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Jean
de La Fontaine, poeta francese, nacque a Chateau-Thierry, Aisne,
nel 1621. Ereditò dal padre il titolo di Maitre des Eaux
et Forets nel 1652. Condusse una vita oziosa, non risolvendo
mai le sue difficoltà finanziarie. E' del 1654 il suo esordio
letterario, con l'adattamento dell'«Eunuco» di Terenzio.
Per compiacere Fouquet, il suo primo mecenate, si dedicò
ai generi più diversi: scrisse epistole, madrigali, ballate,
poemi e commedie. Quando Fouquet fu imprigionato, La Fontaine per
affetto e per rendergli grazie, scrisse in sua difesa l'«Elégie
aux nymphes de Vaux». Venne così nominato gentiluomo
servente presso la vedova Madame d'Orleans di Lussemburgo. Alla
morte della vedova fu accolto da Madame de La Sablière, che
era al centro di una società di letterati, filosofi e scienziati.
In seguito venne ospitato dagli Hervart.
Uomo di spirito indipendente, benché legato a molti protettori,
ebbe diverse passioni e un matrimonio fallito. Quando la malattia
lo colse si avvicinò alla religione. La sua opera non va
limitata ai "Racconti" e alle "Favole" ma comprende
anche numerosi scritti in poesia e in prosa. Narratore vivace, fine
umorista, intelligente e sensibile, fu dotato di un grande gusto
per le sfumature.
Nei 12 volumi delle "Favole" (1669 - 1693) rinnovò
la tradizione esopica, rappresentando la commedia umana. Quest'opera
dimostrò il suo amore per la vita rurale e attraverso animali
simbolici ironizzò sulla vita della società dell'epoca.
Morì a Parigi nel 1695.
Note biografiche a cura di Floriana Minetti.
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