2.2 Dalla percezione alla comunicazione

Secondo la biologia contemporanea, gli organismi si individuano mediante un'interruzione operativa dei contatti diretti con l'ambiente [Maturana e Varela 1987]. Una cosa simile accade per la conoscenza rispetto al mondo dei fatti da conoscere e per la comunicazione rispetto a chi comunica, come ipotizzano alcuni degli esiti della riflessione filosofica e scientifica [AA.VV. 1993]. E non solo quelli attuali: si pensi ad esempio agli esiti paradossalmente non empirici dell'empirismo in Berkeley e Hume [Adorno e altri 1984, 334-366]. Proprio a partire da tale interruzione, che genera sistemi, ha un qualche senso parlare di temi come la percezione o la comunicazione, che non potrebbero certo essere riferiti a una "totalità indistinta" per la quale il problema non potrebbe nemmeno essere posto, in quanto mancherebbe prima di tutto qualcuno di distinto in grado di porselo.

Problemi

L'assunzione dell'interruzione operativa del contatto tra sistema e ambiente, pone problemi simili a quelli che scaturiscono dall'assunzione di una separazione ontologica tra soggetto e oggetto.

Da una parte le teorie della conoscenza si chiedono: come può avvenire la percezione se non ci può essere contatto fra soggetto e oggetto? Dall'altra le teorie della comunicazione, ereditando da quelle della percezione gli schematismi soggetto-oggetto o sistema-ambiente nella particolare forma doppia (perché reciproca) della distinzione fra sorgente e destinatario, ereditano anche un problema simile a quello della percezione e si chiedono: come è possibile la comunicazione se non ci può essere un passaggio diretto di informazioni tra sorgente e destinatario?

Soluzioni

Come per il problema della percezione, anche per il problema della comunicazione sono state proposte due soluzioni, rinvenibili in varie forme in tutte le culture umane, e che periodicamente si ripresentano in una continua oscillazione tra l'una e l'altra.

Nel caso della percezione, la prima soluzione ne attribuisce la causa a una sostanza esterna (substratum) indipendente dal soggetto che percepisce, la quale si "imprimerebbe" sui suoi sensi e sul suo intelletto; la seconda soluzione, derivata dalla scepsi argomentativa della precedente, nega in modo convincente che si possa giungere a dimostrare per via empirica o per via deduttiva l'esistenza di sostanze esterne escludendo altre possibilità (ad esempio sogni, o intervento diretto di Dio sulla mente come proponeva Berkeley).
Nel caso della comunicazione, la prima soluzione consiste nell'attribuirne la causa a una sorgente esterna (subiectum), indipendente dal destinatario e che trasmette informazione; la seconda soluzione, anch'essa derivata dalla scepsi radicale della prima, nega altrettanto convincentemente che si possa giungere a dimostrare per via empirica o deduttiva l'esistenza di una sorgente esterna di informazione escludendo altre possibilità (a questa impasse è giunta la filosofia trascendentale della coscienza).

Le argomentazioni portate contro le prove empiriche e quelle deduttive sono simili sia per la percezione che per la comunicazione e consistono in un'accusa di tautologia: non si può dimostrare empiricamente che le percezioni derivino da sostanze esterne piuttosto che da altro, perché anche le prove sono percezioni (Berkeley), né lo si può dimostrare deduttivamente, perché tutto dipende da un'ipotesi iniziale che potrebbe anche essere diversa e addirittura potrebbe essere qualunque, senza l'abitudine generata da precedenti percezioni, la quale comunque non fa testo per il futuro (Hume).

Col senno di poi, non si può fare a meno di notare la somiglianza delle due coppie di soluzioni. La somiglianza non è casuale. Infatti i segnali di cui ci si serve per la comunicazione hanno una base fisica (luce e aria ad esempio) e percettiva. La comunicazione è perciò strutturalmente accoppiata [1] al sistema percettivo (organi di senso e sistema nervoso) oltre che al sistema psichico (che comprende la coscienza e altri sistemi evolutivamente meno recenti di costituzione ed elaborazione interne dell'informazione), che insieme formano il sistema cognitivo. Sia il sistema percettivo che il sistema psichico, sulla base delle loro limitazioni strutturali, hanno la funzione di costituire ed elaborare internamente l'informazione [2] , in base alla classificazione di stimoli derivanti da eventi a loro rispettivamente esterni (compresi gli stimoli propriocettivi, ovvero derivanti dal proprio corpo). Le limitazioni strutturali dipendono dalla particolare costituzione dei sistemi percettivo e psichico, e si concretizzano nel fatto che tali sistemi non sono una diretta continuazione dell'ambiente esterno, ma sono da questo separati tramite filtri. Questo implica che non vi sia un "trasferimento" della realtà esterna all'interno.

In che cosa consiste questo filtraggio? Prendiamo ad esempio il sistema percettivo. In questo caso il filtraggio consiste prima di tutto nel fatto che non tutti gli eventi ambientali con cui un organo di senso viene a contatto sono in grado di stimolarlo. Poi nel fatto che eventi in grado di stimolare un organo di senso non generano nel sistema percettivo né una copia dell'evento (come se di questo fosse "portato dentro" un duplicato) né una sua rappresentazione analogica quantitativa (nel senso che a variazioni esterne corrisponderebbero variazioni esattamente proporzionali nella rappresentazione interna) o qualitativa (nel senso che qualità interne della sensazione siano qualità esterne dell'evento stimolatorio). Quello che accade è un'attivazione del sistema percettivo secondo regole sue proprie. Per fare un esempio, il sistema auditivo viene stimolato da variazioni solo in una banda ristretta della totalità delle frequenze a cui può vibrare l'aria o un altro mezzo, che corrisponde alle sue limitazioni percettive (spettro sonoro). Inoltre, non reagisce in modo quantitativamente analogico, ma secondo una funzione più complessa che comprende inibizioni o eccitamenti più o meno che proporzionali alla variazione dell'evento esterno e soprattutto costruisce una rappresentazione interna dell'evento qualitativamente diversa dall'evento esterno che ha generato lo stimolo (movimenti dell'aria vengono tradotti internamente in suoni, onde elettromagnetiche in colori ecc.) [3] . Il sistema psichico poi non interviene direttamente sulle costituzioni ed elaborazioni fatte dal sistema percettivo, ma le organizza ulteriormente secondo propri programmi sia automatici che appresi di costituzione ed elaborazione dell'informazione (in generale collegando giudizi alle percezioni) [per chiari esempi della non-analogicità del rapporto tra stimolo e rappresentazione interna si vedano Sacks 1986, 185 ss.; Maturana e Varela 1985, 185-197 1987, 31-37;Mishkin e Appenzeller 1987; Freeman 1991; AA.VV. 1992; Ramachandran 1992; Lurija, 1992, 33-44. Per la separatezza tra le elaborazioni percettive e quelle psichiche, oltre che nei riferimenti precedenti, vedi Habermas e Luhmann 1973, 23-24]

 


[1] Con la nozione di accoppiamento strutturale si indica il fatto che sistema e ambiente, che sono "a contatto" (cioè si possono influenzare) ma sono strutturalmente e operativamente autonomi (sono fatti e funzionano in modo diverso), si possono influenzare reciprocamente solo attraverso le limitazioni strutturali rispettivamente proprie, e ciò vale anche per il rumore e il disturbo [Maturana e Varela 1985 e 1987; Luhmann 1989; Luhmann e De Giorgi 1992]. Torna Su
[2] Può senz'altro apparire poco comprensibile, per abitudine a metafore trasmissive, che cosa significhi costituzione interna dell'informazione.
Abbiamo detto in precedenza che l'informazione non si può trasmettere, perché non è un'oggetto ma una misura della libertà di una sorgente di messaggi. Anche se la si intende poi nel senso di notizia o novità, resta sempre un evento che accade in un sistema (appunto il fatto che per qualcuno un messaggio sia nuovo), non un oggetto che possa essere trasferito. L'applicazione del termine informazione ai sistemi psichici (o sociali) non è però di tipo matematico, a causa della difficoltà metodologica (probabilmente impossibilità) di misurare quantitativamente e in modo unidimensionale sistemi così complessi, ma si limita a ipotizzare che tali sistemi possano associare una pluralità di propri stati a una pluralità di perturbazioni ambientali (e questa è la "costituzione interna dell'informazione") e che a partire da ciò possano poi elaborare l'informazione così costituita. Da ciò deriva che più sono gli stati che il sistema può assumere (più cioè è complesso), più gli apparirà "pieno di informazioni" (complesso) il suo ambiente, con il solo limite che un sistema non può essere né altrettanto né più complesso del proprio ambiente [Luhmann 1989, cap. 3]. Torna Su
[3] Questo non significa che le percezioni siano indipendenti dagli eventi esterni, ma solo che il modo in cui il sistema vi risponde (o il fatto che eventualmente non vi risponda) dipende dal modo in cui è fatto il sistema. Ad esempio certi animali "non vedono" (non sono in grado di costituire internamente) i colori.Torna Su