4.3 Le reti in Italia prima di Internet

Le prime reti italiane compaiono nelle grandi organizzazioni, pubbliche e private. Composta da circa 2000 terminali, la rete ATENA del Ministero delle Finanze fu una delle prime. Programmata agli inizi degli anni settanta per razionalizzare i controlli fiscali, la sua realizzazione rimase però bloccata a lungo da ritardi e malfunzionamenti. Tra le altre, si annoverano il sistema di prenotazione dell'ALITALIA, le reti delle Ferrovie dello Stato e alcune reti bancarie. Nel 1983 in Italia ci sono 200 reti private con più di 50 terminali e una decina con più di 1000. Altre reti nascono all'interno dell'università e di grandi industrie. La parte del leone la fanno però le banche, in particolare la Banca Commerciale, la Banca Nazionale del Lavoro e il Banco di Roma, che da sole hanno il 48% dei terminali installati in Italia, contro una media del 30-35% nel mercato mondiale [Gambaro 1988, 188]. Si tratta in tutti i casi di reti ad uso interno delle organizzazioni che le posseggono o gestiscono, chiuse perciò a qualsiasi tipo di utenza esterna.

La situazione cambia lentamente durante tutti gli anni ottanta, che vedono la creazione delle prime reti ad accesso pubblico e la iniziale diffusione delle reti a intelligenza distribuita basate su LAN Ethernet e Token Ring.
Nel 1982 viene attivata HEPNET, rete dedicata alla fisica delle alte energie, con poche decine di nodi. Nel 1983 appare a Roma (Centro Ricerche IBM) il primo nodo italiano di BITNET, seguito l'anno dopo dal nodo di Pisa (al CNUCE). Entrambe le reti sono riservate all'ambiente della ricerca universitaria.
Nel 1986 entra in funzione ITAPAC, una rete a commutazione di pacchetto gestita dalla SIP. Collegata tramite EURONET ad altre reti analoghe in Europa e via satellite con gli Stati Uniti, ITAPAC permette ai suoi abbonati di consultare banche dati che forniscono servizi raggiungibili, direttamente o indirettamente, tramite la rete stessa [Celentano 1987, 103]. Nello stesso anno va poi a regime un altro servizio offerto dalla SIP, il VIDEOTEL [Masini 1986; Banaudi 1994, 197 ss.; Bettetini e Colombo 1994, 146 ss.]. Sperimentato in Italia a partire dal 1981, Videotel si propone come servizio telematico disegnato per l'utilizzo da parte di un'utenza sia domestica che affari, un primo tentativo di "popolarizzare" la telematica. Come nel caso di Itapac, anche se con un'infrastruttura tecnologicamente più semplice, la SIP si limitava a fornire i supporti tecnico-logistici del servizio, lasciando ad altri soggetti, i cosiddetti Fornitori di Informazione (F.I.), il compito di fornire, di norma a pagamento, i contenuti del servizio. Videotel incontrerà però uno scarso successo, sia in assoluto che rispetto a precedenti esperienze analoghe a cui si era ispirato (il Minitel francese soprattutto). Verso la fine degli anni ottanta, le reti pubbliche venivano soprattutto utilizzate per la consultazione di banche dati, situate sia in Italia che all'estero. Tra le banche dati italiane consultate più di frequente vi erano ITALGIURE (Corte di Cassazione), quelle bancarie e quelle di dati tecnici e scientifici dell'ESA (European Space Agency) di Frascati.

Se si fa un confronto con altre nazioni europee, in particolare Inghilterra, Francia e Germania, la situazione della telematica italiana appariva comunque in quegli anni piuttosto arretrata e confusa. Dal punto di vista politico-amministrativo, erano ambiguità e incompetenza, o addirittura totale indifferenza, (salvo alcune "isole felici", in particolare in ambito universitario) che caratterizzavano l'approccio nei confronti delle nuove tecnologie dell'informazione e della telecomunicazione. Mancavano soprattutto una pianificazione coordinata degli obiettivi, un controllo del loro raggiungimento e uno sforzo conoscitivo di come le nuove tecnologie potessero influenzare l'apparato economico e l'evoluzione della società, cose di cui altre nazioni si erano di solito meglio occupate [esemplare il caso dell'Austria, sul quale vedi Gambaro 1988, 293-308; Leontief 1982]. A ciò si sommava la scarsa diffusione nella popolazione della conoscenza di base necessaria all'utilizzo di servizi telematici. C'era inoltre un'ancora scarsa capacità di comprendere la potenziale domanda dell'utenza, in stretta connessione con quanto accadeva per i primi home e personal computers [Donati e altri 1989]. In particolare la telematica era vista come un mercato riservato ad alcune categorie di utenti professionali (lo stesso Videotel era inizialmente stato pensato in questi termini, anche se poi la SIP lo aveva attuato diversamente, sperando di ripetere il successo del Minitel francese). I servizi scontavano una certa rigidezza e formalità nell'approccio (che il Videotel solo in parte riesce a superare) non solo per questioni tecnologiche (interfacce a carattere poco "user friendly", quando non del tutto criptiche, come nel caso di Itapac), ma soprattutto per quelle burocratiche: un'eccessiva macchinosità, e spesso anche costo, richiesta per diventare utente del servizio, unite spesso a una scarsa protezione degli accessi, che aveva procurato danni economici a molte aziende. Scoraggiati gli utenti "generici" che avrebbero potuto accedere alle reti come privati cittadini, le prime reti italiane ad accesso pubblico o restano territorio quasi del tutto esclusivo di utenza professionale (Itapac) o comunque non attirano in pratica più nuovi utenti (Videotel, che nel Giugno 1993 contava appena 180.450 utenti e un tasso di crescita praticamente nullo, contro gli oltre 6 milioni del Minitel francese).

La svolta più importante per la diffusione della telematica nel nostro paese al di fuori di utenze professionali o elitarie, si ha però con la comparsa in Italia di Bulletin Board Systems (BBS) [1] facenti parte della rete FIDONET. Nata nel 1980 negli Stati Uniti dall'iniziativa di semplici amatori di informatica, su base del tutto volontaria e hobbistica, nel giro di pochi anni tale rete si diffonderà anche al di fuori degli Usa. Il nome della rete deriva da quello del primo software ("Fido", appunto) usato per lo scambio della posta personale ("Matrix") tra i vari nodi della rete, realizzato da Tom Jennings. Nel 1987, Jeff Rush introduce il primo software che permette l'"echomail", ovvero la possibilità di far circolare nella rete "aree di discussione" ("aree echo" o "conferenze") [2] . Di fatto, proprio la possibilità di far circolare anche in tutto il mondo posta e aree di discussione fa di FIDONET una rete. Agganciata per la prima volta in Italia nel 1983 da un appassionato radioamatore di Potenza, Giorgio Rutigliano, FIDONET sfrutta per i collegamenti tra utente e nodo e tra nodo e nodo le normali linee telefoniche. Posta e conferenze sono fatte circolare tramite un processo di instradamento dei messaggi a più stadi, che permette di mantenere bassi i costi telefonici di trasmissione della posta da un punto all'altro della rete [Banaudi 1994, 112-113 e 149 ss.; Stajano 1992].

Oltre a tutti i suoi meriti intrinseci dovuti al fatto di essere un mezzo comunicativo a basso costo e diffusione pressoché mondiale, l'importanza di FIDONET è quella di essere stata il maggior veicolo di socializzazione della telematica in Italia al di fuori degli ambienti specialistici (cioè sostanzialmente al di fuori dell'università, della pubblica amministrazione e delle grandi aziende), preparando il terreno alla successiva fase espansiva basata sulla rete Internet, di cui parleremo diffusamente a partire dal prossimo paragrafo. Le caratteristiche di FIDONET che hanno contribuito alla diffusione della telematica si possono riassumere in due punti:

  1. Basse soglie di accesso, sia dal punto di vista tecnico (per chi sa già usare il computer però) che soprattutto economico (l'accesso è infatti assolutamente gratuito e ci si può iscrivere direttamente on-line, lasciando alcuni dati personali). L'interfaccia è piuttosto semplice e di norma fornita di help in linea. Resta comunque il fatto che di solito il primo contatto con la rete avviene tramite conoscenti informali (in genere amici appassionati di informatica), della cui esperienza si può usufruire per i primi passi. In seguito, informazione su FIDONET è stata data anche da riviste di informatica [a proposito vedi Giustozzi 1986; Pillon 1994; Cammarata 1994]. Si ampliava così il numero dei possibili utenti, restando però sempre tra chi già si interessava di computer per altri motivi. Anche la scuola ha cominciato recentemente ad accorgersi di queste realtà e a usarle (vedi ad esempio i progetti KIDLINK e SCUOLA.ITA citati da Banaudi [1994, 175 e 178]);
  2. alto livello di informalità nel rapporto gestori-utenti. Le origini amatoriali della rete, l'assenza di fini di lucro, la sostanziale autonomia regolativa (solo recentemente il diritto ha cominciato ad occuparsi intensamente di telematica) e il fatto che il suo scopo principale fosse quello di far circolare le discussioni tra utenti, non solo consentivano ma richiedevano l'instaurarsi di rapporti di tipo informale. Soprattutto nei primi tempi (ma anche oggi) non era infrequente che utenti e gestori del sistema (detti in gergo "Sysops", da System Operators) collaborassero del tutto informalmente per risolvere problemi comuni di configurazione e connessione. Spesso i Sysops si recavano perfino a casa degli utenti per risolvere i loro problemi sul posto.

[1] Un BBS è un'interfaccia di comunicazione tra utenti di computers diversi, basato su software spesso gratuito o comunque di basso costo e che può funzionare su normalissimi personal computers, il quale permette a utenti remoti di accedere a un computer locale per prelevare o depositare posta e files o eseguire programmi. Torna Su
[2] Si trattava di un'imitazione dell'idea che stava alla base di un'altra rete sorta pochi anni prima in ambito universitario, USENET, per la quale rimandiamo al capitolo successivo. Torna Su