6.2 Metodologia

La raccolta dei dati necessari all'indagine è stata da noi effettuata tramite la partecipazione alle mailing lists citate, adattando al medium usato le tecniche di osservazione partecipata.

Nella loro forma "tradizionale", perfezionata negli studi di comunità e nelle ricerche antropologiche [Guidicini 1987 21-22 e 27-28; Bernardi 1991, 129 ss.], tali tecniche prevedono che ci si rechi corporeamente nei luoghi di svolgimento delle interazioni fra le persone per osservarle direttamente e cogliere le dinamiche interattive così come quotidianamente si svolgono. A tal fine un periodo di "assestamento" è di norma necessario, sia all'osservatore per orientarsi nella realtà da lui studiata sia al gruppo studiato per far sì che la presenza dell'osservatore non sia percepita come un elemento di disturbo che potrebbe modificare la sostanza delle relazioni comunicative studiate. Questo è tanto più vero quanto maggiore è la distanza culturale tra l'osservatore e il gruppo osservato, ed è quindi un fenomeno ben conosciuto soprattutto dagli antropologi culturali. Tale fenomeno è accentuato per chi cerca di inserirsi in gruppi già precedentemente costituiti, che hanno già una loro storia e un proprio "dato per scontato" (cioè una forma minimale di cultura propria). L'osservazione, partecipante o esterna che sia, produce in tali casi <<effetti di intervento>>, cioè <<modificazioni nella situazione studiata, così che questa, sia nel momento stesso in cui la si osserva, sia successivamente, non può più dirsi la stessa di quella precedente all'intervento del ricercatore>> [Crespi 1985, 351]. L'arrivo di estranei in gruppi già costituiti è perciò in ogni caso fonte di perturbazione della struttura del gruppo: il modo in cui tale perturbazione viene compensata (secondo un continuum di atteggiamenti che può andare dall'esclusione del nuovo arrivato alla sua piena integrazione), dipende da una serie di fattori che possiamo riassumere nella forma di un ideale scala di maggiore o minore apertura del gruppo in questione. L'apertura (o chiusura) come sono qui intese non significano assenza o presenza di confini tout court, ma si riferiscono alla permeabilità strutturalmente fondata di confini (cioè prevista dalle norme e aspettative "statutarie" effettivamente operative nel gruppo, che di solito consistono di un mix di origine formale e informale) che comunque esistono sempre [1] . In questo senso, come nei gruppi di interazione faccia a faccia, anche nei gruppi che si costituiscono per via telematica si può riscontare, a seconda dei casi, un maggiore o minore grado di chiusura/apertura.

Riguardo alla partecipazione ai gruppi di discussione che si formano tramite mailing lists, si possono configurare schematicamente tre casi, in una scala di crescente apertura:

  1. la partecipazione può essere riservata a persone precise (minima apertura), che formano veri e propri gruppi chiusi di utenti;
  2. a precise tipologie di persone (medici, programmatori ecc.);
  3. o infine a tutti coloro che lo desiderino, posto che rispettino alcune regole molto generali di etichetta (massima apertura).

Anticipiamo subito che il gruppo da noi studiato appartiene alla terza categoria.

L'altro indice principale del grado di apertura di una lista è dato dalla presenza o meno dei moderatori, ovvero di quelle persone che fanno da filtro tra i partecipanti e la lista stessa. Quando esiste, di norma non è possibile scavalcare questo filtro, perché è implementato direttamente nella configurazione del software che gestisce la lista stessa, il quale non accetta interventi che non provengano dall'indirizzo del moderatore. In questo caso gli interventi dei partecipanti non finiscono direttamente sulla lista, ma passano prima al vaglio del moderatore, che si incarica di eliminare quelli non pertinenti e sintetizzare quelli pertinenti. In altri casi il moderatore ha una funzione meno rigida: non filtra gli interventi ma si occupa solo di intervenire per esortare a mantenere gli interventi in tema, stimolare un alto livello della discussione, riprendere i partecipanti scorretti (al limite escluderli dalla lista) e fungere da punto di riferimento per eventuali problemi anche tecnici e da arbitro nelle controversie per evitare che degenerino in polemiche, sviando il gruppo dalle sue finalità o disturbando gli altri partecipanti [2] [Krol 1994, 128].

Un'altra figura, simile a quella del moderatore e sempre presente in una mailing list, è quella del list-owner [3] (proprietario della lista), il quale può essere un ente gestore (come ad esempio il CINECA nel caso di PIAZZA), un gruppo, o una singola persona (come nel caso di PLAZA) che ha creato la lista e si occupa della sua manutenzione, di eventuali problemi nonché di vigilare sul corretto comportamento dei partecipanti, senza per questo fungere da filtro o avere alcuna incombenza per quello che riguarda la guida della discussione.

Nel nostro caso l'osservazione è stata facilitata da due fattori:

  1. abbiamo partecipato, fin dalla loro nascita, ai gruppi che si sono formati intorno alle liste. Eravamo (e siamo ancora) loro normali componenti. Questo ci ha permesso di essere percepiti come parte del gruppo e non come "osservatori esterni", il che non ha reso necessario quel periodo di aggiustamento reciproco di cui abbiamo parlato sopra;
  2. i due gruppi in questione erano caratterizzati da un elevato grado di apertura: accettavano qualunque iscrizione e non prevedevano la figura del moderatore, ma solo quella del list-owner.

  3. [1] I confini non vanno perciò intesi come barriere, ma come filtri regolatori degli scambi tra l'esterno e l'interno di un sistema di interazione. Torna Su
    [2] Nel caso si accendano polemiche fra utenti (dette in gergo flames, fiammate), per evitare che queste si allarghino fino a coinvolgere tutto il gruppo, esistono due regole basilari: la prima è quella di non rispondere alle provocazioni, né di ergersi a paladino di chi eventualmente si ritiene sia stato offeso. Questo spetta infatti al moderatore. La seconda è quella di invitare chi proprio non possa fare a meno di continuare una polemica personale ad usare i propri indirizzi di posta elettronica personali, in modo da non coinvolgere la lista. Nel caso le raccomandazioni non vengano accolte, il moderatore può, previo avvertimento, escludere i recidivi dalla lista. Torna Su
    [3] Quando è presente un moderatore, di norma esso è anche il list-owner. Torna Su