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Nato a Napoli nel 1841 da famiglia borghese (il padre era direttore del periodico Omnibus), ma introdotta nella buona società aristocratica borbonica, aderì agli ideali liberali moderati del nuovo Regno d'Italia, e fu ferito a Custoza (1866).
Intraprese una carriera di dipendente statale (da impiegato delle poste a insegnante al liceo, a bibliotecario a sovrintendente del teatro San Carlo), parallelamente alla sua carriera di autore teatrale, il cui successo maggiore fu I mariti del 1867, rappresentata a Firenze, che gli fruttò anche una pensione statale che gli consentì per qualche anno di dedicarsi solo al teatro. Di questi anni sono: Chi solo può giungere a tanto (1867), Fragilità (1868), La moglie (1869), Nonna scellerata (1870) Amore uguaglia (1871), tutti in lingua.
Negli ultimi anni della sua vita, si dedicò al teatro in dialetto napoletano, traducendo anche in dialetto alcune sue commedie (I mariti divenne Lo bono marito fa la bona mugliera), in collaborazione con Salvatore Di Giacomo e recitata anche da Eduardo Scarpetta. Morì nel 1922.
Note biografiche a cura di Claudio Paganelli.
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