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Giuseppe Vannicola nacque il 18 novembre 1876 a Montegiorgio (Ascoli Piceno). Frequentò a Roma l'Accademia di Santa Cecilia e a Napoli il Conservatorio di S. Pietro a Majella. Si trasferì poi a Parigi; in un famoso dipinto di Lionello Balestrieri, Beethoven, Vannicola è raffigurato mentre esegue la «Sonata a Kreutzer»; è questa la testimonianza più significativa che rimane del suo periodo francese e della sua virtuosità come violinista.
Colto da crisi mistica, tra il 1899 e il 1900 si rifugia nell'Abbazia di Montecassino con l'intenzione di prendere i voti, ma tale proposito non permane a lungo e contrasta certamente con una insopprimibile nostalgia del mondo. Si trasferisce come primo violinista della Scala a Milano dove, tra l'altro, conosce Marinetti che di lui ricorderà: «Spesso deliziava le pause delle nostre notti consacrate allo spiritismo con delle inebrianti cavate del suo magistrale violino». Nel 1904 è a Firenze con la compagna Olga de Lichnizki, con la quale fonda la «Revue du Nord» (1904-1907); vi collaborano Papini, Prezzolini e Giovanni Amendola.
Collabora in questo periodo a diverse pubblicazioni tra le quali: «L'Alba», «Il Regno», «Leonardo», «Poesia», «La Voce», «Lacerba», «Il Mattino».
Si sposta quindi a Roma dove abbandona definitivamente il violino, anche a causa delle sue peggiorate condizioni di salute: una tremenda artrite deformante condizionerà d'ora in avanti la sua attività e anche la sua figura. Tra il 1906 e il 1907 fonda e dirige la rivista «Prose», dove compaiono ancora Prezzolini, Papini ed Amendola. Durante la sua permanenza a Roma frequenta il gruppo riunitosi attorno a Corazzini e diviene amico di André Gide. Dopo la separazione dalla Lichnizki, la sua salute peggiora ulteriormente e, sempre più dedito all'alcool, viene a trovarsi in condizioni di estrema povertà. Alberto Viviani lo ricorda in questo periodo come «un giovane di trentasei anni con i capelli tutti bianchi, curvo e incerto nel passo, impossibilitato a stendersi sul letto, condannato a non poter dormire. Pareva un vecchio di settanta anni». In condizioni economiche e di salute sempre peggiori si trasferisce a Capri dove muore il 10 agosto 1915.
Opere:
- Trittico della Vergine (1901)
- Sonata Patetica (1904)
- De profundis clamavi ad te (1905)
- Da un velo (1905)
- Corde della grande lira (1906)
- Kundry (1907)
- Distacco (1908)
- Elsa l'abbandonata (1909)
- Arte d'eccezione (1911)
- Il veleno (uscito a Firenze, presso la casa editrice Baldoni & C. nel 1912 come primo numero della raccolta «Prose»).
Fonti:
- Ferdinando Gerra, Musica, letteratura e mistica nel dramma di vita di Giuseppe Vannicola, Roma, Bardi, 1978.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti.
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