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Wallace, Alfred Russel

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Alfred Russel WallaceAlfred Russel Wallace, naturalista inglese, nacque a Usk, nel Monmouthshire nel 1823. In condizioni economiche disagiate, fin dalla fanciullezza fu completamente autodidatta; iniziò la sua carriera professionale come maestro di scuola.

Nel 1842 intraprese, insieme all'entomologo H. W. Bates una spedizione nel bacino amazzonico. Qui poté compiere estese osservazioni sulla correlazione tra il grado di affinità di specie sistematicamente vicine e la loro distribuzione geografica, e sulla coincidenza tra le aree di diffusione delle unità tassonomiche (areali di taxa) degli animali terrestri ed i limiti fisici posti dal corso del Rio delle Amazzoni e dei suoi grandi affluenti. Già in questo periodo Wallace concepì probabilmente l'idea dell'evoluzione della specie.

Vistosi ridurre in cenere il risultato (collezioni, diari, appunti) dei quattro anni di lavoro in Amazzonia, nell'incendio della nave che trasportava il materiale in Inghilterra, Wallace intraprese nel 1854 una nuova spedizione, questa volta da solo, nell'arcipelago indo-malese. Qui, l'anno successivo, scrisse il saggio On the law wich has regulated the introduction of New species (sulla legge che ha regolato l'introduzione di nuove specie) che, pubblicato in Inghilterra, contribuì fortemente a scuotere le convinzioni anti-evoluzioniste di Lyell. In questo saggio Wallace espone le sue idee evoluzioniste, introducendo un fattore esplicativo del processo evolutivo sino allora mai considerato: la selezione naturale. In questo saggio viene stabilita la stretta analogia tra i fenomeni della distribuzione geografica degli organismi e i fenomeni della loro distribuzione geologica. Specie strettamente affini si trovano associate negli stessi strati e il passaggio da una specie all'altra sembra essere stato graduale nel tempo come nello spazio.

Wallace ne deduceva la seguente legge:

"Ogni specie ha iniziato la sua esistenza in coincidenza sia spaziale che temporale con una specie preesistente ad essa strettamente affine".

Scoprire come fosse avvenuta questa sostituzione era "il più difficile e al tempo stesso il più interessante problema della storia naturale della terra". Con sorprendente coincidenza, l'esistenza ed il ruolo di questo fattore fu suggerito a Wallace dalla stessa fonte, Saggio sul principio di popolazione (1798) di T. R. Malthus la cui lettura aveva già ispirato a Darwin i concetti di selezione naturale, lotta per l'esistenza e sopravvivenza del più adatto. L'invio allo stesso Darwin, nel 1858, del saggio On the Tendency of Varieties to depart Indefinitely from the original type (Sulla tendenza delle varietà ad allontanarsi indefinitamente dal tipo originario), decise questo a pubblicare le osservazioni che da più di vent'anni andava raccogliendo a favore dell'evoluzione e dei meccanismi con cui si attua. Darwin è stupefatto: pur senza usare il termine "selezione naturale" Wallace espone una teoria quasi identica alla sua. "Se Wallace avesse potuto disporre del manoscritto del mio abbozzo redatto nel 1842 non avrebbe potuto farne un riassunto migliore! Persino i termini che usa ora sono nei titoli dei miei capitoli" (Lettera a Charles Lyell del 18 giugno 1858).

Per iniziativa di Hooker e Lyell, il testo di Wallace, la lettera di Darwin al botanico americano Asa Gray e parte del saggio darwiniano del 1844 vengono comunicati contemporaneamente il 1 luglio 1858 alla Linnean Society di Londra, senza peraltro suscitare reazioni e interesse. Questa soluzione fu approvata da Wallace, con gran sollievo di Darwin che non voleva comportarsi scorrettamente (Lettera a Lyell del 25 giugno 1858) Tra il modesto raccoglitore Wallace ed il riservato Darwin non insorse del resto mai una vera e propria rincorsa alla rivendicazione di priorità.

L'ipotesi di Wallace (confermata dalla paleontologia contemporanea, che individua due generi ad andatura eretta - Australopithecus e Homo - conviventi per circa un milione di anni nella stessa area geografica) che l'andatura eretta sia stata acquisita prima dell'aumento delle dimensioni cerebrali, era in contrasto con quella di Darwin che l'utensile era stato al tempo steso causa e conseguenza dell'andatura eretta, man mano che gli ominidi avevano imparato a servirsi delle mani non per camminare ma per lavorare, in coincidenza con l'ampliamento del cervello.

Ma la differenza più significativa fu il rifiuto di Wallace di accettare la selezione sessuale (si mantenne sempre su posizioni iperevoluzioniste, e non accettò le conclusioni di Darwin che attribuisce determinate caratteristiche di maschi e femmine a meccanismi morfogenetici, relativamente indipendenti da condizioni ecologiche e fattori evolutivi) e, soprattutto, la convinzione che un'intelligenza superiore avesse predisposto lo sviluppo dell'intelligenza umana. Infatti nel 1864 Wallace pubblica sulla "Anthropological Review" l'importante saggio The origin of human races and the antiquity of man deduced from the theory of "natural selection". Wallace vi afferma che la selezione naturale cessò, ad un certo punto, di agire sul corpo dell'uomo: da quando l'uomo è diventato uomo, le sue caratteristiche fisiche hanno perso ogni valore per la sopravvivenza; questa è garantita da un fattore nuovo e sconvolgente, la mente, che rende l'uomo capace di esercitare sulla natura quello stesso potere a cui egli si è sottratto. Darwin ne fu colpito e sorpreso e quando Wallace giunse a concezioni spiritualiste sostenendo che l'evoluzione dell'uomo è guidata da intelligenze superiori ne fu sbalordito e costernato; scrisse a Wallace: "Spero che lei non abbia assassinato del tutto il suo e mio figlio".

Tornato in Inghilterra nel 1862, Wallace dedicò il resto della sua lunga vita all'attività di conferenziere e scrittore che, nell'ambito della sua esistenza sempre frugale e sempre economicamente incerta, erano quasi la sola fonte di sostentamento, oltre alla pensione governativa che Darwin e suoi amici si erano adoperati per assicurargli, ma che non garantiva a Wallace la possibilità di condurre una vita libera da preoccupazioni finanziarie. In questa ultima fase della sua esistenza completò la stesura del resoconto del lungo soggiorno nell'arcipelago malese e mise a punto altri studi soprattutto riguardanti le sue idee sulla biogeografia. Risultato di questi ultimi furono The geografical Distribution of Animals (La distribuzione geografica degli animali, 1876), Island Life (Vita dell'isola, 1880), Darwinism (1889). Significativo è anche il suo intervento sul dibattito susseguente alla scoperta di Schiaparelli dei canali di Marte. In particolare entrò in polemica con Lowell che aveva elaborato in proposito una fantasiosa teoria. Nel suo libro Is Mars habitable?, London 1907, dà una spiegazione puramente fisica dei canali di Marte, prodotti da "una contrazione della parte esterna, riscaldata, della crosta, su un interno freddo che perciò non si contrae". Questo studio si inserisce nell'ambito della tesi da tempo sviluppata da Wallace che vede l'uomo come unico esempio esistente nell'universo di intelligenza superiore in forma corporea e nei suoi studi della possibilità di vita extraterrestre. Tali tesi si trovano tradotte in italiano in alcuni scritti compresi nel volume, tradotto da G. Lo Forte, Il posto dell'uomo nell'universo, Milano-Palermo-Napoli 1906. Morì a Broadston, nel Dorset nel 1913.

Fonti:

  • Antonello La Vergata, La storia naturale e le classificazioni, Torino, 1988
  • Antonello La Vergata, Charles Darwin, Torino, 1988
  • Charles Darwin, Lettere 1825-1859, Milano 1999
  • Prefazione di S. J. Gould "Un dramma epistolare" in Charles Darwin, Lettere 1825-1859, Milano 1999
  • S. J. Gould, Premessa falsa, scienza vera, Milano 1987
  • S. J. Gould, Mente e supermente, Milano 1987
  • S. J. Gould, Geni sul cervello, Milano 1991
  • S. J. Gould, Guerra delle visioni del mondo, Milano 2004
  • John C. Greene, La morte di Adamo. L'evoluzionismo e la sua influenza sul pensiero occidentale, Milano 1971.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti, con la collaborazione di Catia Righi.


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