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Sebastiano Satta nacque a Nuoro nel 1867. Suo insegnante al liceo di Sassari fu Giovanni Marradi e questo fu determinante per imprimere nel giovane Satta l'impronta carducciana, che si rafforzò durante il servizio militare svolto a Bologna, la cui vita culturale era allora immersa nell'atmosfera poetica creata dalla mediazione letteraria tra Carducci e Pascoli. Sempre a Sassari frequentò all’Università il corso di laurea in legge e si laureò a 27 anni diventando rapidamente uno dei più conosciuti avvocati del foro nuorense.
Fin da giovane si dedicò alla poesia, e nei suoi versi l’influenza di Carducci è evidente. Intensa la sua attività giornalistica: fondò il quotidiano «La Via» e, con Luigi Falchi, la rivista «La Terra dei Nuraghes»; collaborò ad altri periodici isolani («L'Isola», «La Nuova Sardegna») e inoltre, fuori dalla Sardegna, fra gli altri, a «La Nuova Antologia» e a «Il Giornale d’Italia».
Aderì alle idee socialiste, influenzato dal clima radicale e repubblicano che caratterizzava la vita culturale sassarese dell'epoca, ma interpretò il socialismo in senso umanitario e romantico, attento ai bisogni e alle istanze della realtà locale.
Si sposò nel 1905, ma la sua prima figlia, Raimonda, morì poco più che neonata nel 1907; i Canti dell’ombra sono da lei ispirati, (in queste poesie la figlia è chiamata affettuosamente Biblina). Nel 1908 nacque il secondo figlio, Vindice. Nello stesso anno Satta fu colpito da paralisi, ma continuò a comporre versi, dettando le sue poesie più famose, che comporranno le raccolte Canti barbaricini (1910) e Canti del salto e della tanca (usciti postumi nel 1924).
La sua opera poetica testimonia della sua passione per il folklore e per il dialetto sardo e i suoi versi sono uno dei pochi esempi di poesia di intenzione realistica e naturalistica provinciale sulla scia della narrativa della provincia italiana tra ottocento e novecento.
Morì nella città natale nel 1914.
Bibliografia di Sebastiano Satta
- Nella Terra dei Nuraghes, Versi di Sebastiano Satta, Pompeo Calvia, Luigi Falchi; Sassari, Dessì, 1893.
- Versi ribelli, Sassari, Gallizzi, 1893 (ristampati a Cagliari, Il Nuraghe, nel 1925 con prefazione di Vincenzo Soro e con l’aggiunta di Primo maggio).
- Discorso per Garibaldi, «Nuova Sardegna», Sassari, 2-3 giugno 1907.
- Discorso per Garibaldi a Caprera, «Nuova Sardegna», Sassari, 6-7 luglio 1907.
- Canti barbaricini, Roma, La vita letteraria, 1910.
- Canti del salto e della tanca, Cagliari, Il Nuraghe, 1924.
- Poesie malnote, ignorate e disperse, raccolte da Luigi Falchi, Cagliari, Il Nuraghe, 1932 (raccoglie poesie pubblicate a partire dal 1891 su giornali e riviste).
- Canti barbaricini, Cagliari, Il Nuraghe, 1933.
- Lettere inedite, «Il Convegno», Cagliari, a. I, n. 1-2, gennaio-febbraio 1946.
- Lettere inedite, «Il Ponte», Sassari, a. VII, n. 9-10, settembre-ottobre 1951.
- Canti, a cura di Mario Ciusa Romagna, collana «Lo specchio», Milano, Mondadori, 1955, 1980 (comprende i Canti barbaricini e i Canti del salto e della tanca).
- Lettere a Grazia Deledda, «Ichnusa», Sassari, n. 1, 1956.
- Canti e altre poesie, a cura di Francesco Corda, Cagliari, 3T, 1983 (comprende i Canti barbaricini, i Canti del salto e della tanca e altre poesie tra giovanili e disperse).
- Canti barbaricini, a cura di Anna Luce Lanzi, Bologna, Mucchi, 1993.
Fonti:
- Luigi Falchi, L’opera poetica di Sebastiano Satta, «La Nuova Antologia», Roma, 1 aprile 1915.
- Ferdinando Neri, Il maggior poeta sardo, in Saggi di letteratura italiana e francese, inglese, Napoli, Loffredo, 1937.
- Carlo Calcaterra, Il poeta barbaricino, in Con Guido Gozzano e altri poeti, Bologna, Zanichelli, 1944.
- Bruno Rombi, Sebastiano Satta, Vita e opere, Genova, Sabatelli, 1983.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti.
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