Violante: seduta 18
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SEGUITO DELL'AUDIZIONE DEL MINISTRO DI GRAZIA E
                        GIUSTIZIA,
                ONOREVOLE CLAUDIO MARTELLI
        PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
Seguito dell'audizione del ministro di grazia e
giustizia, onorevole Claudio Martelli:
Violante Luciano, Presidente ...................... 671, 676
                           677, 680, 686, 688, 690, 692, 693
Acciaro Giancarlo ...................................... 673
Borghezio Mario ........................................ 692
Brutti Massimo ........... 681, 683, 685, 686, 687, 688, 689
Cappuzzo Umberto ....................................... 671
Cutrera Achille ........................................ 673
De Matteo Aldo ......................................... 673
Frasca Salvatore ........................ 671, 683, 692, 693
Imposimato Ferdinando .................................. 674
Martelli Claudio, Ministro di grazia e
giustizia ......................................... 675, 676
                                          677, 679, 680, 681
                 683, 684, 685, 686, 688, 689, 691, 692, 693
Matteoli Altero .............................. 674, 679, 680
Olivo Rosario .......................................... 692
Rapisarda Santi ................................... 674, 693
Rossi Luigi ....................................... 671, 691
Tripodi Girolamo ............................. 683, 684, 691
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La seduta comincia alle 18,10.
(La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
Seguito dell'audizione del ministro di grazia e giustizia,
onorevole Claudio Martelli.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito
dell'audizione del ministro di grazia e giustizia, onorevole
Claudio Martelli.
   Ringrazio il ministro per essere nuovamente intervenuto
alla nostra seduta e rivolgo un apprezzamento ai senatori oggi
presenti nonostante il Senato abbia terminato i propri lavori
venerdì scorso.
  SALVATORE FRASCA. A nome dei colleghi, rivolgo un
omaggio particolare al ministro Martelli.
  PRESIDENTE. Vorrei scusarmi con il collega Acciaro, che
non ha potuto partecipare alla prima parte dell'audizione
poiché gli avevo detto che non si sarebbe svolta, mentre così
non è stato.
   Informo inoltre la Commissione che l'onorevole Rossi ha
chiesto di poter svolgere preliminarmente un breve intervento.
Ricordo poi che il senatore Cappuzzo aveva chiesto di poter
intervenire oggi perché impossibilitato, venerdì scorso, a
rimanere fino al termine della seduta.
   Se il ministro e i commissari sono d'accordo, potremmo
procedere in questo modo: i colleghi già intervenuti potranno
sinteticamente porre eventuali ulteriori quesiti, mentre
maggiore spazio sarà consentito a coloro che non hanno ancora
posto domande al ministro Martelli. Seguiranno, quindi, le
risposte del ministro, il quale potrà riservarsi di rispondere
successivamente per iscritto.
  LUIGI ROSSI. Signor ministro, vorrei consegnarle la
Gazzetta Ufficiale nella quale è pubblicato un decreto
(che reca la sua firma) che sottolinea le carenze esistenti
soprattutto nelle zone a rischio.
   Desidero inoltre consegnarle personalmente copia della
proposta di legge costituzionale, presentata dal gruppo della
lega nord, volta a modificare il comma 2 dell'articolo 27
della Costituzione, il quale stabilisce - come lei mi insegna
- la presunzione di innocenza nei confronti di chi non è stato
condannato definitivamente.
   Per quanto riguarda poi la questione da lei accennata
relativa al testo unico, desidero informarla che il mio gruppo
sta predisponendo una serie di studi su tutte le leggi
riguardanti la Commissione antimafia, che cercheremo di
tradurre in un articolato da consegnare alle Camere.
   Se mi consente, onorevole ministro, le consegno per il
momento i due documenti a cui mi sono riferito.
  UMBERTO CAPPUZZO. Desidero innanzitutto esprimere il più
vivo apprezzamento al ministro Martelli per la sua
esposizione, che ho trovato completa ed esauriente sotto tutti
i punti di vista. Il mio apprezzamento è rivolto non soltanto
al contenuto ma anche al fatto innegabile che finalmente
emerge una strategia unitaria: credo che mai nella storia
della lotta alla criminalità organizzata siano stati assunti
tanti provvedimenti, tra loro concatenati, alla cui
elaborazione ha molto contribuito anche questa Commissione.
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 Ritengo che questo sia un merito degli ultimi governi (in
particolare, del ministro Martelli, che è stato presente in
entrambi gli ultimi governi insieme ai ministri Scotti e
Mancino). La strategia dunque è globale.
   La domanda che rivolgo riguarda l'onorevole Martelli non
nella sua veste di ministro di grazia e giustizia ma quale
componente del Governo: vorrei sapere se non sia giunto il
momento di inserire nella strategia globale non soltanto
l'aspetto repressivo o preventivo riferito al crimine ma anche
quello culturale e sociale; se ciò non fosse, le regioni del
meridione continueranno ad essere a rischio dal momento che i
grandi problemi sociali non vengono risolti. Se riuscissimo
una buona volta ad inserire nei provvedimenti da adottare
anche la trattazione dei problemi di carattere sociale,
sicuramente svolgeremmo un'opera di grande portata, non
soltanto legata all'emergenza.
   Ho trovato di notevole interesse quanto lei, onorevole
ministro, ha dichiarato in ordine al sistema penitenziario. A
tale proposito avevo intenzione di porle una domanda, forse
ora un po' superata dal momento che proprio ieri, recandomi in
Sicilia, ho avuto la risposta. Mi risultava che i famosi
mafiosi che erano stati allontanati e tradotti all'Asinara, a
poco a poco erano stati riportati in Sicilia, precisamente nel
carcere di Termini Imerese, dove per lungo tempo vi era stata
una loro cospicua presenza. Proprio ieri, però, ho appreso che
molti sono nuovamente tornati indietro ed ora soltanto una
decina è ancora in Sicilia. Al riguardo, avevo avuto
l'impressione che il provvedimento adottato avesse solo valore
d'immagine, che cioè avesse avuto eco sulla stampa ma poi i
magistrati richiamassero indietro i mafiosi. Vorrei sapere, in
sostanza, se si tratti di una mia impressione o se questo
fatto sia stato effettivamente notato da altri.
   Credo, inoltre, che l'istituto del soggiorno obbligato sia
abbondantemente superato e si possano adottare altre misure
(ho già sollevato questo problema con due interrogazioni a
seguito delle reazioni riscontrate in alcuni comuni del mio
collegio). Vorrei avere qualche notizia su eventuali
provvedimenti e su come verrebbe sostituito questo istituto.
   Per quanto riguarda i problemi legati alla professionalità
della magistratura, ritengo, signor ministro, che i tempi
siano maturi per prevedere una nuova forma di accesso alla
magistratura che non sia legata soltanto al concorso, sia pur
superato con ottima prova. Si era parlato addirittura di un
ciclo formativo - una specie di accademia della magistratura -
dove i vincitori per un certo periodo potessero confrontarsi
con discipline non soltanto giuridiche, che riguardassero
anche gli aspetti sociali, psicologici e comportamentali delle
popolazioni italiane, nonché l'atteggiamento dello Stato, vale
a dire il complesso di materie a mio avviso indispensabili per
svolgere questa professione. Sarebbe anche necessario il
superamento di una prova psicoattitudinale; non si comprende
infatti il motivo per il quale i carabinieri debbano superare
tale prova, mentre essa non viene richiesta per coloro che
sono chiamati a svolgere una funzione delicatissima e che, pur
avendo un'ottima preparazione, potrebbero non avere
l'attitudine a risolvere problemi di enorme complessità, come
quello di giudicare il prossimo.
   Lei, ministro Martelli, ha molto insistito sull'apporto
della tecnologia, che senza dubbio rappresenta un fatto
importantissimo, ma vorrei sapere se in questo campo non vi
siano pericoli di manipolazioni. La tecnologia moderna, se non
è attentamente ed adeguatamente controllata (occorrono quindi
strumenti a ciò finalizzati), può prestarsi all'inserimento di
elementi e dati che non sempre è facile "spulciare", una volta
utilizzati per fini impropri. Vorrei quindi sapere quali
provvedimenti si intendano adottare per evitare le
manipolazioni in sede di inserimento di dati attraverso le
tecnologie avanzate.
   L'altro problema molto importante cui lei ha accennato
riguarda la probabile
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fine della centralità della mafia siciliana a seguito dello
spostamento dell'interesse per il narcotraffico verso altre
realtà criminali; si avrebbe quindi una specie di
introversione, un ritorno alle origini (non più la guardiania
ma le estorsioni). In considerazione di questa evoluzione,
quali strutture il Ministero di grazia e giustizia ritiene di
approntare al fine di garantire un osservatorio costante, dove
i sensori possano riferire le linee di tendenza
dell'evoluzione della criminalità? Credo che non vi sia mai
stata una particolare sensibilità nell'individuare le linee di
tendenza e si sia sempre arrivati in ritardo: abbiamo avuto la
vecchia mafia, superata la quale abbiamo creduto di poter
fronteggiare con lo stesso sistema quella nuova. Il
narcotraffico poi ha fatto un salto di qualità; adesso vi è un
ritorno all'estorsione, ferma rimanendo l'importanza del
narcotraffico. E allora, quali strutture, quale osservatorio o
quali elementi si pensa di predisporre per adattare il
ministero a questa funzione di indicazione dell'evoluzione
delle linee di tendenza?
  ACHILLE CUTRERA. Signor ministro, nei giorni scorsi il
Presidente della Repubblica si è rivolto al Presidente del
Consiglio per chiedere notizie su quanto sia stato fatto e su
cosa resti ancora da fare nei territori colpiti dal terremoto
dell'Irpinia. Mi permetto di rivolgermi alla sua cortesia per
chiederle - ma non credo che lei possa fornirmi una risposta
questa sera - di acquisire informazioni ed elementi di
conoscenza circa l'esito che hanno avuto le conclusioni della
Commissione parlamentare di inchiesta che furono inviate alle
magistrature di Salerno e Roma nel febbraio 1991. Sono passati
quasi due anni ed almeno io (che peraltro sono stato membro di
quella Commissione) non ho conoscenza dell'esito di quella
indagine. Vorrei dunque sapere se il materiale presentato
dalla Commissione d'inchiesta sia mai pervenuto alle procure
di Salerno e di Roma e se sia stato preso in considerazione.
   Vorrei inoltre sapere quale sia lo stato delle procedure
eventualmente aperte in relazione alla conoscenza di quel
materiale, ancorché si fosse deciso che per tutti gli elementi
rilevati dalla Commissione d'inchiesta sia stato disposto
provvedimento di archiviazione. Questo mi sembra importante -
lo dico con franchezza - anche per verificare se le varie
procure della Repubblica, di fronte ai gravi illeciti
riscontrati e valutati all'unanimità dalla Commissione, si
muovono con la medesima attenzione e diligenza che si
riscontra in regioni diverse dalla Campania.
  ALDO DE MATTEO. Desidero anch'io ringraziare il ministro
per la sua relazione, che ci fa compiere un salto di qualità:
si passa dalla generica volontà di combattere la mafia ad una
strategia che si pone problemi di organizzazione, di
coordinamento e di uso di tecnologie. Nell'ambito di tale
strategia, che mi appare la strada maestra, vorrei conoscere
il giudizio del ministro su Europol.
   Recentemente il Senato ha ratificato il trattato di
Schengen: la nostra attenzione non era rivolta tanto ai
problemi sulla libera circolazione, quanto alle questioni
interne a tale trattato, che ha assunto una dimensione più
ampia rispetto al nucleo originario, comprendendo i problemi
della droga, del terrorismo e della criminalità.
   So che lei, signor ministro, ha seguito direttamente tali
problemi ed è quindi in grado di fornire maggiori chiarimenti.
  GIANCARLO ACCIARO. Non ho potuto leggere la relazione
del ministro, tuttavia la questione che mi sta particolarmente
a cuore è quella del supercarcere dell'Asinara.
   Il senatore Cappuzzo ha accennato poc'anzi a certi
movimenti di detenuti richiamati dai magistrati che stanno
portando avanti le indagini; purtroppo conosco la zona e mi
risulta che tali trasferimenti avvengono realmente.
   So che il carcere dell'Asinara (ne abbiamo avuto conferma
anche dai
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collaboratori della giustizia) si presta perfettamente ad
essere un valido strumento nella lotta alla criminalità
organizzata; lei peraltro ci ha già assicurato che verrà
utilizzato per non più di tre anni.
   Mi pongo inoltre il problema di Stintino, dove circa cento
carabinieri alloggiano in albergo; non essendo una caserma,
esso costituisce - visto quello che si sta ipotizzando nel
nostro paese - un facile bersaglio, in quanto privo di tutte
le misure di sicurezza necessarie per la salvaguardia del
personale di servizio. Vorrei sapere dal ministro se in tempi
brevi sia prevista l'adozione di misure di sicurezza o se si
preveda di far alloggiare i carabinieri in caserme dell'isola.
   Stintino è un paese piccolissimo, di facile accesso e,
soprattutto nel periodo invernale, privo di adeguati controlli
sul territorio: tutto ciò comporta, signor ministro, gravi
preoccupazioni per la sicurezza di militari che adempiono il
loro dovere.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Ringrazio anch'io il ministro per
la relazione, che non ho ancora avuto il tempo di
approfondire, avendone ricevuto copia soltanto adesso.
   Con riferimento all'atteggiamento di Buscetta, il quale ha
deciso di non collaborare con l'autorità giudiziaria di Roma
che lo aveva convocato al maxiprocesso come testimone, vorrei
sapere se questo sia un fatto episodico oppure il segno di un
diverso comportamento, che significa anche sfiducia nella
magistratura, e si traduce nella decisione di non rivelare
quanto in precedenza annunciato in ordine ai rapporti tra
mafia e politica; vorrei sapere inoltre se l'atteggiamento di
Buscetta possa riguardare anche altri collaboratori della
giustizia.
   L'altra domanda riguarda i rapporti tra mafia e
massoneria; da una serie di istruttorie, ed anche dalle
dichiarazioni di molti pentiti, è emerso che esistono, e sono
esistiti in passato, rapporti tra esponenti della criminalità
organizzata di tipo mafioso ed esponenti della massoneria
ufficiale (non solo, quindi, la P2). Mi riferisco, per
esempio, alle indagini svolte a suo tempo dal giudice Falcone,
che portarono alla scoperta di una loggia a Palermo; dal
giudice Ciaccio Montalto, che portarono alla scoperta di una
loggia a Trapani, ed alle indagini del giudice Cordova: tutte
queste indagini hanno portato alla scoperta di allarmanti
rapporti tra massoneria e criminalità organizzata di tipo
mafioso.
   Molto spesso abbiamo sentito dire che della massoneria
avrebbero fatto parte anche alcuni esponenti della
magistratura, ai diversi livelli. In proposito, vorrei sapere
dal ministro se egli abbia ricevuto indicazioni sui nomi di
magistrati iscritti alla massoneria e se sui rapporti
mafia-massoneria abbia ordinato indagini per cercare di
scoprire la dimensione del fenomeno e le eventuali
implicazioni di alcuni magistrati.
  SANTI RAPISARDA. Nel fare l'elogio ai magistrati della
procura di Catania per il lavoro che hanno svolto e stanno
svolgendo, soprattutto in questi ultimi tempi, desidero sapere
se è vero che esistono contrasti tra loro ed il collega Lima e
se il ministro abbia inviato un ispettore per verificare la
situazione; in caso affermativo, vorrei conoscere l'esito
della verifica.
  ALTERO MATTEOLI. Signor ministro, purtroppo non ero
presente nell'ultima seduta e non ho ancora avuto modo di
esaminare la sua relazione.
   Anch'io mi riferisco alla domanda che le è stata rivolta
dal collega Imposimato sulla vicenda di Buscetta, di cui i
giornali hanno riportato alcune dichiarazioni, non so quanto
veritiere. Mi domando se Buscetta se ne sia andato anche per
il modo in cui è stato ascoltato dai giudici, i quali lo hanno
interrogato in una audizione, che sembrava quasi una tavola
rotonda, alla presenza di quattro o cinque magistrati: questo
non mi sembra il modo migliore di procedere. Pertanto vorrei
sapere se ciò sia vero e se lei ritenga che questo sia il
motivo per cui Buscetta se ne è andato.
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   La seconda domanda riguarda l'isola di Pianosa, dove nel
periodo estivo, subito dopo l'omicidio non ricordo se di
Falcone o di Borsellino, sono arrivati i mafiosi. Vorrei
sapere se lei abbia contezza di come vivono i carabinieri e
gli agenti di polizia penitenziaria dislocati nell'isola, dove
mi sono recato più volte, anche recentemente: le assicuro che
gli animali vivono molto meglio dei nostri militari.
   Recentemente è stato approvato alla Camera un
provvedimento che prevede la ristrutturazione degli alloggi di
servizio, ma lei sa che ciò richiede un lungo periodo di
tempo, perché lo stato di degrado delle strutture, soprattutto
quelle esterne al carcere, è tale che anche con tutta la buona
volontà, impiego di mezzi, imprese serie ed attrezzate,
occorreranno comunque anni.
   Vorrei sapere, pertanto, se si intenda intervenire
nell'immediato per mettere fine al grave stato di disagio in
cui versano i servitori dello Stato.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Ringrazio il presidente della Commissione e gli onorevoli
senatori e deputati per l'ampiezza della discussione e le
richieste di approfondimento, che mi consentono - spero di
fare cosa gradita - di aggiungere alla già lunga relazione
introduttiva ulteriori informazioni ed anche qualche commento.
   Risponderò innanzitutto alle domande che mi sono state
rivolte in modo puntuale e poi concentrerò in un'unica
risposta i quesiti che hanno il medesimo oggetto.
   Il senatore Brutti ha chiesto una migliore formulazione
della nuova ipotesi delittuosa recentemente introdotta
dall'articolo 416-ter, sullo scambio elettorale
politico-mafioso. Essendo senatore, è probabile che lei non
sappia che nel dibattito alla Camera discutemmo a fondo questo
tema, giungendo poi alla votazione dell'articolo per parti
separate, che ha visto sulla prima parte registrare un
larghissimo consenso e, viceversa, una certa divisione sulla
parte che estendeva ed ampliava - a mio parere senza le
sufficienti garanzie - tale previsione di reato. In
quell'occasione, sottolineai che essa aveva bisogno di un
periodo di sperimentazione sul campo, trascorso il quale
bisognava valutare l'efficacia concreta della norma per
definirne meglio l'ambito dei operatività. Sono passati
pochissimi mesi e possiamo concederci ancora del tempo prima
di effettuare un bilancio sulla sua applicazione.
   La risposta a proposito dell'annunciata disciplina
organica per le misure di prevenzione patrimoniali è già
contenuta nella mia relazione, dove si propone un intervento
radicale che parte dal presupposto, già acquisito in paesi
stranieri, secondo cui le valutazioni di prova in materia di
responsabilità patrimoniale per fatti di mafia debbono essere
differenziate dal regime vigente per crimini ordinari.
   Ho proposto di accogliere l'indicazione di altri sistemi,
segnatamente quello americano, il quale prevede che con la
pronuncia di condanna l'imputato subisca la confisca
obbligatoria del controvalore dei profitti presumibilmente
ottenuti dal reato; esso prevede altresì che anche in pendenza
del procedimento sia possibile sequestrare i beni che sono
effettivamente nella disponibilità dell'imputato. Inoltre, ho
proposto di prevedere che nei casi di condanna per reati di
tipo mafioso, caratterizzati da fini di lucro, la confisca
riguardi l'intero patrimonio, salvo che l'imputato non ne
provi la provenienza da attività legittime.
   Per quanto riguarda il funzionamento della prima sezione
di Cassazione e le iniziative adottate, il monitoraggio
disposto a suo tempo e relativo al periodo 1989-1991 è stato
portato a compimento, anche per la parte relativa alla
composizione dei collegi (ci parve subito uno dei problemi da
mettere a fuoco).
   In ordine al funzionamento dei servizi di cancelleria, è
stata disposta una ispezione, che è tutt'ora in corso, per
aderire ad una specifica richiesta della procura della
Repubblica di Roma. Inoltrerò la relazione relativa ai
risultati d'ispezione
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sulla cancelleria e sul monitoraggio nei prossimi giorni alla
stessa procura. Se lo facessi in questa sede, interferirei,
come si può comprendere, con un'indagine in corso, poiché
esiste una specifica richiesta da parte di una autorità
giudiziaria su fatti che costituiscono ipotesi di reato: ciò
suggerisce di evitare di divulgare tali risultati.
   Ho altresì avviato taluni studi di carattere più generale
sul ruolo della Cassazione, per verificare se non sia il caso
di introdurre modifiche normative che evitino il ripetersi di
episodi che hanno sconcertato l'opinione pubblica a causa del
succedersi di provvedimenti in contrasto fra loro sui medesimi
fatti. A questo scopo, ho costituito, come ho già detto, una
commissione presieduta dal professor Giovanni Conso; i lavori
sono a buon punto e potranno, quindi, essere resi noti al più
presto.
   Quanto all'attività del dottor Carnevale come presidente
del comitato di sorveglianza del gruppo Lauro in
amministrazione straordinaria, ho acquisito i provvedimenti
adottati dall'autorità giudiziaria, in particolare la sentenza
con la quale il giudice per le indagini preliminare di Napoli
aveva dichiarato di non doversi procedere per i fatti
addebitati.
  PRESIDENTE. Vi è un'impugnazione su questo
provvedimento?
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Allo stato, non mi risulta.
  PRESIDENTE. Dunque, non è pervenuta alcuna comunicazione
al riguardo.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
No. L'onorevole Tripodi mi ha chiesto di fornire valutazioni
sulle indagini in corso circa gli intrecci
mafia-massoneria-poteri occulti. Su questa materia posso
esprimere un'opinione politica: il Consiglio superiore della
magistratura, come l'onorevole Tripodi sa, ha chiesto gli
elenchi dei giudici affiliati alla massoneria, ma il dottor
Cordova ha sostenuto fino a questo momento di non poterli
fornire. Su questo tema sono ritornati l'onorevole Imposimato
ed altri ma, in quanto rappresentante dell'esecutivo, non sono
a conoscenza delle indagini giudiziarie e del loro sviluppo.
Mi sono naturalmente noti i casi, le circostanze, i
collegamenti e le connessioni ripetutamente accertati, mi
pare, non solo a seguito di indagini preliminari, ma anche di
procedimenti.
   Per parte mia, ho già manifestato pubblicamente la
convinzione che, senza neppure parlare di ipotesi di
iscrizioni a logge segrete (che sono vietate per qualunque
cittadino e a maggior ragione dovrebbero esserlo per coloro i
quali applicano la legge, cioè i magistrati), sia inopportuna
l'iscrizione di magistrati alla massoneria in quanto tale e
che in ogni caso ciò sollevi, come minimo, un'ombra, un dubbio
sull'imparzialità del loro comportamento. D'intesa fra Governo
e Parlamento, possiamo anche valutare se ciò meriti una
specifica iniziativa di carattere legislativo.
   L'onorevole Tripodi ha rivolto una domanda anche sul ruolo
dei pentiti. La relazione, del resto, dedica parecchie pagine
a sottolineare l'importanza di questa collaborazione. Mi pare
di aver affermato che la considero, tra tutte le armi
legislative di cui ci siamo dotati, quella che forse ha
rivelato la maggior efficacia. Tutto questo naturalmente non
esime il magistrato dal dovere di un puntuale riscontro di
ogni singola ipotesi accusatoria. Per parte mia, scoraggio la
discussione sul pentitismo. E' un cattivo vezzo della cultura
italiana, anche di quella politica, di trasformare ogni
problema in un "ismo": non dobbiamo né accettare né respingere
il pentitismo, ma esaminare le dichiarazioni di ciascun
pentito con il massimo di scrupolo e ponderazione.
   Per le chiamate di correità e per le dichiarazioni dei
pentiti, del resto, il codice di procedura penale prevede un
regime di valutazione molto rigoroso, laddove stabilisce che
esse costituiscono solo elementi di prova e possono diventare
prova solo se corroborate da altri riscontri. E' una materia
in ordine alla
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quale esistono oramai studi e giurisprudenza di notevole
rilievo e interesse.
   Come avevo già affermato, la gestione processuale del
pentito esige dal magistrato e dalla polizia giudiziaria una
grande capacità professionale ed un coordinamento
investigativo (in questo modo rispondo anche alle domande sul
caso Buscetta), per evitare il verificarsi di rapporti
privilegiati o "intimistici", come si dice, tra un singolo
magistrato e un pentito, ancorché questa osservazione non
possa essere presa in termini assoluti, perché proprio
l'esperienza di Falcone con Buscetta dimostra che in certe
circostanze il rapporto di fiducia produce risultati
investigativi di grande importanza.
   In ogni caso, il coordinamento è indispensabile
nell'ambito delle procure distrettuali antimafia e con la
particolare sorveglianza del procuratore nazionale, per
evitare iniziative estemporanee di questo o quel magistrato,
di questo o quell'organismo di polizia e quasi un disputarsi
il pentito, talvolta addirittura in pubblico. So che il
procuratore Siclari ha diramato una circolare a tale
proposito, a partire dal caso Foggia, che non so se sia noto
alla Commissione.
   In questo momento non introdurrei ulteriori interventi
normativi, perché si stanno svolgendo numerose attività per
migliorare, su questo punto, la preparazione e la
professionalità degli organi di indagine; semmai, qualche
ritocco dovrebbe essere apportato alla legge relativa alla
protezione dei pentiti, che è stata emanata prima della
istituzione della DIA e della DNA, che sono gli organi
investigativi che hanno prodotto in realtà un rilevante
ampliamento del numero e della qualità dei collaboratori.
  PRESIDENTE. A tal proposito, mi pare che il
provvedimento delegato sul cambio di generalità non sia stato
ancora emanato.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
E' di competenza del Ministero dell'interno; il Ministero di
grazia e giustizia ha soltanto una partecipazione nella
commissione.
   Il senatore D'Amelio ha sollevato la questione relativa
alle iniziative in materia di informazione di garanzia e di
tutela della riservatezza del cittadino indagato. Come è
evidente, il tema è di enorme attualità e non riguarda
soltanto procedimenti di criminalità organizzata. La
Commissione giustizia della Camera lo sta esaminando,
altrettanto sta facendo un gruppo di lavoro che ho istituito
presso il ministero. Gli organismi rappresentativi degli
organi di stampa, cioè la Federazione nazionale della stampa e
il Consiglio dell'ordine, sono stati ascoltati proprio su
questo punto e invitati a formulare le loro proposte.
   Lo stato dei lavori non consente di fare anticipazioni.
Posso soltanto affermare che si tratta di una materia di
estrema delicatezza, nella quale occorre riuscire a
contemperare diritti e interessi diversi: il diritto ad un
processo giusto, la cui fase delle indagini non sia
pregiudicata da fughe di notizie; il diritto di cronaca, che
non deve essere ingiustamente represso; il diritto, infine,
del cittadino alla propria riservatezza, al proprio onore,
alla propria reputazione e a vedersi garantita la presunzione
costituzionale di non colpevolezza fino alla sentenza
definitiva. Penso, comunque, che si debba colpire la fuga
delle notizie e la scorrettezza delle informazioni, senza
comprimere diritti fondamentali.
   Al più presto renderò pubbliche le soluzioni proposte dal
gruppo di lavoro ministeriale. Il punto è, come da più parti è
stato osservato, che basterebbero le norme vigenti, se
venissero applicate, ma ciò non avviene, nel senso che i
pubblici ministeri non denunciano le violazione ai consigli
dell'ordine, secondo quanto stabilito dall'articolo 115 del
codice di procedura penale. Per tale ragione, norme che di per
sé sarebbero sufficienti se venissero applicate, richiedono
probabilmente di essere ritoccate per far sì che vi sia
un'effettiva applicazione.
                         Pag. 678
   Per quanto riguarda le indagini sulla mafia, sul segreto
bancario e sul riciclaggio, credo che le pagine della
relazione, siano sufficienti.
   Dedico una risposta all'onorevole Taradash, che mi pare
sia assente, sul punto per cui ha contestato la mia relazione,
laddove accennavo alla volontà di perseguire una giustizia
sostanziale. Non intendevo con questo certamente minare lo
Stato di diritto: quel riferimento serviva soltanto a chiarire
la necessità di rendere efficaci gli strumenti giudiziari e
impedire che l'uso tattico e spregiudicato di tecniche
dilatorie, di espedienti o cavilli prevalga sul diritto del
cittadino e del popolo italiano ad una giustizia rapida e
certa. Non ho nessuno intento persecutorio, tanto meno la
volontà di eliminare o comprimere le garanzie dell'imputato di
qualsiasi reato. Queste garanzie vanno mantenute e non credo
siano intaccate dall'accoglimento del doppio binario
processuale.
   Del resto, come si è visto anche in fase di conversione in
legge del decreto dell'8 giugno 1992, abbiamo mantenuto
identico il regime di valutazione della prova anche quando si
tratti di giudicare un imputato per fatti di mafia. Cambiano
alcuni aspetti del procedimento, ma non vi è alcuna modifica
in materia di prova.
   Confermo la necessità di mantenere il giudice terzo e di
non utilizzare le acquisizioni avvenute durante le indagini da
parte della polizia giudiziaria e del pubblico ministero. Si è
anche chiesto se consentendo durante il processo l'utilizzo
dei risultati conseguiti dalla polizia giudiziaria e dal
pubblico ministero non si sia debordato; non ho bisogno di
ricordare, trattandosi di una legge dello Stato, che uno dei
presupposti fondamentali di un codice, che è costato tanto
lavoro e tanta fatica, è costituito proprio dalla terzietà e
dall'imparzialità del giudice.
   Rispetto all'utilizzo delle acquisizione delle indagini,
però, debbo ricordare anche all'onorevole Taradash le sentenze
della Corte costituzionale numero 24254 e numero 24255 del
1992, che prevedono la prevalenza del principio della non
dispersione della prova rispetto all'altro dell'oralità e
della formazione della prova nella immediatezza del
dibattimento. Resta fermo che queste acquisizioni non
avvengono direttamente (come avveniva nel passato, quando
vigeva il rito inquisitorio) ma attraverso il veicolo della
contestazione, cioè soltanto dopo che sia stata accertata e
contestata al dichiarante la difformità fra le precedenti
dichiarazioni e quelle rese in dibattimento.
   Al termine di questo incontro, vedrò l'onorevole Vizzini e
cercherò di avere da lui le prime informazioni relative alle
minacce di morte di cui ha parlato e che anche in questa
Commissione sono state sottolineate.
   Ho già risposto alla domanda dell'onorevole Buttitta sulle
indagini patrimoniali rispondendo ad analoga domanda del
senatore Brutti.
   Per quanto riguarda la collaborazione con il CNR, il comma
2 dell'articolo 2 del decreto-legge del 18 novembre 1991, n.
365, ha previsto la possibilità di chiedere appunto a tale
organismo l'assunzione temporanea di ricercatori esperti nella
rilevazione dei dati e della funzionalità del sistema
giudiziario penale, per conseguire in tempi rapidi un
monitoraggio soddisfacente sul nostro processo. Questa
esigenza scaturisce dall'assenza di figure professionali
specificamente qualificate nei ruoli dell'amministrazione e
dall'opportunità di svolgere la rilevazione direttamente
presso gli uffici, per ragioni di celerità e di verifica del
metodo di acquisizione dati.
   Concordo perfettamente con il senatore Frasca sulla
necessità di riformare il ministero. Mi sembra che anche
questa sia una parte abbastanza sviluppata nella relazione.
Per quanto riguarda l'utilizzo dei beni dei mafiosi, per
evitare che ritornino ai mafiosi stessi, bisogna
sensibilizzare l'autorità giudiziaria, anche sottolineando
l'opportunità di iniziative del tipo di quelle che il senatore
Frasca ha giustamente ricordato ed elogiato, parlando
dell'utilizzo di strutture per dar vita a comunità
terapeutiche per tossicodipendenti.
                         Pag. 679
   Le risposte alle domande dell'onorevole Olivo erano in
realtà in buona misura contenute nella relazione.
   Circa i quesiti posti dall'onorevole Borghezio, sia
preannunciati sia svolti in questa sede, una prima questione
posta riguardava i criteri e i metodi che il Ministero
persegue in ordine al coordinamento degli organismi impegnati
alla lotta alla mafia, con particolare riferimento alla
repressione del flusso del denaro cosiddetto sporco e alle
indagini sulla penetrazione mafiosa nei settori bancario,
finanziario e borsistico.
   Buona parte della risposta era già contenuta nella mia
relazione; posso aggiungere che è allo studio, d'intesa con il
Ministero dell'interno, un'estensione delle indagini relative
alle società, ai fallimenti ed anche alle iniziative
professionistiche che non erano state finora coperte da
iniziative normative in materia di riciclaggio.
   Per quanto concerne i vuoti negli uffici giudiziari, si
tratta di uno dei primi problemi sui quali mi impegnai circa
diciotto mesi fa, anche attraverso alcune iniziative
legislative che hanno trovato qualche applicazione, ancorché
non soddisfacente. Prendo ora nota delle osservazioni
dell'onorevole Rossi e sul punto potrò rispondere più
dettagliatamente per iscritto.
   Per quanto riguarda la domanda relativa a quali iniziative
siano state poste in essere per continuare a seguire la pista
tedesca su cui stava attivamente operando il dottor
Borsellino, questi, com'è noto, è stato sostituito nelle
indagini da altri magistrati della direzione distrettuale di
Palermo: francamente, però, non saprei rispondere su quale sia
lo stato dell'inchiesta. Mi riprometto di visitare il più
presto possibile gli uffici giudiziari del Piemonte e della
Lombardia, a cominciare da quelli di Torino e di Milano, per
rispondere alla sollecitazione dell'onorevole Borghezio ed
acquisire informazioni più aggiornate direttamente da chi è
incaricato del controllo e della eventuale repressione.
   L'onorevole Matteoli mi aveva chiesto per iscritto quali
fossero i motivi che mi avevano indotto a dichiarare che la
polizia giudiziaria è incapace di svolgere il compito
assegnatole: non ricordo francamente di avere mai fatto una
dichiarazione del genere.
  ALTERO MATTEOLI. E' una dichiarazione che ho letto su un
giornale.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Se l'onorevole Matteoli mi darà un'indicazione più precisa,
avrò l'occasione per smentire direttamente al giornale quella
dichiarazione.
   Per quanto riguarda la vicenda del sovrintendente Aversa,
la corte d'assise di Catanzaro ha annullato il procedimento a
carico degli imputati per il suo assassinio e per quello della
moglie perché il pubblico ministero non aveva allegato agli
atti del processo fondamentali registrazioni telefoniche. Non
ho ritenuto di adottare alcuna iniziativa perché dalle notizie
in mia conoscenza si tratta di attività giurisdizionale e di
interpretazione di norme, sottratta al sindacato del ministro;
se non erro, vi è stato un sopralluogo del presidente della
Commissione antimafia, che potrà riferire meglio di me su
questo punto.
   L'onorevole Matteoli sottolinea che le direzioni
distrettuali lamentano, oltre alla cronica mancanza di
personale, anche carenze di strutture basilari e cita il caso
limite del dottor Vigna, che chiede un fax per gli
uffici di Firenze: al riguardo ritengo che ne chieda uno in
più, perché sicuramente ne ha già a disposizione.
  ALTERO MATTEOLI. No, dice che non ne ha nessuno;
comunque, siccome è scritto in una breve relazione, sarebbe
utile farla avere al ministro.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Sarei stupefatto, anche perché ho un eccellente rapporto di
collaborazione con il dottor Vigna, che non mi ha mai
prospettato un problema di questo genere.
                         Pag. 680
  ALTERO MATTEOLI. Non vorrei essere offensivo nei confronti
del dottor Vigna, ma mi sono personalmente meravigliato per
quel passaggio, che segna quasi una caduta di tono, nel quale,
mentre si tratta di questioni importanti, si richiede un aiuto
per avere un fax. Invito comunque il ministro a leggere
quella relazione.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Lo avrà senz'altro: comunque, agli uffici cui ho chiesto
spiegazioni risulta che la procura di Firenze è
all'avanguardia nell'impegno investigativo ed è anche fra le
più dotate di mezzi e di strutture. Faremo comunque un
ulteriore controllo.
   Con un'altra domanda si ricorda che i pentiti Calderone,
Buscetta e Messina sono concordi nel denunciare collusioni fra
la mafia ed alcuni magistrati e mi si chiede se ho preso
provvedimenti. Questa Commissione parlamentare, correttamente,
si è occupata non di responsabilità personali e di delitti
specifici, ma di scenari d'insieme, di meccanismi interni, di
alleanze, di strategie da opporre, per giungere poi
all'accertamento ed alla valutazione di eventuali
responsabilità anche politiche. Sono certo che, se nel corso
delle audizioni dovessero emergere fatti specifici che
adombrino responsabilità di ordine disciplinare a carico dei
magistrati, ne sarò tempestivamente informato.
  ALTERO MATTEOLI. Sono stati fatti nomi e cognomi, con
l'indicazione dell'incarico ricoperto; evidentemente, gli
uffici non leggono attentamente le documentazioni raccolte.
  PRESIDENTE. Onorevole Matteoli, abbiamo deciso che le
dichiarazioni dei pentiti saranno valutate dalla Commissione
nel loro complesso. Se mandassimo puramente e semplicemente
stralci delle dichiarazioni che ci vengono rilasciate al
ministro Martelli o ad altri ministri, riconosceremmo
attendibilità ad alcuni piuttosto che ad altri: questo potrà
essere fatto dalla Commissione quando, in sede di valutazione
conclusiva, deciderà cosa considerare attendibile o meno.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Per quanto concerne il caso Buscetta, si tratta di un
cittadino attualmente libero da pendenze con la giustizia
italiana che si è allontanato per motivi di sicurezza,
dichiarandosi disposto a continuare la collaborazione con i
magistrati non appena si creeranno condizioni favorevoli. Per
quanto dipende da noi, soprattutto in materia di sicurezza e
di coordinamento di eventuali ulteriori deposizioni, faremo
tutto ciò che è necessario perché tali condizioni si
riproducano. In ogni caso, si potrebbero effettuare
interrogatori anche con collegamenti audiovisivi, superando
quindi almeno una parte dei problemi attraverso la tecnologia.
   L'onorevole Olivo mi ha chiesto di soffermarmi sulle
tentazioni separatiste della mafia: non possiedo elementi
certi, ma sarei personalmente portato ad escludere la tesi che
la mafia abbia oggi un vigoroso interesse per il separatismo.
E' vero che la mafia non si chiude in una dimensione regionale
e potrebbe ritenere che la separazione le consentirebbe un
radicamento ulteriore nell'isola. Tuttavia quando,
nell'immediato dopoguerra, vi fu la stagione d'oro del
separatismo, esisteva l'obiettivo di legare la Sicilia agli
Stati Uniti: ora, naturalmente non si può escludere che in
qualcuno possano riaffiorare velleità di tale genere, specie
in coincidenza con una crisi visibile del sistema politico,
con la paura della recessione, con la drastica riduzione della
spesa pubblica ed in particolare dei contributi per lo
sviluppo del Mezzogiorno. Questo potrebbe determinare rivolte
e reazioni incontrollate e su quell'onda potrebbero
manifestarsi forme di separatismo ed anche tentazioni di
svolta autoritaria. Allo stato, non è chiaro chi potrebbe fare
da sponda politica al separatismo mafioso, salvo forse alcune
dichiarazioni del professor Miglio, se interpretate in una
chiave particolarmente ostile.
                         Pag. 681
   Vi sono visibilmente movimenti che mirano allo sfascio e
che non hanno un progetto politico per costruire: questo crea
un pericolo per la democrazia al quale dobbiamo saper
contrapporre la capacità di ricomporre le fratture che si sono
prodotte. Ciò può avvenire essenzialmente, a mio avviso,
attraverso un radicale e profondo rinnovamento del sistema
politico, istituzionale ed elettorale.
   Sempre l'onorevole Olivo mi interroga poi sulla
'ndrangheta calabrese, osservando un suo preoccupante
rafforzamento a fronte di un apparato giudiziario debole, con
grandi lacune ed insufficienze di organico, chiedendomi in
particolare se vi sia un piano straordinario per consentire
alla magistratura calabrese di affrontare adeguatamente questa
emergenza. Consegnerò ulteriori tabelle alla Commissione ma
posso intanto riferire le seguenti informazioni (che forse
sono già in vostro possesso): fra il 1991 e il 1992,
l'organico dei magistrati requirenti calabresi è aumentato di
venti unità e quello del personale amministrativo degli uffici
di 181 unità. E' stato forse uno dei campi in cui abbiamo
ottenuto maggiori risultati, dato che nel settembre 1990 la
"scopertura" era del 25 per cento dei posti in organico,
mentre oggi è stata ridotta al 6 per cento. Siamo quindi quasi
al limite fisiologico dovuto ai normali avvicendamenti.
   Agli uffici giudiziari della Calabria sono stati
consegnati 205 computer e 24 terminali; nel settore
informatico, l'amministrazione ha seguito con particolare
attenzione lo sviluppo del piano operativo Telcal (piano
telematico della Calabria). In questo contesto è previsto un
intervento specifico per informatizzare gli uffici giudiziari:
la fase di ricognizione è stata completata in piena
collaborazione tra gli uffici giudiziari e la società
Intersiel, cui è stato affidato l'incarico di rendere
operativo il piano telematico. Nel prossimo anno, le procure
distrettuali, in attuazione di quell'autonomia finanziaria di
cui abbiamo parlato, potranno programmare ed acquisire i mezzi
ed i servizi necessari per il loro funzionamento: il programma
sarà sorvegliato dal procuratore nazionale antimafia.
   L'onorevole Olivo mi ha chiesto inoltre un approfondimento
sul rapporto esistente fra Cosa nostra e 'ndrangheta cui si
sono riferiti i pentiti. Effettivamente, la tesi che le grandi
organizzazioni criminali agiscano in collegamento fra di loro
è stata molto rafforzata dalle dichiarazioni di alcuni
pentiti, secondo i quali i vertici della 'ndrangheta sarebbero
affiliati organicamente a Cosa nostra. Ritengo che il
riscontro su queste dichiarazioni spetti alle indagini in
corso.
   Il senatore Calvi mi ha rivolto una richiesta specifica
sui rapporti di assistenza giudiziaria fra Italia, Stati Uniti
e Canada; dato che non è presente, consegno una risposta per
iscritto alla Commissione.
   Anche per quanto riguarda le domande del senatore Brutti
sul sistema penitenziario, abbiamo composto un'ampia risposta
che posso, anziché leggere, consegnare alla Commissione, se il
senatore Brutti consente.
  MASSIMO BRUTTI. Sono d'accordo.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Passando ad uno dei blocchi di domande (dei senatori Brutti e
Frasca e dell'onorevole Tripodi) cui mi ero riferito
inizialmente, quello concernente il potere di inchiesta, le
modalità della sua utilizzazione e l'esercizio dell'azione
disciplinare, desidero osservare quanto segue.
   E' innanzitutto necessaria una premessa: l'esercizio del
potere ispettivo sugli uffici giudiziari e particolarmente su
quelli più esposti ha sempre avuto di mira l'esigenza primaria
di assicurare il maggior livello possibile di efficienza, in
particolare di queste sedi. Esordii personalmente proprio con
un lungo pellegrinaggio negli uffici giudiziari del
Mezzogiorno per rendermi conto dal vivo delle condizioni, non
soltanto del personale e delle strutture, ma anche del clima
che si respirava in questi uffici.
   Penso di essermi sempre uniformato a criteri di
obiettività, dato che tutti gli
                         Pag. 682
interventi posti in essere sono stati orientati soltanto ad
accertare le cause dei disagi, dei contrasti, dei conflitti
per rimuovere quelle situazioni che minacciavano un andamento
ordinato e corretto degli uffici. Coerentemente, l'azione
disciplinare o paradisciplinare, che in alcuni casi è stata
attivata, ha sempre avuto come fine quello di rimuovere le
condizioni di carattere soggettivo od oggettivo, ambientale o
funzionale, che incidevano negativamente sull'attività
giudiziaria ed offuscavano l'immagine della giustizia ed il
prestigio della magistratura. Naturalmente, il ricorso ai
diversi strumenti, di natura ispettiva o disciplinare, di cui
il ministro dispone nell'esercizio della responsabilità che
gli deriva dalla Costituzione e che investono l'andamento
generale degli uffici giudiziari, deve essere calibrato in
relazione alle diverse situazioni, senza tuttavia perdere di
vista l'obiettivo primario dell'efficienza degli uffici cui
facevo riferimento.
   A queste regole non si è fatta eccezione nei casi
riguardanti gli uffici di Paola e di Palmi, dove, anzi, esse
hanno trovato piena e concreta attuazione, come mi sforzerò di
dimostrare brevemente. Per quel che riguarda gli uffici
giudiziari di Paola, il 24 luglio 1991 veniva disposta
un'inchiesta diretta ad accertare eventuali anomalie nella
gestione di taluni procedimenti penali e ad appurare la
rispondenza al vero di numerosi addebiti che erano stati
elevati a carico dei magistrati di quella sede giudiziaria,
anche attraverso il sindacato ispettivo del Parlamento.
   Nel mese di settembre del 1991, veniva depositata una
relazione ispettiva di carattere interlocutorio, divenuta
definitiva nel febbraio 1992. Il magistrato ispettore poneva
in luce numerosi comportamenti di rilievo disciplinare, o
apprezzabili sotto il profilo dell'incompatibilità ambientale,
a carico di alcuni magistrati addetti al tribunale e alla
procura della Repubblica di Paola. Situazioni rilevanti sul
piano disciplinare anche per fatti di particolare gravità
(sono quelli di cui accenno nella risposta ai quesiti posti
dal senatore Brutti) emergevano a carico del dottor Belvedere
e del dottor Fiordalisi, sostituti procuratori della
Repubblica, oltre che del dottor William Scalfari, presidente
del tribunale.
   Il rilievo da riconoscersi a queste anomalie andava
considerato anche in collegamento con la sensazione di
profonda sfiducia che, come diffusamente riferiva l'ispettore,
era maturata in ambienti interni ed esterni
all'amministrazione della giustizia nei confronti della
magistratura di Paola, e specificamente degli uffici cui erano
addetti i magistrati in questione.
   La varietà e la gravità dei comportamenti contestati e gli
effetti devastanti prodotti nell'opinione pubblica locale, i
negativi riflessi di immagine rifluiti in sede parlamentare mi
orientavano decisamente in favore di iniziative di carattere
sanzionatorio. Queste, contrariamente a quanto si prospetta
nei quesiti formulati, sono state adottate; più precisamente,
il 27 maggio 1992 veniva promossa azione disciplinare nei
confronti dei sostituti citati, cioè Belvedere e Fiordalisi,
oltre che a carico del presidente del tribunale Scalfari.
Nella stessa data, 27 maggio 1992, con riferimento ai medesimi
fatti veniva indirizzata inoltre al Consiglio superiore della
magistratura formale richiesta di voler deliberare il
trasferimento d'ufficio ad altra sede nei confronti di tutti i
predetti magistrati nonché di deliberare la destinazione di
Belvedere e di Fiordalisi all'espletamento di funzioni
giudicanti e di Scalfari all'espletamento di funzioni non
direttive.
   Non si esaurisce qui l'elenco delle iniziative adottate
nei confronti della sede di Paola: il 29 luglio 1992 veniva
promossa un'azione disciplinare anche nei confronti del dottor
Tommaso Arnoni, procuratore della Repubblica presso il
tribunale, e del dottor Francesco Greco, sostituto
procuratore. Contestualmente veniva chiesto al Consiglio
superiore della magistratura, su rilievo della sostanziale
inadeguatezza dell'azione direttiva di Arnoni, di voler
deliberare il trasferimento d'ufficio ad altra sede con
destinazione a
                         Pag. 683
funzioni non direttive di questo magistrato, che rassegnava
le sue dimissioni il 7 agosto.
   Credo che questa esposizione possa tranquillizzare circa
il fatto che non siamo rimasti inerti rispetto alla situazione
della sede di Paola.
  SALVATORE FRASCA. Nel frattempo però il procuratore
Tommaso Arnone ha ripreso servizio quindici giorni fa come
procuratore capo, e anche tutti gli altri magistrati
menzionati sono al loro posto.
  MASSIMO BRUTTI. Sulla base di quanto dice il ministro,
che certamente corrisponde al vero, evidentemente si deve
registrare un ritardo nell'adottare l'iniziativa cui egli ha
fatto cenno da parte delle istituzioni a cui essa è affidata
(il Consiglio superiore della magistratura non è ancora
intervenuto). Chiedo che venga esaminata l'ipotesi di un
provvedimento cautelare, dal momento che nei confronti di
questi magistrati pende già un provvedimento disciplinare.
Poiché si tratta di fatti rilevanti e gravi, il ministro
potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di chiedere un
provvedimento di sospensione dalle funzioni dei magistrati più
esposti, cioè di quelli ai quali vengono contestati fatti più
gravi. Mi permetto di sottolineare l'utilità di un
provvedimento del genere che, comunque, rientra nella
discrezionalità del ministro.
  SALVATORE FRASCA. Da quanto mi risulta, presso il
tribunale di Messina domani uno di questi sostituti sarà
sottoposto a procedimento penale per il reato di concussione.
Ciò che sorprende è che da sei mesi a questa parte le cose
sono rimaste immutate.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Ho fatto un altro sollecito ma, come lei sa bene, la parola
definitiva in materia spetta al Consiglio superiore della
magistratura.
  SALVATORE FRASCA. Proprio per questo nella seduta scorsa
dicevo che al superattivismo del ministro corrisponde
l'inattivismo del Consiglio superiore della magistratura.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Veniamo ora al caso di Palmi, che richiederà un po' di tempo.
   Innanzitutto, vorrei fare riferimento allo sfondo, perché
sembrerebbe altrimenti che ci sia stata una particolare
attenzione o addirittura un intento persecutorio, come ha
sostenuto qualche collega. In Calabria, le ispezioni
ordinarie, quelle che non dipendono dal ministro ma che si
fanno a rotazione ogni tre anni, sono avvenute a Lametia
Terme, Catanzaro (due volte), Locri, Castrovillari e Palmi tra
il 1991 e il 1992; viceversa, le inchieste, quelle che
dipendono dalla volontà del ministro, sono intervenute, sempre
tra il 1991 e il 1992, una volta a Palmi, due a Catanzaro, una
a Cosenza, una a Locri e due a Paola (la seconda è tuttora in
corso di svolgimento).
   Mi risulta incomprensibile (e debbo smentire nel modo più
categorico affermazioni ripetute sia in sede parlamentare sia
da fonti giornalistiche) come mi si possa attribuire di aver
ordinato sette ispezioni a Palmi quando ne ho ordinata una
sola, avendo trovato la prima già in corso perché avviata dal
mio predecessore nel 1991 e che io conclusi - come è noto -
recandomi a Palmi ed elogiando pubblicamente il dottor
Cordova.
  GIROLAMO TRIPODI. Questo è molto importante!
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Se vogliamo calcolare la prima ispezione, già inoltrata dal
mio predecessore, le inchieste da me ordinate sono due; nel
frattempo è anche intervenuta un'ispezione di tipo ordinario,
cioè di quelle che ogni tre anni si fanno in ogni ufficio
giudiziario.
   Chiarito che non c'è stata nessuna particolare attenzione
né, tanto meno, persecuzione e che non si è trattato, nel caso
dell'inchiesta da me ordinata, della sola procura di Palmi ma
di tutti gli uffici giudiziari ...
                         Pag. 684
  GIROLAMO TRIPODI. Anche Reggio Calabria?
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Certo, questa inchiesta è estesa anche Reggio Calabria.
   Se facciamo un piccolo passo indietro, possiamo riferirci
al contenuto della relazione esplicativa dell'inchiesta svolta
presso gli uffici di Palmi nel periodo aprile-luglio 1991
(quindi la prima delle due), inchiesta che si concluse in
termini sanzionatori per alcuni magistrati ma assolutori, anzi
elogiativi, per il dottor Cordova. In quell'occasione
l'ispettorato, tuttavia, non mancò di sottolineare l'esistenza
nel palazzo di giustizia - cito - "di un invivibile clima di
tensione che veniva percepito all'esterno in termini di
contrasto, di ripicca e di polemica tra magistrati". Questo
clima di tensione era all'origine di perplessità, di
diffidenze, di sospetti anche tra gli avvocati e negli
ambienti delle forze dell'ordine che, in particolare,
lamentavano, relativamente a qualche ufficio, posizioni ed
atteggiamenti non cooperativi, cioè non assistiti da quella
costante ricerca e preoccupazione d'intesa che dovrebbe
accomunare tutte le articolazioni dello Stato.
   In tempi successivi si sono poi verificati episodi che
hanno aggravato lo stato delle cose, e in questo contesto si
collocano le accuse non velate agli uffici giudiziari di Palmi
di favorire ripetute e palesi violazioni del segreto
istruttorio, specie su atti d'indagine il cui contenuto si
presta a facili speculazioni politiche che in particolari
momenti, come per esempio quelli di consultazione elettorale,
possono ledere irreparabilmente i diritti fondamentali del
cittadino e condizionare anche il quadro politico.
   Oltre a ciò, ha assunto rilievo anche l'esigenza di
accertare in modo approfondito temute tendenze degli uffici
giudiziari di Palmi a favorire con comportamenti lassisti
soggetti già imputati o condannati per gravi reati, come
Francesco Macrì, al quale sarebbe stato, secondo alcuni,
illegittimamente concesso un beneficio penitenziario ovvero
nei confronti del quale sarebbe stata ingiustamente ritardata
la trattazione dibattimentale di alcuni procedimenti. In
questa situazione hanno poi assunto un ruolo importante le
interrogazioni parlamentari che hanno sottolineato la
permanenza di un clima di esasperata conflittualità.
   Con una nota del 10 marzo 1992, nella quale si poneva
l'accento su specifiche condotte attribuite al procuratore
della Repubblica di Palmi, si profilava con evidenza
l'opportunità di una verifica. Tale nota era relativa alla
ristrutturazione di un immobile, acquistato dal dottor
Cordova, che sarebbe stata svolta avvalendosi di un
appaltatore - cito tra virgolette - "ben noto agli organi di
polizia e alle cui dipendenze agiva un pregiudicato ucciso
qualche tempo dopo".
   Ulteriori accertamenti venivano sollecitati dagli esiti
dell'ispezione ordinaria (che - è opportuno chiarire - non ha
nulla a che vedere con il potere d'inchiesta) conclusa sia
presso il tribunale sia presso la procura di Palmi il 24
giugno 1992. L'ispezione ordinaria aveva evidenziato una serie
di irregolarità e di manchevolezze nei servizi di cancelleria
con riflessi negativi sulla funzionalità di uffici giudiziari
così importanti per essere collocati in un'area ad elevata
densità criminale. Di qui la necessità di intervenire
tempestivamente e possibilmente prima della ripresa
post-feriale per accertare approfonditamente e quindi
rimuovere le cause di tutte le disfunzioni segnalate (quelle
ricordate prima più queste ultime di tipo amministrativo).
   E' parso allora che la convergenza di tutti questi
elementi reclamasse più che suggerire l'immediata adozione di
iniziative di carattere conoscitivo, tali da costituire punto
di riferimento e di orientamento per restituire alla sede
giudiziaria di Palmi quel clima di serenità e di
collaborazione necessario anche nei riguardi della pubblica
opinione. Si è trattato di un intento prevalentemente
ricognitivo e non punitivo né persecutorio, tant'è che non
hanno fatto seguito all'inchiesta ordinata - almeno sino ad
                         Pag. 685
ora - iniziative di carattere sanzionatorio; invece ho
ritenuto di dover trasmettere copia della relazione
preliminare dell'ispezione di agosto sia al Consiglio
superiore della magistratura sia a questa stessa Commissione.
   In conclusione, il ministro ha ordinato due sole
inchieste, e non sette; la prima si è conclusa con elogio,
successivamente si sono verificati i fatti che ho appena
ricordato, ulteriormente rafforzati dagli esiti dell'ispezione
ordinaria del giugno 1992. Ho dovuto di conseguenza inviare
nuovamente gli ispettori per un'inchiesta a scopo ricognitivo;
la relazione preliminare è stata trasmessa al Consiglio
superiore della magistratura e alla Commissione parlamentare
antimafia senza che fino ad ora siano scaturite iniziative di
carattere sanzionatorio.
   Poiché è stato sollevato anche l'argomento del colloquio
intervenuto il giorno 9 gennaio presso il Ministero di grazia
e giustizia tra me ed il dottor Cordova, presente il capo di
gabinetto dottoressa Livia Pomodoro, ho sollecitato
quest'ultima a riferire con ampiezza di particolari e di
dettagli il contenuto di quel colloquio in una lettera che mi
ha indirizzato e che leggo alla Commissione, alla quale ne
lascerò copia: "Onorevole ministro, in relazione alle
perduranti insinuazioni relative all'incontro svoltosi presso
il suo ufficio il giorno 9 gennaio, desidero precisare quanto
segue: il dottor Cordova fu da lei invitato per il fatto che
aveva contestato pubblicamente l'istituzione della Direzione
nazionale antimafia, e su questo argomento si svolse
prevalentemente la conversazione. In quei giorni erano
pervenute, altresì, in restituzione dalle Camere ... ".
Attenzione perché il dettaglio non è insignificante! Le Camere
ci avevano restituito richieste di autorizzazione a procedere
perché il dottor Cordova, a differenza di tutti gli altri
magistrati italiani, anziché inoltrarle al ministro le aveva
inoltrate direttamente alle Camere. Tra gli altri, queste
riguardavano alcuni parlamentari socialisti. Prosegue la
dottoressa Pomodoro: "Lei - riferendosi a me - a tale
proposito si limitò a chiedere generiche delucidazioni sui
capi di imputazione". In buona sostanza, ricordo di aver
chiesto al dottor Cordova: "Lei li accusa di aver scambiato,
cercato voti di mafia, di specifici reati? Perché vedo che lei
invece li accusa ai sensi dell'articolo 416-bis, e
quindi di essere mafiosi". Cosa un po' diversa e un po' più
grave!
   "A quel punto, e in pieno intento collaborativo" - dice
sempre la dottoressa Pomodoro - "feci osservare che dalla
lettura dei capi di imputazione emergeva, oltre alla
contestazione di cui all'articolo 416-bis del codice
penale, anche l'aggravante di cui all'articolo 112 del codice
penale, cosicché i parlamentari inquisiti apparivano capi e
parti dell'organizzazione criminale e contemporaneamente
promotori esterni della stessa. Il dottor Cordova si
meravigliò lui stesso delle imputazioni così come erano
formulate e chiese, usando il telefono dell'ufficio del
ministero, spiegazioni al suo sostituto dottor Neri.
Null'altro aggiunse dopo la telefonata e null'altro gli fu
chiesto. Questo è tutto quanto è accaduto nel tanto
pubblicizzato incontro. La saluta cordialmente. Livia
Pomodoro".
  MASSIMO BRUTTI. Vorrei rilevare che il ministro ha fatto
riferimento, sia pure in modo molto fuggevole, ad una
contestazione nei confronti del dottor Cordova enunciata in
modo tale, in questa che è una sede pubblica, da lasciar
permanere una qualche ombra; relativamente all'appaltatore, ha
poi anche detto che nessuna iniziativa di tipo sanzionatorio è
scaturita da quella vicenda.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Ma è contenuta nella relazione che avete!
  MASSIMO BRUTTI. La pregherei di essere, in questa che è
una sede pubblica, più netto, al fine di fugare quell'ombra
che comunque emergeva dal rapporto di polizia, in base al
quale era una persona ben nota alla polizia l'appaltatore che
avrebbe partecipato a certi lavori. Detta
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in questo modo, che è un po' un dire e non dire, quella
formulazione lascia in questa sede un'ombra che sarei lieto se
il ministro potesse fugare.
  PRESIDENTE. Se mi permette, senatore Brutti, potremmo
rivolgere al ministro questa domanda: signor ministro, lei non
ha esercitato alcuna iniziativa in relazione a tale fatto?
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
No.
  PRESIDENTE. E questo perché ha ritenuto che non
sussistesse alcun elemento per esercitare tale iniziativa?
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
L'iniziativa è stata quella di una richiesta di chiarimento al
dottor Cordova. Mi sono limitato a questo.
  MASSIMO BRUTTI. L'unico dato oggettivo, se non ricordo
male, era il fatto che un dipendente di quel signore era stato
ucciso. Credo poi che questi abbia fornito dei chiarimenti,
che sono stati ritenuti sufficienti da lei stesso.
   L'altra questione che volevo porre riguarda i fatti testé
rievocati dal ministro e che sono perfettamente rispondenti a
quelli indicati nella mia domanda. La divergenza - se tale è -
riguarda probabilmente la valutazione di questa vicenda, nel
senso cioè che io continuo a pensare che queste obiezioni e
critiche che sono state rivolte al procuratore della
Repubblica di Palmi in quell'incontro - e che il ministro
correttamente non nega essere state rivolte - erano improprie
ed anomale. Si tratta comunque di una divergenza di
valutazione. Tengo fermo questo mio giudizio e sono lieto che
il ministro abbia confermato punto per punto quei fatti, che
non sono straordinari ma che mettono in essere, diciamo così,
un atteggiamento ed un tipo di intervento che non mi risulta
siano addebitabili al ministro, almeno per quanto mi consta e
in base a ciò che ci ha raccontato lo stesso ministro, pur
trattandosi di un tipo di intervento improprio ed anomalo.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
La situazione è tuttora aperta e quindi farò il punto in cui
ci troviamo oggi.
   Ho inviato la relazione preliminare al Consiglio superiore
della Magistratura e alla Commissione antimafia. Il Consiglio
superiore pare che abbia già deciso, prima però di compiere
alcuni atti indispensabili. In proposito, leggerò una lettera
del presidente della corte di appello di Reggio Calabria
inviata al Consiglio superiore e al gruppo antimafia,
pervenutaci per conoscenza. In essa si dice: "Ho atteso due
mesi di essere convocato dal gruppo di lavoro antimafia del
Consiglio superiore della Magistratura per essere ascoltato su
quanto ha costituito oggetto della nota inviatale" - al
vicepresidente Galloni - "il 21 ottobre 1992, riferentesi
all'esposto del procuratore della Repubblica di Palmi del 22
settembre 1992 e alla relazione del gruppo antimafia del 20
ottobre 1992. Apprendo ora con sorpresa che il gruppo
antimafia, totalmente ignorando le mie pur gravi doglianze,
nonostante la richiesta di convocazione trasmessa con
telefax, ha concluso i suoi lavori investendo il
plenum con una relazione che lascia ferma e inevasa la
mia protesta e inappagate le istanze di accertamento e di
tutela con la stessa rassegnate. La sorpresa si ricollega, fra
l'altro, alla mia incapacità di immaginare che cos'altro avrei
dovuto segnalare e lamentare" - attenzione! - "dopo aver
parlato di gravi manipolazioni, di gratuite invenzioni, di
palesi provocazioni, di valutazioni offensive e
delegittimanti, di vicende ed episodi sconcertanti ed
inquietanti, e dopo aver espresso perplessità,
disorientamento, sfiducia, incredulo stupore e indifesa ma
indignata amarezza, per riuscire a sollecitare l'interesse del
gruppo antimafia e del CSM e per stimolare in mio favore la
sensibilità che merita - per gli altri - il tema della tutela,
della dignità del magistrato e del prestigio e della funzione
esercitata. Dopo
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di che non mi resta che ribadire per la forma la
disponibilità a fornire ogni chiarimento e precisazione, già
con la detta nota dichiarata, registrando quella che a me
sembra una oggettiva caduta di legalità".
   In sostanza, il presidente della corte di appello di
Reggio Calabria lamenta una disparità di trattamento in suo
danno. Naturalmente, non si può non osservare che il ministro
è stato in qualche modo censurato perché avrebbe, non capisco
con quali atti o con quali dichiarazioni, manifestato intenti
persecutori nei confronti del dottor Cordova, quando tutto,
viceversa, può essere documentato con una copiosa mole di
rassegne stampa per indicare l'esatto contrario e cioè che
sono io - e il mio ministero - il perseguitato del dottor
Cordova, attraverso una campagna denigratoria che non ha
alcuna giustificazione e ragion d'essere, ma che tuttavia
viene ostinatamente e sistematicamente perseguita, a partire
dal momento in cui il dottor Cordova, dopo essersi
pubblicamente speso contro le istituzioni della superprocura
(giudicata, in pubbliche dichiarazioni, "inutile, dispendiosa
e addirittura nociva"), decise di candidarsi per quel ruolo,
assumendo un protagonismo diciamo anche politico, in una
competizione che l'oppose a Giovanni Falcone.
   Non è nemmeno vero che io abbia mai bloccato la sua
nomina. Al contrario, è vero che il Consiglio superiore della
Magistratura, nel momento stesso in cui una delle sue
Commissioni (quella per gli incarichi) esprimeva tre voti per
Cordova e due per Falcone, sollevava conflitto di poteri con
il ministro di grazia e giustizia di fronte alla Corte
costituzionale. In pendenza di quel conflitto di poteri, come
avrei potuto decidere? Avrei compiuto comunque un atto
illegittimo ed ingiusto, se in pendenza di una soluzione
affidata alla suprema Corte costituzionale avessi a mio
giudizio scelto una strada piuttosto che l'altra. Ho dunque
doverosamente atteso che la Corte costituzionale - come del
resto ha fatto e nel modo che sappiamo - sciogliesse il
dilemma.
   Naturalmente, il dottor Cordova non soltanto ha dichiarato
"inutile" la superprocura, ma ha anche definito tutta la
legislazione "norme eccezionali inutili", legislazione sulla
quale si è fondata la riscossa dello Stato contro il crimine
organizzato e che credo abbia meritato i riconoscimenti che
anche in questa sede sono stati tributati ad una azione che ha
visto insieme impegnati Governo e Parlamento.
   Approfitto di tale situazione per fornire un chiarimento
sulla vicenda relativa al concerto, sollevata dal senatore
Brutti. Prima di affrontare i casi specifici - tali sono stati
quelli sollevati dal senatore Brutti - vorrei fare una
premessa. Su 140 richieste di concerto, ho formulato
osservazioni soltanto in sei casi. In uno, relativamente
all'ufficio di procuratore generale presso la corte di appello
di Lecce, il magistrato designato revocò poi la domanda: lo
feci su sollecitazione della Commissione parlamentare
antimafia. Rimangono quindi cinque casi. Di quello relativo al
procuratore nazionale antimafia ho appena spiegato il perché,
essendo intervenuto il conflitto di attribuzione con la Corte
costituzionale; si è comunque concluso con la nomina del nuovo
titolare dopo il reggente. Ne restano quattro.
   Per altri due casi, a seguito dei chiarimenti richiesti,
il concerto è stato poi dato in favore dei magistrati indicati
dalla Commissione del CSM: si trattava del presidente del
tribunale di sorveglianza di Catanzaro e del procuratore della
Repubblica presso il tribunale di Matera.
   Rimangono gli ultimi due (in sostanza sono soltanto due
casi irrisolti su 140), concernenti il presidente della corte
di appello di Palermo e la procura della Repubblica di Matera.
A tale riguardo, sono in attesa delle valutazioni della
commissione del Consiglio superiore della Magistratura.
  MASSIMO BRUTTI. Non è Matera ma Reggio!
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  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia. A
me risulta Matera, a meno che gli uffici non abbiano
sbagliato!
   Per questi due casi mi attengo alla procedura che ci è
stata, diciamo così, raccomandata dalla sentenza della Corte,
che ha scandito il modello della leale cooperazione nei
seguenti termini: proposta della commissione del Consiglio
superiore, osservazioni del ministro, controsservazioni del
Consiglio superiore, replica del ministro e decisione del
plenum. Siamo a metà del cammino: ho formulato le mie
osservazioni, attendo ora le controdeduzioni del Consiglio
superiore. Non c'è altro da temere.
  MASSIMO BRUTTI. Quindi anche per la procura generale di
Reggio Calabria la questione è così, cioè una non risposta!
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Veniamo ora ai casi analitici (anch'essi di una certa
lunghezza).
  PRESIDENTE. Quali sono questi casi?
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Quelli della procura generale di Reggio Calabria e del
presidente della corte di appello di Palermo.
   In data 8 settembre, la commissione ha proposto per il
concerto, con due relazioni (una di maggioranza e una di
minoranza), rispettivamente il dottor Guido Neri e il dottor
Sebastiano Suraci. Successivamente, la stessa Commissione mi
ha comunicato di aver deliberato per il dottor Suraci
un'ulteriore proposta riguardante l'ufficio di avvocato
generale della Cassazione per il quale l'interessato aveva
anche espresso la sua preferenza. Con riferimento a tale
ufficio, altro magistrato ha presentato un esposto lamentando
di essere stato ingiustamente pretermesso.
   A questo punto si è reso necessario attendere la richiesta
di concerto e le relative motivazioni. Infatti, il
collegamento venutosi a creare fra le due procedure impone,
per un equilibrato esame delle questioni poste, la conoscenza
di tutti gli atti. D'altra parte, il Consiglio non potrà che
procedere prima al conferimento dell'ufficio di avvocato
generale e solo successivamente a quello di procuratore
generale presso la corte d'appello, per il quale il dottor
Suraci rimarrebbe in lizza solo se non nominato nel primo
procedimento.
   Per quello che riguarda Patti, il concerto in favore del
dottor Giuseppe Gambino è stato dato tempestivamente: la
questione è rimessa alle determinazioni del Consiglio.
   In ordine alla corte di appello di Palermo, avevo già
sintetizzato la vicenda ...
  PRESIDENTE. Qualche commissario avanza richiesta di
ascoltare le affermazioni del ministro oppure l'onorevole
Martelli può allegare la documentazione?
  MASSIMO BRUTTI. Se potesse fornire una risposta, sarebbe
meglio.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Aspetto la risposta del Consiglio superiore della
magistratura. Ho presentato le mie controsservazioni ed
attendo la risposta da parte del Consiglio che, come è noto,
dice sempre l'ultima parola.
  PRESIDENTE. Lei ha già fatto pervenire al Consiglio
superiore della magistratura le sue osservazioni?
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Sì.
  MASSIMO BRUTTI. Vi è stato un diniego del concerto nei
confronti del magistrato proposto dal Consiglio?
                         Pag. 689
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Certo, l'avevo già fatto l'anno scorso.
  MASSIMO BRUTTI. E a questo punto lei ha inviato
ulteriori note od osservazioni al Consiglio?
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Sì.
  MASSIMO BRUTTI. A questo punto, non è forse opportuno
che il ministro dica "scegliete voi, assumendovene la
responsabilità"? Sono due anni che si attende la nomina del
presidente della corte d'appello di Palermo! Posso anche
essere d'accordo con il merito di alcune delle osservazioni
del ministro Martelli, ma è intollerabile che per due anni un
ufficio qual è quello di presidente di corte d'appello rimanga
scoperto!
   Solleciterei un'iniziativa affinché si dica "volete
nominare quella persona? Assumetevene la responsabilità perché
io non sono d'accordo. Nominatelo!".
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Purtroppo questo punto non è stato chiarito dallo stesso
ricorso alla Corte. In altri termini, non si è chiarito che
cosa succede in casi come questo: ripeto, il punto non è stato
definito. Comunque, accolgo il suo suggerimento.
   Per quanto riguarda Ciancimino, credo si possa prendere
atto di quanto è intervenuto successivamente.
   In relazione ai magistrati, l'organico generale conta
8.509 unità; i fuori ruolo sono 212, di cui 101 presso il
Ministero, 32 al Consiglio superiore della magistratura e 79
in altre amministrazioni. Durante il periodo della mia
responsabilità del dicastero, ho ricollocato in ruolo dal
Ministero 31 magistrati, uno è stato collocato a riposo, un
altro è stato dichiarato dimesso.
   In verità, dal numero dei cosiddetti fuori ruolo si
potrebbe forse ricavare qualche unità per gli uffici, ma non
c'è da farsi grandi illusioni perché non è in questo settore
che si registrano le dispersioni di organico dei magistrati.
   Colgo l'occasione offertami dall'audizione per una
considerazione, in quanto tengo moltissimo alla cooperazione
tra il Governo ed il Parlamento e in particolare la
Commissione antimafia, che è stata prodiga e feconda di
indicazioni - in gran parte accolte -, che sono parte
integrante della strategia globale di cui si parla.
   Penso che la cooperazione istituzionale e la lealtà nella
cooperazione tra Governo, Parlamento, magistrati, Consiglio
superiore della magistratura, forze politiche e
amministrazioni regionali e locali, rappresentino la
"precondizione" per una lotta risoluta ed efficace alla
criminalità. Ritengo però che si debba prestare attenzione a
tutte le forme di depistaggio o ai polveroni, più o meno
politico-propagandistici, che troppe volte hanno circondato le
iniziative dello Stato e degli stessi magistrati: le stagioni
dei veleni, dei "corvi", dei sospetti, dei dubbi e delle
insinuazioni che ancora purtroppo non sembrano interamente
tramontate.
   Rispetto a tale tematica, desidero esporre alla
Commissione qualche riflessione o commento, come avevo
sostenuto nell'esordio.
   Se si esegue un'analisi attenta del mondo
dell'informazione, prevalentemente di quella scritta ma in
qualche caso anche di quella televisiva, specie delle
emittenti locali, ci si accorge che emerge una sorta di
struttura o agenzia - composta da parlamentari, ex magistrati,
magistrati in servizio, ex poliziotti e giornalisti di fonte
non sempre accreditatissima - che sembra rivendicare e
praticare una giurisdizione, una giustizia parallela, che
agisce simultaneamente attraverso pubblicazioni di
dossier, notizie riservate (o coperte da segreto
istruttorio) riprese da organi di stampa compiacenti: vere e
proprie fonti di informazione privilegiata e disinformanti,
                         Pag. 690
 poi moltiplicate da interrogazioni parlamentari. Vere e
proprie storie, si potrebbe dire spy story, ispirate da
una logica o da teoremi che prefigurano o impongono una verità
all'opinione pubblica. Lo scopo sembra consistere spesso nel
delegittimare o nell'infangare altri magistrati o altri uomini
politici.
   Il primo illustre esempio e vittima fu proprio Giovanni
Falcone. La sua credibilità ed indipendenza furono messe in
dubbio - come molti ricorderanno - con il caso Pellegritti,
quando Falcone si rifiutò di avallare a livello giudiziario
tesi che erano state abilmente costruite ricorrendo a
compiacenti dichiarazioni incrociate di presunti pentiti.
   Grazie a quelle che nella sentenza di Falcone si
definiscono "le capacità investigative di Angelo Izzo" - un
estremista di destra già condannato all'ergastolo per i fatti
del Circeo - questo Pellegritti si indusse a deporre
sull'omicidio Mattarella assumendo di conoscerne i mandanti.
Lo fece al pubblico ministero di Bologna, dottor Libero
Mancuso, recatosi a sentirlo su fatti riguardanti il traffico
di stupefacenti tra Catania e Bologna, ma che durante
l'interrogatorio ritenne opportuno porre domande su un
omicidio sul quale non era competente ad indagare.
   Le dichiarazioni del Pellegritti furono riversate sul
tavolo di Giovanni Falcone per indurlo ad approfondire una
tesi che, nel corso del primo interrogatorio davanti al
giudice Falcone, si arricchì significativamente e
sintomaticamente con il riferimento all'onorevole Salvo Lima
come mandante dell'assassinio Mattarella. Falcone si accorse
ben presto che si trattava di dichiarazioni contraddittorie e
costruite.
   Il successivo interrogatorio di Pellegritti disegna le
modalità attraverso le quali si può raggiungere una sapiente
manipolazione delle fonti di prova, in un inquietante
susseguirsi di interessate condotte di pseudopentiti, rapporti
tra pentiti e tra questi, autorità di polizia e magistrati.
   La vostra Commissione dispone degli atti - sentenza alle
pagine 1473-1546 - e da questi può desumere che fu Izzo a
costruire le dichiarazioni del Pellegritti e che queste furono
utilizzate per evidenti fini strumentali.
   Dalla sentenza del giudice istruttore Giovanni Falcone
emergono anche i contorni in cui la vicenda si è inserita; la
partecipazione in questa vicenda del coordinamento antimafia
di Palermo e le nuove realtà preconfezionate per l'autorità
giudiziaria che, indipendentemente dalla loro veridicità
obiettiva, rappresentavano all'epoca il tentativo di sviare il
corretto andamento delle indagini sempre condotte con grande
rigore da Giovanni Falcone.
   Da alcuni sintomi ho l'impressione che questa agenzia o
struttura sia di nuovo all'opera, con tecniche e finalità
simili a quelle del caso Pellegritti.
  PRESIDENTE. Voglio aggiungere che si è registrato un
episodio un po' increscioso. Un nostro collega ha chiesto che
l'audizione del ministro di grazia e giustizia non seguisse le
solite rituali forme, ma fossero predisposti quesiti in modo
da apparire ed essere più stringente.
   Nel ringraziare il ministro Martelli che per ben due volte
è venuto in Commissione ed ha fornito un quadro chiaro ed
approfondito delle questioni, rilevo che questo collega non si
è presentato, rinviando ai contenuti dell'interrogazione a cui
ha fatto un garbato cenno il ministro di grazia e giustizia.
   Ho l'impressione che tale comportamento sia singolare: se
il nostro collega non aveva l'intenzione di essere presente
fin dall'inizio, poteva farlo presente chiaramente.
   Comunque, l'intervento del ministro è risultato
estremamente utile.
                         Pag. 691
  GIROLAMO TRIPODI. Chiedo al ministro di fornire maggiori
precisazioni sulla questione del giudice Cordova e in
particolare su quanto ha rilevato il collega Brutti. Domando
questo perché emergerebbe una sorta di tacito collegamento tra
Cordova e le organizzazioni mafiose, dal momento che lei
sostiene che abbia avuto un rapporto con un'impresa che aveva
alle proprie dipendenze un mafioso.
   Gradirei che il ministro ripetesse il giudizio esaltante
espresso la prima volta.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Ero un po' più ingenuo la prima volta!
  GIROLAMO TRIPODI. Credo non sia cambiato niente; la
situazione si è modificata soltanto a seguito dell'inchiesta
in base alla quale si è avviata l'indagine che ha coinvolto,
per motivi diversi, alcuni esponenti del suo partito, ministro
Martelli. Ritengo che i fatti siano quelli registrati, ossia
che in quella procura siano state svolte importanti indagini
sulla mafia: fatti evidenti ed emblematici di una lotta vera e
dura contro il fenomeno mafioso.
   Lei, ministro Martelli, ha parlato di violazione del
segreto istruttorio. Vorremmo conoscere i motivi del fenomeno
di lassismo e le modalità di violazione del segreto
istruttorio da lei sostenuto a fronte di una notevole attività
di contrapposizione alla mafia svolta in provincia di Reggio
Calabria, svolta da quella sede giudiziaria. Vorrei ricordare
che sulle due questioni si è già svolta un'indagine, conclusa
con l'archiviazione.
   Il giudice Cordova è stato quello che ha arrestato e ha
fatto condannare Macrì. E' necessario un chiarimento,
altrimenti verrebbero poste ombre molto gravi. Anche per
quanto riguarda il colloquio avuto con lei il 9 gennaio vorrei
ricordare che molti magistrati hanno contestato la scelta
relativa alla superprocura; l'ha fatto anche l'associazione
nazionale magistrati.
  LUIGI ROSSI. A nome del gruppo della lega nord, desidero
ricordare che il professor Miglio è stato eletto come
indipendente e che quindi tutte le dichiarazioni da lui rese
lo impegnano personalmente. La linea politica del gruppo, come
è noto, viene espressa dall'onorevole Bossi, che è il
segretario federale del movimento.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Prendo atto con molta soddisfazione di questa dichiarazione.
  LUIGI ROSSI. Signor ministro, nella mia qualità di
giornalista, desidero richiamarmi alle sue dichiarazioni in
merito alla libertà di stampa ed alla necessità di impedire
gli scoop.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Non ho detto questo.
  LUIGI ROSSI. Scoop che fossero...
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Violazioni di legge.
  LUIGI ROSSI. Sì, violazioni di legge. Desidero
sottolineare, come giornalista, che esistono leggi per cui
tali comportamenti dovrebbero essere definiti per rito
direttissimo in due mesi, mentre invece sono necessari tempi
lunghissimi. Pertanto, chi è diffamato e presenta una querela
deve attendere anche dieci anni.
   Richiamo l'attenzione del ministro su tale situazione, in
merito alla quale ho presentato un'interrogazione.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
La questione ci riguarda tutti, quali membri del Parlamento,
sia come diffamati sia, qualche volta, come diffamatori; ho
firmato, infatti, un certo numero di richieste di
                         Pag. 692
autorizzazione a procedere sul presupposto di un'indagine per
diffamazione. Mentre per tutti gli altri reati è ormai invalsa
la tendenza a concedere le autorizzazioni, nel caso in cui i
parlamentari siano autori di diffamazione si riscontra una
certa resistenza. Quindi, il Parlamento stesso finisce con il
costituire un ostacolo alla speditezza delle procedure.
  MARIO BORGHEZIO. Ritengo si debba assolutamente
escludere che il professor Miglio, senatore della Repubblica
eletto a Como e non a Palermo, possa essere ritenuto con
serietà, anche da un ministro in carica, come eventuale e
ipotizzabile sponda politica per un progetto separatista della
Sicilia.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Lo ha ipotizzato lui. Non è una mia idea.
  MARIO BORGHEZIO. Mi sento di poter fare questa
dichiarazione conoscendo il pensiero del professor Miglio e
non risultando queste ipotesi confermate da dichiarazioni
ufficiali né del professor Miglio stesso né del gruppo al
quale appartiene.
   Mi sembra che il ministro non abbia risposto in modo
specifico alla domanda da me posta a suo tempo, se cioè, alla
luce delle più recenti notizie relative all'inchiesta
giudiziaria di Milano e in base alle notizie che gli
provengono dai suoi uffici, egli possa escludere che le varie
fonti di finanziamento illegale ai partiti o alle correnti dei
partiti siano state nel recente passato o siano attualmente
inquinate dalla mafia.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Che io sappia, una simile contestazione non è stata mai
sollevata dai magistrati. Non posso che riferirmi a questi
dati di fatto.
  SALVATORE FRASCA. Ho posto una domanda al ministro
relativamente al tribunale di Castrovillari. Questo, insieme
alla procura, potrebbe costituire il soggetto per un libro
intitolato Storia di una giustizia, ovvero di
un'ingiustizia in provincia.
  PRESIDENTE. Aderendo alle indicazioni che sono emerse,
vorrei chiedere al ministro di precisare, al fine di evitare
elementi di dubbio, la questione relativa all'impresa di cui
si sarebbe avvalso il dottor Cordova, cui hanno fatto
riferimento il senatore Brutti e l'onorevole Tripodi. Sarebbe
opportuno chiarire se esistano elementi per ritenere che
quell'impresa fosse sospetta e se il ministro abbia deciso di
attivarsi in merito. La questione rischia di diventare un
elemento di non chiarezza, soprattutto con riferimento ai
mezzi di informazione.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Non svolgo attività di indagine, che sono affidate
all'ispettorato. Questo ha consegnato una relazione
preliminare, proprio per non lasciare in sospeso la questione
e trasmettere subito le prime notizie ed i frutti delle prime
ricognizioni. Se poi un magistrato dell'ispettorato torna a
Palmi per acquisire ulteriori elementi, ciò non significa che
è stata ordinata una nuova inchiesta. Ne è in corso una sola,
la quale allo stato non ha dato luogo a nessuna richiesta di
azioni disciplinari. Ciò significa che non ho riscontrato
elementi, neppure relativamente alla vicenda di cui si è
parlato, che giustificassero un'azione disciplinare.
  ROSARIO OLIVO. Riprendo la domanda già fatta dal
senatore Cutrera sull'Irpinia e sulle conclusioni della
Commissione parlamentare d'inchiesta inviate alle procure
interessate.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Le conclusioni della Commissione sono state trasmesse dal
                         Pag. 693
Parlamento. In proposito devo documentarmi; al momento, non
sono in grado di rispondere.
  SANTI RAPISARDA. Vorrei un chiarimento dal ministro per
quanto riguarda Catania.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Se non vado errato, è in corso un'inchiesta. Risponderò per
iscritto.
  SALVATORE FRASCA. Signor ministro, ricordo la situazione
di Castrovillari.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
E' già stata svolta un'ispezione ordinaria nel marzo scorso.
Dagli elementi che lei ha fornito, molto inquietanti, ricavo
l'impressione che le ispezioni ordinarie, come talvolta
capita, sono troppo ordinarie.
  PRESIDENTE. Possiamo chiedere al ministro di inviarci
una copia della relazione?
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Senz'altro.
  SALVATORE FRASCA. Una volta denunciai la scomparsa di
cento fascicoli processuali presso il tribunale di Reggio
Calabria. Fu dimostrato che la notizia era vera ma che
l'ispettore del ministero non l'aveva accertata perché andava
al cinematografo. Non vorrei che anche in questo caso fosse
successa la stessa cosa.
  CLAUDIO MARTELLI, Ministro di grazia e giustizia.
Respingo questa insinuazione.
  PRESIDENTE. Ringrazio il ministro per aver partecipato
all'audizione odierna e rivolgo a lui e a tutti i presenti
auguri di buon anno.
   Comunico che domani l'ufficio di presidenza avrà un
incontro con i giornalisti per informarli dell'attività svolta
nel corso di quest'anno.
La seduta termina alle 20,5.

 


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