CAPITOLO QUARTO


CERIMONIE E PERFORMANCE RITUALI DEL TROMBA

3. Il rito di iniziazione del Barisa

Estrade (1977) ritiene che il rito del Barisa derivi il suo nome dal miele portato con la cottura al colore rosso che ha il potere di fare entrare in trance e che viene bevuto durante il rito. La "festa del Barisa" è secondo Estrade (1977) una sorta di consacrazione di un malato che assume la possessione. Accettando di servire l'ospite reale, il posseduto potrà interpellarlo e beneficiare del suo potere, della sua scienza e del suo prestigio. In cambio l'eletto si impegna ad obbedire al suo tromba, ad assistere alle cerimonie (durante le quali apprenderà dal medium i segreti del suo nuovo ruolo) e a partecipare alle spese. Per quanto riguarda, invece, il malato che non vuole accettare la possessione, rischia in ogni momento il ritorno aggressivo del suo tromba.

Jaovelo-Dzao (1996) e Lahady (1979) mettono in evidenza nel Barisa piuttosto il momento del "lavaggio" che ricorda il diluvio e l'acqua primordiale e che viene interpretato come atto di purificazione e di integrazione nella società degli spiriti.

La cerimonia del Barisa è presente, secondo le testimonianze di Estrade (1977) e Lahady (1979), sia in paese sakalava che betsimisaraka, è celebrata di solito all'inizio della stagione in presenza di tutti i posseduti e dei malati in trattamento ed è organizzata a spese dell'eletto. La cerimonia si svolge in due fasi principali durante le quali l'iniziato è battezzato (con dell'acqua pura mischiata a miele, terra bianca e piante magiche) con un nuovo nome, segno della sua nuova personalità.

La preparazione rituale della bevanda sacra (barisa) dura tutta una notte. Al canto del gallo i giovani che hanno ancora i genitori in vita (simbolo della vita integrale) sono scelti per andare nella foresta a cercare "l'acqua immacolata" per confezionare il barisa. La bevanda sacra viene preparata nell'angolo est della capanna e versata in bottiglie, poste ai lati dell'altare, guarnite con apici di Dracoena (pianta sacra) e segnate con della terra bianca (raffigurante uno zebù e sei punti). Il barisa riceve la sacralità dall'acqua, l'energia divina dall'ebollizione; è anche fonte di gioia e potenza come mostrano i segni di terra gioiosa e la figura dello zebù che ornano le bottiglie.

La notte seguente, dopo il pasto, si eseguono i canti rituali. Gli spiriti sopraggiungono e si distinguono secondo gli abiti ed i colori scelti da ciascun posseduto. Poi si fanno i saluti d'uso e si indica il motivo della cerimonia, mostrando le bottiglie di barisa. Lo spirito si presenta sempre come disturbato dalle invocazioni degli uomini. Innanzitutto egli consacra tutti gli adepti, ponendo sulla testa di ciascuno una moneta da cinque franchi (è la moneta di partecipazione individuale che prende il nome di "argent célèbre") e versandovi sopra del barisa. Dopo il rito del "lavaggio" si beve insieme, segno di unità e di comunione con gli spiriti.

C'è gioia tra gli uomini per la presenza dello spirito, fonte di rinnovamento, di pienezza, di potenza. Anche lo spirito è gioioso e lo mostra con la sua danza da contorsionista, in cui trasporta i suoi adepti (segnati dall'"argent célèbre"). Nella danza egli porta con sé un piatto in cui sono stati deposti una moneta da cinque franchi ed il danaro delle partecipazioni individuali. La "sposa dello spirito" cerca di supplicarlo, calmarlo ed aiutarlo; agita dietro di lui una lunga striscia di stoffa ed è nelle sue braccia che il medium si abbandonerà quando lo spirito lo avrà lasciato. (Lahady, 1979, 127-128).

La struttura della cerimonia del Barisa ricorda, secondo Lahady (1979), sia quella delle sedute del tromba che quella del "bagno del giudizio". In tutte e tre infatti l'offerta rituale è seguita dall'appello vocale con domande di perdono e canti, mentre ci si prepara simbolicamente, attraverso il vestirsi o lo spogliarsi, a prendere contatto con il mondo degli spiriti. È inoltre sempre presente anche l'integrazione nel mondo degli spiriti, espressa da ordini e divieti nel caso delle sedute del tromba e dal "lavaggio" e dall'immersione nell'acqua sacra nelle altre due cerimonie.


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