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Nato
a Venezia nel 1686 in una nobile famiglia le cui ascendenze vengono
fatte risalire alla dinastia imperiale romana Claudia Marcella,
ebbe una formazione culturale ed artistica estremamente varia.
Il
padre Agostino era un buon violinista e la madre Paolina Cappello
aveva buone capacità pittoriche e letterarie, i due fratelli
maggiori Alessandro e Girolamo erano anch'essi dilettanti
di musica e di poesia, ove col termine di dilettante si intende
lo status particolare di chi, per la propria appartenenza alla
classe
nobiliare, non potendo esercitare una professione, ancorché
artistica, poteva comunque "dilettarsi" nei vari campi
delle arti.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1707, Benedetto Marcello soggiornò
per un breve periodo a Firenze, quindi, rientrato in Venezia si
dedicò all'avvocatura per passare poi, all'età
di venticinque anni alla magistratura.
Nel 1716, Marcello venne nominato membro del Consiglio dei Quaranta
ed in tale carica perdurò sino al 1730, quando ottenne l'incarico
di provveditore della Serenissima Repubblica Veneta a Pola donde
si trasferí a Brescia nel 1738 con l'incarico di camerlengo
dogale (governatore) dove morí nel 1739.
Il nome di Benedetto Marcello è legato soprattutto alla
sua varia produzione musicale comprendente una grande raccolta di
50 salmi ad 1, 2, 3 e 4 voci, piú di 250 cantate, alcuni
melodrammi, 4 oratori, alcune raccolte di sonate per vari strumenti
e vari concerti.
Particolarmente interessante è la vicenda della discussa
attribuzione di un celeberrimo concerto in re minore per oboe, trascritto
per clavicembalo solo da J.S. Bach, concerto dapprima attribuito
ad Antonio Vivaldi, poi a Benedetto Marcello ed, in seguito, al
fratello Alessandro; la querelle non è ancora completamente
risolta, in quanto ragioni di carattere stilistico fanno mettere
in seria discussione quest'ultima attribuzione e ritenere
piú ragionevole l'attribuzione a Benedetto.
In ambito letterario, la produzione Marcelliana comprende vari
scritti a carattere musicale, teatrale ed anche squisitamente linguistico
(oltre al "Teatro alla Moda", è notevole un'altra
sua operetta satirica "Il cruscante impazzito" in cui
il Marcello irride tanto contro i puristi della Crusca che contro
gli innovatori che, senza alcun ritegno imbarbariscono la lingua
con il soverchio ricorso a francesismi alla moda).
Nel "Teatro alla Moda" (1720) lo stile del Marcello
è sempre gradevolmente ironico, anche se venato di vero e
proprio sarcasmo e di allusioni specifiche a persone reali: la comprensione
piena del testo può essere, quindi, piuttosto difficile per
chi non sia pratico delle usanze dell'epoca ma, soprattutto,
per chi non conosca l'ambiente culturale della Venezia di
inizio '700: l'interminabile titolo completo dell'opera
"Teatro alla moda, o sia metodo sicuro e facile per ben comporre
ed eseguire l'opere italiane in Musica all'uso moderno.
Nel quale si danno Avvertimenti utili, e necessari a Poeti, Compositori
di Musica, Musici dell'uno e dell'altro sesso, Impresari,
Suonatori, Ingegneri e Pittori di scene, Parti buffe, Sarti, Paggi,
Comparse, Suggeritori, Copisti, Protettori, e Madri di Virtuose
ed altre Persone appartenenti al Teatro. Dedicato dall'autore
del libro al compositore di esso" era, nelle prime edizioni
dell'operetta seguito da una vignetta rappresentante una peata
(imbarcazione pesante a fondo piatto) in cui stanno un angioletto
con un violino a poppa, un remigante al centro, alcuni barili ed
oggetti vari sul fondo della barca ed un orso con una specie di
bandierina a prua.
Ai
piedi dell'immagine una scritta di significato oscuro, chiarita
dal M° Gian Francesco Malipiero verso la metà del '900:
la scritta in questione recita: "Stampato ne Borghi di Belisania
per Aldiviva Licante, all'Insegna dell'Orso in Peata.
Si vende nella Strada del Corallo alla Porta del Palazzo d'Orlando.
E si ristamperà ogn'anno con nuova aggiunta"
La decifrazione della Vignetta e dell'Iscrizione consente
una maggior comprensione dell'intero testo:
- Caterina Borghi e Cecilia Belisani erano due cantanti bolognesi
scritturate dal Teatro Sant'Angelo di Venezia (ecco perché
le virtuose del Marcello si esprimono in bolognese);
- Aldiviva non è altro che l'anagramma di A. Vivaldi,
l'angioletto che suona il violino nell'illustrazione;
- Licante è l'anagramma di Cantel(l)i, altra virtuosa
bolognese attiva presso il teatro veneziano di San Moisé;
- Il vogatore dell'illustrazione è il signor Modotto,
impresario del Teatro Sant'Angelo presso il quale Vivaldi,
tenne le prime rappresentazioni di numerosi suoi melodrammi.
- l'Orso in Peata è il signor Orsatto, impresario
del Teatro San Moisé, concorrente del Teatro Sant'Angelo.
L'espressione cosí allegra dell'Orso si spiega
col fatto che l'angioletto "le suona all'impresario
rivale, costringendolo a remare, mentre lui suona e con il piede
batte il tempo"
- Anna Maria Strada era un'acclamata virtuosa;
- Corallo era il soprannome della virtuosa Antonia Laurenti;
- Giovanni de Porta era un compositore d'opere veneziano
e maestro di coro della "Pietà" (l'istituzione
religiosa che si curava dell'educazione delle fanciulle
orfane o abbandonate, presso la quale operava lo stesso A. Vivaldi)
- Palazzo sta per Giovanni Palazzi, il librettista della "Verità
in cimento" posta in musica da A. Vivaldi
- Orlando, infine, sta per Giuseppe Maria Orlandini, un altro
compositore d'opere che andava per la maggiore in Venezia.
Note biografiche a cura di Vittorio Bertolini
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