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Pietro Verri nacque a Milano nel 1728 da una famiglia nobile, piuttosto retriva e conservatrice.
Passò la sua infanzia e la sua adolescenza in vari istituti religiosi finché, nel 1749, non ebbe i primi impeti di ribellione nei confronti dell'ambiente nel quale era cresciuto.
In questo periodo si innamorò della duchessa Serbelloni (insieme alla quale tradusse delle opere teatrali di Destouches), lesse alcune poesie presso l'Accademia dei Trasformati e studiò filosofi inglesi e francesi contemporanei.
Contrariato dalla decisione del padre di fargli intraprendere gli studi giuridici, nel '59 partì come volontario per la Guerra dei Sette Anni ma, non riuscendo a sopportare l'ambiente militare, si congedò l'anno dopo. Sempre nel 1760 scrisse il saggio "Gli elementi del commercio".
Tornato a Milano, insieme con il fratello Alessandro, Paolo Frisi, Cesare Beccaria, Il Carli ed il Secchi, fondò un'accademia, la Società dei Pugni, che per due anni, dal 1764 al 1766, redasse la rivista Il Caffè, un periodico di stampo illuministico tra i più vivaci ed innovativi dell'ambiente milanese. Fu questo un periodo fervido lavoro per il Verri, il quale si dedicò sia alla redazione degli articoli per Il Caffè, sia alla composizione di opere varie, tra cui "Il Discorso sulla felicità" (1763).
Nel '66, a causa di dissensi col Beccaria e del trasferimento a Roma del fratello Alessandro, il gruppo della rivista si sciolse ed il Verri cominciò a lavorare per l'amministrazione austriaca, un lavoro che non lo gratificò né da un punto di vista personale, né da un punto di vista ideale, anche se , proprio in questo periodo, riprese a scrivere moltissimo.
Nel 1785 si ruppe l'amicizia col fratello e nell''86 andò in pensione.
Lo scoppio della Rivoluzione francese riaccese in lui le speranze e l'invasione napoleonica lo portò a ricoprire cariche nella Municipalità provvisoria, nonostante il suo atteggiamento poco incline al giacobinismo.
Morì nel 1797.
Note biografiche a cura di Maria Agostinelli.
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