più giusto, se siano state acquisite
tutte le documentazioni volute oppure se sia necessario
integrarle e se sia comunque opportuno apportare qualche
correttivo al nostro lavoro.
  MICHELE FLORINO. Signor presidente, onorevoli colleghi,
porto a vostra conoscenza la situazione drammatica in cui
versa la Campania. Mi dispiace dover sollevare ripetutamente
questo problema, anche se so che la presidenza della
Commissione ha già stabilito di svolgere
                         Pag. 752
una serie di visite nelle regioni in cui maggiormente
imperversa la criminalità organizzata, ma desidero che il
nostro presidente intervenga in merito ad una questione che
ormai è diventata di dominio pubblico. Mi riferisco allo
smantellamento dell'apparato giudiziario ed investigativo
della mia città, nonostante avesse dato ottimi risultati sul
piano delle indagini, dei procedimenti giudiziari e degli
arresti. Questa Commissione da tempo sta affrontando il
problema drammatico della mafia e dei relativi collegamenti.
Proprio per tale motivo sento il dovere, in qualità di membro
di tale Commissione, di ricordare al presidente ed ai colleghi
che un elemento referente di Cosa nostra - così lo ha definito
Buscetta - sfugge sempre al giudizio dei magistrati, per il
verificarsi di varie situazioni: spetterà poi alla nostra
Commissione domandare al ministro di grazia e giustizia se
tali situazioni siano riconducibili a qualche eventuale
responsabilità. Mi riferisco al processo, che non ha mai
luogo, nei confronti di Lorenzo Nuvoletta: siamo ormai al
quarto rinvio. A questo proposito, circa cinque giorni fa mi è
pervenuto, da un mittente anonimo, un certificato della Unità
sanitaria locale n. 46 di Napoli. Darò lettura di tale
documento, per tentare di capire e per colpire dritto al cuore
eventuali complicità: "Da coordinatore sanitario a presidente
corte d'appello di Napoli, prima sezione penale. In
riferimento vostro fax n. 1/93/sed trasmesso il 7.1.1993, si
comunica che questa USL si trova nell'impossibilità di
assicurare la presenza di un sanitario nei giorni precisati
per il processo Nuvoletta Lorenzo, stanti le numerose assenze
per infermità. Il coordinatore sanitario, dottor Antonio
Mollo.". Nel denunciare tale situazione, voglio anche capire
fino a che punto la nostra Commissione intenda intervenire,
rispetto al personaggio che è risultato dalle varie audizioni
ed indagini e rispetto al tremendo spaccato che è venuto
fuori, allo scopo di individuare responsabilità, collusioni ed
altro. Ecco perché il più delle volte rimango in silenzio ad
ascoltare. Qualcuno mi ha definito chiacchierone, ma da
diverso tempo taccio ed ascolto, perché voglio capire: poiché
gli intrecci sono tanto perversi, nell'esporre la mia denuncia
voglio comprendere, ripeto, fino a che punto questa
Commissione intenda intervenire, perché stamane ho avuto la
sensazione che le varie conflittualità inaspritesi all'interno
di essa non servano a combattere la mafia. Questo è il parere
di chi non è un giurista, né un avvocato, né uno studioso
della mafia, ma un attento osservatore ed ascoltatore. Sono
attento, però, anche ai problemi della mia terra, che sono poi
collegati direttamente alla questione siciliana, perché la
Campania, con le sue collusioni, il suo apparato, la sua
organizzazione, è diventata sorella di Cosa nostra.
   Ricapitolando, quindi, la mia prima richiesta è volta a
conoscere il perché dello smantellamento dell'apparato
giudiziario ed investigativo (e non faccio nomi, perché si
sanno i nomi di coloro che sono stati, per vari motivi,
trasferiti). La seconda richiesta si riferisce invece
all'oggetto del documento di cui ho dato lettura.
Naturalmente, in proposito posso sbagliarmi, compete ai
responsabili rispondere in merito; non voglio certo
pronunciare sentenze di condanna, ma lascio agli altri lo
svolgimento dei propri compiti.
  GIROLAMO TRIPODI. Desidero intervenire in merito alla
richiesta avanzata dal senatore Frasca di audire il
procuratore della Repubblica di Palmi. A questo proposito
rinnovo una richiesta da me già avanzata all'ufficio di
presidenza. Dopo quanto è accaduto nel corso dell'audizione
del ministro Martelli e, in particolare, in seguito allo
stravolgimento della verità emerso dalla replica del ministro
a proposito dei comportamenti del procuratore della Repubblica
Cordova ed alle attività persecutorie svolte dallo stesso
ministro Martelli, chiedo che venga assunta dalla nostra
Commissione una posizione precisa, per stabilire la verità e
per accertare come stiano effettivamente le cose. Se la
proposta del senatore
                         Pag. 753
Frasca è rivolta nella stessa direzione, concordo con lui
sull'opportunità di convocare al più presto il procuratore
della Repubblica di Palmi perché possa chiarire direttamente
la sua posizione in merito a quanto gli viene contestato da un
anno. Tale magistrato, con molta indipendenza, ha condotto e
conduce battaglie difficili contro la mafia.
   Ritengo quindi che sia dovere della Commissione fare
chiarezza su una questione che è diventata più torbida dopo la
replica del ministro di grazia e giustizia.
   Per quanto riguarda gli altri due procuratori distrettuali
della Calabria, condivido la necessità di procedere, nei tempi
possibili, alla relativa audizione.
  PRESIDENTE. Se la Commissione è d'accordo, possiamo
disporre l'acquisizione del fascicolo relativo alle due
persone cui si è fatto riferimento (Volpin e l'altro) nonché
il secondo rapporto degli ispettori sulla procura ed il
tribunale di Paola.
   Per quanto riguarda le questioni relative ai procuratori
della Calabria e della Campania, ritengo opportuno mettere
ordine nelle richieste avanzate partendo dalla premessa che ci
siamo dati un quadro (lo ricordo a me stesso) in base al quale
dovremmo concludere entro la metà di febbraio l'attuale fase
di lavoro, che trae origine da quanto era contenuto nel
mandato di cattura per l'assassinio dell'onorevole Lima; si
tratta in sostanza dei rapporti tra Cosa nostra e persone che
detengono responsabilità politiche o istituzionali o
esercitano libere professioni. Stiamo lavorando appunto in
quest'ottica, sia pure con qualche variante dettata dalla
necessità di occuparci dei problemi più complessi.
   In questo quadro, ritengo che le questioni relative alla
Calabria, alla Campania ed alla Puglia (tutte devono essere
esaminate) potrebbero essere prese in considerazione nel
momento in cui si concluderà l'attuale fase dei nostri lavori.
   Per quanto riguarda le questioni attinenti alle visite a
Parigi e in Calabria, ho l'impressione che qualcuno non guardi
la propria corrispondenza: è stata infatti inviata a tutti i
colleghi una richiesta in cui, con riferimento alle visite da
effettuare in Puglia, in Calabria e a Parigi, si chiede a
ciascuno di indicare a quale di esse sia interessato.
  SALVATORE FRASCA. Io non l'ho ancora ricevuta.
  PRESIDENTE. Comunque la richiesta è stata inviata anche
a lei.
   Per quanto riguarda l'incontro con la Commissione
antimafia del Parlamento francese, occorre chiarire in primo
luogo (i colleghi francesi dovrebbero comunicarcelo in
giornata) se si tratterà di un incontro tra i rispettivi
uffici di presidenza o tra le Commissioni plenarie. E'
possibile che all'incontro partecipi anche la Commissione
legislativa del Bundestag, da me consultata qualche
giorno fa, nel qual caso la questione si presenterebbe ancora
diversa.
   Quasi certamente l'incontro si terrà il 20 gennaio
prossimo; appena diporremo di tutti i dati, i colleghi ne
saranno messi al corrente e decideremo il da farsi.
   Ritengo inoltre che si possa accogliere la richiesta del
senatore Frasca di prevedere una seduta della Commissione per
fare il punto sul lavoro svolto; appare infatti utile tutto
ciò che serve a chiarirsi le idee.
   Credo che lo stesso senatore Frasca intendesse riferirsi
alla necessità di fare il punto sull'andamento dei lavori e
sull'acquisizione di materiale.
  SALVATORE FRASCA. La mia proposta è quella di analizzare
il lavoro compiuto e il modo in cui l'abbiamo svolto,
valutando se il metodo seguito sia quello giusto, a quali
conclusioni possiamo pervenire e che cosa dobbiamo fare.
  PAOLO CABRAS. E' una questione di autocoscienza.
  SALVATORE FRASCA. Io non sono cattolico ma laico e non
porto con me leggeri sentimenti di ipocrisia!
                         Pag. 754
  PRESIDENTE. Ricordo che, sulla base del nostro regolamento
e del regolamento della Camera, l'ordine del giorno delle
sedute viene predisposto dall'ufficio di presidenza della
Commissione nella sua composizione ristretta, il quale
presenta la relativa proposta all'ufficio di presidenza
allargato ai rappresentanti dei gruppi.
   Finché le regole sono queste, devono essere osservate,
anche se naturalmente ciascun collega può proporre che ci si
occupi di una questione piuttosto che di un'altra, come sta
avvenendo ora.
   Per quanto riguarda il processo Nuvoletta, mi pare che si
sia fatto riferimento a rinvii irragionevoli. Se i colleghi
sono d'accordo, possiamo chiedere conto di ciò, come abbiamo
fatto in rapporto alla vicenda Ciancimino.
  ALTERO MATTEOLI. Le ricordo che in questo caso vi è
anche una comunicazione del coordinatore sanitario della USL
competente.
  PRESIDENTE. L'abbiamo già acquisita.
   In ordine alla questione posta dall'onorevole Tripodi, non
credo che la nostra Commissione debba dare premi o ricompense.
Se i colleghi non sono d'accordo su una determinata
impostazione, potranno inserire il loro giudizio critico nella
relazione o nel documento che sarà predisposto.
   Quella relativa al procuratore Cordova è una questione che
divide e prima o poi dovrà essere affrontata perché con il
passare del tempo tenderà sempre più a ingarbugliarsi e a
provocare lacerazioni, fino al punto che non sarà possibile
venirne a capo; quando si verificano casi del genere le
responsabilità non sono mai di una sola persona o di una sola
parte.
   Ho l'impressione (su questo vorrei acquisire l'opinione
dei colleghi) che sarebbe un errore prevedere un'audizione del
procuratore Cordova prima della metà di febbraio, perché in
tal caso non saprei come articolare il calendario dei nostri
lavori. Invito quindi sia l'onorevole Tripodi, che ha già
sollevato la questione da molto tempo, sia il senatore Frasca,
a riproporre l'argomento quando, alla metà di febbraio, avremo
concluso l'attuale fase dei nostri lavori e sarà possibile
acquisire ulteriori elementi anche a seguito della visita che
effettueremo in Calabria.
   Ricordo infine che la Commissione ha approvato (se non
sbaglio all'unanimità) un programma generale di lavoro,
all'interno del quale ci stiamo muovendo.
   Un punto su cui mi sembra di aver colto un certo dissenso
è quello relativo all'opportunità di prevedere una seduta in
cui si faccia il punto del lavoro svolto. Ritengo quindi
opportuno porre in votazione la relativa proposta avanzata dal
senatore Frasca.
  SAVERIO D'AMELIO. Mi pare che il senatore Frasca abbia
sottolineato la necessità di fare il punto della situazione
una volta conclusa l'attuale fase dei nostri lavori, ossia
alla metà di febbraio.
  SALVATORE FRASCA. Non mi sembra opportuno che la mia
proposta venga posta in votazione, anche perché ho
semplicemente ravvisato la necessità che a conclusione di
questa prima fase dei nostri lavori si faccia il punto della
situazione.
  PRESIDENTE. In questo caso siamo tutti d'accordo.
  SALVATORE FRASCA. Prendo atto che ci occuperemo delle
questioni attinenti alla Calabria, alla Campania ed alla
Puglia nella seconda fase dei nostri lavori (da febbriaio in
poi). Prendo altresì atto che è in programma una visita in
Calabria, per cui è necessario attendere l'esito di
quest'ultima prima di prendere decisioni. Tuttavia, per quanto
riguarda il programma dei nostri lavori, anche se il
presidente ha perfettamente ragione dal punto di vista
formale, da parte mia intendevo ravvisare la necessità che
tale programma sia portato in tempo utile a conoscenza dei
membri della Commissione.
                         Pag. 755
 Generalmente, infatti, leggo la corrispondenza che mi arriva
e posso affermare che ho ricevuto la convocazione della seduta
di oggi pomeriggio soltanto poco fa, quando sono giunto al
Senato ed ho ritirato la corrispondenza in casella. Non ho
ricevuto, tuttavia, il programma dei lavori.
   Dal momento che ognuno deve dare il proprio contributo
nell'ambito della Commissione di cui fa parte e alcuni di noi
ricoprono anche incarichi di natura politica, avvertiamo la
necessità di programmare i nostri lavori in modo tale da
assicurare la presenza di tutti. Ritengo quindi opportuno che
l'ufficio di presidenza allargato ai rappresenanti dei gruppi
predisponga schemi di lavoro, affinché possiamo renderci utili
e partecipare attivamente alla vita della Commissione. Non mi
sembra invece giusto il metodo seguito in alcune circostanze,
in cui ci siamo trovati di fronte al fatto compiuto.
  PRESIDENTE. Per ovviare a tali inconvenienti si
potrebbero inviare immediatamente a tutti i membri della
Commissione i resoconti delle riunioni dell'ufficio di
presidenza, affinché tutti possano conoscere tempestivamente
le decisioni assunte.
  ROMEO RICCIUTI. Ho letto in questi giorni sulla stampa
abruzzese che la nostra Commissione si sta interessando della
regione da cui provengo. Le sarei infinitamente grato, signor
presidente, se volesse chiarire (eventualmente anche non in
seduta) di che cosa si tratti. Dai primi contatti che avevamo
avuto mi era sembrato infatti che la Commissione avrebbe
seguito una sorta di graduatoria di interventi, occupandosi
dapprima della Sicilia, della Campania, della Calabria, della
Puglia e della Toscana.
   Ho sentito addirittura che ieri l'ex giudice Caponnetto ha
rassicurato tutti affermando che avrebbe portato presto la
Commissione.
  PRESIDENTE. Quale Commissione?
  ROMEO RICCIUTI. La nostra Commissione, con grande gaudio
da parte di certa stampa.
   Dal momento che la stessa Commissione si sta distinguendo
per la serietà nell'impostazione e nel lavoro, vorrei che
fossero salvaguardati il suo prestigio ed il suo onore,
affinché essa non scada al punto di essere manovrata da
qualche "scemo del villaggio"; mi riferisco non a Caponnetto
ma agli altri che parlano in Abruzzo e che, non avendo
consenso popolare, rischiano di farci cadere nel ridicolo.
  PRESIDENTE. Ricordo che tempo fa l'ufficio di presidenza
decise di chiedere alla magistratura e ai prefetti un quadro
della situazione. Successivamente, poiché l'onorevole Rapagnà
aveva chiesto che ci recassimo in Abruzzo, abbiamo precisato
di aver già richiesto l'acquisizione di elementi di
valutazione per poi successivamente prendere in considerazione
l'eventualità di procedere o meno in quella direzione. So però
che questa lettera è stata in qualche modo artefatta; se ne
può tuttavia prendere visione consultando l'indice degli atti,
periodicamente inviato a tutti i colleghi, in cui è racchiuso
tutto ciò che la Commissione riceve e invia.
  ROMEO RICCIUTI. Vorrei soltanto un approfondimento.
  PRESIDENTE. Per maggiore chiarezza do lettura della
risposta che è stata inviata all'onorevole Rapagnà: "La
informo che l'ufficio di presidenza della Commissione
antimafia ha già provveduto a richiedere una dettagliata
relazione informativa sulla criminalità mafiosa in Abruzzo
alle competenti autorità giudiziarie e di prefettura. Le
relazioni che perverranno potranno costituire utile base di
lavoro per programmare un'eventuale visita della Commissione
sul posto".
  GAETANO GRASSO. Desidero richiamare l'attenzione sulla
realtà di Barcellona Pozzo di Gotto, una delle realtà più a
rischio della Sicilia orientale, dove un
                         Pag. 756
paio di giorni fa è stato ucciso un valoroso cronista, Beppe
Alfano. E' una realtà nella quale solo nel 1992 ci sono stati
27 omicidi (e già sei dall'inizio del 1993) e dove esiste una
criminalità mafiosa radicata da tempo, come ci ha attestato la
DDA di Messina. Penso che un intervento specifico della
Commissione antimafia su questa realtà vada programmato.
L'omicidio Alfano è la causa immediata ma indipendentemente
dalla gravità di questo omicidio penso che la Commissione
antimafia debba essere presente in quella città nella quale da
poco è stato inaugurato il tribunale. Desidero sollevare
soprattutto il caso di Barcellona e anche quello di Gela.
  PRESIDENTE. Quanti abitanti ha Barcellona?
  GAETANO GRASSO. 60 mila.
  PRESIDENTE. Come Gela, quindi la Commissione potrebbe
recarsi in quella città per un solo giorno.
  GAETANO GRASSO. Sì, sarebbe sufficiente una sola
giornata.
  ALTERO MATTEOLI. Desidero associarmi alla proposta
avanzata dal collega Grasso. Anche alla luce del modo in cui
la stampa ha presentato l'omicidio di Alfano, ritengo
opportuno che la Commissione cerchi in qualche modo di saperne
di più. Non voglio esprimere giudizi ma la stampa ha
presentato questo omicidio in maniera vergognosa. Non voglio
dire quali ne sono a mio avviso le motivazioni, perché ciò
chiamerebbe in causa la mia forza politica e non intendo
approfittare di questa sede (ci sono altri momenti per
sollevare questi problemi), però i dati che ci ha fornito il
collega - tra l'altro buon conoscitore dei problemi della
criminalità organizzata in quella zona - ci impongono la
necessità di una visita della Commissione nella provincia di
Messina. Certo, i tempi a nostra disposizione sono ristretti
perché abbiamo imposto un ritmo assai intenso ai lavori della
Commissione (che tra l'altro non so come faremo a seguire), ma
ritengo che questa visita sia assolutamente necessaria.
  PRESIDENTE. Poiché è sufficiente una giornata, partendo
la mattina e tornando la sera, potremo vedere se sia
possibile, compatibilmente con gli impegni dei colleghi,
formare una delegazione che si rechi in quella città un
sabato. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
  Stamattina il collega D'Amelio ha chiesto l'audizione
del dottor De Francesco.
  MASSIMO BRUTTI. Vorrei aggiungere la richiesta di
audizione del commissario Gentile, già formulata in ufficio di
presidenza.
  PAOLO CABRAS. Non possiamo fare un'indagine dentro
un'indagine.
  ALTERO MATTEOLI. In ufficio di presidenza avevamo già
deciso di ascoltare De Francesco.
  PRESIDENTE. E' vero ma il problema è se questa audizione
vada collocata in questa fase ...
  SAVERIO D'AMELIO. Prima dell'audizione del ministro
dell'interno.
  PRESIDENTE. Non lo devo decidere io ma la Commissione.
  PAOLO CABRAS. Sentire De Francesco significa aprire
un'indagine su un fatto, la vicenda Contrada. Questo non
l'abbiamo deciso, anche se convocando i servizi, in
particolare il SISDE, abbiamo sempre saputo che avremmo avuto
evidentemente dei ragguagli, delle precisazioni su questa
vicenda che così clamorosamente si è imposta alla nostra
attenzione. Pendendo anche un'indagine della magistratura, si
può discutere se sia opportuno che su
                         Pag. 757
questa vicenda si svolga un'indagine parallela della
Commissione antimafia. Comunque, se un'indagine si vuole fare
e si decide di fare, senza interferire con quella della
magistratura, bisogna sapere che non la si può fare a
tranches, per cui qualcosa apprendiamo dal prefetto
Finocchiaro, qualche altra cosa dal ministro dell'interno e
poi dal capo della polizia. Giustamente il senatore Brutti
diceva che se invitiamo De Francesco dobbiamo ascoltare anche
altri. Nei documenti che abbiamo esaminato sulla vicenda di
Contrada quando era a Palermo c'è un riferimento che coinvolge
altri soggetti, alcuni - ahimè - deceduti ma altri viventi e
ancora in servizio attivo nella Polizia di Stato. Allora,
tutto questo impone la necessità di un minimo di razionalità e
di organicità. Se decidiamo un'indagine come questa essa va
svolta cercando di acquisire tutti gli elementi e sentendo
tutti i testi che possono dare notizie o comunque fornire un
contributo di conoscenza.
   Tutto ciò evidentemente rischia di interferire con il
programma di lavoro che abbiamo definito. E' inutile che ci
poniamo sempre questo limite di febbraio, entro il quale
dobbiamo consegnare al Parlamento la relazione sul rapporto
mafia-politica scaturito dalla famosa ordinanza sul delitto
Lima, se poi ogni tanto noi stessi incappiamo in altre vicende
e diamo vita ad un intreccio da cui rischiamo di non
districarci, anche perché sono questioni diverse da quelle che
muovono l'indagine fondamentale, quella del rapporto tra
mafia, politica, personalità istituzionali, esponenti della
società civile. Questo dobbiamo saperlo. Non ho nulla in
contrario all'audizione di De Francesco, che mi sembra
opportuna ed utile, però cerchiamo di inquadrarla nel suo
ambito proprio e cerchiamo di non far interferire troppo
questo tipo di indagini e di audizioni con il programma che ci
siamo dati.
  PRESIDENTE. Questa mattina l'onorevole Scotti ha
formulato una proposta accolta da tutti, quella di acquisire
tutta la documentazione su chi ha diretto una serie di uffici
a Palermo, questione strettamente connessa alla funzionalità
degli apparati. Se i colleghi sono d'accordo, potrebbe essere
utile acquisire questa documentazione. Successivamente la
studieremo e poi stabiliremo un piano di lavoro nel quale
collocare una serie di audizioni. Tra l'altro ho l'impressione
che se ascoltassimo ora De Francesco sorgerebbe la necessità
di dover ascoltare anche altri.
   Se i colleghi intendono porre oggi richieste specifiche
potrebbero anche farlo per iscritto (sarebbe un elemento
documentale in più), rinviando le audizioni su questa parte
delle questioni che riguardano eventuali connessioni tra mafia
e persone che hanno responsabilità istituzionali al momento in
cui avremo questo complesso materiale e potremo svolgere un
lavoro organico.
  ALTERO MATTEOLI. Mi permetto di dissentire da quel che
ha detto il vicepresidente Cabras. Egli afferma giustamente
che ascoltare De Francesco vuol dire aprire un'indagine sulla
vicenda Contrada: su questo sono d'accordo. Però c'è un altro
aspetto che non possiamo dimenticare. Nei confronti di
Contrada è stata emessa una sentenza di custodia cautelare da
un pool di magistrati. Di contro - oggi ho letto la
documentazione che ci è stata inviata - il capo della polizia,
il ministro dell'interno e lo stesso De Francesco non
attendono la conclusione dell'iter giudiziario nei confronti
di Contrada. Mentre questa mattina il prefetto Finocchiaro ha
detto di rimettersi alla magistratura, questi signori hanno
emesso una sentenza di assoluzione nei confronti di Contrada:
questa è la verità. In questo si contraddistingue proprio De
Francesco, che ha pronunciato affermazioni che già assolvono
Contrada e che ieri sono state pubblicate da tutti i giornali.
  PAOLO CABRAS. De Francesco parla di vicende di dieci
anni fa!
                         Pag. 758
  ALTERO MATTEOLI. Però quel che appare è questo.
  PAOLO CABRAS. Commenta un episodio avvenuto nel 1980!
  ALTERO MATTEOLI. Nel momento in cui c'è questa sentenza
di custodia cautelare, costoro, che hanno ricoperto e
ricoprono gli incarichi che conosciamo, avevano il dovere di
rimettersi alla magistratura in attesa della sentenza. Di
fronte a magistrati che emettono quella sentenza e ad organi
dello Stato che emettono sentenze assolutorie, la Commissione
ha non dico il diritto ma il dovere di ascoltare
immediatamente De Francesco perché è colui che si è distinto
più di altri nell'assolvere Contrada. Quindi ritengo non solo
utile ma indispensabile ascoltarlo; poi ha poca importanza se
lo ascoltiamo prima o dopo il ministro dell'interno. Certo,
sarebbe opportuno ascoltarlo prima, venerdì mattina, in modo
da poter porre nel pomeriggio al senatore Mancino alcune
domande supportate anche dall'audizione del dottor De
Francesco. Quindi mi permetto di insistere nella richiesta di
ascoltare De Francesco venerdì mattina.
  MASSIMO BRUTTI. Credo che entro venerdì, cioè entro il
giorno in cui dobbiamo ascoltare il ministro Mancino, non sia
possibile compiere un accertamento della portata di quello che
riguarda la operatività nel tempo dei servizi e degli
organismi complessivi. Stiamo a quel che abbiamo deciso e
ascoltiamo il ministro Mancino sull'oggi. Poi acquisiamo tutti
i documenti necessari e svolgiamo un'ampia serie di audizioni
(per quello che mi riguarda vorrei sentire anche Malpica). In
questo ambito credo sia opportuno ascoltare, come ho già
proposto, il commissario Gentile, che mette in luce aspetti
rilevanti quanto alla funzionalità della squadra mobile in
quel momento, perché parla di una certa pressione. Pertanto,
ascoltiamo Mancino, acquisiamo i documenti necessari e poi
predisponiamo un programma nel quale collocare una serie di
audizioni delle quali forse la prima dovrà essere quella di De
Francesco.
  GIROLAMO TRIPODI. Concordo con la proposta di acquisire
tutti i documenti che stamattina abbiamo indicato, altrimenti
ci troveremmo di fronte ad uno squilibrio nell'affrontare il
problema, dato che la questione è collegata alla vicenda
Contrada e dunque ai rapporti tra servizi e criminalità
organizzata. Quindi, mi pronuncio a favore della proposta di
acquisire tutta la documentazione per poi avere la possibilità
di esaminare quanto emergerà e decidere quali soggetti
dobbiamo convocare, compreso lo stesso De Francesco.
  PRESIDENTE. Onorevole Matteoli, mi pare che
l'orientamento della Commissione sia diretto ad acquisire,
naturalmente con rapidità, tutta questa documentazione, dopo
di che si potrà stabilire un quadro più organico e, a ragion
veduta, quali audizioni svolgere.
   Insiste nella sua richiesta di ascoltare subito il dottor
De Francesco?
  ALTERO MATTEOLI. Mi sembrerebbe assurdo insistere in
tale richiesta, visto che le dichiarazioni dei colleghi sono
contrarie ad essa. Quindi, accetto la soluzione da lei
indicata, signor presidente.
  ROMEO RICCIUTI. Sulle decisioni prese non dobbiamo
ritornare. Questa mattina la Commissione all'unanimità aveva
assunto una decisione, adesso tornarci sopra diventa un
precedente pericoloso.
  PRESIDENTE. Questo è vero ma la Commissione, dopo aver
deciso, può anche modificare le sue decisioni. Il punto
ragionevole è quello che concerne la possibilità di avere
tutti gli elementi per decidere bene.
                         Pag. 759
Audizione del generale Cesare Pucci, direttore del
                          SISMI.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del
generale Cesare Pucci, direttore del SISMI.
   L'audizione si svolgerà in seduta pubblica. Qualora il
generale Cesare Pucci, o qualcuno dei colleghi, lo ritenga
opportuno, si potrà procedere in seduta segreta.
   Avverto che il generale Cesare Pucci è accompagnato dal
generale Castellano.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Signor
presidente, mi consenta anzitutto di rivolgere un saluto ai
membri della Commissione bicamerale antimafia e di esprimere
la mia grande soddisfazione per questa audizione, nonché una
certa preoccupazione di essere all'altezza del compito di
presentare il servizio che dirigo e di cui ho pienamente la
responsabilità da cinque mesi.
   Il SISMI, come gli onorevoli parlamentari sanno, assolve,
ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 801 del 1977, tutti i
compiti informativi e di sicurezza per la difesa sul piano
militare dell'indipendenza e dell'integrità dello Stato. In
questo quadro il servizio non si era mai interessato in
passato della criminalità organizzata. Non si era interessato
in modo specifico del settore, pur essendo chiaro che se
acquisiva, nello svolgimento delle proprie attività
istituzionali, notizie relative alla criminalità organizzata,
ne informava gli organi di polizia giudiziaria ai sensi
dell'articolo 9 della legge n. 801.
   Con l'entrata in vigore della legge n. 410 del 1991 il
SISMI ha ricevuto il compito di interessarsi della criminalità
organizzata con specifico riferimento all'estero, ai fini
dello svolgimento di un'attività informativa e di sicurezza
contro ogni pericolo o forma di eversione derivanti da gruppi
di criminali organizzati. Questo è il compito ricevuto dal
SISMI in relazione allo specifico settore della criminalità
organizzata.
   Ritengo opportuno evidenziare un piccolo distinguo circa
l'accezione del termine "estero". Il significato della parola
"estero" non presenta dubbi, ma è chiaro che, rispetto al
settore considerato, i concetti di "estero", di "interno", di
confini internazionali e nazionali, sono molto labili e
richiedono di volta in volta una valutazione effettuata in
relazione alla specifica attività svolta.
   Tra breve, signor presidente, dovendo illustrare la
struttura ordinativa del servizio, che ritengo estremamente
importante al fine di comprendere l'attività svolta e che è
coperta da una certa classificazione di riservatezza, le
chiederò di proseguire in seduta segreta.
   Il SISMI partecipa all'azione di contrasto della
criminalità organizzata con una struttura appositamente creata
all'interno di esso per affrontare questo problema. Si tratta
di una struttura essenzialmente di analisi, ma per quanto
riguarda l'attività di raccolta dei dati e quindi di
informazione vera e propria, essa si avvale di tutta la
struttura del servizio, articolata in centri nazionali ed
esteri.
   A questo punto ritengo di dover interrompere la mia
illustrazione, chiedendo che si passi in seduta segreta.
  PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i
nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione
del circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Vorrei spendere
qualche parola sull'attività di intelligence e su quella
investigativa, per poi inserire i problemi dell'addestramento
del personale.
   L'attività di intelligence, tra l'altro poco
conosciuta, viene normalmente confusa con quella
investigativa, ma è nettamente diversa, dal momento che non
                         Pag. 760
prende spunto da un evento, da un fatto avvenuto, ma dalla
constatazione di un fenomeno. L'attività di
intelligence, in sostanza, ricerca la definizione,
l'acquisizione di tutti i dati relativi ad un certo fenomeno
che può anche non essere criminale. Mi spiego meglio: se si
verifica, per esempio, un forte flusso di capitali verso un
certo paese, questo non rappresenta necessariamente
un'attività criminale, però è un fenomeno da seguire perché
potrebbe verificarsi che in quel flusso si immetta denaro
sporco. E' questa una tipica attività di intelligence.
   L'attività investigativa, invece, prende spunto da fatti
avvenuti che si configurano come reati o come possibili reati
(ma non voglio spiegare a voi che siete maestri questo
concetto, lo richiamo soltanto, per ricondurmi ai problemi
addestrativi). Per questa attività ci avvaliamo in larga parte
dei Carabinieri, della Guardia di finanza, di membri della
Polizia di Stato (anche se non ne abbiamo molti, perché essi
logicamente gravitano intorno al SISDE, in quanto dipendono
dal Ministero dell'interno). Queste persone vengono da noi
dopo un certo periodo di attività nell'ambito
dell'organizzazione di appartenenza ed hanno una mentalità,
per così dire, investigativa; bisogna allora riciclarli,
svolgendo cioè un'attività addestrativa per riportarle...
  ERMINIO ENZO BOSO. Si tratterebbe di un lavaggio del
cervello, generale!
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Assolutamente
no. Si tratta di ricondurli ad una professionalità diversa. E'
come se un insegnante di scuola media debba andare ad
insegnare alle elementari; l'approccio è completamente diverso
perché mentre l'insegnante di scuola media può permettersi di
raccontare il fatto senza avere un approccio psicologico con
gli alunni, con i bambini della scuola elementare l'approccio
deve essere necessariamente diverso.
   Chi si occupa di intelligence, quindi, deve
avvicinarsi a questa attività con un approccio completamente
diverso da chi invece si occupa di attività investigativa.
Quest'ultima ha come obiettivo la ricerca dei dati per
configurare il fatto che comunque deve delinearsi
perfettamente; l'attività di intelligence è invece
soft, per usare un'espressione di moda, poiché conduce
invece a ricercare tutti gli aspetti che in qualche modo
configurano il fenomeno che, ripeto, può anche non essere
criminale.
   Nella fase di qualificazione del personale è incluso anche
l'aspetto psicologico (che però non è - ripeto - lavaggio del
cervello) dal momento che vi sono alcune vulnerabilità nella
persona che l'attività di intelligence deve superare;
questa fase si conclude poi con un insegnamento completo di
tutte le tecniche.
   Con il dispositivo sopra delineato - mi riferisco ora ai
risultati operativi che abbiamo acquisito - il SISMI ha
raggiunto un buon livello informativo e in taluni casi siamo
stati confortati da positivi riscontri anche in sede
giudiziaria. Le notizie e i dati raccolti sono anche
memorizzati al fine di avere un quadro globale delle
problematiche in esame ed un aggiornamento informativo
costante. Il problema intelligence non è mai isolato ed
è sempre complesso. Con questo sistema abbiamo avviato in
molti paesi a rischio un monitoraggio per tutti gli aspetti
più importanti; ne ho qui un esempio (che purtroppo non posso
distribuire ma che posso mostrare) relativo alla Comunità
degli stati indipendenti, che ci chiarisce la situazione delle
varie mafie. In questo fascicolo sono citate la mafia cecena,
la mafia ebraica, quella azera, quella georgiana, quella
cazacha, la mafia dei tolkuptuoni ed infine un'organizzazione
dei Marino, che deriva dal nome di un quartiere di Mosca. Al
di sotto di queste vi sono tutte le specializzazioni delle
strutture che abbiamo individuato e che tentiamo di mantenere
sotto controllo, anche dal punto di vista geografico,
attraverso questi che rappresentano fascicoli di lavoro per
tutta la struttura del SISMI.
                         Pag. 761
  PRESIDENTE. Vi sono rapporti tra queste mafie e gruppi
italiani?
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Occasionalmente
sì. Non abbiamo tutti i dati però, ad esempio, in Ungheria
svolgiamo un'attività di controllo che investe dal "mercato
delle pulci" alle estorsioni, alla prostituzione, al
narcotraffico ed al traffico di armi (in questi, sono inserite
alcune strutture italiane). Per quanto riguarda l'Italia, è
possibile la presenza in Sicilia di ex agenti al servizio
della mafia nel campo del narcotraffico. Si tratta, comunque,
di una questione ancora da chiarire.
  PRESIDENTE. Sono ex agenti di questi paesi?
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Sì, ex agenti
dei paesi dell'est: qualcuno si è per così dire "riciclato",
nel senso che da attività di intelligence è passato a
svolgere attività più remunerative.
   Da questo punto di vista, un indice di rendimento del
SISMI nella lotta alla criminalità organizzata può essere
rappresentato dalla quantificazione delle informazioni fornite
agli organi di polizia giudiziaria, che poi avviano la fase
investigativa. La nostra fase di intelligence si
conclude nel momento in cui abbiamo acquisito elementi
probanti - o che noi riteniamo tali - da trasmettere agli
organi di polizia, i quali avviano la fase esecutiva e cioè le
investigazioni e la denuncia all'autorità giudiziaria. In meno
di un anno, abbiamo fornito 217 informazioni di vario genere;
possono sembrare poche, ma occorre considerare che ognuna di
esse comporta il lavoro di più persone per giorni e a volte
per mesi (in alcuni casi viene svolto contemporaneamente su
diverse attività).
   Vorrei concludere il mio intervento esponendo alcuni
concetti che mi sembrano importanti.
   Siamo coscienti del ruolo che svolgiamo in questo campo
specifico, senza tralasciare tutte le altre attività di nostra
competenza: attualmente, abbiamo quasi 10 mila uomini in tutte
le parti del mondo ed il SISMI ha la responsabilità di creare
un alone di sicurezza informativa per tutte queste unità,
comprese quelle che si trovano attualmente in Somalia, dove
operano tre centri temporanei (non ho parlato di centri
temporanei e permanenti perché si tratta di questioni di
dettaglio). Come dicevo, siamo coscienti delle difficoltà che
ci pongono in prima linea in questa lotta che ha marcate
proiezioni internazionali. Il problema è globale e richiede
una risposta totale. Occorre tenere presente che la
criminalità organizzata, ed in particolare i traffici di
droga, in alcuni casi sono stati veicoli di crisi
internazionali o addirittura di conflitti armati (in America
latina sono normali conflitti armati connessi alla droga) e
comunque sono le principali fonti di finanziamento di
formazioni criminali o terroristiche.
   Un aspetto molto particolare investe questa globalità: mi
riferisco al reinvestimento dei capitali di provenienza
illecita, cioè al riciclaggio di denaro sporco. La nostra
attività su questo versante è particolarmente difficile,
perché non tutti i paesi dispongono di una legislazione
chiara. Alcuni Stati offrono grossissime opportunità a chi ha
denaro sporco da riciclare: vi sono "santuari" fiscali e
bancari, come l'Austria e la Svizzera, dove alcune banche si
prestano ad effettuare transazioni particolarmente
significative in questo campo. Inoltre, alcuni paesi che
stanno emergendo, come quelli dell'est europeo, non hanno una
chiara definizione delle problematiche in campo monetario o
non hanno una legislazione in linea con le esigenze dei paesi
di tipo occidentale. Essi sono impreparati ad affrontare la
nuova minaccia e talvolta chiedono assistenza e collaborazione
soprattutto perché si accorgono che attraverso il riciclaggio
di denaro sporco importano un'infezione criminale
significativa, perché è chiaro che dietro il denaro vi sono i
criminali.
   Il SISMI in questo campo svolge un'attenta attività di
controllo. E' evidente che si tratta di un'attività di
intelligence
                         Pag. 762
molto particolare, perché non investe una conoscenza "a fonti
aperte" ma è volta a capire e a verificare gli assetti
proprietari, gli scopi sociali, i volumi di affari, le
situazioni patrimoniali e fiscali di questi paesi, al fine di
definire le capacità di ricezione di denaro sporco.
   I risultati ottenuti e le esperienze compiute finora hanno
condotto alla conoscenza di complessi problemi posti dalla
criminalità organizzata ed in particolare hanno confermato la
necessità di una specifica ed intensa attività di
intelligence che non interferisca con quella della
polizia giudiziaria (ripeto che si tratta di due campi
nettamente distinti, collegati nel tempo e nello spazio ma che
non devono coesistere) e che rappresenti il sostegno, il
prologo e l'avvio delle altre attività.
   Occorre considerare che la criminalità organizzata oggi
agisce come un'impresa integrata che ha un ciclo completo. In
passato vi era chi si occupava della prostituzione, chi delle
estorsioni, chi dei rapimenti; oggi il ciclo è completo, nel
senso che si passa attraverso i vari fattori che portano
denaro il quale, dopo essere stato riciclato, viene utilizzato
per avviare altre attività remunerative di tipo commerciale o
criminale.
   Concludo indicando alcune prospettive. Il SISMI allo stato
attuale sta cercando di razionalizzare le proprie strutture;
lo farà a costo zero, non chiedendo l'assegnazione di
ulteriore personale né di fondi in più. Cercheremo di rendere
il SISMI più aderente alle nuove minacce e soprattutto di
aumentare la percentuale di operatività del sistema che
peraltro attualmente è molto elevata (è superiore al 60 per
cento): mi riferisco anche all'operatività di persone "sedute
al tavolino", perché un bravo analista, attraverso i dati che
gli vengono forniti, può produrre informazioni complete che
consentono l'avvio di ulteriori indagini di
intelligence.
   Per quanto riguarda la ricerca, cercheremo di potenziare
il monitoraggio delle organizzazioni criminali nei vari paesi,
anche aumentando il numero dei nostri centri. Saremo sempre a
disposizione per qualsiasi ricerca all'estero che ci venisse
richiesta dalle istituzioni italiane che si interessano
dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Inoltre, cercheremo di completare, se possibile, l'organico
delle strutture anticriminalità organizzata, eventualmente
riducendo altre aree che si occupano di questioni meno
impellenti.
   Uno degli aspetti importanti che ritengo opportuno
sottolineare è quello della cooperazione internazionale. Come
ho già detto, oggi l'attività della criminalità organizzata
presenta aspetti globali nel senso che non esistono settori o
aree; ciò postula una cooperazione a carattere internazionale
che dovrebbe trovare prima un avallo politico,
un'organizzazione politica ed una struttura politica che la
pongano in condizione di operare. Allo stato attuale,
lavoriamo molto bene ma in alcuni casi in maniera settoriale.
   Ringrazio tutti i commissari per l'attenzione prestata e
rimango a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.
  PRESIDENTE. Siamo noi che la ringraziamo, generale, per
la chiarezza, la precisione e l'interesse della sua
esposizione.
  PAOLO CABRAS. Mi unisco all'apprezzamento del presidente
per la chiarezza della sua esposizione.
   Mi sembra che la legge istitutiva della DIA, nell'affidare
ai servizi e al SISMI compiti in relazione alla criminalità
organizzata, abbia operato una specificazione ed un'ulteriore
sanzione legislativa, senza dimenticare che la criminalità
organizzata non è mai stata estranea all'attenzione ed alle
competenze istituzionali dei servizi; in proposito, basti
guardare la composizione dell'Alto commissariato antimafia ed
il suo legame con i servizi. Peraltro, come ha detto il
generale Pucci in una recentissima intervista apparsa su un
quotidiano siciliano, il SISMI non si può ora e non si poteva
nel passato fermare alle frontiere. Rispetto ad una mafia che
sicuramente è una società ad
                         Pag. 763
azione integrata, ma che si distingue per la valenza
sovranazionale dei suoi traffici (il riciclaggio ed il
traffico delle armi e della droga esulano da ambiti
territoriali nazionali per la loro stessa natura), non vi è
dubbio che esiste un'esigenza generale di ristrutturazione dei
servizi, anche perché, come ha ricordato il generale, la
dirigenza è cambiata recentemente ed è bene che ad ogni nuova
dirigenza corrisponda una razionalizzazione ed una mobilità
anche interna. Molte volte in passato i servizi sono stati
contrassegnati da un cambio di vertici e da una permanenza di
quadri direttivi ad essi immediatamente sottostanti; ciò in
qualche modo ha dato un'immagine di immobilità ed ha fatto sì
che gli effetti delle innovazioni rispetto a metodi criticati
in passato siano stati annullati, contraddetti o addirittura
impediti dal fatto che alcuni responsabili di servizi
estremamente delicati siano rimasti al loro posto. Penso per
esempio, avendo vissuto l'esperienza di altre Commissioni
d'inchiesta, alla permanenza di personaggi come il colonnello
Musumeci, tanto per fare un nome e dare un volto a vicende
note della vita dei servizi ed anche, ahimè, drammatiche della
vita democratica italiana.
   Mi auguro che la razionalizzazione e la ristrutturazione
dei servizi abbia tenuto presente l'esigenza di mobilità ed è
per questo che chiedo al generale Pucci quali criteri di
composizione siano stati seguiti nella costituzione del gruppo
speciale di intelligence (la SACO, la Struttura
specializzata contro la criminalità organizzata), quali
esperienze siano state utilizzate e quali siano stati i
riferimenti ad una storia che, come ho detto, non può
cominciare oggi. L'incidenza della criminalità organizzata
nelle vicende internazionali, infatti, non è cosa di questi
giorni né è successiva all'istituzione della DIA ma è insita
nel carattere e nell'attività della mafia.
   Desidero anche un chiarimento su un problema di cui in
Italia forse parliamo troppo, quello del cosiddetto
coordinamento che, al di là di modalità organizzative, di
criteri e di regole, ha un significato più modesto; rispetto
al pluralismo dei servizi - che considero positivo perché sono
contrario ad unificazioni che in qualche modo esercitano
un'azione di compressione - la risposta giusta non è la
creazione di un'unica polizia né lo sono i servizi unificati.
Il pluralismo inteso come confronto e scambio di esperienze
esistenti all'interno delle diverse forze investigative (dalla
DIA alle forze di polizia tradizionale, ai Carabinieri) può
essere utile ma il problema vero è che non è possibile, come è
accaduto molte volte in passato e come ancora avviene,
considerare separatamente l'esistenza di questo pluralismo.
Ciò vale sia per la Polizia, i Carabinieri e la Guardia di
finanza, almeno negli aspetti che sono di comune competenza,
sia per i servizi di sicurezza e per la DIA. E' sicuramente
importante individuare all'estero strutture che non presentino
inutili duplicati (il generale Pucci vi ha fatto cenno quando
il collega Ricciuti ha chiesto precisazioni sui centri
all'estero) ma è altrettanto importante conoscere i criteri
che ne sono alla base. Sarebbe, per esempio, interessante
sapere quali obiettivi e quali strategie in comune vi siano
tra la DIA e le diverse forze di polizia.
   La legge che ha istituito la DIA ha previsto anche un
consiglio nazionale che è il punto di confluenza, di
mediazione e di direzione della strategia da attuare nei
confronti della criminalità organizzata ed esso fa perno
proprio sulla convergenza di tutte le forze istituzionali
interessate. Ciò comporta non soltanto che non ci si intralci
ma che si concerti e si programmi qualcosa insieme, dividendo
poi a livello operativo i campi di attuazione. Non penso che
tutti debbano seguire una stessa pista perché questo non è il
pluralismo che apprezziamo; dopo aver concertato un programma
comune, occorre che ciascuno si assegni un ruolo e lo porti a
termine, riservandosi di comunicare i risultati di un'azione
di intelligence, di un contatto o di una relazione
instaurata con altre realtà diverse da quella italiana. Questa
è l'idea che abbiamo della collaborazione e del coordinamento
ma, a mio
                         Pag. 764
personale avviso, essa non verrà attuata da figure di
superispettori perché il coordinamento vero è quello che il
Governo garantisce come espressione di una volontà politica
che il Parlamento controlla ed indirizza. Per il resto,
evidentemente, si segue un comportamento basato su regole non
scritte.
   Ho l'impressione che in questo universo dei contatti per
la verifica dell'attività del pluralismo istituzionale in
materia di ordine pubblico e di lotta contro la criminalità
organizzata ancora non sia stato raggiunto un risultato
positivo. Vorrei conoscere al riguardo l'opinione del generale
Pucci e soprattutto come intenda cooperare. Non credo che vi
siano particolari resistenze da parte del SISMI perché penso
che ve ne siano da parte di tutti (non faccio sconti a
nessuno); pongo però un problema reale che tutti insieme
dobbiamo cercare di risolvere.
   Un altro argomento su cui desidero qualche precisazione
riguarda la conoscenza delle mafie o dei gruppi assimilabili
alla criminalità organizzata nostrana presenti in altri paesi.
Il generale Pucci ha fatto riferimento ai paesi dell'ex Unione
Sovietica, alla ex Iugoslavia, alla ex Cecoslovacchia e
all'Ungheria, oltre che ad un paese non appartenente
all'Europa ma che con essa è, dal punto di vista delle
alleanze internazionali, collegato e coordinato, cioè alla
Turchia. Sappiamo che attraverso l'attività di questi gruppi
di criminalità organizzata nei paesi che ho citato prospera il
traffico delle armi e della droga. Rispetto a questo problema
ritengo che la conoscenza delle mafie estere sia importante,
così come sarebbe utile conseguire alcuni risultati
all'insegna di quella cooperazione internazionale che anche il
generale Pucci invocava. Ho l'impressione che una grande
conoscenza degli apparati istituzionali relativamente a queste
vie e a questi traffici non vi sia o per lo meno non sia
all'altezza della pericolosità e dell'incidenza che
l'organizzazione mafiosa e le sue relazioni internazionali
hanno su questioni come quelle della droga e del traffico
delle armi.
   La stessa richiesta potrei farla a proposito del
riciclaggio, anche se è noto che questo passa attraverso paesi
diversi e per conoscenze che sono sicuramente agevolate dalla
presenza di centri esteri; basti pensare quali investimenti di
profitti illeciti vengono fatti dalla mafia in Canada o in
Australia.
   L'ultima domanda, di cui comunque già prevedo la risposta,
è necessaria per completare le nostre conoscenze sull'intera
vicenda: lei sa che nella deposizione del collaboratore di
giustizia Messina alla Commissione antimafia è stato fatto più
volte riferimento - ne abbiamo parlato anche nell'audizione
del prefetto Finocchiaro - a questo fantomatico (forse neanche
tanto fantomatico poiché sembra che sia stato individuato)
"capitano del SISDE ", come Messina ha continuato a definirlo.
Poiché nel SISDE i capitani sono una contraddizione (si è
pensato che potesse appartenere all'Arma dei carabinieri o ad
un altro servizio), lei esclude che questa persona abbia avuto
a che fare con il SISMI? La mia opinione, comunque, è che non
abbia avuto nulla a che fare.
  ERMINIO ENZO BOSO. Più che esaminare il modo in cui
avete ristrutturato il servizio, di cui forse sarà meglio che
si occupino i comitati della Commissione, preferisco rimanere
sul tema già trattato questa mattina, quello relativo al caso
Contrada. Il giorno successivo all'avviso di garanzia emesso
nei confronti di Contrada, il capo della polizia Vincenzo
Parisi si è sentito in dovere di abbozzare una difesa
d'ufficio del funzionario del SISDE, riproducendosi nella
medesima azione svolta da De Francesco.
   L'indagine che era scaturita nel contrasto tra Contrada ed
il questore Vincenzo Immordino aveva visto il giudice Falcone
prosciogliere il questore e scrivere che Contrada viveva in
uno stato di tensione e di legittime paure che lo avevano
costretto a scegliere la via di una sostanziale inattività sui
grossi e piccoli affari criminali.
                         Pag. 765
  PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, senatore Boso, ma è
sicuro che questa sia materia di competenza del generale
Pucci?
  ERMINIO ENZO BOSO. Se me ne dà il tempo glielo
dimostrerò. Come dicevo, fu scelta la via di una sostanziale
inattività sui grossi e piccoli affari criminali, quasi a
lasciar decantare certe situazioni micidiali.
   Si parla dell'eventuale esistenza di intrecci tra i due
servizi segreti, per cui un domani potrebbero esserci analoghi
intrecci nell'azione di controllo delle eventuali devianze.
Dalle voci che provengono dalla terra di Sicilia sembra che
questo signor Contrada (ecco il motivo per cui prima ho
domandato se in Uruguay esistano servizi di
intelligence) sia proprietario di 30 mila ettari di
terreno nella zona di Canelones Carrasco intestati a società
di comodo dove figurerebbero suoi parenti.
   Se tutto questo, nelle diverse devianze dei servizi,
dovesse essere riscontrato, non credo sia possibile ipotizzare
la candidatura al ruolo di superpoliziotto - visto che qui si
cerca di creare dei super ai super - di una figura come quella
del dottor Parisi. Nel periodo in cui questo signor Contrada,
funzionario in un primo tempo allontanato da Palermo e
riportato a Roma e poi reinserito nel capoluogo siciliano, ha
ricoperto i suoi incarichi si sono verificate le morti di
Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino.
   Sulla base di eventuali riscontri nazionali ed esteri,
siete in grado di dimostrare che nella zona di Canelones
Carrasco vi è la proprietà di familiari di Contrada o di
società a questi legate? In caso affermativo la Commissione
dovrebbe giudicare l'opportunità di sciogliere il SISDE. In
verità comincio ad avere paura: se i responsabili di un
servizio per la sicurezza interna non sono in grado di seguire
i movimenti finanziari di soggetti controllabili, ancor meno
sono in grado di controllare gli investimenti della grossa
criminalità organizzata. E' a mia conoscenza, ad esempio, che
in Russia la più grossa organizzazione criminale sia quella di
Cosa nostra americana e che la mafia italiana sia presente non
certo per controllare la criminalità organizzata, ma solo
avendo assunto la figura di portaborse per Cosa nostra
americana.
   Vorrei inoltre sapere se il generale Pucci sia a
conoscenza della dislocazione lungo i confini della Cambogia
di alcuni militari dell'Arma dei carabinieri, i quali vivono
in una situazione a dir poco precaria. Mi rendo conto che lei
non ha chiesto soldi per il suo servizio; mi auguro tuttavia
che al più presto si possa assicurare una vita dignitosa ai
militari che prestano servizio in terre lontane.
  MASSIMO BRUTTI. Signor presidente, vorrei sottoporre
all'attenzione del generale Pucci alcune questioni che
rivestono un carattere istituzionale, per poi porgli alcune
domande particolari.
   Riallacciandomi alle considerazioni svolte dal collega
Cabras, vorrei sapere quali siano le modalità di coordinamento
istituzionale tra i vari settori del SISMI e del SISDE
impegnati contro la mafia e contro la criminalità organizzata.
Abbiamo ripetutamente sentito sottolineare l'esigenza ed i
vantaggi di un coordinamento tra i servizi, per cui vorrei
sapere se esso sia oggi affidato alla buona volontà,
all'occasione, alla convergenza d'impegni, oppure se esista un
raccordo istituzionale preciso, una specializzazione sul
terreno della lotta contro la mafia.
   Per quanto riguarda i profili internazionali dell'attività
di contrasto, sui quali si è ampiamente diffuso il generale
Pucci nella sua relazione, vorrei conoscere le sue
valutazioni, come capo del SISMI, circa le attuali zone di
influenza e di espansione delle associazioni mafiose italiane
all'estero. In particolare chiedo se sia in grado di definire,
sia pure in termini generali, il livello di presenza e di
penetrazione dei mafiosi italiani e dei grandi trafficanti
italiani di droga nei paesi dell'est, che rappresentano oggi,
per quel che posso vedere e capire, una nuova zona di
insediamento dei grandi traffici criminali.
                         Pag. 766
   In una intervista rilasciata un paio di giorni fa a Il
Giorno, il generale Pucci ha affermato che l'attività della
mafia si basa all'80 per cento sul traffico degli stupefacenti
ed al 20 per cento su quello delle armi. Gli chiedo se
conferma questa stima o, più in generale, se ritiene
l'intervista manipolata, in quanto nell'ambito della stessa vi
sono alcune affermazioni che, come parlamentare, non considero
confacenti al capo di un servizio: si toccano infatti
questioni internazionali di stretta competenza politica. In
tale intervista il generale Pucci ha affermato che Saddam
Hussein è il più filo-occidentale tra i leader
mediorientali, valutazione che dal punto di vista storico
merita qualche interesse e può essere discussa, ma che
tuttavia mi ha colpito data la fonte da cui perveniva. Chiudo
immediatamente questa parentesi, in quanto non mi sembra il
caso di discutere tale problema in questa sede; chiedo in ogni
caso al generale una valutazione relativa alla presenza
mafiosa nel traffico internazionale delle armi.
   Desidererei inoltre che il generale Pucci ci dicesse,
nella misura in cui è possibile, eventualmente riferendo in
seduta non pubblica, cosa sa in ordine ad una importante
corrente di traffico di armi proveniente dalla Croazia che,
attraversando il Friuli Venezia-Giulia, giunge alla nostra
criminalità organizzata, in particolare a quella del
Mezzogiorno.
   Cosa sa il SISMI circa la latitanza, di cui anche gli
organi di stampa hanno parlato, di colui che è stato
considerato l'armiere della mafia e che è stato condannato ad
una pesante pena nel processo per la strage del rapido 904, mi
riferisco a Friedrich Schaudin, già strettamente legato a
Pippo Calò? Vorrei poi sapere se in quelle stesse zone sia
presente un altro latitante di mafia, il Licata.
   Si può dire, sulla base degli impegni e delle competenze
indicate, che gli operatori del SISMI lavorano sul territorio
italiano, ed in particolare nel Mezzogiorno, costituendo una
sorta di rete di collegamento? Non chiedo particolari o fatti,
bensì una valutazione di insieme, una notizia complessiva sul
lavoro che svolgono gli operatori del SISMI sul territorio
nazionale ed in particolare, ripeto, nel Mezzogiorno.
   Questa mattina, per gli aspetti che ritenevo di sua
competenza, ho rivolto al direttore del SISDE una domanda
circa il ruolo che ancora oggi svolge Licio Gelli, capo della
loggia massonica P2, in collegamento con ambienti criminali
italiani ed esteri. Rivolgo al generale Pucci la medesima
domanda, naturalmente come riferimento a questo secondo
aspetto.
   Rispondendo ad una mia interpellanza presentata al Senato,
il ministro dell'interno Mancino ha citato un rapporto della
Criminalpol che menziona la presenza e la operatività del
Gelli in relazione ad affari internazionali, in particolare
all'assegnazione di grandi appalti in paesi esteri ai quali
sarebbero stati interessati ambienti della criminalità
italiana. Le chiedo, generale, cosa le risulti al riguardo e
se vi sia una particolare attenzione del SISMI su quello che
definirei il sistema piduista, ossia ciò che rimane della P2,
delle sue amicizie, dei rapporti, dei collegamenti al centro
dei quali era Licio Gelli dopo la scoperta delle famose liste
avvenuta nell'estate del 1981.
   Nell'ambito delle indagini condotte dalla procura della
Repubblica di Roma è emerso che operatori del SISMI, e più
precisamente agenti inquadrati nell'ambito della struttura
clandestina stay behind, venivano impiegati nella
seconda metà degli anni ottanta sul terreno della lotta contro
la criminalità organizzata, o per meglio dire a beneficio
della lotta contro la criminalità organizzata, come affermò
nel gennaio del 1991 il Presidente del Consiglio di allora.
   Nelle deposizioni rese davanti ai magistrati della procura
della Repubblica di Roma si legge che tali operatori furono
messi a disposizione dell'Alto commissariato, in particolare
nel periodo in cui era a capo di tale organismo il dottor
Sica. Le chiedo se le risulti qualcosa circa l'impiego di
questi agenti sul terreno della lotta contro la criminalità
organizzata,
                         Pag. 767
 ossia se vi era una rete informativa. In particolare le
chiedo cosa le risulti circa l'esistenza di un centro
addestramento speciale a Trapani, denominato centro Scorpione,
che sarebbe stato impiegato sul terreno della lotta contro la
criminalità organizzata ed al quale faceva capo una rete
informativa.
   Le domando infine se abbia, in qualità di direttore del
SISMI, notizia dell'esistenza in passato, e più precisamente
durante gli anni ottanta, di un particolare nucleo di agenti
creato da un alto ufficiale del SISMI, il generale Musumeci,
prima menzionato dal collega Cabras, collegato alla P2 e
condannato per il depistaggio relativo alla strage di Bologna
del 1980. Nella requisitoria del pubblico ministero Loris
D'Ambrosio del luglio 1985, nell'ambito del procedimento
penale contro Musumeci, Belmonte ed altri, detto super SISMI,
si faceva riferimento alla creazione, da parte del Musumeci,
di una rete informativa. Vorrei sapere se sia a conoscenza di
ciò, se sia rimasta traccia delle operazioni svolte da questa
rete informativa, cosa abbia fatto in Sicilia la struttura
facente capo al Musumeci.
   Non so quale sarà la sua risposta, desidero però precisare
che la mia domanda mira a sapere se lei sia a conoscenza di
qualche fatto; non le chiedo certo episodi o vicende sui quali
forse ella non può riferire perché relativi ad una fase
anteriore al suo insediamento. Aggiungo che tali fatti sono
oggetto di una interpellanza presentata sei mesi fa ed alla
quale, nonostante le ripetute sollecitazioni, il ministro
della difesa non ha ancora risposto. Se lei mi fornirà alcuni
chiarimenti al riguardo, li considererò una specie di
anteprima e quindi il segno di una disponibilità da parte sua
a illustrarci fatti sui quali non siamo ancora riusciti ad
ottenere alcun chiarimento.
   Le vorrei inoltre chiedere se il signor Gassan Bou Kebel
abbia fatto parte del SISMI. Tale signore, che l'Alto
commissario antimafia De Francesco definì delinquente
internazionale, venne indicato, in una deposizione resa da un
ufficiale della Guardia di finanza nel processo Chinnici, come
collaboratore del SISMI. Inoltre Gassan Bou Kebel fu al centro
di una oscura vicenda subito dopo l'assassinio del giudice
Chinnici: una oscura vicenda che per certi versi dava
l'impressione di essere un depistaggio e che comunque era di
difficile interpretazione. Tra l'altro, in un'altra occasione
quel signore si vantò di essere stato impiegato dal SISMI per
le indagini successive al sequestro del generale Dozier.
  MARIO BORGHEZIO. Signor presidente, in relazione a
quanto affermato dal generale Pucci in ordine all'esistenza ed
alla pericolosità di alcuni santuari finanziari internazionali
sia nell'Europa comunitaria sia nei paesi dell'est, vorrei
sapere se i servizi abbiano attivato una funzione di
intelligence specifica in ordine ai problemi che si
pongono per le attività finanziarie internazionali della mafia
e se, in particolare, siano in corso indagini relativamente
agli investimenti che si presuppone la mafia stia facendo in
quella direzione. In altri termini, vorrei sapere se siano già
stati individuati i vari settori di penetrazione della
criminalità organizzata.
   In ordine a tale tematica vorrei conoscere se, attraverso
i terminali internazionali del SISMI, si abbiano indicazioni
in ordine alle attività finanziarie e borsistiche della mafia.
Ritengo infatti che i noti fatti che hanno interessato i vari
banchieri di mafia, come Sindona, rappresentino la punta dell'
iceberg di un'attività che oggi è estremamente
rilevante. Se riflettiamo sulle dimensioni finanziarie del
commercio di droga e di armi, ci rendiamo conto che l'impiego
di capitali in questa direzione non può limitarsi ai soliti
appalti legati al territorio nazionale; dobbiamo certamente
pensare ad un'attività internazionale anche di carattere
finanziario. Vorrei pertanto sapere in quale direzione ci si
stia muovendo, con quali mezzi, con quali tecniche e quali
siano i risultati conseguiti fino a questo momento.
                         Pag. 768
   Vorrei inoltre chiedere al generale una valutazione su un
particolare aspetto della questione che non è stato fino ad
ora trattato. Noi continuiamo a porci il problema delle
protezioni e delle coperture, anche di carattere politico, che
Cosa nostra può avere avuto sul piano nazionale. Ritengo che
oggi sia necessario approfondire e allargare il discorso alle
protezioni internazionali di cui ha goduto l'organizzazione
mondiale Cosa nostra. Accanto al rapporto mafia-politica in
Italia, vi è sicuramente un livello superiore di rapporti
internazionali e probabilmente di coperture. Vorrei sapere se
al SISMI risultino elementi oggettivi che facciano riferimento
a tali coperture. E' infatti lecito ritenere che nel quadro
degli accordi riferiti al patto di Yalta varie organizzazioni
criminali, come Cosa nostra, possano aver svolto un
determinato ruolo nello scenario internazionale durante la
lotta tra i due blocchi. Vorrei pertanto sapere quali elementi
di giudizio complessivo si abbiano sulle influenze esercitate
da Cosa nostra in campo internazionale e strategico e sulle
coperture di cui essa ha goduto nel nostro territorio. Si
tratta di un settore di indagine molto interessante, anche
perché mi pare che una parte consistente delle coperture
internazionali stia venendo meno, almeno per quanto riguarda
taluni aspetti dell'attività di Cosa nostra, come il traffico
di droga. Abbiamo anche visto quali sforzi gli Stati Uniti
stiano compiendo in questa direzione.
   Vorrei dunque sapere che tipo di analisi complessiva
compia il nostro servizio militare sui comportamenti attuali
di Cosa nostra, anche in relazione ai mutamenti dello scenario
internazionale.
  GIANCARLO ACCIARO. Riallacciandomi alla relazione svolta
dal generale Pucci, vorrei capire meglio come vengano
localizzati i centri all'estero, soprattutto in nazioni dove
esiste il fenomeno malavitoso dei collegamenti. Vorrei al
riguardo chiarimenti anche sulle competenze degli altri
organismi, come il SISDE. Siccome lei ha affermato chiaramente
che l'attività di controllo che il suo servizio svolge è
dall'estero verso l'Italia, sarebbe opportuno comprendere se
in tale attività esista un coordinamento tra i vari servizi.
   Vorrei inoltre sapere, tenuto conto che dalle
dichiarazioni di alcuni collaboratori della giustizia è emerso
che la mafia ha elaborato un progetto di separatismo, se lei,
generale, sia a conoscenza di spinte separatiste da parte di
altri paesi o di mafie estere, visto che collegamenti sono
stati accertati sul piano della fornitura delle armi.
   La terza domanda che intendo rivolgerle concerne il
riciclaggio. Nel momento in cui attraverso i vostri centri
all'estero individuate fonti o forme di riciclaggio di denaro
sporco, attivate un coordinamento generale o agite per vostro
conto?
   Un'ultima curiosità. Essendo io sardo, vorrei sapere se la
base di Pollina, ad Alghero, sia stata e continui ad essere
utilizzata come base di addestramento e se svolga un ruolo
importante per la vostra attività estera.
              PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
                       PAOLO CABRAS
  ANTONIO BARGONE. Chiedo scusa se mi allontanerò dopo
aver posto qualche domanda, ma le votazioni che si stanno
svolgendo in Assemblea alla Camera mi impediscono di
trattenermi.
   Faccio riferimento anzitutto a due dichiarazioni rese da
Messina nel corso della sua audizione davanti a questa
Commissione. Egli ha parlato di una commissione mondiale che
deciderebbe le sorti del traffico illegale internazionale,
d'accordo con le organizzazioni criminali di vari paesi.
Vorrei sapere se abbiate elementi che confortino in tutto o in
parte questa affermazione.
   L'altra questione riguarda le armi. Nella stessa audizione
Messina ha sostenuto che in Puglia sarebbe stata costituita
una organizzazione criminale ad hoc, la Sacra corona
unita, per il controllo delle
                         Pag. 769
coste e soprattutto delle forniture di armi alla mafia (egli
ha infatti affermato che la mafia non svolge traffico di
armi). Siccome nel corso delle ultime settimane sono stati
effettuati sequestri di armi proprio su quelle coste, vorrei
sapere se tale notizia abbia riscontro, se la mafia sia
interessata a questo tipo di traffico ed in quali termini e,
soprattutto, quali siano i paesi interessati a questo
traffico.
   Che spiegazione può inoltre dare, generale Pucci, del
fatto, che è stato rivelato dalla memoria della parte civile
nel processo La Torre, che Pio La Torre fosse schedato dal
SISMI e che addirittura la presunta nota riabilitativa del
1976 non fosse altro che il passaggio da un codice ad un
altro, e che quindi Pio la Torre sia rimasto sotto il
controllo del SISMI come soggetto eversivo?
   L'altra questione è se Alberto Volo, personaggio che ha
partecipato ad un piano per l'evasione di Concutelli e di
altri detenuti, risulti essere agente del SISMI, come da
qualche parte si è affermato.
   Infine, nella più volte citata intervista, lei ha fatto
riferimento all'attentato al treno Lecce-Zurigo e agli arresti
dei giorni scorsi, sostenendo che tali arresti sarebbero stati
provocati da una segnalazione del suo servizio. Dalla
magistratura inquirente emerge invece che le notizie relative
a questo attentato, e quindi gli arresti, sono dovute alle
dichiarazioni di un collaboratore della giustizia. Le chiedo
dunque: in che termini avete contribuito a questi arresti?
Come mai la segnalazione sarebbe venuta dal SISMI? E'
interessato a quell'attentato qualche paese straniero?
  ALTERO MATTEOLI. Generale Pucci, come hanno fatto altri
colleghi, anch'io vorrei ringraziarla per la sua esposizione
molto chiara, che ha centrato i problemi e ha fornito un
quadro comprensibile anche a chi, come noi, non è del tutto
addentro a certi problemi.
   Vorrei porle tre domande nel modo più sintetico possibile.
Lei ha parlato di razionalizzare a costo zero le strutture del
servizio che dirige. Le faccio presente però che spesso
abbiamo sentito uomini dei servizi parlare dell'esigenza di
razionalizzare le strutture quando a seguito di una guerra
interna un'ala dei servizi si imponeva su un'altra. Vorrei
quindi che lei tranquillizzasse il Parlamento e l'opinione
pubblica sul fatto che la razionalizzazione che lei auspica è
determinata realmente dalla necessità di adeguare il SISMI ai
problemi che deve affrontare.
   Il SISMI - non me ne voglia - in un passato nemmeno tanto
remoto non è sfuggito a pesanti polemiche: al suo massimo
vertice sono stati insediati uomini della P2 e quel capitolo
non si è mai del tutto chiuso, nonostante sia stata approvata
una legge al riguardo e nonostante una Commissione d'inchiesta
abbia lavorato per anni e sia approdata ad una serie di
relazioni. Come è noto, il nome di Gelli ha lasciato il segno
in tanti paesi stranieri, basti pensare all'Argentina, al
Venezuela, alla stessa Svizzera dove è addirittura riuscito a
fuggire da un carcere. Le domando se vi siano stati riscontri
recenti di contatti tra Gelli, o comunque uomini legati alla
P2, e la criminalità organizzata che opera all'estero: mi
interessano - lo sottolineo - riscontri recenti, perché per il
passato la risposta l'abbiamo già avuta.
   L'ultima domanda che intendo rivolgerle è relativa al
pentito Messina e al traffico delle armi. Nell'audizione
recentemente svolta davanti a questa Commissione il pentito
Messina ha affermato che per le famiglie mafiose non esiste
assolutamente il problema del reperimento delle armi: fino ad
alcuni mesi fa se ne approvvigionavano attraverso il Belgio,
attualmente le reperiscono attraverso la Germania e
soprattutto attraverso i campi militari americani. Tale
affermazione è riportata nel resoconto dell'audizione, quindi
in un atto parlamentare che tutti possono leggere. Il SISMI è
informato di tutto questo e, in caso affermativo, cosa ha
fatto per interrompere il flusso di armi destinate alla
criminalità organizzata ed in particolare alle famiglie
mafiose siciliane?
                         Pag. 770
   Le chiedo scusa, come hanno fatto altri colleghi, per il
fatto che mi devo allontanare, ma sono sollecitato dal mio
gruppo a partecipare alla seduta della Camera, dove sono in
corso votazioni ormai da due ore: hanno più fortuna i colleghi
senatori che non hanno seduta. Leggerò dunque nel resoconto
stenografico le risposte che fornirà alle mie domande.
  CARLO D'AMATO. Da quanto dichiarato a questa Commissione
dai collaboratori della giustizia è emersa - come ha ricordato
poc'anzi il collega Bargone - la capacità ormai mondiale delle
varie mafie di organizzarsi in un unico sistema in grado di
sviluppare una strategia invasiva delle realtà dei paesi in
cui operano. E' emerso inoltre che al vertice di questa
organizzazione ci sarebbe Riina, latitante ormai da decenni,
che sarebbe il capo dei capi. Vorrei sapere se lei ritenga che
ciò sia possibile, se creda che Riina sia latitante in Italia
o all'estero e se abbia idea di quali coperture si sia potuto
giovare nel corso degli anni per poter assurgere ad un ruolo
di tale evidenza criminale.
   Buscetta o qualche altro pentito (non ricordo bene chi)
hanno insinuato qualche dubbio sulla morte di Bardellino, che
è stata riportata dalla stampa e di cui credo anche la polizia
abbia dato notizia. Lei ritiene che ci siano elementi precisi
per asserire che Bardellino, camorrista-mafioso casertano con
una forte personalità criminale, sia stato ucciso o è
possibile che sia ancora in attività?
   Vorrei chiedere inoltre una sua valutazione, con
riferimento alla specificità dell'iniziativa del SISMI in
rapporto ai problemi della droga e del riciclaggio: vorrei
sapere in particolare quale iniziativa, a suo avviso, lo Stato
italiano potrebbe assumere (se l'onorevole Taradash fosse
stato presente le avrebbe certamente rivolto questa domanda)
in relazione alla possibilità di modificare la legislazione
vigente, in particolare per quanto riguarda il consumo delle
droghe.
   Vorrei chiederle, in sostanza, se, a suo avviso, una certa
legalizzazione di alcune droghe possa in qualche modo
attenuare la diffusione del fenomeno criminoso legato allo
spaccio degli stupefacenti.
   Desidero infine rivolgerle una domanda alla quale può
benissimo non rispondere, in quanto prescinde dai compiti cui
lei è preposto. Mi riferisco al fatto che il problema della
malavita organizzata, come oggi si presenta, ha assunto
dimensioni di una tale gravità da far ritenere che esso non si
sia prodotto nel giro di poco tempo. Vi sono state infatti
pesanti responsabilità che, nel corso di questi anni, hanno
consentito il suo svilupparsi. Poiché in questo momento ci
stiamo occupando in modo particolare del rapporto tra mafia e
politica, vorrei chiederle se, a suo avviso, il fenomeno sia
stato sottovalutato, se sia prevalso un atteggiamento di
acquiescenza o connivenza da parte di organi responsabili,
oppure se vi sia stata indifferenza nei confronti del
fenomeno.
                PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
                     LUCIANO VIOLANTE
  CARLO D'AMATO. Nel momento in cui ci troviamo di fronte
al formarsi di patrimoni che ammontano, come risulta da alcuni
sequestri, a centinaia o addirittura a migliaia di miliardi,
mi domando come ciò possa essere accaduto nel corso degli
ultimi anni e se siano mai state condotte azioni preventive
tendenti a limitare il fenomeno. Basti pensare che un
patrimonio come quello degli Alfieri, dei Bardellino o dei
Nuvoletta (per citare alcuni esempi) non si può costituire in
pochi giorni ma deriva da una serie di azioni criminose che si
sono sviluppate nel tempo.
   Oggi si inneggia alla recente legislazione, quasi fosse la
panacea che ha risolto il problema ed ha consentito finalmente
alle forze dell'ordine, alla polizia giudiziaria e alla
magistratura di affrontare la questione del sequestro e quindi
dell'aggressione al patrimonio criminale.
                         Pag. 771
 Vorrei sapere tuttavia se in precedenza si siano riscontrati
atteggiamenti di sottovalutazione, connivenza, indifferenza o
acquiescenza in ordine al problema.
  ROMEO RICCIUTI. Vorrei sapere se al SISMI risulti, come
emerge dalle informazioni forniteci da alcuni collaboratori
della giustizia, che in Italia, soprattutto in Sicilia, si
stanno formando movimenti separatisti, che sarebbero
addirittura collegati con quelli che si paventava fossero
sorti anche al nord.
   I suddetti collaboratori della giustizia si ostinavano a
ripetere che il fenomeno è unico e collegato, anche perché i
depositi di armi rinvenuti in Sicilia sarebbero serviti ad
ambedue gli scopi.
   La seconda questione riguarda una persona come me che si
reca spesso all'estero per gli "Italiani nel Mondo"; vorrei
sapere in particolare come si possa essere consigliati da una
persona del SISMI per evitare di entrare in contatto con
persone "scomode".
  PRESIDENTE. Questo servirebbe anche in Italia.
  ROMEO RICCIUTI. In Italia è possibile districarsi un po'
meglio ma all'estero le persone appaiono tutte uguali; si
rischia quindi di imbattersi in presenze molto scomode, che
possono invece essere evitate se si viene consigliati ad un
certo livello.
  PRESIDENTE. Vorrei chiedere al direttore del SISMI se
gli risultino significative presenze italiane in Francia. Lo
chiedo perché tra pochi giorni incontreremo i componenti della
Commissione antimafia del Parlamento francese, i quali sono
molto interessati ad acquisire elementi di questo genere.
Essi, in particolare, fanno riferimento alla città di
Grenoble, dove sarebbero duemila persone emigrate dal paese di
Sommatino, in provincia di Caltanissetta.
   In secondo luogo, desidero soffermarmi sul problema dei
paesi dell'est, cui il direttore del SISMI ha accennato in
modo preciso. Vorrei sapere in particolare se si riscontri una
presenza significativa ed incisiva di nostre organizzazioni
criminali in quei paesi e, in caso affermativo, attraverso
quali forme e sistemi si realizzi.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Mi sono state
rivolte domande molto articolate e complesse.
  PRESIDENTE. Se lo ritiene opportuno, per alcune potrà
inviare una risposta scritta in un momento successivo.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Il senatore
Cabras ha chiesto indicazioni relativamente al pluralismo dei
servizi e degli organi di polizia: egli vuole sapere in
particolare quali siano gli obiettivi comuni e che cosa si
faccia in vista del coordinamento, anche in rapporto ad
un'esigenza di collaborazione volta ad evitare
sovrapposizioni.
   Per quanto mi riguarda, posso rispondere alla domanda
limitatamente ai problemi che riguardano il SISMI, dal momento
che non posso addentrarmi in altri settori come quelli che
investono, per esempio, la Polizia, i Carabinieri o la Guardia
di finanza.
   Con riferimento al SISMI, il problema del coordinamento
sostanzialmente non si pone, in primo luogo perché questo
servizio ha un proprio campo di azione nel quale altri servizi
non entrano: mi riferisco ai settori classici del
controspionaggio, dell'antiterrorismo internazionale, oltre
che del contrasto alla proliferazione delle armi di vario
tipo, anche se per le armi possono intervenire discorsi
diversi quando si entra in campi particolari.
   In tale contesto non abbiamo problemi di coordinamento
perché in realtà non dobbiamo coordinarci, dal momento che le
nostre attività sono perfettamente definite ed interveniamo
con comunicazioni nei confronti dell'autorità giudiziaria
allorquando abbiamo raggiunto conoscenze specifiche molto
accurate e possiamo quindi permetterci di avviare un discorso
di carattere investigativo a coronamento dell'attività di
intelligence.
                         Pag. 772
   Per quanto riguarda la criminalità organizzata, il
coordinamento è perfettamente in atto ma in larga misura esso
è dovuto - devo riconoscerlo - alla buona volontà degli enti e
degli organi preposti. In questo quadro non ho alcun problema
con i miei corrispondenti e non ho riscontrato altresì
problemi di coordinamento nel campo delle strutture oltre che
sotto il profilo operativo. Ciò significa che non ci siamo mai
scontrati sulle strutture o su possibili attività operative:
nel momento in cui un componente dei servizi si rende conto
che la sua attività operativa contrasta con l'analoga attività
di un altro servizio o di un altro ente, ci si pone
immediatamente in contatto e si perviene ad un coordinamento
che definirei quasi perfetto.
   Condivido, tra l'altro, il concetto espresso dal senatore
Cabras secondo cui il pluralismo non deve trasformarsi in
separatezza. Il pluralismo però mi sembra un fatto molto
importante (in tal senso esprimo un'opinione personale): esso,
infatti, porta anche ad una professionalità più accurata. Per
pluralismo tuttavia deve intendersi la vera specializzazione
nell'ambito delle singole attività e non la ripetizione degli
organi.
   Nel campo dei servizi esiste un pluralismo efficace, con
qualche area di sovrapposizione che peraltro non crea
problemi.
  PAOLO CABRAS. Questo per evitare guasti, conflitti e
concorrenza. Chiedevo invece se vi sia un indirizzo per
concordare strategie e definire obiettivi.
   La sua risposta riguarda la prima parte ma non la seconda.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Vi sono
indubbiamente obiettivi comuni che vengono normalmente
concordati. Esiste tra l'altro un Consiglio nazionale,
presieduto dal ministro dell'interno, in cui vengono
addirittura indicate le aree nelle quali le singole entità
devono operare. Il coordinamento avviene tra i servizi per
l'attività di intelligence e con i Carabinieri, la
Guardia di finanza, la Polizia e la DIA per la parte più
propriamente investigativa.
   Restando nell'ambito dei servizi, abbiamo chiaramente
indicato indirizzi e obiettivi, anche se poi questi devono
essere affinati. E' evidente che il ministro dell'interno ci
fornisce non un'indicazione di dettaglio ma un'ampia
strategia, nell'ambito della quale spetta a me e al prefetto
Finocchiaro coordinare le nostre attività. E' vero infatti che
il coordinamento deve essere anche imposto, ma un'assenza di
coordinamento a livello delle persone sarebbe un assurdo,
soprattutto quando si tratta di persone di una certa età.
   Esiste poi un coordinamento (per alcuni settori, non certo
per l'aspetto operativo) del CESIS, che appare
sufficientemente valido.
  PAOLO CABRAS. Come sono i rapporti con la DIA?
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. I rapporti con
la DIA sono particolari, nel senso che sono esattamente uguali
a quelli che intercorrono che le altre polizie, sia pure con
un elemento aggiuntivo: siamo tenuti infatti ad informare la
DIA delle nostre conoscenze e di tutte le conclusioni cui
perveniamo nell'attività di intelligence che svolgiamo
nel settore della criminalità organizzata. Di tutto quanto
comunichiamo alla DIA, informiamo anche l'Arma dei
carabinieri, la Polizia, la Guardia di finanza e il
dipartimento di pubblica sicurezza. Con la DIA abbiamo un
rapporto preciso, ben definito, che non lascia adito a
problematiche. E' logico che la DIA svolga anche attività di
intelligence, però la svolge non così ad ampio respiro
come quella fatta dal SISDE e dal SISMI; fa
un'intelligence finalizzata alla propria attività
specifica, che deve portare ad una conoscenza definitiva e
completa del fenomeno mafioso.
   Per quanto riguarda la conoscenza della mafia
internazionale e delle vie che percorrono i suoi traffici, in
una nostra cartina abbiamo delineato le principali rotte
                         Pag. 773
 della droga attraverso l'Europa. C'è da dire che non
possiamo pensare di bloccare queste rotte, perché esse non
sono ben definite, sono settori di attività in cui il flusso
di droga si muove, ci sono forme di trasporto e attività
diverse.
  PRESIDENTE. Quelle individuate non ne escludono altre?
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Quelle che
risultano dalla cartina sono prioritarie ma non è escluso che
vengano seguite anche altre vie, per esempio attraverso
l'Egitto o la Giordania. Per fornire un dato significativo
posso dire che recentemente su una di queste rotte abbiamo
individuato 65 chili di droga e abbiamo segnalato il fatto
all'autorità giudiziaria.
  PRESIDENTE. Eroina?
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Mi sembra che
fosse eroina.
   Per quanto riguarda il riciclaggio, non ho niente di
particolare da dire se non che cerchiamo di individuare tutte
quelle attività all'estero - soprattutto nei paesi che
costituiscono aree di facilitazione per il reimpiego del
denaro sporco - di impiego o di afflusso di denaro che ci
appaiono anomale. A questo proposito allorquando troviamo o
abbiamo evidenza di un'attività che può far pensare a
riciclaggio di denaro sporco segnaliamo agli organi di
polizia, ai Carabinieri, alla Guardia di finanza e alla DIA
tutto quel che è in nostro possesso per la conoscenza del
fenomeno: in molte occasioni sono state individuate attività
di riciclaggio di denaro sporco proprio in relazione a queste
segnalazioni.
   Un'ultima domanda del senatore Cabras era relativa al
capitano del SISDE genericamente indicato come "capitano" da
Messina. La mia risposta deve essere purtroppo non chiara.
"Capitano del SISDE" può essere un'espressione perfettamente
attinente ad un ufficiale dei carabinieri, perché ci sono,
pochi ma ci sono; può essere una dizione molto vaga da parte
di chi non ha conoscenze specifiche dei gradi o delle
gerarchie militari o delle forze di polizia.
   Circa la domanda se possa essere un capitano del SISMI, mi
auguro di no e in questo momento posso escluderlo nella
maniera più assoluta; ma certamente possiamo considerare
questa ipotesi come ipotesi di lavoro. Dovremmo sapere chi è
questo signore per poter dire se fa parte del SISMI o del
SISDE. Forse sarebbe bene sapere il nome per accertare se sia
veramente un capitano e se appartenga al SISDE.
  PAOLO CABRAS. Un nome circola.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Io non lo
conosco ma non dovrebbe essere del SISMI.
  PAOLO CABRAS. Quali sono i criteri di composizione della
SACO, di questa Struttura speciale contro la criminalità
organizzata?
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Chiedo che si
passi in seduta segreta.
  PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i
nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione
del circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Il senatore
Boso ha posto una domanda sul caso Contrada, ha cioè chiesto
se sia vero che questi abbia dei possedimenti in Uruguay. Mi
devo riservare la risposta perché allo stato attuale non ho la
più pallida idea se abbia o meno tali possedimenti. Dico
sinceramente che non abbiamo investigato in quel senso.
Aggiungo molto onestamente che della questione
                         Pag. 774
interesserei, se ritenuto opportuno, sia il direttore del
SISDE sia il capo della polizia, perché indubbiamente c'è
anche un problema di correttezza di rapporti. Possiamo
eventualmente svolgere una ricerca.
  PRESIDENTE. Avete qualcosa in archivio?
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Non credo che
abbiamo qualcosa in archivio perché me lo avrebbero detto,
però posso attivare una ricerca.
   Il senatore Boso ha poi posto una domanda che forse
dovrebbe essere rivolta al comandante dell'Arma dei
carabinieri, in quanto mi ha chiesto se sia a conoscenza della
situazione di disagio che stanno vivendo in Cambogia alcuni
militari dell'Arma. Posso dire che proprio questa mattina ho
incontrato il vicecomandante dell'Arma dei carabinieri che si
sta recando in Cambogia per toccare con mano la situazione di
questi militari che stanno svolgendo un importante compito.
   Alle altre domande vorrei rispondere in seduta segreta.
  PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i
nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione
del circuito audiovisivo interno.
(la Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. L'onorevole
Borghezio mi ha rivolto domande circa l'attività
internazionale della mafia, gli investimenti e i settori di
penetrazione, l'attività finanziaria delle mafie e i campi nei
quali si sta muovendo tutto il settore. L'attività
internazionale della mafia, tuttavia, non può essere spiegata
in poche parole poiché è estremamente complessa. In altri
termini, la mafia si muove attraverso una serie di contatti
che non credo di dover...
  MARIO BORGHEZIO. Avevo chiesto informazioni sulle
coperture di questa attività.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Per quanto
riguarda le coperture mi riservo di rispondere in un secondo
momento, data la complessità della risposta. Allo stato
attuale non sono a conoscenza di coperture alla mafia in campo
internazionale; al momento non ho idea di che tipo di
coperture essa possa avere, di quali connessioni vi possano
essere, e non so - ripeto - se vi siano coperture per la mafia
in campo internazionale. Sono convinto, ma questa è
un'opinione assolutamente personale, che per muoversi in campo
internazionale la mafia non abbia bisogno di coperture;
comunque, si tratta di un settore per il quale mi riservo di
rispondere al fine di fornire una risposta esauriente.
  MARIO BORGHEZIO. Con particolare riguardo all'attività
finanziaria e bancaria.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Certo, con
particolare riguardo all'aspetto finanziario.
   Non so se ho completato le risposte ai quesiti posti
dall'onorevole Borghezio, il quale ha fatto anche riferimento
al tipo di analisi complessiva che si segue circa la
copertura...
  MARIO BORGHEZIO. E circa il ruolo giocato dalla mafia
negli anni passati, ed eventualmente ancora oggi, sullo
scenario internazionale.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Su questo devo
riservarmi di rispondere successivamente, perché si tratta di
una problematica veramente articolata; non so neppure se, a
seguito di un'analisi accurata, riuscirò a fornire risposte in
qualche modo soddisfacenti.
                         Pag. 775
   L'onorevole Acciaro mi ha chiesto come vengano localizzati
i centri all'estero, sapendo che certi traffici hanno radici
in alcune località. Creiamo i centri all'estero sulla base
delle esigenze che si prospettano al servizio. Come ho già
detto, attraverso il tempo vi è stata un'evoluzione: in
precedenza avevamo centri prevalentemente a carattere
militare, orientati verso la difesa, che gradualmente si sono
estesi verso zone di interesse anche per la criminalità
organizzata. Ogni qualvolta ci rendiamo conto che in una certa
area vi è una prevalente attività di criminalità organizzata,
di stampo mafiosa o non, collegata con l'Italia o addirittura
proveniente dall'Italia, ci orientiamo a costituire un centro,
in modo da avere un sensore sul posto per controllare questo
tipo di attività dal punto di vista della intelligence.
A tale proposito mi permetto di fare anche una piccola
estensione, chiedendo che si passi in seduta segreta.
  PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, proseguiamo i
nostri lavori in seduta segreta. Dispongo la disattivazione
del circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo
interno.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Quanto alla
domanda relativa ai dubbi espressi circa la morte di
Bardellino da Buscetta, il quale ritiene che questi sia ancora
vivo, credo che occorra quanto prima trovare Bardellino,
possibilmente vivo. Francamente al momento non ho elementi per
fornire una risposta esauriente; mi riservo di farlo in futuro
qualora venga in possesso di notizie più precise.
   Per quanto riguarda iniziative del SISMI per contrastare
il traffico della droga ed il riciclaggio di denaro o per
modificare la legislazione sul consumo della droga, mi corre
l'obbligo di dichiarare che il SISMI non ha nulla a che fare
con attività che in qualche misura abbiano rapporti con il
lavoro legislativo: non può esprimere pareri ma solo opinioni
personali che peraltro possono essere svolte in altra sede.
   Il problema della malavita organizzata ha assunto
proporzioni molto ampie e taluno ritiene che vi sia stata la
sottovalutazione di un fenomeno che permette in pochi giorni
la costituzione di grossi patrimoni. Non ritengo che tale
problema sia stato sottovalutato, e non lo dico nella mia
veste di direttore del SISMI ma come cittadino italiano. Forse
la malavita organizzata ha assunto, in relazione a certe
situazioni particolari, una capacità operativa che in passato
non aveva; occorre però anche considerare il salto di qualità
che essa ha compiuto (e qui posso rientrare nei panni di
direttore del SISMI) in relazione alle nuove capacità e
possibilità che le vengono fornite dalla tecnologia, dai nuovi
sistemi di mercato, dall'ampiezza delle comunicazioni, dalle
capacità di intervento nei vari settori, non escluse le
possibilità offerte dai mercati valutari ed industriali. La
malavita è cresciuta con il paese: è un fenomeno che altri
paesi, come per esempio gli Stati Uniti, hanno conosciuto
prima.
   Circa la domanda dell'onorevole Ricciuti se sia a
conoscenza del servizio la formazione di movimenti separatisti
in Sicilia, credo di avere già risposto in precedenza.
   Mi è stata poi rivolta una domanda molto interessante, se
cioè il SISMI sia in grado di indicare ad una persona che si
rechi all'estero quali siano i soggetti con cui non è
opportuno stringere relazioni. La risposta è in senso
negativo: possiamo anche fornire indicazioni riguardanti
persone che si trovano in una determinata zona (francamente
non sarei sicuro di indicare il nome di molte persone) ma si
tratta di un campo talmente particolare che la risposta penso
possa esaurirsi qui.
                         Pag. 776
   Il presidente mi ha chiesto ulteriori informazioni circa
la presenza in Francia, in particolare a Grenoble, di una
comunità di Sommatino.
  PRESIDENTE. Sembra che una famiglia mafiosa di Sommatino
abbia messo radici in quella località.
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. Penso di poter
fornire qualche notizia perché abbiamo un sistema di
collegamento molto valido con i servizi francesi.
   Quanto ai problemi dei paesi dell'est, c'è una presenza
significativa della malavita italiana.
  PRESIDENTE. Con quali modalità?
  CESARE PUCCI, Direttore del SISMI. I paesi
dell'est sono terra di conquista per la malavita organizzata;
sono paesi che stanno crescendo in modo non completamente
regolare, sono dotati di strutture ancora incerte e quindi
consentono alla criminalità organizzata soprattutto di
riciclare il denaro, di avviare nuove e proficue attività e di
inserirsi in qualche misura in quei traffici di droga, di armi
e materiale radioattivo oggi particolarmente presenti in quei
paesi. Si tratta di traffici che consentono un proficuo
intervento a chi, privo di scrupoli, può impiegare il proprio
denaro con notevoli guadagni.
   Credo di aver risposto a tutte le domande che mi sono
state rivolte.
  PRESIDENTE. A nome della Commissione ringrazio il
generale Pucci per l'approfondimento delle varie questioni ed
anche per il modo simpatico, se permette questo aggettivo, con
cui ha espresso le sue opinioni. Poiché nel corso
dell'audizione ha fatto riferimento ad alcune mappe
riguardanti le rotte della droga e le organizzazioni criminali
estere, le chiedo se possano essere acquisite dalla
Commissione. Nel caso in cui ritenga di classificarle come
segrete, rimarranno agli atti della Commissione senza essere
fotocopiate e rese pubbliche.
  (I generali Pucci e Castellano sono accompagnati
fuori dall'aula).
              Sui lavori della Commissione.
  PRESIDENTE. Il presidente della Commissione antimafia
francese D'Aubert, con il quale ho parlato mentre la
Commissione proseguiva nell'audizione, mi ha comunicato che
attende per un incontro una delegazione della nostra
Commissione il 20 gennaio prossimo. La delegazione della
Commissione antimafia francese, molto limitata perché in
questo periodo è in corso la campagna elettorale, sarà
composta dal presidente, dal relatore e da altri due o tre
componenti; quindi ritengo che anche la nostra delegazione non
debba essere numerosa. Propongo che essa sia composta
dall'ufficio di presidenza con un'unica variante che riguarda
il vicepresidente Cabras, che non potrà essere presente e
potrà essere sostituito dall'onorevole Scotti, capogruppo
della democrazia cristiana in Commissione.
   L'incontro, che durerà un giorno, potrà concludersi con
una presa di posizione comune sull'opportunità che nelle
legislazioni europee, in particolare in quella francese, siano
inseriti, come avviene nella legislazione italiana, reati
riguardanti le associazioni per delinquere di stampo mafioso
allo scopo di sviluppare il massimo della collaborazione
reciproca.
   Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
   (Così rimane stabilito).
La seduta termina alle 19,40.

 


[Cerca] [ Precedente ] [ Copertina ] [ Indice ] [ Successiva ]