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Erminio Juvalta nacque a Chiavenna in Valtellina dal barone Corrado Juvalta e da Teresa Sacchetti il 5 aprile 1865 (secondo altre fonti nel 1863). Aveva due sorelle maggiori di lui, Adele e Teresa Matelda Francesca. Frequentò il ginnasio al collegio Galli di Como, il liceo a Sondrio. Ebbe come insegnante e maestro il kantiano Carlo Cantoni e si laureò in lettere nel 1885 e in filosofia nel 1886 all'Università di Pavia.
Per molti anni fu segretario di redazione della «Rivista filosofica», sulla quale pubblicò parecchi dei suoi più interessanti studi e molte importanti recensioni. Conseguì la libera docenza in filosofia morale a Pavia nel 1892. Insegnò per molti anni nella scuola media, al liceo di Clusone, in provincia di Bergamo, passando gli anni successivi a Caltanisetta, Potenza e Spoleto. Dal 1891 al 1895 fu trasferito al liceo di Voghera.Il 21 maggio del 1892 ottenne la libera docenza in Filosofia morale all'Università di Pavia. In quell'anno sposò Gina Molinari di Villa di Tirano, che gli fu vicino fino alla morte.
Dal 1896 al 1909 insegnò al liceo Foscolo di Pavia. Nel 1906 fu chiamato alla presidenza della federazione insegnanti medi, e si fece promotore di iniziative legislative sullo stato giuridico e su quello economico della propria categoria. Nell'anno scolastico 1909-10 assunse l'ufficio di provveditore agli studi di Benevento e l'anno dopo di Cuneo. Ma preferì tornare a insegnare al liceo Galvani di Bologna fino al '14, quando fu ispettore per la filosofia nelle scuole medie del Piemonte. Nel 1915 vinse per concorso la cattedra di filosofia morale nella R. Università di Torino. Quivi insegnò fino alla sua morte, avvenuta il 5 ottobre 1934. È sepolto con la moglie a Tirano.
I suoi interessi speculativi si diressero essenzialmente alla filosofia morale. Investigò il mondo morale con metodo positivo, preoccupandosi di fondarne, sulle tracce di Kant, l'autonomia dalla metafisica. Posto che i valori morali si risolvono in valutazioni della coscienza personale, e che questa si realizza in concreto solo nelle singole persone, è un'esigenza morale di carattere universale che ogni persona sia “libera” di formarsi e abbia la “cultura” necessaria per poter sviluppare il suo mondo qualitativo. Questo postulato di ordine etico porta ad affermare come necessario un ordinamento della società tale che le leggi (cioè le norme estrinsecamente obbligatorie per i consociati) possano da tutti e da ciascuno essere giustificate anche intrinsecamente in quanto tali da rendere possibile il libero valutare di ciascuno.
Le sue opere principali, in ordine cronologico, sono:
- Prolegomeni a una morale distinta dalla metafisica. (Pavia, Tipografia Bizzoni, 1901. Il capitolo II di quest'opera era già stato pubblicato, l'anno precedente, nel volume III della «Rivista filosofica», col titolo: Sul giudizio della condotta morale).
- La dottrina delle due etiche di H. Spencer e la morale come scienza, in «Rivista filosofica», 1904. Questo studio fu ristampato nel 1907, insieme con i due successivi, in un unico volume dal titolo Le possibilità e i limiti della morale come scienza, Torino, Fratelli Bocca.
- Per una scienza normativa morale (I edizione: «Rivista filosofica», 1905; II edizione: op. cit., 1907).
- Il fondamento intrinseco del diritto secondo il Vanni. (I edizione: «Rivista filosofica», 1905; II edizione: op. cit., 1907).
- Il metodo dell'economia pura nell'etica, in «Rivista filosofica», 1907; inserito poi nel volume: Questioni filosofiche, Modena, Formiggini, 1908.
- Postulati etici e postulati metafisici. (Comunicazione presentata al III Congresso della Società filosofica italiana, Roma, 1909; inserita nei relativi Atti, Formiggini, 1910).
- Postulati etici e imperativo categorico. (Comunicazione presentata al IV Congresso internazionale di filosofia, Bologna, 1911; inserita nel volume III dei relativi Atti, Formiggini, s. d.).
- Su la pluralità dei postulati di valutazione morale. (Comunicazione presentata al Congresso di Genova del 1912; inserita nei relativi Atti, Formiggini, 1914).
- Il vecchio e il nuovo problema della morale (Bologna, Zanichelli, 1914).
- In cerca di chiarezza, Questioni di morale. I. I limiti del razionalismo etico. (Cirié, Tipografia Capella, 1919. Avrebbero dovuto seguire altre tre Questioni, che effettivamente poi non uscirono).
- Per uno studio dei conflitti morali, in «Rivista di Filosofia», 1927. (Questo articolo avrebbe dovuto essere il primo capitolo di un libro su I conflitti morali che poi non uscì).
- Osservazioni sulle dottrine morali di Spinoza, in Rivista di Filosofia, 1929. (Pure questo articolo avrebbe dovuto essere seguito da altri studi su Spinoza, che il Juvalta non ebbe la possibilità di condurre a termine).
Fonti:
- Augusto Guzzo, Vita e scritti di Erminio Juvalta, in «Giornale critico della filosofia italiana», 1936.
- Piero Suriano, Erminio Juvalta (1863-1934): il percorso di un moralista, Lalli, Poggibonsi, 1992.
- Maurizio Viroli, L'etica laica di Erminio Juvalta, F. Angeli, Milano, 1987.
- Lettere di Erminio Juvalta a Carlo Cantoni (1885-1891) a cura di Patrizia Guarnieri, Olschki, Firenze, 1981.
- Giovanni Certoma, Il filosofo dimenticato: morale e società giusta in Erminio Juvalta, L. Rangoni, Pioltello, 1998.
A cura di Paolo Alberti.
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