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Carlo
Michelstaedter nasce a Gorizia nel 1887 in una famiglia ebrea di
lingua italiana.
Studiò a fondo Platone e i presocratici
(si veda il suo Dialogo della salute), la Bibbia e i tragici
greci, i grandi poeti della nostra letteratura, sempre anelando
a quel mondo incondizionato che sta al di là dei limiti della
vita umana.
Desiderava dunque fuggire da un qui-ed-ora in cui si
doveva subire la volontà di un Assoluto imperscrutabile,
per annullarsi e diventare egli stesso assoluto.
Trasferitosi a Firenze vi frequentò la facoltà di
lettere. Terminata nella città natale (ottobre del 1910)
la stesura della tesi di laurea (La persuasione e la rettorica)
decise di porre termine alla sua fatica di vivere con un colpo di
rivoltella.
Come risulta evidente anche nelle sue poesie, Michelstaedter non
riesce ad accettare il mistero della creazione, non crede in fondo
né ad un amore divino né tantomeno ad un suo riflesso
efficace nell'uomo, e desidera solo dissolversi nel nulla.
Nonostante questo sfondo pessimistico e nichilista, la poesia di
Michelstaedter ci dona immagini di struggente bellezza a volte un
po' giocate altre volte vere e perfette nell'uso della lingua.
Note biografiche a cura di Alessandro Ramberti.
Approfondimenti
Approfondimenti a cura di Giuseppe D'Emilio.
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