da "Racconti e bozzetti" (1880-1922)
Casamicciola
Quando giunse la notizia del disastro che aveva colpito Ischia mi parve di
rivedere l'isoletta, quale mi era sfilata dinanzi agli occhi attraverso gli alberi del
battello a vapore, in una bella sera d'autunno.
La mensa era ancora apparecchiata sul ponte, e gli ultimi raggi del sole
indoravano il marsala nei bicchieri. Dei viaggiatori alcuni s'erano già levati, e
passeggiavano su e giù. Altri, coi gomiti sulla tovaglia, guardavano l'immensa distesa di
mare che imbruniva sotto i caldi colori del tramonto su cui Ischia stampavasi verde e
molle, e dove la riva s'insenava come una coppa. Casamicciola, bianca, sembrava posare su
di un cuscino di verdura.
A tavola due che tornavano dal Giappone discorrevano di seme di bachi. Una
coppia misteriosa era andata a rannicchiarsi a ridosso del tubo del vapore. Un giovane che
non aveva mangiato quasi, e stava seduto in un canto, pallido, col bavero del paletò
rialzato, guardava l'isoletta con occhi pensierosi e lenti, in fondo alle occhiaie
incavate.
Tutt'a un tratto sul profilo dell'isola che spiccava dalla luce diffusa del
crepuscolo, apparve netto e distinto un fabbricato, quasi sorgesse d'incanto, e l'ultimo
raggio di sole scintillò sui vetri, come l'accendesse.
Quel dettaglio del paesaggio che si animava all'improvviso apparve così
chiaro e luminoso come se si fosse avvicinato d'un tratto.
Tutti si volsero ad ammirare lo spettacolo, e i negozianti di cartoni
giapponesi tacquero un momento. Soltanto la coppia ch'era andata a nascondersi dietro il
fumajuolo non si mosse, e gli occhi del giovane pallido che teneva il bavero rialzato non
si animarono neppure.
Così succede ogni dì; e due sole preoccupazioni bastano per sé stesse,
l'amore e la malattia, l'origine e la fine della vita. Quasi cotesta riflessione fosse
venuta istintivamente a tutti in quel momento, si cominciò a parlare dell'azione benefica
che hanno le acque e l'aria di Casamicciola, e dei malati che vanno a cercarvi la salute o
la speranza. Invece il giovane dal paletò, pensava probabilmente, come si fa delle cose
che si desiderano, alle gioie tranquille e ignote che dovevano esserci in quell'isoletta
verde, fra quelle casette bianche, dietro quei vetri scintillanti. E quando i vetri si
spensero, e la casa si dileguò ad un tratto quasi al mutare di una lanterna magica, e i
contorni dell'isoletta sfumarono nel mare livido, il suo volto si offuscò.
Adesso quella casetta bianca è forse distrutta, e degli occhi senza lagrime e
senza sorriso ne contemplano le rovine, dalle occhiaie incavate, su dei visi pallidi.
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