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Gian Battista Vico nacque a Napoli nel 1668.
Durante l'infanzia una frattura al cranio gli impedì di frequentare la scuola per tre anni e, nel 1681, abbandonò definitivamente gli studi regolari divenendo un autodidatta e dedicandosi alla grammatica, alla logica e alla giurisprudenza.
Dal 1689 al '95 fu a Vatolla come precettore del marchese Rocca di Vatolla, continuò a studiare assiduamente e, nel 1693, pubblicò la canzone "Affetti di un disperato", di ispirazione lucreziana.
Il 1699 fu per Vico un anno molto intenso e foriero di sviluppi futuri: vinse una cattedra di eloquenza all'Università di Napoli, aprì un studio di retorica privato, si sposò. Proprio le aperture degli anni accademici dell'Università di Napoli gli fornirono l'occasione di recitare le sei "Orazioni Inaugurali" in latino, che in seguito revisionò più volte.
Nel 1710 entrò in Arcadia, ma non ne abbracciò pienamente il petrarchismo imperante, orientandosi maggiormente verso una scrittura in qualche modo più vicina ad un certo purismo arcaicizzante, tipico della cultura napoletana dell'epoca, unito ad un fortissimo senso del passato.
Nel 1725 pubblica in compendio (nell'impossibilità di pagare un'edizione completa) la "Scienza Nuova", lo scritto della sua piena maturità. Nella "Scienza Nuova" (che in seguito verrà conosciuta anche al nord Italia e di cui lo Herder tesserà le lodi) Vico elesse la storia a unica conoscenza oggettiva accessibile all'uomo in quanto artefice del suo operare.
Negli stessi anni Vico scrisse la sua "Autobiografia". In seguito, nel 1735, divenne storiografo regio e nel luglio del '44 riuscì a far pubblicare per intero la "Scienza Nuova".
Morì nel gennaio dello stesso anno.
Note biografiche a cura di Maria Agostinelli.
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