da "Vita dei campi" (1880)
La Lupa
Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna - e pure non era più
giovane - era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due
occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano.
Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai - di
nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia,
con quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro
figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava
dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati
davanti all'altare di Santa Agrippina. Per fortuna la Lupa non veniva mai in
chiesa, né a Pasqua, né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi. - Padre
Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l'anima per lei.
Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché era
figlia della Lupa, e nessuno l'avrebbe tolta in moglie, sebbene ci avesse la sua
bella roba nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del
villaggio.
Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e
mieteva il fieno con lei nelle chiuse del notaro; ma proprio quello che si dice
innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno del corpetto, e provare,
fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla
pianura. Ma lui seguitava a mietere tranquillamente, col naso sui manipoli, e le diceva: -
O che avete, gnà Pina? - Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il volo dei
grilli, quando il sole batteva a piombo, la Lupa, affastellava manipoli su
manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita,
senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni, che
mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando: - Che volete, gnà Pina? -
Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell'aia, stanchi
dalla lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: - Te voglio! Te
che sei bello come il sole, e dolce come il miele. Voglio te!
- Ed io invece voglio vostra figlia, che è zitella - rispose Nanni ridendo.
La Lupa si cacciò le mani nei capelli, grattandosi le tempie senza dir
parola, e se ne andò; né più comparve nell'aia. Ma in ottobre rivide Nanni, al tempo
che cavavano l'olio, perché egli lavorava accanto alla sua casa, e lo scricchiolio del
torchio non la faceva dormire tutta notte.
- Prendi il sacco delle olive, - disse alla figliuola, - e vieni -.
Nanni spingeva con la pala le olive sotto la macina, e gridava - Ohi! - alla
mula perché non si arrestasse. - La vuoi mia figlia Maricchia? - gli domandò la gnà
Pina. - Cosa gli date a vostra figlia Maricchia? - rispose Nanni. - Essa ha la roba di suo
padre, e dippiù io le do la mia casa; a me mi basterà che mi lasciate un cantuccio nella
cucina, per stendervi un po' di pagliericcio. - Se è così se ne può parlare a Natale -
disse Nanni. Nanni era tutto unto e sudicio dell'olio e delle olive messe a fermentare, e
Maricchia non lo voleva a nessun patto; ma sua madre l'afferrò pe' capelli, davanti al
focolare, e le disse co' denti stretti: - Se non lo pigli, ti ammazzo! -
La Lupa era quasi malata, e la gente andava dicendo che il diavolo
quando invecchia si fa eremita. Non andava più di qua e di là; non si metteva più
sull'uscio, con quegli occhi da spiritata. Suo genero, quando ella glieli piantava in
faccia, quegli occhi, si metteva a ridere, e cavava fuori l'abitino della Madonna per
segnarsi. Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi,
a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo, a sarchiare, a zappare, a governare le
bestie, a potare le viti, fosse stato greco e levante di gennaio, oppure scirocco di
agosto, allorquando i muli lasciavano cader la testa penzoloni, e gli uomini dormivano
bocconi a ridosso del muro a tramontana. In quell'ora fra vespero e nona, in cui non ne va
in volta femmina buona, la gnà Pina era la sola anima viva che si vedesse errare per la
campagna, sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie riarse dei campi immensi, che
si perdevano nell'afa, lontan lontano, verso l'Etna nebbioso, dove il cielo si aggravava
sull'orizzonte.
- Svegliati! - disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto
alla siepe polverosa, col capo fra le braccia. - Svegliati, ché ti ho portato il vino per
rinfrescarti la gola -.
Nanni spalancò gli occhi imbambolati, tra veglia e sonno, trovandosela
dinanzi ritta, pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese
brancolando le mani.
- No! non ne va in volta femmina buona nell'ora fra vespero e nona! -
singhiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro l'erba secca del fossato, in fondo in
fondo, colle unghie nei capelli. - Andatevene! andatevene! non ci venite più nell'aia! -
Ella se ne andava infatti, la Lupa, riannodando le trecce superbe,
guardando fisso dinanzi ai suoi passi nelle stoppie calde, cogli occhi neri come il
carbone.
Ma nell'aia ci tornò delle altre volte, e Nanni non le disse nulla. Quando
tardava a venire anzi, nell'ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla
viottola bianca e deserta, col sudore sulla fronte - e dopo si cacciava le mani nei
capelli, e le ripeteva ogni volta: - Andatevene! andatevene! Non ci tornate più nell'aia!
-
Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli
occhi ardenti di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch'essa, allorché la
vedeva tornare da' campi pallida e muta ogni volta. - Scellerata! - le diceva. - Mamma
scellerata!
- Taci!
- Ladra! ladra!
- Taci!
- Andrò dal brigadiere, andrò!
- Vacci!
E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare
una lagrima, come una pazza, perché adesso l'amava anche lei quel marito che le avevano
dato per forza, unto e sudicio delle olive messe a fermentare.
Il brigadiere fece chiamare Nanni; lo minacciò sin della galera e della
forca. Nanni si diede a singhiozzare ed a strapparsi i capelli; non negò nulla, non
tentò di scolparsi. - È la tentazione! - diceva; - è la tentazione dell'inferno! - Si
buttò ai piedi del brigadiere supplicandolo di mandarlo in galera.
- Per carità, signor brigadiere, levatemi da questo inferno! Fatemi
ammazzare, mandatemi in prigione! non me la lasciate veder più, mai! mai!
- No! - rispose invece la Lupa al brigadiere - Io mi son riserbato un
cantuccio della cucina per dormirvi, quando gli ho data la mia casa in dote. La casa è
mia; non voglio andarmene.
Poco dopo, Nanni s'ebbe nel petto un calcio dal mulo, e fu per morire; ma il
parroco ricusò di portargli il Signore se la Lupa non usciva di casa. La Lupa
se ne andò, e suo genero allora si poté preparare ad andarsene anche lui da buon
cristiano; si confessò e comunicò con tali segni di pentimento e di contrizione che
tutti i vicini e i curiosi piangevano davanti al letto del moribondo. E meglio sarebbe
stato per lui che fosse morto in quel giorno, prima che il diavolo tornasse a tentarlo e a
ficcarglisi nell'anima e nel corpo quando fu guarito. - Lasciatemi stare! - diceva alla Lupa
- Per carità, lasciatemi in pace! Io ho visto la morte cogli occhi! La povera Maricchia
non fa che disperarsi. Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo è meglio per voi e
per me... -
Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa,
che quando gli si ficcavano ne' suoi gli facevano perdere l'anima ed il corpo. Non sapeva
più che fare per svincolarsi dall'incantesimo. Pagò delle messe alle anime del
Purgatorio, e andò a chiedere aiuto al parroco e al brigadiere. A Pasqua andò a
confessarsi, e fece pubblicamente sei palmi di lingua a strasciconi sui ciottoli del
sacrato innanzi alla chiesa, in penitenza - e poi, come la Lupa tornava a tentarlo:
- Sentite! - le disse, - non ci venite più nell'aia, perché se tornate a
cercarmi, com'è vero Iddio, vi ammazzo!
- Ammazzami, - rispose la Lupa, - ché non me ne importa; ma senza di
te non voglio starci -.
Ei come la scorse da lontano, in mezzo a' seminati verdi, lasciò di zappare
la vigna, e andò a staccare la scure dall'olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e
stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non
chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri
rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. - Ah! malanno all'anima vostra! - balbettò
Nanni.
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