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Giovanni
Meli (Palermo, 1740-1815) nasce da famiglia modesta. Studia per
alcuni anni grammatica, retorica, metafisica dai padri gesuiti.
Lasciate le scuole, coltiva da sé la let-teratura italiana
e latina.
Nel 1760 è ammesso nell'Accademia del buon
gusto, comincia a comporre versi, prima in italiano, poi
in siciliano, pubblicando la sua prima opera (La Fata Galanti)
nel 1762.
Intanto si dà allo studio della chimica e
della medicina e ottiene un impiego nel villaggio di Cinisi,
presso Palermo,
come medico stipendiato dall'abba-zia benedettina di S. Martino
delle Scale, che detiene quel territorio. Durante il suo sog-giorno
a Cinisi prosegue la sua attività di scrittore, pubblicando
anche qualche saggio di argomento medico.
Nel 1772 si trasferisce a Palermo, dove nel 1787 gli viene affidata
la cattedra di Chimi-ca all'università; qui raccoglie e pubblica,
in cinque volumi, le sue Poesie siciliane. Nel 1798, quando
la Corte si trasferisce da Napoli a Palermo, l'abate Meli è
già famoso scrittore (benché non abbia preso i voti,
Giovanni Meli si fa chiamare abate e si veste da religioso);
il re gli assegna una pensione, che gli consentirà di dedicarsi
con tranquillità alle lettere.
Tra le sue opere: i poemi Don Chisciotti e Sanciu Panza,
L'origini di lu munnu e la citata Fata Galanti,
Elegii, Bucolica, Favuli murali, Ditirammu.
Diverse di queste compo-sizioni trovarono traduttori in italiano
e in altre lingue: tra questi Paolo Emiliani-Giudici, Ugo Foscolo,
Ferdinand Gregorovius.
Fonti:
- Opere di Giovanni Meli, Palermo, 1857;
- The Catholic Encyclopedia online edition;
- Enciclopedia Italiana.
Approfondimenti a cura di Ruggero Volpes e Elio Franco
Svettini.
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