Violante: seduta 73
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                       Pagina  3083
      PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE
                          INDICE
                                                        pag.
Audizione del collaboratore di giustizia Salvatore
Migliorino:
Violante Luciano, Presidente                3085, 3086, 3087
  3088, 3089, 3090, 3091, 3092, 3093, 3094, 3095, 3096, 3097
              3098, 3099, 3100, 3101, 3102, 3103, 3104, 3105
                    3106, 3107, 3108, 3109, 3110, 3111, 3112
              3113, 3114, 3115, 3116, 3117, 3118, 3119, 3120
                          3121, 3122, 3123, 3124, 3125, 3126
              3127, 3128, 3129, 3130, 3131, 3135, 3136, 3137
Bargone Antonio                                         3135
Brutti Massimo                  3106, 3120, 3121, 3133, 3134
Buttitta Antonino                                       3109
Imposimato Ferdinando           3111, 3118, 3119, 3131, 3132
Leccese Vito                                            3131
Matteoli Altero                       3103, 3106, 3108, 3117
Migliorino Salvatore            3086, 3087, 3088, 3089, 3090
                                            3091, 3092, 3093
        3094, 3095, 3096, 3097, 3098, 3099, 3100, 3101, 3102
                                                  3103, 3104
        3105, 3106, 3107, 3108, 3109, 3110, 3111, 3112, 3113
                                                  3114, 3115
              3116, 3117, 3118, 3119, 3120, 3121, 3122, 3123
                                            3124, 3125, 3126
              3127, 3128, 3129, 3130, 3131, 3132, 3133, 3134
                                            3135, 3136, 3137
Taradash Marco                  3123, 3129, 3130, 3131, 3135
Sui lavori della Commissione:
Violante Luciano, Presidente                            3085
Matteoli Altero                                         3085
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La seduta comincia alle 9,50.
    (La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
              Sui lavori della Commissione.
  PRESIDENTE. L'onorevole Matteoli ha chiesto di parlare
per una precisazione sui lavori della Commissione.
  ALTERO MATTEOLI. Signor presidente, desidero che rimanga
a verbale una dichiarazione relativa alla documentazione che
ci è stata inviata.
   Lasciamo stare la documentazione che ci era pervenuta in
precedenza, perché era piena di omissis, a discrezione,
evidentemente, della magistratura che ce l'aveva inviata, ma
dal verbale di udienza manca la pagina 56; guarda caso, a mio
avviso le pagine 55, presumo la 56, e la 57 sono le più
importanti, per quanto ci riguarda. Sono infatti proprio
quelle in cui si parla dei rapporti con i politici e dei
rapporti tra i politici, gli imprenditori locali e gli
imprenditori del nord: per essere più chiari, la cooperativa
Edilter di Bologna. Ebbene, si tratta della pagina 56.
   Non ho dubbi che si tratti di un errore, però desidero che
rimanga a verbale, perché una dimenticanza può capitare, però
è significativo che manchi proprio la pagina più importante,
almeno per quanto ho ricavato dalla lettura del verbale
dell'udienza.
  PRESIDENTE. In merito alla questione sollevata
dall'onorevole Matteoli Informo i colleghi che la pagina ci
sarà trasmessa via fax: quindi arriverà tra pochi minuti.
   Desidero informare i colleghi che l'Ufficio di Presidenza
ha deciso di ascoltare il 26 novembre prossimo, con una serie
di audizioni successive nella stessa giornata, sulla materia
dei sequestri di persona, il ministro dell'interno, Mancino,
il ministro dell'interno pro tempore Scotti, il capo
della polizia e il comandante generale dell'Arma dei
carabinieri.
   In relazione alla richiesta avanzata in ufficio di
presidenza di anticipare quanto più possibile queste
audizioni, l'inizio della discussione della relazione sulla
camorra è stata spostata al pomeriggio del martedì successivo,
30 novembre. Cercheremo, come al solito, di far avere la
relazione ai colleghi la sera prima perché abbiano la
possibilità di leggerla per tempo.
   Se non vi sono richieste di integrazione in riferimento
all'elenco delle domande che è stato redatto, procediamo
senz'altro all'audizione di Salvatore Migliorino.(Salvatore
Migliorino è accompagnato in aula).
         Audizione del collaboratore di giustizia
                 Salvatore Migliorino(*)
 PRESIDENTE. Buongiorno, signor Migliorino. La Commissione
antimafia intende rivolgerle alcune domande in ordine ai suoi
rapporti con le organizzazioni camorristiche ed all'evoluzione
di tali organizzazioni nella zona che lei ha conosciuto.
   Può dirci come si chiama?
----------
   (*) Le parti sostituite con la parola Omissis
sono state segretate con delibera della Commissione del 25
novembre 1993.
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  SALVATORE MIGLIORINO. Migliorino Salvatore.
  PRESIDENTE. Può dire la sua età?
  SALVATORE MIGLIORINO. Trentasette anni.
  PRESIDENTE. Vorremmo innanzitutto chiederle di spiegare
alla Commissione quale sia stata la sua carriera criminale
all'interno dell'organizzazione: come sia cominciata, a quale
organizzazione abbia aderito, dove abbia operato.
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che la mia carriera è
cominciata nel 1984, globalmente.
  PRESIDENTE. Quanti anni aveva allora?
  SALVATORE MIGLIORINO. Poco più di 24-25 anni, anzi,
27-28 anni.
  PRESIDENTE. Prima cosa aveva fatto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Prima ero in carcere, stavo
scontando la pena per un omicidio.
  PRESIDENTE. Quando ha commesso, più o meno, il primo
delitto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1975. Ebbi una lite con una
persona e feci il mio primo omicidio, il mio primo reato,
avevo poco più di 19 anni.
  PRESIDENTE. Lei faceva già piccolo contrabbando di
sigarette, allora, o no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, già facevo piccolo
contrabbando.
  PRESIDENTE. Ma senza stare in un'organizzazione
specifica?
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che all'epoca non esisteva
un tipo di organizzazione completa, a Torre Annunziata,
c'erano solo sporadici personaggi, ma niente di concreto.
  PRESIDENTE. Ho capito. In che cosa si sostanziava il suo
lavoro?
  SALVATORE MIGLIORINO. Io mi occupavo di contrabbando di
sigarette.
  PRESIDENTE. Sì, ma che cosa faceva in particolare?
  SALVATORE MIGLIORINO. Caricavo, portavo casse, questo
era il mio lavoro.
  PRESIDENTE. E come era pagato?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ero pagato a casse, a giornate,
come capitava; come si guadagnava così venivo pagato.
  PRESIDENTE. Ho capito. Poi, a 19 anni lei commette
questo omicidio.
  SALVATORE MIGLIORINO. Dopo di che, ebbi una lite con una
persona e commisi questo omicidio; mi presentai all'autorità
giudiziaria dopo pochi mesi, scontai 9-10 anni di carcere e
poi sono uscito.
  PRESIDENTE. E' uscito allora?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sono uscito, ma ora devo fare un
passo indietro. Nell'arco di questa mia detenzione ebbi modo
di riallacciare ancora di più i miei rapporti con personaggi
di Torre Annunziata, con altri personaggi, con persone che già
all'epoca prendevano un certo nome in certi ambienti.
  PRESIDENTE. "Prendevano un certo nome" vuol dire che
crescevano di peso in ambienti criminali?
  SALVATORE MIGLIORINO. Crescevano di peso come spessore
criminale.
   A parte una mia certa amicizia affettiva, di crescita, di
luogo, con personaggi di Torre Annunziata, queste amicizie si
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sono concretizzate nella mia uscita nel 1984, in tutti i
sensi.
  PRESIDENTE. Qualcuno venne a trovarla in carcere?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, Valentino Gionta.
  PRESIDENTE. Può spiegare questo incontro alla
Commissione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, eravamo nel 1979-1980, mi
trovavo nel carcere di Avellino: un carcere, all'epoca,
diciamo, in cui tutti potevano entrare.
  PRESIDENTE. Cioè?
  SALVATORE MIGLIORINO. Chiunque poteva venire, non
c'erano limiti alle entrate.
  PRESIDENTE. In che anno, questo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1979-1980.
  PRESIDENTE. Ma perché, chi comandava, in carcere,
allora?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, in carcere c'erano vari
gruppi, non c'era un determinato personaggio che comandava,
era la disponibilità della direzione che faceva entrare
diverse persone.
  PRESIDENTE. Ma questo per intimidazione o per
corruzione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Intimidazione no, più per
corruzione.
  PRESIDENTE. C'era un pagamento in denaro?
  SALVATORE MIGLIORINO. Di soldi non glielo potrei dire,
ma forse di altra natura, di oggetti di valore, di
collegamenti di amicizia, di scambi di cortesie varie...
  PRESIDENTE. Quando parla della direzione intende
riferirsi allo staff del direttore o agli agenti di
custodia?
  SALVATORE MIGLIORINO. Intendo riferirmi alla direzione
completa: non so se può partire direttamente dal direttore o
da un maresciallo, da un brigadiere.
  PRESIDENTE. Ho capito, dal complesso della direzione.
Quindi, chi voleva entrava, allora, nel carcere.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, con un po' di amicizia si
entrava.
  PRESIDENTE. Quindi Gionta venne. Gionta era ricercato
allora?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, mi sembra di no.
  PRESIDENTE. Quindi, Gionta venne in carcere...
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, vennero lui e Gallo Enrico. Mi
venne a trovare, come stai, come non stai... Ma fu una visita
fugace.
  PRESIDENTE. Ma vennero proprio per incontrare lei, o la
incontrarono casualmente?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, io mi trovavo in carcere.
  PRESIDENTE. Ma vennero in carcere per incontrare lei, o
la incontrarono per caso?
  SALVATORE MIGLIORINO. Vennero per incontrare me. Vennero
a trovarmi, mi riproposero ancora quella loro vecchia amicizia
nei miei confronti; mi dissero "quanto prima speriamo che
uscirai, noi stiamo a Torre, quando uscirai ci vediamo,
concretizziamo ancora di più questa nostra solida amicizia".
Dopo di che, dopo tre o quattro anni sono uscito.
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  PRESIDENTE. Però c'è un altro episodio, mi sembra.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, nel 1983 lo incontrai di
nuovo.
  PRESIDENTE. Sempre in carcere?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, al carcere di Isernia.
  PRESIDENTE. Anche quello è un "carcere allegro"?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, quello non era un "carcere
allegro", lui era detenuto.
   Niente, lo incontrai di nuovo e stemmo insieme, mi sembra,
un mese o un mese e mezzo, poi lui uscì. Uscendo, mi fece i
soliti discorsi, le solite promesse di amicizia e dopo poco
tempo venne mio padre, il mio patrigno, che mi disse "senti,
Salvato', Valentino mi ha dato 5 milioni e ha detto che questo
è un piccolo pensiero per te, ti manda i saluti, ti abbraccia
e spera che uscirai presto". Questo è stato il secondo
incontro che ho avuto con Valentino Gionta, poi nel 1984 sono
uscito ed ho riallacciato quelle promesse, quelle amicizie.
  PRESIDENTE. Mi scusi, vorremmo capire una cosa: in quel
periodo, per voi vicini, collegati o amici di organizzazioni
camorristiche, quello delle carceri era un ambiente nel quale
avevate molta facilità di movimento, o soltanto Avellino era
così?
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che quello di Avellino era
uno di questi carceri; quello di Isernia era un po' più rigido
su certe altre cose, però parliamo di un'epoca in cui nelle
carceri c'era una certa "allegria", una certa diversità dai
normali penitenziari speciali di oggi. C'era più libertà di
movimento, più libertà di poter parlare con un superiore, con
un maresciallo, con un brigadiere. C'era una maggiore
accessibilità ad ottenere certe cose, anche pagando.
  PRESIDENTE. Quali erano queste carceri, per quella che è
la sua esperienza?
  SALVATORE MIGLIORINO. Per la mia esperienza erano
Avellino, Poggioreale, in quell'epoca, Lecce (parlo degli
istituti in cui sono stato) ed anche Campobasso.
  PRESIDENTE. Isernia invece un po' meno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Isernia un po' meno; non era nella
disponibilità completa di favorire certi personaggi, certe
persone.
  PRESIDENTE. Comunque, lei ha visto Gionta ad Isernia, vi
siete scambiati le solite...
  SALVATORE MIGLIORINO. ...le solite cose.
  PRESIDENTE. Poi è arrivato suo padre e le ha detto dei 5
milioni.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, venne un giorno a colloquio e
mi disse: "Guarda che Valentino mi ha dato 5 milioni e ha
detto che questo è un pensiero per te".
  PRESIDENTE. Ma lei conosceva Gionta già da prima?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Fin da quando lei era ragazzo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, da quando ero ragazzo; avevo
diciotto o diciannove anni.
  PRESIDENTE. Allora lui non era ancora un capo?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non era niente. Aveva un po'
di ascendente sugli altri, ma non esistevano queste
organizzazioni, queste cose.
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   Poi, nel 1984 sono uscito e ho ripreso di nuovo questi
contatti, non direttamente con lui, perché mi sembra che
all'epoca fosse latitante oppure si era allontanato da Torre
Annunziata per altri motivi che ora non saprei dirvi.
Incontrai persone che erano già in contatto con lui: il
fratello Gionta Ernesto, un suo amico che era anche amico mio
(Edoardo Di Ronza), il cognato Paduano Ciro, altri personaggi
che già nel 1984 avevano cominciato a formare qualcosa.
Avevano formato, a livello familiare, un gruppo di persone che
si guardavano il territorio di Torre Annunziata. All'epoca vi
erano quei contrasti con il clan Cutolo e Gionta, non di fatto
ma ideologicamente, era un aderente alla Nuova famiglia; non
che lui faceva parte della Nuova famiglia...
  PRESIDENTE. Era più d'accordo con la Nuova famiglia che
con Cutolo.
  SALVATORE MIGLIORINO. Ecco, era più d'accordo.
  PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione che cosa
intende dire quando afferma che era ideologicamente d'accordo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Era d'accordo con le idee;
materialmente ancora doveva...
  PRESIDENTE. Quali erano queste idee?
  SALVATORE MIGLIORINO. Erano idee di non cutoliano.
  PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione (noi non lo
sappiamo) quali erano le idee cutoliane e quali quelle
anticutoliane?
  SALVATORE MIGLIORINO. Parlo di lui dicendo che aveva
idee non cutoliane nel senso che non aderiva al clan Cutolo;
egli era un personaggio che era al di fuori dell'area di
Cutolo e già nel 1984 aveva preso contatti...
  PRESIDENTE. Per quale ragione stava fuori dell'area di
Cutolo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Già nel 1984 aveva preso i primi
contatti con Nuvoletta, con Marano.
  PRESIDENTE. Si riferisce alla città di Marano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Ai vostri occhi, perché era più utile stare
con Nuvoletta che con Cutolo? Non vi piaceva
quell'organizzazione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non era ai nostri occhi, era agli
occhi di Valentino Gionta.
  PRESIDENTE. Sì, ha ragione, agli occhi di Gionta.
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che avevamo dei paraocchi,
come i cavalli (chiedo scusa se parlo così): quello che faceva
Gionta facevamo anche noi. Le sue idee erano le nostre idee.
  PRESIDENTE. Perché Gionta preferisce aderire a
Nuvoletta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Perché Gionta aveva già avuto dei
contatti con dei maranesi, l'avevano messo in contatto con
persone della Sicilia, ed egli aveva già inculcata quella
mentalità diversa rispetto a gruppi e modalità napoletani.
  PRESIDENTE. Volevamo capire questo, perché ci occupiamo
non di chi ha commesso i singoli delitti, cosa che rientra
nella competenza dei magistrati, ma di comprendere come nasce
l'organizzazione, che tipo di caratteristiche assume e così
via. Quando lei dice che aveva preso questa mentalità, a quale
mentalità si riferisce? Che cosa differenziava chi era dalla
parte di Cutolo e chi era contro quest'ultimo?
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  SALVATORE MIGLIORINO. La differenza era nel modo di
capire, di gestire, di vedere le cose sotto un'altra forma.
  PRESIDENTE. Qual era quest'altra forma, per esempio?
  SALVATORE MIGLIORINO. L'altra forma era quella di non
creare panico, di non provocare "casini" nelle città, di fare
le cose sotto un'altra forma, di prendere contatti con persone
altolocate, non come facevano i cutoliani all'epoca.
  PRESIDENTE. Come facevano i cutoliani?
  SALVATORE MIGLIORINO. I cutoliani facevano atti di
spavalderia, ammazzavano persone senza ragione. Questo era uno
dei punti fondamentali delle idee che aveva Gionta. Però, il
vero punto fondamentale era l'idea che Gionta aveva appreso da
Marano, dai Nuvoletta, che avevano inculcato quella mentalità,
non napoletana bensì siciliana, una mentalità molto diversa da
quella di Napoli, di nome e di fatto.
  PRESIDENTE. In sostanza, lei dice che Cutolo era molto
visibile, violento, arrogante.
  SALVATORE MIGLIORINO. Principalmente, lui non accettava
queste regole, questi soprusi, a parte il fatto che già
all'epoca cercava di prendere il territorio di Torre
Annunziata, e poi i fatti gli hanno dato ragione, perché è
rimasto lui.
  PRESIDENTE. Lei che cosa sta scontando attualmente in
carcere?
  SALVATORE MIGLIORINO. Un residuo di pena, un definitivo
di tre anni e pochi mesi.
  PRESIDENTE. Quindi, deve scontare ancora tre anni?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Quando si è deciso a collaborare con
l'autorità giudiziaria?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ho deciso di collaborare per un
forma di rispetto prima di tutto verso la mia famiglia, perché
dopo tanti anni...
  PRESIDENTE. Lei è sposato?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sono sposato.
  PRESIDENTE. Ha dei figli?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non ho bambini, però tengo a
precisare, con tutta onestà, una cosa che mi porto da molti
anni: ho in affidamento un bambino, anche se non legalmente,
nel senso che l'ho cresciuto per nove anni ed ero arrivato al
punto di non commettere cose brutte verso questo bambino,
perché il fatto di crescere in questo ambiente poteva solo
danneggiare il suo futuro, il suo avvenire. Questo è stato uno
dei punti fondamentali da cui ho intrapreso questa strada,
quella di dare un avvenire al mio bambino, il quale possa
dirmi: "Sei stato un galantuomo; se prima eri quello che eri,
oggi devo ringraziarti perché sei stato un galantuomo a farmi
uscire da questo ambiente che non poteva portarmi ad altro che
a cose brutte".
  PRESIDENTE. Quando ha iniziato la sua collaborazione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel mese di agosto.
  PRESIDENTE. Di quest'anno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, di quest'anno.
  PRESIDENTE. Prima di agosto lei era al corrente di
quello che avveniva nell'organizzazione oppure no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Prima che mi arrestassero sì; dopo
che mi
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hanno arrestato, come è di prassi, di procedura, non potevo
sapere più niente.
  PRESIDENTE. Non sapeva più niente o sapeva meno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Potevo sapere qualcosina, ma...
  PRESIDENTE. Che vuol dire "come è di prassi"?
  SALVATORE MIGLIORINO. Vuol dire che in effetti, quando
una persona è incaricata di fare certe cose, una volta che
viene a mancare nell'organizzazione, c'è un altro che lo
rimpiazza, che assume le sue funzioni, per non lasciare vuoto
quel posto e per portare avanti certi discorsi.
  PRESIDENTE. Questa era un tecnica che vi avevano
insegnato i siciliani o l'avevate inventata voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. A parte che ce l'hanno inculcata
loro, e noi la seguivamo alla lettera... Infatti, io (parlo di
me personalmente) se andavo a discutere con una persona, con
chiunque, vicino a me doveva esservi sempre un'altra persona
per intraprendere quello che io stavo dicendo. Se un domani io
fossi venuto a mancare, l'altro doveva tramandare e portare
avanti certi discorsi.
  PRESIDENTE. Quindi, questa era la regola; andavate in
due a parlare.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, questa era la regola.
  PRESIDENTE. Quali gruppi di camorra lei conosce? Conosce
solo quelli di Torre Annunziata o anche quelli della Campania
nel suo complesso o di Napoli?
  SALVATORE MIGLIORINO. Come conoscenza diretta, solo
Marano, i Nuvoletta.
  PRESIDENTE. Torre Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, Marano. Lei parla di Torre
Annunziata?
  PRESIDENTE. Stavo parlando complessivamente; se lei
dovesse dire: "Io posso parlare e so quello che è successo in
queste zone", quali sono le zone che lei conosce? Se le parlo
di Salerno, per esempio...
  SALVATORE MIGLIORINO. Di Salerno non potrei parlare.
  PRESIDENTE. Di Caserta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non potrei parlare.
  PRESIDENTE. Di che cosa può parlare, per far capire alla
Commissione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Posso parlare di Torre Annunziata,
di personaggi di Marano e basta.
  PRESIDENTE. Cioè di Nuvoletta. Sulla base di quello che
lei sa, chi comanda adesso nei gruppi camorristici?
  SALVATORE MIGLIORINO. Vi sono vari gruppi camorristici,
formati da tante famiglie, tanti nomi e tanti personaggi.
Diciamo che un vero comando non ce l'ha nessuno, come si
diceva nell'ambiente...
  PRESIDENTE. Neanche Alfieri?
  SALVATORE MIGLIORINO. Stavo arrivando a questo punto. Si
diceva nell'ambiente che Alfieri stava stringendo una sorta di
patto con altre famiglie per creare una certa continuità in
determinate cose e per poter stare sempre uniti, non con noi,
ossia non con Torre Annunziata e neanche con Marano. Questi
erano gli unici due paesi ai quali non avrebbe mai potuto dire
di aderire a questa cosa, per ampi motivi.
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  PRESIDENTE. Si riferisce ai motivi di scontro tra
Nuvoletta e Alfieri?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ci sono stati motivi di
scontro, prima e dopo.
  PRESIDENTE. A Torre Annunziata che cosa sta succedendo
adesso?
  SALVATORE MIGLIORINO. A Torre Annunziata adesso il
gruppo Gionta non è in disarmo, perché è presente a Torre
Annunziata; però vi sono altri gruppi di ideologia mafiosa,
come i Gallo e i Limelli.
  PRESIDENTE. Il "cavaliere", praticamente?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, il "cavaliere" e i Limelli.
Perché in parte loro facevano parte del solo gruppo di Gionta,
dopo di che si sono distaccati per avere un territorio più
ampio, una fetta più proficua dei proventi illeciti.
  PRESIDENTE. Quindi, a Torre Annunziata comanderebbero
questi gruppi (il "cavaliere", praticamente); e i Nuvoletta
come sono messi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non è che Torre Annunziata sia
comandata da questi gruppi; essi hanno una loro presenza a
Torre Annunziata, ma quello che realmente impone una dittatura
completa è Gionta.
  PRESIDENTE. Ancora adesso?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ancora adesso è sempre lui.
  PRESIDENTE. Chi è il suo uomo fuori?
  SALVATORE MIGLIORINO. Attualmente ci sono due o tre
persone: c'è quello che ha preso di diritto le redini del clan
(Sperandeo Alfredo), però sotto un'altra forma Gionta potrebbe
anche delegare suo fratello Ernesto, con tutto che non fa
parte del clan (diciamo che è un'eminenza grigia dello stesso
clan, è in disparte). Vi sono però altri personaggi che
possono portare avanti questa cosa con modalità e fatti come
la portavo avanti io.
  PRESIDENTE. Lei ha detto che, quando uno di voi entra in
carcere, c'è un altro che lo sostituisce, che prende il suo
posto. Perché questo non sarebbe avvenuto per Gionta, che
continua a comandare pur essendo in carcere?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, il posto di Gionta l'ho preso
io; quando sono uscito, ho cercato di portare avanti io questa
cosa.
  PRESIDENTE. Ma lei si teneva sempre in contatto con
Gionta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, mi tenevo in contatto con
Gionta.
  PRESIDENTE. Praticamente, era una specie di
rappresentante.
  SALVATORE MIGLIORINO. Se dovevo fare qualcosa di molto
eclatante, mandavo qualche ambasciata a Gionta; non potevo
permettermi di prendere delle decisioni molto delicate senza
informare chi dovevo informare. Per tutto il resto, per me era
una cosa normale...
  PRESIDENTE. Le è mai capitato di dover parlare con
Gionta di cose delicate?
  SALVATORE MIGLIORINO. Direttamente no. Quando lui era in
carcere non ho mai avuto l'opportunità di andare in un carcere
e dire...
  PRESIDENTE. Ha avuto qualche necessità per cui si è
servito di altre persone per comunicare con Gionta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Qualche volta mi sono servito
della moglie; le
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dicevo di stare attenta quando andava ai colloqui e di fare
qualche ambasciata oppure di fargli sapere che qualcuno doveva
dirgli qualcosa. Si trattava di piccoli sotterfugi.
  PRESIDENTE. Come sono messi adesso i Nuvoletta (questi
di Marano)?
  SALVATORE MIGLIORINO. I Nuvoletta sono sempre i
Nuvoletta; non cambierà mai niente a Marano con i Nuvoletta;
anche con l'arresto di Lorenzo, che in effetti era un po' in
disparte negli ultimi tempi, un po' per la sua malattia, un
po' per l'età, ma la vera mente, il capo della famiglia
Nuvoletta è Angelo Nuvoletta, ed attualmente è ancora lui.
Adesso è latitante.
  PRESIDENTE. Ma si trova in quella zona?
  SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia, sì. E' rimasto
sempre lì e non si è mai mosso.
  PRESIDENTE. Che rapporto avevano i Nuvoletta con le
altre famiglie?
  SALVATORE MIGLIORINO. Si riferisce alle altre famiglie
di Napoli?
  PRESIDENTE. Sì.
  SALVATORE MIGLIORINO. Avevano rapporti normali fin
quando non poteva succedere qualcosa e si vedeva dove si
schieravano le famiglie, con o contro i Nuvoletta.
  PRESIDENTE. Cercavate di fare un'azione che non fosse
molto visibile?
  SALVATORE MIGLIORINO. In che senso?
  PRESIDENTE. Non compivate atti di spavalderia od anche
omicidi inutili?
  SALVATORE MIGLIORINO. Spavalderia no, arroganza no:
cercavamo sempre di coprire le nostre cose nel migliore dei
modi, sia in azioni criminose sia in azioni legali come avere
contatti con tante persone.
  PRESIDENTE. Com'era fatta la struttura del gruppo
Gionta? Gionta era il capo, poi c'erano alcuni vice...
  SALVATORE MIGLIORINO. Gionta era il capo, ma non si
poteva chiamare famiglia nel gergo di Cosa nostra perché era
una costola della famiglia di Marano. Marano si può chiamare
famiglia; noi, in effetti - dico noi per dire loro - all'epoca
eravamo sempre sottoposti a quello che diceva Marano. Ci
potevano chiamare gruppo che poi man mano, con il passare del
tempo, poteva formare una famiglia a Torre Annunziata, sempre
con il consenso di Marano.
  PRESIDENTE. Autorizzati da Nuvoletta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Autorizzati da Nuvoletta e dai
nostri referenti in Sicilia.
  PRESIDENTE. Sempre?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sempre così.
  PRESIDENTE. Quali erano gli affari più significativi di
questo gruppo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Le estorsioni, il traffico di
droga, specialmente il contrabbando.
  PRESIDENTE. Sigarette?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, in quantità elevate.
  PRESIDENTE. Quindi sigarette, droga ed estorsioni, sono
queste le tre attività più importanti.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, poi altre cose, ma
sporadicamente.
                       Pagina  3094
  PRESIDENTE. Quali potrebbero essere le "altre cose"?
  SALVATORE MIGLIORINO. Qualche affare di roba rubata,
poche cose...
  PRESIDENTE. Qualche bella rapina nel centro-nord?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, Gionta era contrario a queste
cose; non permetteva di fare rapine e di mettere a
repentaglio, con il rischio di essere arrestato o ammazzato,
qualcuno dei suoi. Non ammetteva queste cose.
  PRESIDENTE. Un affare per volta: cominciamo dal traffico
degli stupefacenti. Di quali stupefacenti si tratta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Di cocaina.
  PRESIDENTE. Non eroina?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, cocaina.
  PRESIDENTE. Da dove veniva questa cocaina?
  SALVATORE MIGLIORINO. Per un periodo di tempo è venuta
dalla Sicilia e per un altro periodo è venuta da Milano.
  PRESIDENTE. Da Milano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, contatti personali nostri,
amicizie nostre del clan a Torre Annunziata. Quando veniva
dalla Sicilia erano contatti con personaggi di cosa nostra.
  PRESIDENTE. Quali personaggi erano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che il gruppo di Torre
Annunziata aveva contatti con Mariano Agate di Mazara del
Vallo e noi per tutte le cose ci rivolgevamo a lui quando
stava fuori; quando stava in carcere c'erano altre persone che
lo rappresentavano.
  PRESIDENTE. Si ricorda chi erano queste altre persone?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ricordo Giovanni Bastone, Ciccio
il costruttore (che poi mi sono ricordato si chiama Francesco
Messina) e poi altri di cui ricordo solo il nome ma non il
cognome.
  PRESIDENTE. Come arrivava la cocaina da lì a voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Un paio di volte è stato fatto un
viaggio con macchine nostre, cioè con camion carichi di merce
di copertura.
  PRESIDENTE. Per camuffare?
  SALVATORE MIGLIORINO. Esatto.
  PRESIDENTE. Che quantitativi prendevate ogni volta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dai 15 ai 20 chili.
  PRESIDENTE. E quanto costava?
  SALVATORE MIGLIORINO. A noi veniva dai 48 ai 50 milioni
al chilo.
  PRESIDENTE. E poi come la vendevate?
  SALVATORE MIGLIORINO. La passavamo a 70, 75, 80.
  PRESIDENTE. A chi la passavate?
  SALVATORE MIGLIORINO. A nostri compratori, gente della
zona.
  PRESIDENTE. Che non erano del vostro gruppo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi del gruppo la smerciavamo.
                       Pagina  3095
  PRESIDENTE. Facevate i grossisti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Esatto, poi c'erano altre persone
che venivano a comprarla a 75, 70, come capitava.
  PRESIDENTE. La vendevate pura o cominciavate a fare un
taglio voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, com'era; come arrivava non
veniva toccata.
  PRESIDENTE. In quali anni?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1988-1989.
  PRESIDENTE. E dopo no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dopo no, perché vi furono dei
contrasti con il clan Gallo perché era lui il tramite perché
Valentino Gionta stava in carcere. Era lui il tramite con i
siciliani.
  PRESIDENTE. Quindi quando si staccò voleva continuare a
gestire lui...
  SALVATORE MIGLIORINO. Vi furono dei contrasti e mi
sembra che vi fu anche un periodo nel 1990 che ci fu questo
traffico...
  PRESIDENTE. E prima del 1988 no?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, che io sappia.
  PRESIDENTE. Non si faceva traffico di droga?
  SALVATORE MIGLIORINO. Droga con i siciliani no, ma
qualcosina a Torre si faceva, sciocchezze...
  PRESIDENTE. E poi quando andate a prenderla a Milano?
  SALVATORE MIGLIORINO. A Milano c'erano non dei siciliani
bensì qualcuno di Torre Annunziata trapiantato a Milano,
qualcun altro a Genova...
  PRESIDENTE. Nello stesso periodo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dal 1991 al 1993.
  PRESIDENTE. A Milano?
  SALVATORE MIGLIORINO. A Milano, a Genova...
  PRESIDENTE. Diciamo il nord. Sempre cocaina?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sempre cocaina.
  PRESIDENTE. E perché trafficavate cocaina e non eroina?
  SALVATORE MIGLIORINO. Prima di tutto perché la cocaina è
più smerciabile; all'eroina eravamo contrari, diciamo per
coscienza umanitaria, perché era un prodotto...
  PRESIDENTE. Distruttivo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ecco, era distruttivo. La cocaina
era invece un prodotto di vizio, che non portava alla
distruzione fisica della persona. Cioè, anche la cocaina porta
alla distruzione fisica della persona, però...
  PRESIDENTE. Però allegramente?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, però era meno eclatante
dell'eroina.
  PRESIDENTE. Roba leggera, has-hisc?
  SALVATORE MIGLIORINO. No.
  PRESIDENTE. Praticamente nel 1988, 1989 e 1990 i
siciliani; 1991, 1992 e 1993 Milano, Genova e il nord.
                       Pagina  3096
  SALVATORE MIGLIORINO. Eravamo noi che prendevamo
contatto...
  PRESIDENTE. Come si rompe questo rapporto con i
siciliani? Perché esce Gallo da voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non si è mai rotto con i
siciliani, si è rotto con Gallo.
  PRESIDENTE. Ma perché poi andate a prenderla a Milano la
sostanza?
  SALVATORE MIGLIORINO. Perché ai siciliani a quell'epoca
mancava il prodotto da dare a noi; vi erano contrasti che non
ci potevano spiegare perché noi non eravamo integrati a tutti
gli effetti nei gruppi di giù. Vi erano contrasti anche fra di
loro, avevano la polizia ed i carabinieri addosso, avevano
cose da fare che potrei solo immaginare ma non affermare.
  PRESIDENTE. Vi erano grosse operazioni da fare?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Quanto pagavate la cocaina che veniva dal
nord?
  SALVATORE MIGLIORINO. Quarantotto-cinquanta milioni al
chilo.
  PRESIDENTE. E la vendevate sempre a 75?
  SALVATORE MIGLIORINO. Settanta, 75, come capitava: se
una persona ne comprava di più, se era un assiduo
frequentatore del nostro gruppo, come capitava.
  PRESIDENTE. Mi pare di aver letto negli atti che ad un
certo punto Gionta vietò di vendere droga a Torre Annunziata.
E' così o ricordo male?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ma all'epoca non c'ero, ero in
carcere.
  PRESIDENTE. In che epoca?
  SALVATORE MIGLIORINO. Se non sbaglio nel 1983-1984.
  PRESIDENTE. Quindi molto prima. Si trattava di roba che
non facevate voi, ma altri?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, altri.
  PRESIDENTE. E per quale motivo Gionta pose questo
divieto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Con tutta onestà non glielo so
spiegare, però penso che era il motivo che dicevo prima, a
parte che lui è sempre stato contrario all'eroina.
  PRESIDENTE. Perché distruggeva i ragazzi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a parte questo, ma
principalmente non voleva avere disturbo dai carabinieri e
dalle forze dell'ordine.
  PRESIDENTE. Portavate circa 20 chili alla volta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Come capitava: 10, 15, 20, 7, 8,
era un modo di vedere le cose come arrivava certa roba.
  PRESIDENTE. Come si pagava?
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi non pagavamo. Quando
riscuotevamo mandavamo i soldi.
  PRESIDENTE. Non pagavate subito?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non pagavamo prima.
  PRESIDENTE. E quelli che compravano da voi pagavano
subito?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, neanche loro.
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  PRESIDENTE. C'era un rapporto di fiducia?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Come si pagava, si portavano i soldi a mano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Portavano i soldi, trovavano me o
un altro nell'organizzazione e se ne andavano.
  PRESIDENTE. In liquido?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, in liquido.
  PRESIDENTE. Non con assegni?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, solo liquido.
  PRESIDENTE. Né tramite operazioni bancarie?
  SALVATORE MIGLIORINO. No.
  PRESIDENTE. Tutti questi soldi - pare che Gionta avesse
un sacco di soldi - dove li teneva?
  SALVATORE MIGLIORINO. Lui personalmente o
l'organizzazione?
  PRESIDENTE. Una cosa e l'altra.
  SALVATORE MIGLIORINO. Gionta è stato ed è tuttora una
persona che non crede negli investimenti; non crede di
investire per poter poi perdere, sapendo che purtroppo la
legge prima o dopo arriverà ai suoi investimenti. Lui ha
preferito sempre avere del liquido, però se dovessi dire dove
ha il liquido Gionta direi delle bugie. Per averli li ha, è
uno di molti soldi.
  PRESIDENTE. E quindi conserva liquido?
  SALVATORE MIGLIORINO. Conserva liquido, li investe; fa
però investimenti coperti, non alla luce del giorno.
  PRESIDENTE. Come si fanno questi investimenti, tramite
chi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sempre tramite persone che hanno
delle società, che operano in qualche settore commerciale o
edilizio, però non si è mai saputo niente. Una volta aprì un
negozio ma poi glielo chiusero, lo sequestrarono.
  PRESIDENTE. Ho capito. E lei dei suoi soldi cosa faceva?
  SALVATORE MIGLIORINO. In verità io i soldi li spendevo.
Li ho sprecati, non ho pensato a nasconderli. Ho guadagnato un
sacco di soldi, ho comprato casa a mio fratello, ho aggiustato
delle proprietà di famiglia, ma non ho minimamente pensato di
aprire un conto corrente oppure di investire in società e via
discorrendo.
  PRESIDENTE. Si dice che parte di questi soldi verrebbe
investita in titoli di Stato, cioè che si comprerebbero BOT e
CCT: ha mai sentito parlare di queste cose?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ho sentito parlare di queste
cose, però non potrei dirle affermativamente se lui li ha
investiti o meno. Credo però che una buona parte di questi
soldi li abbia investiti.
  PRESIDENTE. Passiamo ora al contrabbando di tabacchi.
Rende ancora tanto questo contrabbando?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, il contrabbando rende e
renderà sempre.
  PRESIDENTE. Può spiegare come avviene?
  SALVATORE MIGLIORINO. In partenza ci vogliono motoscafi
e personale addetto...
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  PRESIDENTE. Spieghi bene. La vostra organizzazione ha
sempre fatto contrabbando?
  SALVATORE MIGLIORINO. E' nata con il contrabbando e poi
ha continuato a fare contrabbando sin quando stavamo fuori io
e Ciro Paduano...
  PRESIDENTE. Quanto scafi avevate?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo so dire il numero degli
scafi, erano talmente tanti...
  PRESIDENTE. Dell'ordine di 10?
  SALVATORE MIGLIORINO. Di più, all'epoca quasi 20 scafi.
  PRESIDENTE. Che vuol dire all'epoca?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dal 1984: 1985, 1986, 1987.
  PRESIDENTE. E dopo sono aumentati?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dal 1990 in poi abbiamo
ricominciato di nuovo perché vi sono state le detenzioni di
alcuni di noi; abbiamo cominciato a organizzarci nuovamente
con il contrabbando. Prima che mi arrestassero c'erano quattro
motoscafi d'altura.
  PRESIDENTE. E dove li tenevate questi motoscafi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Tre li avevamo in Puglia ed uno in
cantiere.
  PRESIDENTE. E dove in Puglia?
  SALVATORE MIGLIORINO. Tra Fasano e Brindisi, ormeggiati
nei porti, oltre a quelli che ci ha sequestrato la Guardia di
finanza.
  PRESIDENTE. Questi motoscafi li avete a mare. Le
sigarette arrivano su navi? Scusi, io non fumo neanche, mi
spieghi come avviene.
  SALVATORE MIGLIORINO. Prima, il contrabbando...
C'avevano delle navi madre fuori delle coste della Jugoslavia;
anzi, ancora prima in Albania, in Durazzo. Da lì poi ci fu
quel famoso decreto che dovevano chiudere con il contrabbando;
ci fu un'evoluzione politica in Albania e troncarono con il
contrabbando e spostarono in Jugoslavia, verso Zara.
  PRESIDENTE. Lì c'erano le navi cariche di sigarette che
arrivavano al limite delle acque territoriali; è così?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, è esatto.
  PRESIDENTE. Poi c'erano i vostri motoscafi...
  SALVATORE MIGLIORINO. Che andavano vicino alle barche,
prendevano, caricavano e portavano a terra.
  PRESIDENTE. Queste sigarette nelle navi madre da dove le
prendono? Dalle case produttrici?
  SALVATORE MIGLIORINO. Le navi madre le prendono dal
porto. Le case produttrici le portano nei posti dove si vanno
a prendere.
  PRESIDENTE. Ho capito. Quindi, le caricano su queste
navi, che si fermano al limite delle acque territoriali...
  SALVATORE MIGLIORINO. Quando si possono fermare. Quando
non si possono fermare, con i motoscafi si entra direttamente
nei porti.
  PRESIDENTE. Andate direttamente nei porti, ho capito. E
si prendono lì.
  SALVATORE MIGLIORINO. Si caricano dal porto.
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  PRESIDENTE. E si pagano, poi? Si pagano subito queste
sigarette?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non si pagano subito, si paga alla
vendita, perché in effetti chi va a prendere le sigarette sono
clienti del venditore, c'è quella piena disponibilità, quella
piena fiducia...
  PRESIDENTE. Come per la droga, praticamente?
  SALVATORE MIGLIORINO. Esatto. Non c'è: "qua mi dai le
sigarette e qua ti do i soldi".
  PRESIDENTE. Mi spieghi: vanno questi motoscafi, prendono
la merce e la portano sulle coste pugliesi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Esatto.
  PRESIDENTE. Poi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Poi ci sono delle persone con
camion, macchine e via discorrendo che le portano a Napoli,
Milano, dove hanno loro i compratori di questa merce. Il
nostro compito finisce lì.
  PRESIDENTE. Siete sempre anche lì all'ingrosso,
praticamente: prendete e smerciate e poi non vi preoccupate di
cosa succede.
  SALVATORE MIGLIORINO. Esatto.
  PRESIDENTE. Per capire, quanto si guadagna a cassa, per
esempio?
  SALVATORE MIGLIORINO. Su ogni cassa bisogna tener conto
di una cosa, signor presidente, il discorso è questo: bisogna
variare come sta il mercato delle sigarette. Se c'è una
mancanza di sigarette, la sigaretta aumenta, se c'è una piena
di sigarette, le sigarette vanno al ribasso.
  PRESIDENTE. Mancanza o piena, sempre sul mercato del
contrabbando o sul mercato legale?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, sempre sul mercato di
contrabbando. Quando c'è piena, si aggira sulle 80-90 mila
lire.
  PRESIDENTE. A cassa?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a cassa. Quando c'è mancanza
di merce, 140-150 mila lire a cassa.
  PRESIDENTE. Ogni carico quante casse si fanno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Su ogni motoscafo vanno dalle 300,
350, 400, 500 casse, dipende dalla lunghezza del motoscafo,
dalla disponibilità a portare...
  PRESIDENTE. Uno scafista quanto prende a viaggio?
  SALVATORE MIGLIORINO. Uno scafista prende dai due, due e
mezzo, tre milioni.
  PRESIDENTE. Per ogni viaggio?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, dipende dal viaggio che deve
fare, dal tratto, dal posto in cui si trova.
  PRESIDENTE. Lì c'è un'organizzazione in Puglia, a
Brindisi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ci sono organizzazioni a
livello... noi le chiamiamo "paranze", che organizzano 10-12
persone: vanno a terra, sui punti di scarico, prendono le
sigarette, le ricaricano, vengono pagate. Diciamo che in
effetti è come facevo io molti anni fa.
  PRESIDENTE. Sì, ho capito, ma i camion sono poi vostri o
sono di altri?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sono di altre persone. Che poi
anche noi avevamo delle quote sui camion.
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  PRESIDENTE. Che vuol dire delle quote?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dal 100 per cento prendevamo un 30
per cento. Eravamo soci.
  PRESIDENTE. Quindi, i camion possono anche non essere
vostri. Sono di altri...
  SALVATORE MIGLIORINO. Di altri. Diciamo, presidente, che
è una catena il contrabbando; concatena tante persone, tante
cose.
  PRESIDENTE. Chi fa contrabbando, questi scafi, portano
solo sigarette o visto che si trovano portano anche altre
cose?
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi portavamo solo sigarette.
Qualcun altro ha potuto portare anche armi e via discorrendo,
che poi noi potevamo carpire da certi discorsi.
  PRESIDENTE. Come mai voi facevate solo sigarette?
Eravate i più buoni?
  SALVATORE MIGLIORINO. A noi interessava solo il
contrabbando. Non eravamo interessati né a prendere armi,
tanto meno a prendere droga, perché avevamo le nostre strade.
  PRESIDENTE. Da lì viene eroina, mi pare, no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Da lì potrebbe venire eroina.
Viene eroina perché è stata trovata, non lo so.
  PRESIDENTE. Che a voi non interessava come sostanza?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non interessava minimamente.
  PRESIDENTE. A proposito delle armi, può spiegare alla
Commissione? Voi avevate molte armi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Che tipo di armi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Fucili, mitragliette...
  PRESIDENTE. Anche automatiche?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, automatiche, kalashnikov...
  PRESIDENTE. Da dove venivano queste armi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non è che venivano direttamente da
un posto che noi prendevamo. Poteva venire, non un tipo
qualsiasi, ma una persona che noi conoscevamo e poteva dirci:
"ho due fucili"; "ho tre pistole". E compravamo. Qualche volta
ce le hanno fornite i Marano, i Nuvoletta. Non era
direttamente che uno andava a comprarle ad un posto specifico
certe armi. Era una cosa occasionale.
  PRESIDENTE. Però ne avevate tante?
  SALVATORE MIGLIORINO. Si, ne avevamo tante.
  PRESIDENTE. Quando usavate un'arma in un omicidio o una
cosa importante poi la distruggevate oppure la conservavate?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, la distruggevamo.
  PRESIDENTE. Perché la distruggevate, per evitare che
fosse riconosciuta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Per evitare indagini, per evitare
il ritrovamento di questa arma, perché potevano risalire...
  PRESIDENTE. Visto che un po' di omicidi ne avete fatti,
ne avete distrutte parecchi di armi...
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  SALVATORE MIGLIORINO. Eh, sì.
  PRESIDENTE. Questo afflusso accidentale, casuale...
  SALVATORE MIGLIORINO. Ma no accidentale, diciamo che noi
mettevamo quella voce in giro che ci servivano armi.
  PRESIDENTE. E vi fidavate della gente che ve le portava?
  SALVATORE MIGLIORINO. In effetti ci fidavamo perché
erano tutte persone non collegate direttamente a noi ma anche
indirettamente, anche per simpatia. Andavamo sul sicuro.
  PRESIDENTE. Uno dice: "mah, ho bisogno di armi" e veniva
la gente a portare i kalashnikov, i fucili automatici. Così
succede?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, in un sol colpo non ve le
portano, bisogna aspettare. Poteva capitare che qualche
mitraglietta, qualche pistola era stata rubata a qualche
agente, a qualche metronotte. Armi se ne trovano, signor
presidente, però non è che lì sul punto ti portano le armi. Le
trovavamo sempre; quando non le trovavamo, le mandavamo a
prendere addosso a qualcuno, come dei metronotte, gente che
sorvegliava degli uffici...
  PRESIDENTE. Avete mai fatto furti in armerie?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, in armerie mai.
  PRESIDENTE. E avete mai preso contatto con i siciliani
per farvi portare delle armi o andarle a prendere?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, prendemmo contatti, però non
ce ne hanno mai mandate.
  PRESIDENTE. E con i milanesi, su?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, su c'è una nutrita schiera di
compaesani, gente di Torre Annunziata, e da lì abbiamo avuto
parecchia roba, come pistole, fucili, qualche mitraglietta.
Ecco, c'era un ricambio, non c'era quel bisogno continuo,
perché quando avevamo bisogno potevamo aspettare dieci giorni,
quindici giorni, però arrivavano.
  PRESIDENTE. Dove le nascondevate queste armi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Abitualmente le mettevamo in posti
dove non potevano trovarle. Poi, con il passare del tempo, ci
fu una certa raffinatezza nel nasconderle bene, facevamo dei
nascondigli elettronici...
  PRESIDENTE. A palazzo Fienga?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a palazzo Fienga, fuori
palazzo Fienga, dei cunicoli sotterranei...
  PRESIDENTE. Avevate anche cunicoli sotterranei?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Dove?
  SALVATORE MIGLIORINO. A Torre Annunziata.
  PRESIDENTE. Come si fa un cunicolo sotterraneo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non un cunicolo, diciamo che era
una rete fognaria che attraversa tutta Torre Annunziata, in
poche parole.
  PRESIDENTE. E voi la conoscevate?
  SALVATORE MIGLIORINO. Si, alcune persone del gruppo
conoscevano questa zona. Io onestamente non ci sarei mai sceso
lì sotto.
  PRESIDENTE. E le tenevate lì?
                       Pagina  3102
  SALVATORE MIGLIORINO. In locali appositi, che poi da
questi locali si accedeva anche alle fogne...
  PRESIDENTE. Mi può spiegare come avvenivano le
estorsioni? Lei ha detto che le cose più importanti erano:
droga, contrabbando, estorsioni. Abbiamo parlato della droga e
del contrabbando, ora parliamo delle estorsioni.
  SALVATORE MIGLIORINO. L'estorsione avveniva... Per noi
era una cosa più che normale. In parte venivano loro da noi.
  PRESIDENTE. Chi sono loro?
  SALVATORE MIGLIORINO. I costruttori. In parte.
  PRESIDENTE. Quindi, le estorsioni si facevano ai
costruttori.
  SALVATORE MIGLIORINO. Ai costruttori, sì.
  PRESIDENTE. Ma anche ai commercianti, agli artigiani o
solo ai costruttori?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, ai commercianti era una cosa
sporadica ma generalmente non intendevamo mai toccare queste
persone, perché in effetti cosa potevi ricavare da un
commerciante? Spicciolata, poca roba. Ci interessavamo quelle
opere pubbliche di un certo rilievo.
  PRESIDENTE. Questa cosa interessa molto la Commissione.
Può spiegare bene?
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi avevamo collegamenti sia
interni sia esterni con ambienti politici a Torre Annunziata.
  PRESIDENTE. Quali erano questi ambienti politici?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ma, assessori, qualche sindaco e
via discorrendo.
  PRESIDENTE. Deve spiegare un po' bene. Allora, quali
erano questi assessori?
  SALVATORE MIGLIORINO. I nomi?
  PRESIDENTE. Sì.
  SALVATORE MIGLIORINO. Principalmente quello lì che era,
non addetto, diciamo collegato di fatto con il clan Gionta era
Bertone, Domenico Bertone.
  PRESIDENTE. Che era sindaco, no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, all'epoca era sindaco. Poi
uscì dalla politica, però in effetti è uscito così, agli occhi
dell'opinione pubblica, ma dietro le quinte è lui che manovra.
  PRESIDENTE. Tuttora?
  SALVATORE MIGLIORINO. Tuttora, ancora.
  PRESIDENTE. Di che partito è Bertone?
  SALVATORE MIGLIORINO. Mi sembra che è socialista.
  PRESIDENTE. Allora, c'era questo Bertone. Poi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Poi ci sono i vari Carotenuto
Antonio, Izzo Luigi...
  PRESIDENTE. Di che partiti sono?
  SALVATORE MIGLIORINO. Michele Gallo. Tra democrazia
cristiana e partito socialista.
  PRESIDENTE. Questi erano i due partiti con i quali...
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che erano i due partiti
con supremazia territoriale a Torre Annunziata.
                       Pagina  3103
  PRESIDENTE. Quindi, voi avevate rapporti con loro?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, avevamo rapporti con loro.
  PRESIDENTE. Ha detto Carotenuto, poi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Carotenuto Antonio, Michele Gallo,
Izzo Luigi... e basta, non mi...
  PRESIDENTE. Quindi avevate rapporti con questi politici;
poi questi politici vi dicevano che cosa: quando c'erano gli
appalti?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, noi avevamo degli
interlocutori presso questi politici, perché cercavamo anche
di salvare... Ecco questa è la mentalità che io le spiegavamo
prima, che noi abbiamo acquisito...
  PRESIDENTE. Dai siciliani.
  SALVATORE MIGLIORINO. Quella di mettere l'interlocutore
nella posizione di non fargli avere problemi con noi, di non
far capire che sta lavorando per il clan, che sta lavorando
per Gionta, per una certa organizzazione. Allora, avevamo
degli interlocutori al di fuori del comune.
  PRESIDENTE. Ah, cioè?
  SALVATORE MIGLIORINO. Interlocutori che stavano bene con
i vari Bertone, i vari Carotenuto. Facevamo loro le nostre
richieste e loro le riportavano.
  PRESIDENTE. Faccia capire: chi erano questi
interlocutori?
  SALVATORE MIGLIORINO. Gente normale.
  ALTERO MATTEOLI. Mediatori.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, mediatori.
  PRESIDENTE. Come si chiamano? Si ricorda i nomi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Uno era Domenico Iapicca, diciamo
che è stato l'unico che aveva contatti quasi con tutti.
  PRESIDENTE. Che faceva Iapicca nella vita?
  SALVATORE MIGLIORINO. Iapicca è un simpatizzante, mi
sembra, della democrazia cristiana.
  PRESIDENTE. Ma di professione che faceva?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ha un bar, uno chalet a
Torre Annunziata.
  PRESIDENTE. Questo Iapicca che faceva, mi spieghi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Questo Iapicca ci riportava
notizie e portava notizie ai vari Bertone, ai vari
Carotenuto...
                   PRESIDENTE.Omissis
    Quindi, queste persone andavano dai politici e facevano
da tramite tra i politici e voi. E' così?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, quello che aveva da dire, ce
lo veniva a dire.
  PRESIDENTE. Cioè, che cosa vi diceva?
  SALVATORE MIGLIORINO. "Ci sono queste costruzioni. C'è
da fare questo appalto. Si presentano queste ditte e prendete
le vostre precauzioni..."
  PRESIDENTE. A quel punto voi che facevate?
  SALVATORE MIGLIORINO. A quel punto mandavamo noi
l'ambasciata: "vai da Bertone, vai da Carotenuto e digli che
ci interessa questa ditta, questa impresa". Dopo di che, sono
cose loro, sanno
                       Pagina  3104
loro come fare per far andare questi lavori, quest'appalto a
questa ditta.
  PRESIDENTE. Ho capito. E poi voi andavate dalla ditta
anche?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dopo di che andavamo dalla ditta,
che era ditta da noi conosciuta...
  PRESIDENTE. Già legata a voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, da noi conosciuta, per averci
pagato, perché stava a Torre Annunziata, perché aveva contatti
con noi. Andavamo e dicevamo: "tutto a posto, non ti
preoccupare: l'appalto, l'opera pubblica la prenderai tu. Dopo
di che, fatto questo, ne parliamo, ci sediamo, ne discutiamo:
quello che c'è da dare, ci dai; quello che devi dare ai
politici, lo dai ai politici".
  PRESIDENTE. Perché l'impresa dava un po' a voi e un po'
ai politici?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, presidente, nessuno fa niente
per...
  PRESIDENTE. Sì, questo l'ho capito. Quindi, i politici
sapevano che voi avreste preso dei soldi, che voi eravate
interessati a quell'appalto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, è normale, eravamo interessati
a quell'appalto.
  PRESIDENTE. Come contropartita cosa davate ai politici?
Raccoglievate anche voti?
  SALVATORE MIGLIORINO. In contropartita eravamo
disponibili quando era tempo di elezioni, quando era tempo di
elezioni amministrative, comunali; cose personali di qualche
politico. Eravamo disponibili su queste cose.
  PRESIDENTE. Cosa vuol dire "cose personali"?
  SALVATORE MIGLIORINO. Il problema personale può sempre
capitare nella vita a qualche politico. Anche delle
sciocchezze.
  PRESIDENTE. Il problema personale, ad esempio, potrebbe
essere anche il cattivo funzionamento di un rubinetto
dell'acqua.
  SALVATORE MIGLIORINO. Un furto, cose banali.
  PRESIDENTE. Cioè?
  SALVATORE MIGLIORINO. Un furto.
  PRESIDENTE. Ad esempio, chi ha subito un furto e vuole
recuperare la refurtiva o addirittura commissiona un furto?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, per recuperare la refurtiva.
Cose banali.
  PRESIDENTE. Quelle meno banali quali erano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Quelle meno banali erano le
votazioni, avere voti a favore di certi partiti, di certe
persone.
  PRESIDENTE. In occasione di elezioni politiche, non
amministrative, vi siete attivati per dare voti a qualcuno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia sì. Non si tratta
della mia epoca. All'epoca si è attivato molto Gionta nei
confronti di Bertone e di Carotenuto.
  PRESIDENTE. Questo in occasione di elezioni
amministrative, del comune. Per le elezioni al Parlamento
nazionale? I voti che nelle elezioni amministrative facevate
confluire su Bertone e Carotenuto, in occasione di elezioni
regionali o elezioni politiche a quali personaggi li facevate
arrivare? Oppure non ve ne interessavate?
                       Pagina  3105
  SALVATORE MIGLIORINO. Non ci interessavano. Ci siamo
interessati solo della campagna elettorale di Izzo per
l'elezione alla regione o alla provincia. Infatti, poi venne
eletto.
  PRESIDENTE. Non avevate rapporti con uomini politici
nazionali?
  SALVATORE MIGLIORINO. Io direttamente non avevo
rapporti.
  PRESIDENTE. Il clan?
  SALVATORE MIGLIORINO. Forse Carotenuto e Bertone avevano
rapporti con uomini politici nazionali.
  PRESIDENTE. Con chi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so.
  PRESIDENTE. Lei prima stava spiegando il problema
relativo ai voti; tuttavia, poteva accadere che qualcuno di
questi politici chiedesse qualcosa di più importante, come, ad
esempio, intimidire un avversario politico?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non c'è stato mai bisogno di
intimidire.
  PRESIDENTE. Erano già intimiditi.
  SALVATORE MIGLIORINO. Erano entrati in quella mentalità,
anche se non la condividevano. Erano entrati in quella
mentalità per cui quando qualcuno di noi andava a chiedere
qualcosa non si facevano pregare due volte.
  PRESIDENTE. Non mi sono spiegato. Qualche politico vi ha
mai chiesto, ad esempio, "C'è Tizio che mi sta dando fastidio,
andategli a dire di smetterla"?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non ce lo hanno mai chiesto.
Nei confronti di un altro politico no.
  PRESIDENTE. Nei confronti di un cittadino qualsiasi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nemmeno. Se c'era da fare qualche
lamentela si usava un'altra forma. Non si diceva direttamente
"Quello mi sta dando fastidio".
  PRESIDENTE. Cosa si diceva?
  SALVATORE MIGLIORINO. Eravamo noi che capivamo.
  PRESIDENTE. C'è stato qualche episodio?
  SALVATORE MIGLIORINO. In verità, non ricordo se c'è
stato qualche episodio, può darsi che si sia verificato
durante la mia assenza.
  PRESIDENTE. Izzo era parente di qualcuno dei vostri
affiliati?
  SALVATORE MIGLIORINO. Era parente di Francesco Bove, un
appartenente al clan.
  PRESIDENTE. Prima ha parlato di Carotenuto. Può
spiegarci la questione relativa alla estorsione concernente i
silos di Torre Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. Eravamo nel 1991. Non avevamo mai
toccato questi silos per ovvie ragioni, perché non ne vedevamo
la necessità.
  PRESIDENTE. Di chi sono i silos?
  SALVATORE MIGLIORINO. I silos sono di un certo Rocco,
che non ho mai conosciuto. Ci mettemmo in contatto con un
ragioniere, una persona che portava avanti questa cosa e
cominciammo l'estorsione ai silos. Dopo poco tempo venne
Iapicca, l'interlocutore con i politici e disse "I silos
interessano a Carotenuto. E' stato chiamato da un politico di
Roma a cui interessava questa faccenda. Guardate se potete
fare qualche cosa".
                       Pagina  3106
  PRESIDENTE. Che vuol dire "interessava questa faccenda"?
  SALVATORE MIGLIORINO. Voleva dire di non dare fastidio,
di andarci piano, di vedere se si poteva evitare.
  PRESIDENTE. I silos cosa contenevano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Grano. Rispondemmo di sì, dal
momento che Carotenuto doveva fare bella figura verso un altro
politico, malgrado Carotenuto non meritasse niente perché ci
aveva un po' trascurato su certe cose. La trattativa si chiuse
con una certa cifra.
  PRESIDENTE. Vi faceste dare una somma di denaro?
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi volevamo 300 milioni per i
silos. Carotenuto ci mandò a dire di farlo per lui e per
quella persona.
  PRESIDENTE. Chi era quella persona?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non me lo disse. Credo sia
opportuno chiederlo a Carotenuto che certamente lo conosce. Ci
chiese se potevamo chiudere la questione con la metà, con 150
milioni. Gli dissi di sì, per chiudere la questione e non
parlarne più.
  ALTERO MATTEOLI. Attualmente il signor Carotenuto che
ruolo ricopre?
  SALVATORE MIGLIORINO. Attualmente non ricopre nessun
ruolo.
  ALTERO MATTEOLI. Non è stato più rieletto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia no.
  PRESIDENTE. Quali erano le imprese a voi vicine?
  SALVATORE MIGLIORINO. La più importante era la Viola e
Staiano.
  PRESIDENTE. Può dirci il nome dell'impresa?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sturm.
  PRESIDENTE. Le altre?
  SALVATORE MIGLIORINO. Le altre erano piccole imprese di
scarsa rilevanza.
  PRESIDENTE. Quando parla di estorsioni alle imprese fa
riferimento anche alla Edilter? Può spiegarci meglio il
problema?
  SALVATORE MIGLIORINO. Con la Edilter non abbiamo avuto
nessun contatto. Il contatto diretto con la Edilter era tenuto
dai costruttori Viola e Staiano. In effetti, noi abbiamo fatto
l'estorsione a Viola e Staiano; abbiamo preso accordi, soldi
con Viola e Staiano, non con la Edilter. Poi la Edilter ha
dato i lavori a Viola e Staiano per la costruzione delle
scuole. Sapevamo che la gara era rappresentata dalla Edilter.
  PRESIDENTE. Poi la Edilter dette il subappalto a Sturm?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Sapevate che ciò sarebbe accaduto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  MASSIMO BRUTTI. Era stato chiesto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Da noi no.
  PRESIDENTE. Chi vi disse che la Edilter avrebbe vinto
questo appalto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non ce lo disse nessuno.
Invitavamo solo i politici ad appoggiare Viola e Staiano. Loro
                       Pagina  3107
sapevano che Viola e Staiano erano appoggiati dalla Edilter.
  PRESIDENTE. Che legame c'era tra il clan Gionta e le
aziende della lega delle cooperative?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non credo ci fosse alcun legame. I
legami con le cooperative li avevamo solo a Torre Annunziata.
  PRESIDENTE. Con quelle di Torre Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, qualcuna.
  PRESIDENTE. Si ricorda qualche nome?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non mi ricordo, ma niente di
straordinario.
  PRESIDENTE. Un collega vorrebbe sapere chi erano i
referenti politici della Edilter.
  SALVATORE MIGLIORINO. I referenti politici a Torre
Annunziata erano sempre i soliti, Carotenuto, Bertone, Michele
Gallo, Luigi Izzo, Sergio Gargiulo. Erano loro che manovravano
tutto.
  PRESIDENTE. Ci sono stati anche rapporti con la COGEFAR?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì. Molto tempo fa, quando io non
c'ero, con un personaggio del nostro gruppo.
  PRESIDENTE. Cioè?
  SALVATORE MIGLIORINO. Con Edoardo Di Ronza.
  PRESIDENTE. Quello che poi fu ammazzato?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, fu ammazzato.
  PRESIDENTE. Che tipo di rapporti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Rapporti di lavoro.
  PRESIDENTE. Un solo rapporto o per un certo periodo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia un solo rapporto, su
un solo lavoro, peraltro non direttamente con COGEFAR. Si
trattava di un personaggio che rappresentava funzionari della
COGEFAR.
  PRESIDENTE. Torniamo alle estorsioni. I politici
sapevano che voi sostenevate l'impresa Sturm e quindi
cercavano di far arrivare gli appalti a tale impresa; una
volta ottenuti gli appalti la Sturm dava una quota a voi e una
quota ai politici. Era questo il meccanismo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì. Noi prendevamo la nostra
quota.
  PRESIDENTE. Quindi, più che di estorsione, si tratta di
un accordo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, un accordo convenuto tra le
parti, non estorto.
  PRESIDENTE. Un'impresa non di Torre Annunziata che
avesse voluto lavorare nella vostra zona cosa doveva fare?
  SALVATORE MIGLIORINO. Niente, si presentava. Erano loro
stessi che si rendevano conto della situazione in quella
determinata zona. Loro non si presentavano direttamente,
cercavano l'interlocutore per avvicinare qualcuno di noi o di
altri clan.
  PRESIDENTE. E' mai capitato ciò?
  SALVATORE MIGLIORINO. A noi non è mai capitato. Può
darsi che si sia verificata una cosa di questo genere.
                       Pagina  3108
  PRESIDENTE. Senza pagare ai clan camorristici e ai
politici era possibile ottenere appalti pubblici a Torre
Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. No.
  PRESIDENTE. Tra le altre cose, lei fa riferimento al
piano relativo alla costruzione di scuole previsto nella legge
Falcucci. Si trattava di circa 10-11 edifici. Furono
costruiti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non credo siano stati ancora
costruiti.
  PRESIDENTE. Un anticipo fu dato?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Voi prendeste la vostra quota relativa
all'anticipo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Io personalmente ed un altro
dell'organizzazione chiudemmo la trattativa con i costruttori
che avevano ottenuto l'appalto.
  PRESIDENTE. Chi erano i costruttori?
  SALVATORE MIGLIORINO. Viola e Staiano.
  PRESIDENTE. Quanto vi dettero?
  SALVATORE MIGLIORINO. Su una trattativa pari ad un
importo di circa 33-34 miliardi a noi spettava più o meno 1
miliardo e 300 milioni.
  PRESIDENTE. Questa somma vi fu data?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, ottenemmo soltanto 300-400
milioni.
  PRESIDENTE. La rimanente somma quando avreste dovuto
incassarla?
  SALVATORE MIGLIORINO. L'accordo prevedeva il pagamento
di 30 milioni al mese ed una somma di 100 milioni a fine
lavori.
  PRESIDENTE. Quindi, prendeste soltanto 300 milioni,
perché poi i lavori non furono eseguiti.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, i lavori non furono fatti.
  PRESIDENTE. I politici presero qualcosa?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, successivamente venni a sapere
che anche i politici avevano preso soldi. Circa 100-150
milioni.
  PRESIDENTE. Ma le scuole non furono costruite.
  SALVATORE MIGLIORINO. Le scuole non furono costruite.
  ALTERO MATTEOLI. Perché?
  SALVATORE MIGLIORINO. Forse perché dovevano ancora
reperire i terreni e per le lentezze burocratiche
nell'ottenere le necessarie autorizzazioni. Non saprei con
precisione.
  ALTERO MATTEOLI. E' stata fatta la gara d'appalto senza
avere i terreni ove realizzare gli edifici!
  PRESIDENTE. Lei ha avuto la cerimonia di iniziazione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Come si svolse e quando?
  SALVATORE MIGLIORINO. Fu una cerimonia molto breve.
  PRESIDENTE. In che anno?
                       Pagina  3109
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1984. C'era un tavola con delle
persone intorno tra cui Angelo Nuvoletta, suo fratello, Luigi
Baccante ed altri personaggi. Sul tavolo c'era una pistola, un
posacenere. Il mio referente era Edoardo Di Ronza.
  PRESIDENTE. Quello famoso, che poi fu ucciso?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì. Le prime parole furono:
"questa non è camorra, non è 'ndrangheta, ma bensì è Cosa
nostra".
  PRESIDENTE. Vi faceste anche dei regali in quella
occasione o no?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non ci facemmo regali, ci
scambiammo solo gli auguri dopo fatto. Il regalo te lo faceva
il referente.
  PRESIDENTE. Il Di Ronza?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, quello che ti portava, dopo,
per un segno di affettuosità ti faceva un regalo in disparte.
  PRESIDENTE. Che regalo ebbe lei?
  SALVATORE MIGLIORINO. A me fece un bracciale, dopo; non
so se è rilevante o meno questa cosa.
  PRESIDENTE. Invece in Cosa nostra in Sicilia si fanno
dei regali...
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, si fanno regali ma a livello
personale. A me mi ha portato tizio, mi fa quel regalo perché
sono legato alla sua persona dopo. Questo è il discorso.
  PRESIDENTE. Tutti quelli che facevano parte del clan
Gionta erano affiliati...
  SALVATORE MIGLIORINO. Non tutti, venti-venticinque
persone.
  PRESIDENTE. Il clan quante ne aveva complessivamente?
  SALVATORE MIGLIORINO. Molte di più.
  PRESIDENTE. Cioè?
  SALVATORE MIGLIORINO. Cinquanta-sessanta.
  PRESIDENTE. Quindi, una metà erano affiliati?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, una metà.
  PRESIDENTE. Gli altri sapevano che vi erano degli
affiliati a Cosa nostra?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, lo potevano immaginare, ma non
sapevano. Non era consentito dire: noi apparteniamo a Cosa
nostra.
  PRESIDENTE. Nelle organizzazioni camorristiche vi erano
cerimonie di iniziazione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, c'erano, però non gliele
saprei dire.
  PRESIDENTE. In tutte o solo in alcune?
  SALVATORE MIGLIORINO. In tutte. Non c'è
un'organizzazione che non abbia almeno...
  ANTONINO BUTTITTA. Scusi, presidente, stava descrivendo
la cerimonia...
  PRESIDENTE. Sì, è vero.
  SALVATORE MIGLIORINO. C'erano persone già facenti parte
di Cosa nostra. C'era una pistola a tavola, un posacenere.
Poche parole ma ben calibrate. Mi misero un santino in mano,
lo bruciarono. Dice: non bisogna mai rivelare l'appartenenza a
Cosa nostra, non dire mai gli appartenenti di Cosa nostra, non
avere rapporti
                       Pagina  3110
con carabinieri, polizia e via discorrendo, mantenere segreta
l'entità di Cosa nostra, se no si brucerà, come si brucerà
questo santino, che mi bruciavano in mano. Dopo di che, buttai
la cenere nel posacenere, il mio referente, che era Eduardo Di
Ronza prese un ago, mi punse l'indice, si punse anche lui, ci
stringemmo la mano, ci baciammo e così feci anche con gli
altri. Baciai tutti quanti gli altri presenti. Dopo di me
vennero altre persone con lo stesso rito.
  PRESIDENTE. Lei rimase nella stanza?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, rimasi nella stanza...
  PRESIDENTE. Perché ormai era affiliato.
  SALVATORE MIGLIORINO. ...perché già facevo parte di Cosa
nostra.
  PRESIDENTE. A questo punto vi sentivate appartenenti a
Cosa nostra: cosa cambiava? Quale era la differenza fra
appartenere a Cosa nostra e appartenere alla camorra?
  SALVATORE MIGLIORINO. La differenza era talmente tale da
potere dire: noi apparteniamo a Cosa nostra, ci sentiamo
diversi dagli altri per mentalità, per modo di vivere e via
discorrendo, anche quella presunzione di avere amicizie con
personaggi di spicco, di rilievo.
  PRESIDENTE. Quali erano i modi di vivere che dovevate
tenere? Vi erano regole particolari?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dovevamo avere un modo di vivere,
prima di tutto dovevamo considerare la nostra fedeltà alla
famiglia, non avere altre donne.
  PRESIDENTE. Perché questo? Cosa c'entra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Questa era una regola di Cosa
nostra, che poi quasi nessuno rispettava.
  PRESIDENTE. Perché c'era questa regola? Qualcuno vi
aveva detto queste regole?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ne parlavamo così, quelle piccole
cose che potevamo dirci, però in effetti nessuno l'ha mai
rispettata, incominciando da me, chiedo scusa.
  PRESIDENTE. Né questa né altre? O altre regole sì?
Quella di non rivelare il nome?
  SALVATORE MIGLIORINO. Questa era fondamentale, quella di
non rivelare né l'appartenenza né chi apparteneva a Cosa
nostra.
  PRESIDENTE. Quindi, distinguevate tra regole osservate e
regole...
  SALVATORE MIGLIORINO. Tra regole e regole. Questa,
diciamo, era la "più fondamentale".
  PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione l'omicidio di
Ciro Nuvoletta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Prego.
  SALVATORE MIGLIORINO. Mi trovavo in un caseggiato di
proprietà dei Nuvoletta.
  PRESIDENTE. A Marano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a Marano. Eravamo, ricordo,
dieci-dodici persone.
  PRESIDENTE. In che epoca?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1984. All'improvviso sentimmo
degli spari. In effetti dal nostro gruppo si distaccò Ciro
                       Pagina  3111
Nuvoletta, scese giù, non so per quale motivo scese giù verso
la casa della madre.
  PRESIDENTE. Perché quello cos'era, era un appezzamento
con tante case?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, era una proprietà di
Nuvoletta.
  PRESIDENTE. Con alcune case dentro?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, una palazzina, tre-quattro
piani, poi c'era il terreno dietro, un caseggiato basso, delle
boscaglie, delle stalle...
  FERDINANDO IMPOSIMATO. A Vallesana?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a Vallesana.
  PRESIDENTE. C'era un controllo, una vigilanza attorno a
questo complesso o chi voleva entrava?
  SALVATORE MIGLIORINO. Il controllo no, sporadicamente
c'era qualcosa, ma niente di...
  PRESIDENTE. Come mai a palazzo Fienga c'erano telecamere
e controlli e da Nuvoletta no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ma Nuvoletta li poteva anche avere
i controlli, ce li aveva, però si riteneva talmente sicuro nel
suo feudo, si sentiva sicuro lì a Marano, non immaginava mai
che veniva fatto un assalto.
  PRESIDENTE. Cosa succede? Voi eravate lì, Ciro Nuvoletta
scende giù...
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, scende giù, sentimmo dei colpi
e incominciarono a gridare: carabinieri, guardie, guardie! E
noi scappammo. Scappammo un po' tutti, cominciando da me.
  PRESIDENTE. Andiamo con ordine. Da chi fu ammazzato Ciro
Nuvoletta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi ritenevamo che fu ammazzato da
Bardellino, perché c'erano dei contrasti, mai arrivati sul
punto di rottura di ammazzare qualcuno, sia di Bardellino sia
di ... c'erano quei contrasti di mentalità e si arrivò...
  PRESIDENTE. Cosa vuole dire con "contrasti di
mentalità"?
  SALVATORE MIGLIORINO. Divergenze di ... non so, di
opinioni.
  PRESIDENTE. Su cosa?
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo un po' su tutto, su come
gestire la cosa, nel senso delle amicizie da intraprendere,
nella velleità di comandare, di stare in un posto invece che
in un altro, un po' di tutto. Dopo di che, sapemmo... eravamo
sicuri che era stato il gruppo di...
  PRESIDENTE. Alfieri?
  SALVATORE MIGLIORINO. ...di Bardellino. Eravamo anche
convinti che si era collegato con Alfieri.
  PRESIDENTE. Vediamo la dinamica. Ciro scende giù; voi
sentite dei colpi...
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi sentimmo: le guardie, le
guardie! Davano la voce: stanno arrivando i carabinieri, sta
arrivando la polizia! Sentimmo dei colpi, eravamo convinti che
veramente erano le forze dell'ordine...
  PRESIDENTE. Che avevano sparato a Nuvoletta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sparavano in aria per non far
scappare le persone.
  PRESIDENTE. Invece non erano le forze dell'ordine,
erano...
                       Pagina  3112
  SALVATORE MIGLIORINO. Era un gruppo armato che fece questo
assalto.
  PRESIDENTE. Perché sarebbe stato ucciso? Ho sentito da
qualche parte che si diceva che Gionta avrebbe negato ad
Alfieri una quota sulle percentuali del contrabbando.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Vuole spiegarlo meglio alla Commissione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Niente, Alfieri pretendeva, in
cambio dell'amicizia, una quota sul contrabbando di sigarette
che faceva Gionta. Gionta gliela negò, non gliela volle dare,
perché poi non è un fatto che io ho vissuto di prima persona,
è un fatto detto in giro in mezzo a noi, un fatto detto da noi
come è avvenuta questa cosa.
  PRESIDENTE. Tanto Nuvoletta quanto Bardellino erano
vicini a Cosa nostra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Tutti e due?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Ma erano tutti e due affiliati?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, tutti e due affiliati.
  PRESIDENTE. Ma erano legati allo stesso gruppo o uno era
legato ai corleonesi e l'altro ad altri?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, diciamo che era lo stesso...
quasi tutti sono legati ai corleonesi. Diciamo che il gruppo
referente nostro, Mariano Agate a Mazara del Vallo è
corleonese.
  PRESIDENTE. Ma Bardellino non era legato a Badalamenti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Io non lo so, però non credo;
avendo amicizie con Marano, stando con Marano non poteva mai
essere con Badalamenti, che era un contrario dei corleonesi.
  PRESIDENTE. Nel periodo del 1984 c'erano anche gli
appalti per la ricostruzione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, si parlava della ricostruzione
a Torre Annunziata.
  PRESIDENTE. E c'erano anche appalti a Torre Annunziata
per la ricostruzione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Si parlava di ricostruzione, però
non è stata mai fatta, la ricostruzione non è stata mai
attuata, però c'erano in palio questi progetti, queste cose da
attuare.
  PRESIDENTE. Quando avete parlato dei lavori per la
ricostruzione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ne abbiamo parlato...
  PRESIDENTE. Con Carotenuto ne avete mai parlato?
  SALVATORE MIGLIORINO. Io personalmente non ho mai
parlato con..., abbiamo parlato delle cose che stavano in atto
in quei momenti, all'epoca si parlava di ricostruzione, si
parlava di un quadrilatero, di fare il quadrilatero delle
carceri, che c'era un progetto a Torre Annunziata per fare
queste cose e parlava chi era referente su queste cose, ma
all'epoca era Eduardo Di Ronza, che si interessava di
politica...
  PRESIDENTE. Carotenuto è mai venuto a palazzo Fienga?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Quando?
                       Pagina  3113
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1990-1991...
  PRESIDENTE. E perché?
  SALVATORE MIGLIORINO. Venne a palazzo Fienga ed ebbe un
incontro con me e Gionta e suo cognato Paduano, il cognato di
Valentino Gionta.
  PRESIDENTE. Lo convocaste voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, lo convocammo noi.
  PRESIDENTE. Si spostò e venne: faceva il sindaco allora?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so se faceva il sindaco o
meno, comunque era qualcosa al comune.
  PRESIDENTE. Era quello che comandava, insomma.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, stava al comune attivamente,
lavorava al comune, non mi ricordo se faceva il sindaco o
meno.
  PRESIDENTE. Voi lo convocaste a casa di Gionta...
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, era di sera, di notte. Venne,
Gionta gli chiese conferma della sua amicizia nei suoi
confronti, gli chiese di aiutarci sugli appalti da fare avere
a Viola e Staiano. Disse: non ci saranno problemi per un
domani, come abbiamo fatto all'epoca, li facciamo di nuovo, ne
hai avuto prova, ne avrai prova di nuovo della nostra amicizia
nei tuoi confronti; dacci ancora riprova della tua amicizia
nei nostri confronti; aiutaci su questa cosa.
  PRESIDENTE. Di Staiano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, di Staiano e Viola.
  PRESIDENTE. Perché, era difficile?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, aiutare difficile no, da parte
nostra era difficile perché non siamo dei politici; per loro
era molto più facile fare accettare...
  PRESIDENTE. Per quali motivi, solo per questo appalto
chiamaste questo Carotenuto e lo faceste venire da voi?
C'erano delle difficoltà?
  SALVATORE MIGLIORINO. Difficoltà perché si tramandava
sempre questa cosa, si rinviava, si rinviava, non si prendeva
mai il capo, il momento di porre fine a questa vicenda. Dopo
di che si chiuse questa trattativa, la gara la diedero a chi
noi desideravamo che l'aveva.
  PRESIDENTE. In che epoca?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1990.
  PRESIDENTE. Che lavori erano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Le scuole.
  PRESIDENTE. Quelle del progetto Falcucci?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, noi parlavamo delle scuole;
che poi...
  PRESIDENTE. Poi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Si è consolidato dopo questo
rapporto, se si sono fatte o meno queste scuole, non...
  PRESIDENTE. Poi lo vedremo. Può spiegare, per cortesia,
quale era il ruolo di Nuvoletta e dei maranesi nei rapporti
con Cutolo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non li conosco questi rapporti fra
Cutolo e Nuvoletta, non li ho mai conosciuti perché era
un'epoca in cui stavo in carcere, però diciamo che ci poteva
essere solo ... una mentalità diversa, due ideologie molto
diverse tra Cutolo e Nuvoletta.
                       Pagina  3114
  PRESIDENTE. C'è anche uno scontro sugli affari o no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo saprei dire, signor
presidente. Era un'epoca che io mi trovavo in carcere.
  PRESIDENTE. Ha mai sentito parlare del sequestro
Cirillo?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, dai giornali.
  PRESIDENTE. Nel clan non ne ha mai sentito parlare?
  SALVATORE MIGLIORINO. Mai.
  PRESIDENTE. Neanche se Cutolo era intervenuto o meno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, si parlava di un intervento di
Cutolo, però noi... in verità, io personalmente, come tanti
altri, poco ci credevamo a questa cosa: cioè, è mai possibile
che Cutolo si è inserito in questa cosa! Però se ne parlava
con insistenza all'epoca; che poi sia vero o falso non sono io
a...
  PRESIDENTE. Pasquale Gallo cosa faceva quando era
detenuto Gionta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Quando Gionta era detenuto era lui
che portava avanti l'organizzazione. Ci interessavamo di
quello che ho detto poco fa, di estorsioni, di politici, di
contrabbando...
  PRESIDENTE. Lui mandava anche i soldi ai detenuti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Come li mandava?
  SALVATORE MIGLIORINO. Davamo dei contributi alle
famiglie, diciamo dei mensili.
  PRESIDENTE. Alle famiglie dei detenuti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, alle famiglie dei detenuti, a
noi che stavamo fuori, ci mantenevamo anche noi. Era una sorta
di stipendio.
  PRESIDENTE. Lo facevano tutti i gruppi camorristici o
solo voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi agivamo così; degli altri
gruppi non le so dire.
  PRESIDENTE. Quant'era lo stipendio, più o meno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Come capitava, più si guadagnava e
più si portava a casa. Poi c'erano delle regole, nel senso che
chi era di Cosa nostra prendeva una quota del guadagno, chi
non apparteneva a Cosa nostra prendeva un mensile, due, tre,
quattro, come capitava, dai guadagni.
  PRESIDENTE. Due, tre, quattro milioni, dice?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, al mese.
  PRESIDENTE. Quindi, se prendeva una quota vuol dire che
prendeva molto di più.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, esatto.
  PRESIDENTE. Quindi, nel gruppo Gionta quelli
appartenenti a Cosa nostra prendevano una quota degli affari,
gli altri...
  SALVATORE MIGLIORINO. Prendevano anche il mensile.
  PRESIDENTE. Il mensile più la quota?
  SALVATORE MIGLIORINO. Anche il mensile, se domani si
dovevano mettere dei soldi sul tavolo per spartire questi
soldi, si toglievano delle quote per gli appartenenti, dopo di
che gli associati prendevano quello che prendevano.
                       Pagina  3115
  PRESIDENTE. Ho capito. Mandavate anche soldi ai detenuti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Come si faceva a mandare soldi ai detenuti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Li davamo alle famiglie fuori.
  PRESIDENTE. Ho capito, ci pensavano le famiglie a
mandarli, ma i detenuti sapevano che arrivavano dal gruppo.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. E in carcere lo sapevano che questi soldi
arrivavano sempre dal gruppo, o no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, erano persone collegate a
Gionta, come potevano non saperlo?
  PRESIDENTE. No, mi riferisco alla direzione del carcere,
a queste cose qui.
  SALVATORE MIGLIORINO. Ma no, li davamo alle famiglie,
non ai detenuti; alle famiglie fuori, alla moglie, alla madre,
al padre, alla sorella, poi erano loro che pensavano...
  PRESIDENTE. Non avvenivano mai invii diretti?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, diciamo che è troppo
pericoloso fare un fatto del genere, sarebbe da stupidi
mandare dei vaglia.
  PRESIDENTE. Altre organizzazioni l'avevano fatto, invece
voi no.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, in passato Cutolo ha fatto
queste cose, poi l'esperienza insegna.
  PRESIDENTE. Sì.
   Senta, dopo l'assassinio di Ciro Nuvoletta quale fu la
rappresaglia dei vostri clan, quelli legati a Nuvoletta?
  SALVATORE MIGLIORINO. La rappresaglia fu di individuare
persone collegate al clan di Bardellino...
  PRESIDENTE. E quindi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Quindi ci furono degli attentati.
  PRESIDENTE. Quali furono?
  SALVATORE MIGLIORINO. Personalmente io sono stato
coinvolto in un attentato contro i Verde di Sant'Antimo,
persone che noi ritenevamo collegate a Bardellino, dopo di che
fui arrestato pure, su quel fatto, in flagranza di quel fatto.
  PRESIDENTE. Ho capito, fu commessa una serie di omicidi,
quindi.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, una serie di omicidi.
  PRESIDENTE. E Verde era uno di questi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, i Verde erano uno di questi,
il tentato omicidio di Verde.
  PRESIDENTE. Senta, l'omicidio di Di Ronza come fu
deciso?
  SALVATORE MIGLIORINO. L'omicidio di Di Ronza fu
deciso...
  PRESIDENTE. Perché Di Ronza era uno importante, mi pare,
no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Era l'alter ego di Gionta,
all'epoca.
  PRESIDENTE. Anche lui era di Cosa nostra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, anche lui.
                       Pagina  3116
  PRESIDENTE. Era quello che l'aveva introdotta in Cosa
nostra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Esatto, ma introdotto come
referente, non è che lui personalmente abbia detto "io ti
faccio entrare in Cosa nostra". Quella era la mentalità che ci
ha fatto entrare in Cosa nostra.
  PRESIDENTE. Sì, ho capito.
  SALVATORE MIGLIORINO. Niente, Di Ronza fu ammazzato per
tanti motivi, ma principalmente perché noi ritenevamo che
fosse un infame, aveva parlato con carabinieri, con personaggi
legati ai carabinieri, della strage fatta a Torre Annunziata,
aveva rivelato dei...
  PRESIDENTE. E la strage l'avevate fatta voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non l'abbiamo fatta noi, si
dice che l'abbia fatta Alfieri.
  PRESIDENTE. Alfieri.
  SALVATORE MIGLIORINO. Si dice, comunque noi non
l'abbiamo fatta.
  PRESIDENTE. Ma Alfieri non era vostro avversario?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Allora, mi spieghi bene qual era il vostro
interesse a punire Di Ronza perché aveva parlato.
  SALVATORE MIGLIORINO. No, il discorso è che aveva fatto
un'infamità, una cosa che non doveva fare. Aveva fatto: aveva
cercato di fare, aveva potuto dare degli accorgimenti su
questa cosa, fatto delle confidenze...
  PRESIDENTE. Quindi, il primo motivo fu questo. Poi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, il primo motivo fu questo,
perché poi altri clan, altre persone si servivano di questa
cosa a nostro discapito.
  PRESIDENTE. Cioè?
  SALVATORE MIGLIORINO. Se ne servivano dicendo che
avevamo un infame nel gruppo, che si doveva ammazzare...
  PRESIDENTE. Ho capito, per screditare.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, c'era discredito.
   Dopo di che, ci furono i primi contatti su questa cosa:
prendemmo delle precauzioni, parlammo con Marano, portammo il
discorso in Sicilia. Lo portò principalmente Pasquale Gallo,
perché per ammazzare una persona di Cosa nostra bisogna avere
una certa autorizzazione, bisogna chiedere se si può fare: se
il motivo è grave, si fa, se il motivo è irrilevante si cerca
di lasciarlo perdere.
  PRESIDENTE. Quindi, voi andaste giù. Chi andò, Pasquale
Gallo? A Mazara? Dove andò?
  SALVATORE MIGLIORINO. Pasquale Gallo andò giù. Disse "io
ho fatto questo, questo e questo, nel senso che ho riferito il
problema giù".
  PRESIDENTE. Non lo sa con chi parlò?
  SALVATORE MIGLIORINO. Lui andò a parlare con Riina.
  PRESIDENTE. Ah, proprio con Riina, così disse?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, lui aveva contatti con Totò
Riina, sempre tramite i mazaresi.
  PRESIDENTE. Sempre tramite Agate?
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  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sempre tramite il gruppo di
Agate.
   Disse "questo è un problema che ci dobbiamo togliere, dopo
di che mi vedo tutto io". Si fece delle copie di processo dove
si diceva che Di Ronza aveva detto qualcosa, aveva fatto
qualche confidenza a qualche... Non so, era un colonnello dei
carabinieri, un maggiore dei carabinieri, un certo
Francavilla, qualcosa del genere...
  PRESIDENTE. Un certo Francavilla?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, Francavilla.
   Dopo di che, questa copia di processo fu portata a Marano
per conoscenza, fu fatta visionare e si prese questa
decisione, la presero un po' tutti. Nel nostro gruppo eravamo
un po' contrari sia io sia Paduano Ciro, poi ci fu un atto di
convincimento totale, perché Gallo ebbe anche un colloquio con
Valentino Gionta, che all'epoca si trovava, mi sembra, allo
speciale di Ascoli. Entrò sotto falso nome...
  PRESIDENTE. Addirittura? In che anno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Mi sembra nel 1988, qualcosa del
genere. Entrò sotto falso nome...
  PRESIDENTE. Cioè, con un documento falso?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, con un documento falso. Non so
come fece ad entrare, però c'è entrato. Venne e disse "ho
parlato anche con Valentino Gionta, dobbiamo toglierci questa
mola".
  ALTERO MATTEOLI. Qual era il carcere?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ascoli Piceno.
  ALTERO MATTEOLI. In quale anno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Mi sembra nel 1988, non voglio
insistere.
  PRESIDENTE. Quindi, nel carcere di Ascoli Piceno uno
entrò con un documento falsificato, parlò con Gionta...
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, il documento era originale,
sostituì la fotografia, solo così poteva entrare. Ce lo disse
lui.
  PRESIDENTE. E parlò con Gionta.
  SALVATORE MIGLIORINO. Parlò, venne e disse "dobbiamo
toglierci questo problema", dopo di che avvenne l'omicidio.
  PRESIDENTE. E lei perché si rifiutò di partecipare
all'omicidio?
  SALVATORE MIGLIORINO. Più per un fatto affettivo, non
volevamo accettare, sia io sia Paduano, di risolverla in
questa maniera. Poi lo dovemmo accettare gioco forza.
  PRESIDENTE. Senta, ma se questo era stato davvero un
infame, come dicevate voi, non era meglio eliminarlo, non
poteva anche danneggiarvi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non ho capito.
  PRESIDENTE. Se questo Di Ronza era stato davvero un
infame, come dite voi, non era utile liberarsene? Tenerlo non
era peggio?
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi ce ne siamo liberati.
  PRESIDENTE. Sì, lo so, però lei era contrario.
  SALVATORE MIGLIORINO. In un primo momento sì, ma come
mentalità affettiva...
                       Pagina  3118
  PRESIDENTE. Vi dispiaceva, insomma.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, mi dispiaceva, questo era il
discorso.
  PRESIDENTE. Cioè, dicevate: "Lo facessero, ma lo
facessero altri".
  SALVATORE MIGLIORINO. Esatto, questo era il discorso.
Infatti, lo fecero altri.
  PRESIDENTE. Ho capito.
   Può spiegare alla Commissione che cosa faceva Di Ronza,
che ruolo aveva?
  SALVATORE MIGLIORINO. Di Ronza, come ho detto prima, era
l'alter ego di Valentino Gionta. Erano lui e Pasquale
Gallo, quando stava ancora unito al gruppo. Di Ronza si
interessava direttamente di avvocati, di politici, di avere
contatti con persone che potevano favorire il clan.
  PRESIDENTE. Anche con magistrati?
  SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia, ha avuto contatti,
non direttamente, con un magistrato, ma tramite persone che
hanno avuto un interessamento...
  PRESIDENTE. Con quale magistrato?
  SALVATORE MIGLIORINO. Con Armando Lancuba.
  PRESIDENTE. In relazione a quale processo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Un processo di estorsione verso il
mercato ittico di Torre Annunziata.
  PRESIDENTE. Ho capito. Andò bene, poi, il processo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Il processo andò bene, non se ne è
parlato più, poi, di questo processo. Lui si confidò e mi
disse "Salvato', sto facendo di tutto per questo processo, ho
trovato la persona". Era una signora che frequentava ambienti
del tribunale di Napoli.
  PRESIDENTE. Chi era questa signora?
  SALVATORE MIGLIORINO. Io non lo so, non me lo disse, ma
era una persona molto avvenente, di Torre Annunziata, che
frequentava il tribunale di Napoli. Lui mi disse "quasi quasi
ci siamo riusciti, servono 60-70 milioni per fare questa
cosa"; io gli dissi "va bene, a te non manca modo, quando sei
pronto, di prendere questi soldi".
  PRESIDENTE. Perché non c'erano problemi di soldi.
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non c'erano problemi di soldi.
Dopo di che, passò un certo periodo, non molto lungo, e mi
disse "tutto a posto, ho preso quei soldi, Lancuba si è
interessato di questo processo, è facile che non ne sentiremo
parlare più". Infatti, non ne ho sentito parlare più, di
questo processo.
  PRESIDENTE. Quindi, così è stato.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. I soldi a chi andarono?
  SALVATORE MIGLIORINO. I soldi andarono a Lancuba,
tramite quella signora; detto da Di Ronza, servivano per quel
magistrato, per questa piccola operazione, che poi lui diceva
"piccola" perché diceva che non era una cosa eclatante, che
facilmente non si farà più questo processo.
  PRESIDENTE. Ho capito; ma questa signora era di Torre
Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. E per quale ragione frequentava il
tribunale?
                       Pagina  3119
  SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so per quale ragione, però
aveva molta influenza sul tribunale.
  PRESIDENTE. Ma frequentava il tribunale o quelli che
stavano nel tribunale?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, frequentava il tribunale,
aveva amicizie al tribunale con magistrati, con avvocati,
forse per altre ragioni...
  PRESIDENTE. Non giudiziarie, insomma.
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non giudiziarie.
  PRESIDENTE. Lei ha parlato anche di contatti con i
politici.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, i politici di Torre
Annunziata, intendo.
  PRESIDENTE. Sì, sì, ho capito cosa vuole dire.
   Limelli come diventò un avversario? Limelli si staccò da
voi prima di Pasquale Gallo?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, Pasquale Gallo e Limelli erano
la medesima cosa, era un solo gruppo, facente capo a Valentino
Gionta. Limelli si distaccò per la sua velleità di vedere le
cose in grande. Voleva anche lui una certa posizione, cercava
di fare cose in disparte, cercava un suo spazio e cominciarono
i primi contrasti.
  PRESIDENTE. Ma questo avvenne nell'epoca in cui Gionta
era detenuto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. E lui approfittava un po' di questa
situazione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. E chi era il numero due, in quel periodo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Di che gruppo?
  PRESIDENTE. Del vostro, di Gionta.
  SALVATORE MIGLIORINO. Era Pasquale Gallo.
  PRESIDENTE. Poi si staccarono insieme, Limelli e Gallo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Prima Limelli, poi Gallo: Gallo
ultimamente, Limelli un po' prima. Poi ci fu una certa calma,
poi si ripresero di nuovo quelle certe alternanze di...
  PRESIDENTE. Ma quando c'erano queste marette, in casa
vostra, non avevate idea di andare a parlare con i siciliani,
per vedere se era possibile mettere pace?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, ultimamente l'abbiamo fatto,
per appianare un po' tutto.
  PRESIDENTE. Che vuol dire, "ultimamente"?
  SALVATORE MIGLIORINO. Parlo del 1991.
  PRESIDENTE. Può spiegare meglio questo aspetto alla
Commissione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, personalmente io e Paduano
Ciro nel 1991 abbiamo avuto degli incontri con Mariano Agate,
a Roma, e Leoluca Bagarella, per appianare questa cosa fra noi
e Gallo, perché anche Gallo faceva parte di Cosa nostra. Ecco,
solo per appianare questa situazione ci rivolgemmo a loro,
sempre tramite Marano, e avemmo questi incontri a Roma.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. In quale luogo?
                       Pagina  3120
  SALVATORE MIGLIORINO. Sulla Nomentana c'è un negozio, un
capannone di auto, la Carpenauto, di un signore di Torre
Annunziata, Carpentieri, un nostro amico, amico di Gionta, che
vende auto. Ci incontrammo un paio di volte lì, ci sedemmo in
una specie di camper, in disparte, non c'era nessuno.
  PRESIDENTE. Chi eravate?
  SALVATORE MIGLIORINO. Eravamo io, Mariano Agate, Leoluca
Bagarella - Luchino -, Baccante Luigi...
  PRESIDENTE. Baccante era dei vostri?
  SALVATORE MIGLIORINO. Baccante è di Marano, sì. Poi
c'era un certo Armando, adesso non ricordo il cognome, e
Paduano Ciro. Avemmo più di un incontro.
  PRESIDENTE. Scusi, vuole ripetere la data?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1991. Bagarella era in
soggiorno obbligato qui a Roma, dopo un po' di tempo venne
anche Mariano Agate in soggiorno obbligato.
  PRESIDENTE. Ho capito, così era più comodo.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, loro erano stati destinati qui
a Roma per il soggiorno; prendevamo questi contatti senza
scendere giù, però loro avevano qualche interlocutore che
mandavano giù per vedere come stavano le cose.
  PRESIDENTE. Voi volevate mettere un po' di pace a Torre
Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. Esatto, volevamo mettere un po' di
pace.
  PRESIDENTE. Con Limelli, Gallo, eccetera?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, per calmare un po' le acque,
per dire basta a queste cose.
  PRESIDENTE. Che effetto ebbe questo incontro?
  SALVATORE MIGLIORINO. L'effetto fu che noi chiudemmo
questa cosa con Gallo, ci rappacificammo...
  PRESIDENTE. Con Gallo ed anche con Limelli?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, Limelli non partecipò
all'incontro.
  MASSIMO BRUTTI. Gallo sì?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, esponenti di Gallo
parteciparono all'incontro.
  PRESIDENTE. Gallo non partecipò direttamente?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, Gallo Pasquale non partecipò
direttamente.
  PRESIDENTE. E Limelli non partecipò neanche con suoi
esponenti?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non partecipò. Con Limelli ci
limitavamo soltanto a rimanere in buoni rapporti senza fargli
sapere che noi avevamo avuto questi rapporti con i siciliani,
perché in Limelli c'era sempre la velleità di fare qualcosa
contro di loro.
  MASSIMO BRUTTI. A questi incontri, quindi, erano
presenti personaggi di primissimo piano dell'organizzazione di
Cosa nostra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  MASSIMO BRUTTI. Gli oggetti erano limitati soltanto a
mettere pace a Torre Annunziata?
                       Pagina  3121
  SALVATORE MIGLIORINO. Per il momento gli oggetti erano
quelli, perché quello era il problema che incombeva su di noi.
  MASSIMO BRUTTI. Si parlava anche dell'organizzazione del
traffico di stupefacenti, di altri affari?
  SALVATORE MIGLIORINO. In quelle occasioni no. Si parlava
solo di mettere pace tra di noi. Se non c'era la pace non si
poteva fare nessun discorso di guadagno.
  PRESIDENTE. Che utilità traeva Cosa nostra? Essa aveva
qualche affare a Torre Annunziata oppure no?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non aveva nessun affare; prima
sì, aveva l'affare del contrabbando.
  PRESIDENTE. Avevano delle quote?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, avevano delle quote con
Gionta, che io sappia. Però non gliele so dire...
  PRESIDENTE. Quando lei dice "prima", a che epoca si
riferisce?
  SALVATORE MIGLIORINO. Agli anni compresi tra il 1980, il
1982, il 1983 e il 1984.
  PRESIDENTE. Qual era quindi l'utilità di questo
rapporto?
  SALVATORE MIGLIORINO. L'utilità di questo rapporto era
più di lucro che di altra natura.
  PRESIDENTE. Quale lucro traeva Cosa nostra da voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Se avevano bisogno di vendere
stupefacenti chiamavano prima noi, perché noi eravamo...
  PRESIDENTE. Eravate una specie di agenzie?
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo una succursale.
  MASSIMO BRUTTI. Se questi incontri si svolgevano nel
1991, quella era anche la fase in cui l'approvvigionamento
della droga non veniva più dalla Sicilia e voi vi rifornivate
a Milano.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, non veniva più dalla Sicilia,
ma per motivi loro, non nostri, per disagi loro, non nostri.
  MASSIMO BRUTTI. Ma loro vi chiedevano dei favori in
questi incontri, visto che c'era un momento di difficoltà nel
traffico della droga?
  SALVATORE MIGLIORINO. Favori sicuramente ce ne hanno
chiesti dopo, ma in quella fase discutevamo soltanto della
pace fra noi e quel gruppo. Loro si attivavano perché
giustamente erano...
  MASSIMO BRUTTI. ...erano interessati ad avere una zona
pacifica e da loro controllata.
  SALVATORE MIGLIORINO. Come l'hanno sempre avuta.
  PRESIDENTE. Lei non sa che tipo di favori hanno chiesto
ed ottenuto questi di Cosa nostra dopo il 1991?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non c'è stato nessun favore né
dato né avuto. Si è parlato di "fare" stupefacenti, di qualche
scambio di armi e cose varie, però poi tutto questo non è
successo.
  PRESIDENTE. In queste riunioni che facevate chi era il
numero uno?
  SALVATORE MIGLIORINO. Per rispetto era Mariano Agate,
perché era il più anziano; però come portatore di
                       Pagina  3122
notizie era Luchino Bagarella, che poi parlava a nome di suo
cognato.
  PRESIDENTE. Quali erano gli argomenti che Bagarella e
Agate usavano per convincere?
  SALVATORE MIGLIORINO. L'argomento era quello di calmare
la guerra in atto tra noi e Gallo, perché non faceva bene a
nessuno.
  PRESIDENTE. Ma poi che tipo di argomenti usavano dopo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non usavano nessun argomento.
  PRESIDENTE. Una discussione ci fu, perché non tutti
dissero pacificamente: "Sì, effettivamente è vero, questa
guerra ci danneggia e quindi smettiamola". Ci volle invece un
po' di tempo per capire questo, vero?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Come discutevate? Questo a noi interessa
capire. Che obiezioni facevano gli altri?
  SALVATORE MIGLIORINO. Gli altri facevano obiezioni di
varia natura, nel senso che Gionta pretendeva da Gallo che
alla sua uscita Gallo doveva portargli i conti del clan, di
quello che aveva speso e di quanto si era guadagnato. A Gallo
non stava bene che gli fossero state chieste certe cose,
perché si metteva in dubbio la sua rispettabilità verso altre
persone; vi era insomma un insieme di cose. Dopo di che, anche
con il loro avvento, la questione fu un po' appianata e si
giunse ad un accordo.
  PRESIDENTE. In che cosa consisteva l'accordo?
  SALVATORE MIGLIORINO. L'accordo consisteva nell'andare
insieme, come eravamo una volta.
  PRESIDENTE. Ma poi Gallo portò il resoconto dei conti,
quando Gionta uscì?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, Gallo non portò più questo
resoconto perché le cose si erano appianate e non aveva più
importanza portarlo.
  PRESIDENTE. Da allora non ci sono stati più screzi?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, da allora non ci sono stati
più screzi.
  PRESIDENTE. Ma prima c'erano stati anche degli omicidi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Interni?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Avete dovuto aspettare gli omicidi per poi
andare a chiedere a Cosa nostra di mettere pace? Non potevate
farlo prima?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non c'era la volontà di farlo
prima, anche perché noi aspettavamo l'uscita di Gionta. Non
c'era volontà per tante cose: non ce la sentivamo, un po'
perché feriti nell'orgoglio per aver subito qualche attentato;
altrettanto valeva per loro.
  PRESIDENTE. Quando la situazione è diventata grave...
  SALVATORE MIGLIORINO. Quando la situazione è diventata
grave, decidemmo di chiudere questa cosa.
  PRESIDENTE. Andaste di comune accordo dai siciliani
oppure vi recaste voi prima dai siciliani?
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che fu un incontro
casuale, perché Bagarella usciva dal carcere di Spoleto e
portava i saluti di persone che stavano con lui a Spoleto. Un
detenuto di quel
                       Pagina  3123
carcere, nostro amico, disse che Bagarella era uscito ed era
a Roma. Noi ne parlammo a Marano con esponenti del clan di
Marano e si disse di andarlo a trovare; così facemmo solo
perché era nostro dovere andare a trovarlo e da questo
incontro decidemmo di...
  PRESIDENTE. ...di utilizzare questa presenza.
  SALVATORE MIGLIORINO. Di utilizzare questo nostro
incontro.
  PRESIDENTE. Come riuscivate a influire sulle elezioni?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non c'era bisogno di influire,
perché in effetti una buona parte di Torre Annunziata, anche
se non materialmente, ma mentalmente condivide questa
mentalità di gruppo che esiste a Torre Annunziata.
  PRESIDENTE. Quindi, era sufficiente che voi faceste
girare la voce che bisognava votare per Carotenuto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, era sufficiente dire questo.
  PRESIDENTE. E la gente poi votava?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Non c'era un controllo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, si girava un po', ma non era
necessario usare la forza.
  PRESIDENTE. C'erano stati anche brogli elettorali oppure
no?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non le so dire se ci siano stati o
meno.
  PRESIDENTE. Così, anche per Izzo bastò far circolare il
nome?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a parte che Izzo aveva un suo
parente che faceva parte dell'organizzazione; si figuri quindi
se non sarebbe riuscito.
  PRESIDENTE. Lei personalmente è mai andato a parlare con
quelli di Cosa nostra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Io personalmente sì.
  PRESIDENTE. Quante volte?
  SALVATORE MIGLIORINO. Tre o quattro volte.
  PRESIDENTE. Con chi ha parlato e dove?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ho parlato a Mazara del Vallo con
Mariano Agate, con Giovanni Bastone, con Francesco Messina.
  PRESIDENTE. Per la droga o per altro?
  SALVATORE MIGLIORINO. Si parlava sempre in base a queste
cose.
  PRESIDENTE. Per questi problemi vostri?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, per questi problemi nostri.
Dopo di che si discuteva anche di affari futuri, di che cosa
si poteva fare in futuro insieme.
  PRESIDENTE. In che anni, questo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1991.
  PRESIDENTE. Sempre a Mazara del Vallo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, a Mazara del Vallo.
  MARCO TARADASH. Quali affari?
                       Pagina  3124
  SALVATORE MIGLIORINO. Sempre affari riguardanti
stupefacenti.
  PRESIDENTE. La questione di fondo erano gli
stupefacenti?
  SALVATORE MIGLIOINO. La questione di fondo erano gli
stupefacenti, poi potevano venire altre cose in seguito, e
venivano automaticamente.
  MARCO TARADASH. Si trattava sempre solo di cocaina?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, poteva essere cocaina o altra
cosa, ma mai eroina.
  PRESIDENTE. Tipo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Tipo hashisc, marijuana, però la
fonte principale era la cocaina.
  PRESIDENTE. Avete mai venduto hashisc?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non ne abbiamo mai venduto.
  PRESIDENTE. Neanche marijuana?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, mai.
  PRESIDENTE. Che lei sappia, in Campania sono mai venuti
esponenti di Cosa nostra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia, sì, ma per sentito
dire. Non mi sono mai trovato direttamente; so che sono venuti
esponenti a Marano, ma non mi sono mai trovato in
quell'occasione a partecipare a queste riunioni.
  PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione che cosa è
questo palazzo Fienga?
  SALVATORE MIGLIORINO. Palazzo Fienga è un edificio
abitato - credo - da 30-40 famiglie.
  PRESIDENTE. E' grande?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, è grande. Mi sembra che molti
anni fa fosse un pastificio o qualcosa del genere. Non tutte
le 30-40 famiglie sono esponenti del clan, ma vi sono anche
due o tre famiglie che non hanno niente a che vedere e
sfortunatamente si trovano in quel palazzo.
  PRESIDENTE. Che vita fanno questi poveri cristi che si
trovano sfortunatamente in quel palazzo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Una vita disagiata, signor
presidente.
  PRESIDENTE. Cioè?
  SALVATORE MIGLIORINO. Una vita di paure, di disturbi,
una vita brutta. Infatti, la maggior parte è andata via.
  PRESIDENTE. Quelli che ancora adesso abitano lì sono
sempre legati a voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Quasi tutti. Diciamo che quello è
il covo del clan Gionta, a parte le altre persone che abitano
un po' fuori dal palazzo.
  PRESIDENTE. Abbiamo letto di telecamere e cose del
genere. Come era combinato questo palazzo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ogni appartamento aveva degli
accorgimenti tipo telecamere, porte blindate, rifugi segreti.
  PRESIDENTE. C'erano anche cancelli?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, cancelli blindati, portoni
blindati; qualche finestra che si poteva affacciare nell'atrio
del palazzo veniva murata per non dare a qualche nemico lo
spazio per potere entrare nel palazzo.
                       Pagina  3125
  PRESIDENTE. Di chiunque fosse questa finestra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, di chiunque fosse.
  PRESIDENTE. Anche se non era di persone legate a voi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, di chiunque fosse, anche se la
richiesta veniva fatta in un certo modo.
  PRESIDENTE. Con garbo, diciamo così. Le muravate con
garbo.
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo in un primo momento con
garbo, però anche se si doveva dire qualcosa di non garbato
nei confronti della persona si faceva lo stesso.
  PRESIDENTE. Mi pare che vi fosse una merceria.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, una merceria, un panificio...
  PRESIDENTE. E avete murato?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, chiudemmo delle finestre e
delle porte esterne che davano nell'atrio del palazzo.
  PRESIDENTE. C'erano anche dei cani lupo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Dove?
  SALVATORE MIGLIORINO. Erano sulla terrazza.
  PRESIDENTE. Sul tetto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sui tetti del palazzo.
  PRESIDENTE. Che funzione avevano questi cani lupo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Erano più che altro amatoriali.
Però, se dovevano avere funzioni di attacco le avevano, perché
erano dei cani a comando.
  PRESIDENTE. Lì tenevate anche armi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel palazzo non avevamo armi.
Fuori dal palazzo ma poco distante...
  PRESIDENTE. Fuori c'era anche un servizio di vigilanza?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, giravano ragazzi con il
motorino.
  PRESIDENTE. Se accadeva che c'era una perquisizione, vi
avvertivano prima?
  SALVATORE MIGLIORINO. A volte sì. A volte riuscivamo ad
andare via, altre volte non ci riuscivamo per l'abilità della
polizia e dei carabinieri. Comunque, detto tra parentesi, se
andavamo via oppure no era la stessa cosa, perché a palazzo
Fienga avevamo dei rifugi.
  PRESIDENTE. Quindi, potevate nascondervi là?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, potevamo nasconderci lì
dentro. Chi era latitante...
  PRESIDENTE. Anche i latitanti erano lì?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, anche i latitanti stavano lì.
  PRESIDENTE. Ma la polizia, la magistratura sapevano che
cosa era palazzo Fienga?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sapevano che ci abitavamo noi.
  PRESIDENTE. E non venivano a trovarvi?
                       Pagina  3126
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, venivano.
  PRESIDENTE. Però non vi trovavano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Purtroppo non ci trovavano perché
stavamo in questi nascondigli. Chi era latitante e chi aveva
problemi con la giustizia andava in questi nascondigli; chi
non aveva problemi...
  PRESIDENTE. Erano quei nascondigli in cui si deve
infilare una spina per aprire la porta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, erano nascondigli elettronici.
  PRESIDENTE. Chi ve li aveva fatti questi nascondigli
elettronici?
  SALVATORE MIGLIORINO. Il suocero di una persona che sta
con noi, un appartenente al clan.
  PRESIDENTE. I vostri latitanti, oltre che a palazzo
Fienga, dove andavano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dipende dal tipo di latitanti.
Gionta ultimamente è stato a palazzo Fienga. Negli anni
passati si recava a Marano...
  PRESIDENTE. Infatti Gionta fu arrestato a palazzo
Fienga.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, fu arrestato a palazzo Fienga,
fu trovato lì. Altre persone potevano usufruire dell'appoggio
dei loro familiari e via discorrendo.
  PRESIDENTE. A Torre Annunziata vi era un'azione di
corruzione nei confronti delle forze di polizia, carabinieri,
vigili urbani o no?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non credo. Vi era qualcosa, ma
sporadicamente, non che qualcuno ti poteva dire "ti stanno
venendo ad arrestare"; era una cosa lievissima, solo a livello
di amicizia. Si poteva offrire qualche stecca di sigarette o
qualcosa ad un carabiniere...
  PRESIDENTE. E in contropartita?
  SALVATORE MIGLIORINO. In contropartita niente: "ti devo
portare questa carta", "è facile che domani ti consegneranno
questo avviso", ma niente di concreto.
  PRESIDENTE. Può spiegare alla Commissione in che clima
matura l'omicidio di Siani a Torre Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dal mio punto di vista fu
maturato...
  PRESIDENTE. Quando fu commesso l'omicidio di Siani, otto
anni fa?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, nel 1985.
  PRESIDENTE. Lei era fuori?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, ero in carcere. Ho saputo di
questa cosa da Edoardo Di Ronza.
  PRESIDENTE. E cosa ha saputo?
  SALVATORE MIGLIORINO. All'epoca si parlava con
insistenza, si davano notizie...
  PRESIDENTE. Non abbiamo bisogno di conoscere i nomi
degli autori, ci interessa conoscere l'ambiente in cui è
maturato l'omicidio.
  SALVATORE MIGLIORINO. Mi diceva che dava fastidio a
personaggi di Torre Annunziata come Omissis. Era molto
insistente nella sua attività, ficcava il naso un po'
dappertutto; era una cosa che andava fatta e poi ci sono
persone che l'hanno fatto.
                       Pagina  3127
  PRESIDENTE. Omissis. Quindi lui fu ucciso perché
sostanzialmente dava fastidio.
  SALVATORE MIGLIORINO. Si intrometteva in cose in cui non
si doveva intromettere. Omissis.
  PRESIDENTE. Omissis.
  SALVATORE MIGLIORINO. Questo non glielo so dire.
                         Omissis.
  PRESIDENTE. C'era un rapporto tra questo omicidio e le
spese per la ricostruzione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Credo di sì, perchè in effetti
all'epoca si parlava della ricostruzione del quadrilatero
delle carceri; si parlava di ricostruire quasi Torre
Annunziata. Omissis.
  PRESIDENTE. Perché Siani era pericoloso?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non saprei dire perché era
pericoloso; non era pericoloso per noi ma per Omissis.
Per essere pericoloso vuol dire che stava facendo qualcosa che
non doveva fare, stava indagando su qualcosa su cui non doveva
indagare, voleva scrivere su qualcosa che non doveva scrivere,
poteva intralciare ciò che si doveva fare e che con il suo
intervento non si poteva fare più.
  PRESIDENTE. Era stato minacciato prima?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo so dire.
  PRESIDENTE. A proposito dei politici di Torre Annunziata
lei afferma che "anche se estranei in ogni modo ci saremmo
arrivati". Vuol spiegare cosa vuol dire questa frase?
  SALVATORE MIGLIORINO. Politici estranei?
  PRESIDENTE. Anche se estranei a voi.
  SALVATORE MIGLIORINO. Ci saremmo arrivati con la forza
fisica; in una maniera o nell'altra ci saremmo arrivati. Con
qualche atto di convincimento saremmo arrivati al nostro
scopo. Però difficilmente poteva succedere un fatto del
genere.
  PRESIDENTE. Voi controllavate soltanto quei due o anche
altri politici di Torre Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. A noi interessavano quelli che
all'epoca avevano un nome; se un domani fosse uscito un
signore qualsiasi avremmo cercato di arrivare anche a quel
signore.
  PRESIDENTE. Oltre al caso che lei ha citato di Lancuba,
ci sono altri casi che lei conosce di intervento nei processi?
  SALVATORE MIGLIORINO. Mi risulta di no.
  PRESIDENTE. Il territorio del clan Gionta coincideva con
Torre Annunziata o era più esteso?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, solo Torre Annunziata.
  PRESIDENTE. E quando c'è lo scontro con i cavalieri...
Perché si chiamano cavalieri?
  SALVATORE MIGLIORINO. E' un soprannome di famiglia.
  PRESIDENTE. Mi riferisco a Gallo.
  SALVATORE MIGLIORINO. I Gallo.
  PRESIDENTE. Quindi Gallo è un cavaliere. Come vi
dividete il territorio quando c'è questo scontro?
                       Pagina  3128
  SALVATORE MIGLIORINO. Non si divideva niente, si pensava
solo di arrivare ad uno scontro armato e basta.
  PRESIDENTE. Quelli cercavano di mettere le mani sugli
stessi affari?
  SALVATORE MIGLIORINO. Diciamo che all'atto dello scontro
armato non si pensa agli affari ma a come eliminare
l'avversario.
  PRESIDENTE. Questi avversari cercavano di mettere le
mani sugli stessi affari vostri?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, in parte sì.
  PRESIDENTE. Anche con gli imprenditori?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, con gli imprenditori.
  PRESIDENTE. Quindi davano fastidio ai vostri
imprenditori?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, un po' tutti.
  PRESIDENTE. Il vostro ruolo era anche nei confronti dei
cantieri, se cioè vi erano scioperi nei cantieri voi
intervenivate, o no?
  SALVATORE MIGLIORINO. No. C'era qualcuno a livello di
sindacalista, però non arrivavamo a dire "ferma lo sciopero"
perché non avevamo nessun interesse a fermare o a far
continuare uno sciopero.
  PRESIDENTE. Qual era la quota che prendevate sugli
appalti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Dipendeva dalla cifra: se era una
cifra elevata si aggirava su 3,5-4-4,5 per cento; se era una
piccola cifra, 7-8 per cento.
  PRESIDENTE. Il suo gruppo aveva direttamente attività
commerciali?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, direttamente no. Vi fu qualche
investimento come al Lido di Santa Lucia: era uno stabilimento
balneare diretto dal fratello di Edoardo Di Ronza, Gaetano,
che poi fu sequestrato dalla magistratura. A livello di
organizzazione qualche piccola società, poi disciolta...
  PRESIDENTE. Mi pare che Gionta avesse una società per il
commercio del pesce.
  SALVATORE MIGLIORINO. Ce l'aveva la moglie; poi vi
furono le estorsioni, vennero arrestati e ora non ce l'ha più.
  PRESIDENTE. Faceva le estorsioni attraverso questa
società?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non faceva le estorsioni
attraverso la società.
  PRESIDENTE. E che faceva?
  SALVATORE MIGLIORINO. Niente, prendeva la quota. Le
estorsioni sono tutta un'altra cosa, signor presidente. Pagava
l'organizzazione, mentre la società era una cosa personale che
aveva con personaggi del mercato ittico.
  PRESIDENTE. Gionta faceva per un verso il commerciante
di pesce e per l'altro...
  SALVATORE MIGLIORINO. Esatto.
  PRESIDENTE. L'impunità, cioè il fatto di non essere
arrestati, è importante per voi? Dico questo perché mi è
sembrato, leggendo i verbali, che mentre i siciliani stanno
particolarmente attenti a non andare in carcere, a non esser
processati e così via, per voi sembra che andare in carcere
sia una cosa quasi normale.
  SALVATORE MIGLIORINO. Non è che sia più normale, nessuno
vuole andare in carcere. Diciamo che noi a Napoli, Torre
Annunziata ed a Marano
                       Pagina  3129
non siamo entrati nella giusta mentalità dei siciliani; in
parte cercavamo anche di non andare in carcere ed io mi sono
sempre defilato da certi ambienti. Ho sempre cercato di non
farmi arrestare, ho fatto il mio lavoro con molta discrezione;
io e qualcun altro stavamo assimilando quella mentalità, ma
quelli che si facevano arrestare non erano di cosa nostra, era
gente comune.
  PRESIDENTE. Per la mentalità della camorra sembra... Non
so chi ha detto "pensavo di dover andare in carcere e quindi
ho fatto determinate cose prima", come se fosse la cosa più
normale. Nella cultura della camorra - non so se mi può
rispondere - il fatto di entrare e di uscire dal carcere...
  SALVATORE MIGLIORINO. E' un pregio. Per loro è un
pregio, un vanto quello di entrare ed uscire perché si
acquista più valore nella loro mentalità. Nella nostra
mentalità invece meno si va in carcere e più sei apprezzato
dalle altre persone facenti parte del tuo clan.
  PRESIDENTE. Nel giro di Cosa nostra meno stai in carcere
e più...
  SALVATORE MIGLIORINO. Più sei apprezzato per la tua
capacità di non farti arrestare, per la tua capacità di
portare avanti gli affari.
  PRESIDENTE. Per la camorra invece più vai dentro...
  SALVATORE MIGLIORINO. E più sei apprezzato, perché hai
compiuto più reati.
  PRESIDENTE. Sospendiamo brevemente l'audizione.
    (Salvatore Migliorino è accompagnato fuori
dall'aula).
  PRESIDENTE. Ritengo che sarebbe opportuno procedere alla
segretazione di alcune parti dell'audizione; la deliberazione
formale avverrà successivamente.
    (Salvatore Migliorino è accompagnato in aula).
  PRESIDENTE. I colleghi della Commissione le porranno ora
alcune domande, alle quali risponderà come ha fatto con me.
  MARCO TARADASH. Volevo parlare dell'omicidio Siani. Lei
ha detto che è stato informato da Edoardo Di Ronza mentre lei
si trovava in carcere.
  SALVATORE MIGLIORINO. No, stavo fuori.
  MARCO TARADASH. Però, quando è avvenuto l'omicidio Siani
stava in carcere.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  MARCO TARADASH. Stava fuori quando è stato informato da
Di Ronza. Ecco, l'omicidio Siani ha rappresentato un fatto
nazionale.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  MARCO TARADASH. Quindi, è un omicidio che ha
rappresentato una svolta anche nel tipo di criminalità del
clan Gionta. Questo omicidio è maturato all'interno del clan
Gionta.
  SALVATORE MIGLIORINO. Dalla persona che me l'ha detto,
sì. E ne sono convinto che è maturato nel clan Gionta.
  MARCO TARADASH. Lei faceva parte appieno del clan
Gionta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  MARCO TARADASH. Quindi, se le ha detto questo, vuol dire
che lo diceva ad un amico. Omissis.
                       Pagina  3130
  PRESIDENTE. Onorevole Taradash, tenga presente che sono in
corso indagini su questo aspetto. Veda in che termini
formulare la domanda.
  MARCO TARADASH. Omissis. Le informazioni che avete
avuto su Siani da chi le avete avute? Cioè, chi vi ha detto
che era pericoloso? Chi vi ha detto che Siani stava indagando,
che voleva scrivere qualcosa, che voleva intralciare qualcosa?
  SALVATORE MIGLIORINO. Personalmente, non glielo saprei
dire.
  MARCO TARADASH. Sono notizie venute anche da ambienti
giornalistici?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, credo che le notizie erano
pervenute nell'ambito di Torre Annunziata e potevano venire
solo da gente interessata a quelle notizie.
  MARCO TARADASH. Lei sapeva in particolare dell'esistenza
di un libro di Giancarlo Siani su temi riguardanti Torre
Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, l'ho appreso dai giornali.
  MARCO TARADASH. Ha parlato del quadrilatero delle
carceri, Omissis, come temi sui quali Siani stava
indagando e che potevano avere a che fare con la vicenda.
  SALVATORE MIGLIORINO. No, erano temi, all'epoca, di
discussione. Erano temi di dibattito pubblico; erano cose
risapute, da chiunque.
  MARCO TARADASH. Quindi, non c'è un riferimento specifico
ad un'inchiesta che stesse facendo Siani?
  SALVATORE MIGLIORINO. Che io sappia, no.
  MARCO TARADASH. Le altre domande riguardano le aziende
nazionali collegate a imprenditori legati al vostro clan. Lei
ha citato due aziende nei verbali che ho letto: la Cogefar, da
una parte, e la Edilter, dall'altra. Vorrei che lei
approfondisse innanzitutto se ci sono state altre aziende
nazionali con le quali avete avuto a che fare.
  SALVATORE MIGLIORINO. No, personalmente, no.
  MARCO TARADASH. In un verbale, lei dichiara: "l'accordo
era che la ditta di Bologna, Edilter, sarebbe figurata solo
formalmente, mentre i lavori sarebbero stati fatti solo da
Staiano e Viola". Può spiegare il meccanismo? Cosa significa
"solo formalmente"?
  SALVATORE MIGLIORINO. Formalmente, presentandosi per
partecipare alla gara di appalto, come consorzio di tante
ditte e poi passarlo in subappalto alla ditta di Staiano e
Viola.
  MARCO TARADASH. Perché la Edilter avrebbe fatto questo?
Qual era il vantaggio per la Edilter?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo saprei dire, però
diciamo che era di prassi agire così.
  MARCO TARADASH. Cosa significa?
  SALVATORE MIGLIORINO. Era di prassi, avendo due
costruttori della portata di Viola e Staiano a Torre
Annunziata... a mio modo di vedere, non vedo quale era il
motivo perché l'Edilter doveva fare queste scuole quando poi
c'erano persone che potevano farle al posto suo.
  MARCO TARADASH. Che vantaggio ne aveva la Edilter?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so che vantaggio poteva
avere. Poteva avere tanti vantaggi, però non glielo so
spiegare il motivo, perché poteva avere questi vantaggi. Un
vantaggio logistico era
                       Pagina  3131
quello di far lavorare nella zona dei personaggi della zona,
costruttori che risiedevano in quella zona, anche forse per
non esporsi a dei rischi di varia natura.
  MARCO TARADASH. Secondo lei la Edilter era a conoscenza
che questi due costruttori erano legati alla camorra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Io credo di no. Non glielo posso
dire se erano a conoscenza o meno. Però, penso che un quadro
se l'hanno fatto con chi avevano a che fare, anche perché se
loro gli assicuravano che non avevano problemi, diciamo che
qualcosa avranno anche potuto capire.
  PRESIDENTE. Cioè, lei vuol dire che chi non aveva
problemi aveva rapporti con la camorra?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, chi non aveva problemi...
  VITO LECCESE. Vorrei tornare molto brevemente sulla
vicenda dell'estorsione ai silos. Lei ci ha detto che il
proprietario, il gestore dei silos ha pagato una somma di 150
milioni. Erano stati richiesti 300 milioni, poi, per
l'intervento di un politico romano, il pizzo è stato
dimezzato. Questo era nei confronti del gestore dei silos?
  SALVATORE MIGLIORINO. Che cosa?
  VITO LECCESE. Chi ha pagato i 150 milioni?
  SALVATORE MIGLIORINO. Il gestore dei silos.
  VITO LECCESE. Il volume d'affari del grano che veniva
stivato nei silos, giustificava il pagamento di un pizzo così
alto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, lo giustificava. Anche perché,
a parte il volume di affari, si stavano costruendo altri
capannoni vicino ai silos per incrementare il flusso di affari
di questi silos.
  VITO LECCESE. Venivano chieste somme anche alle aziende
che si rifornivano del grano da questi silos?
  SALVATORE MIGLIORINO. No.
  VITO LECCESE. Non ci sono stati mai rapporti...
  SALVATORE MIGLIORINO. No, solo al proprietario dei
silos.
  VITO LECCESE. Ha mai avuto notizia di un giro di
scommesse clandestine nella sua zona legate alla corsa dei
cavalli, alle lotte tra cani?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sporadicamente.
  VITO LECCESE. E da chi venivano gestite?
  SALVATORE MIGLIORINO. Da noi no ma da qualche paese
confinante con noi, sì.
  VITO LECCESE. A Torre Annunziata, no?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, a Torre Annunziata, no.
Qualche amatore aveva qualche cane, però a livello
organizzativo, qualche paese confinante con noi l'ha fatto.
Tuttora ancora lo fa, non lo so.
  PRESIDENTE. Cosa hanno fatto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Scommesse...
  VITO LECCESE. Scommesse clandestine legate alle lotte
tra cani.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Vorrei sapere qualcosa in
particolare circa l'episodio di cui ha parlato nei verbali
resi
                       Pagina  3132
alla magistratura, che riguarda un attentato preparato in
danno di un pubblico ministero, il dottor D'Alterio. Vorrei
anche sapere se ce ne erano anche altri del genere, cioè
attentati preparati.
  SALVATORE MIGLIORINO. Per notizie apprese da me nel
carcere di Secondigliano, dove ero ristretto nel 1992... Mi
trovavo in una sezione con esponenti di altri clan. Si parlava
di queste cose, di incontri avvenuti a Spoleto con esponenti
mafiosi, tra cui c'era Pippo Calò, Valentino Gionta, il
Ricciardi e altre persone...
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Questo, quando?
  SALVATORE MIGLIORINO. Questo è avvenuto nel 1991, questi
incontri; dettomi da queste persone, da voci riportate. Si
parlava direttamente di destabilizzare un po' la situazione a
Napoli, nel senso di fare qualche cosa per questi processi che
si stavano facendo a Napoli. Io, da voci sempre nell'ambito di
questo ambiente, seppi anche che Gionta si riferiva a Calò o
ad altri personaggi che si doveva fare qualcosa per il suo
processo, non tanto per il presidente, bensì per il dottor
D'Alterio.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. E c'erano anche altri...
  SALVATORE MIGLIORINO. E c'erano anche altri personaggi,
che poi ognuno diceva il suo problema, il suo...
  FERDINANDO IMPOSIMATO. No, c'erano anche altri obiettivi
da colpire?
  SALVATORE MIGLIORINO. Oltre al dottor D'Alterio, glielo
sto dicendo, c'erano altri personaggi di clan malavitosi e
ognuno poteva rivolgere il suo problema per quanto riguarda
qualche magistrato, qualche pubblico ministero.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Nomi ne ha sentiti?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, non ne ho, però, si sanno
questi nomi. Si parlava del pool antimafia a Napoli. I nomi
più eclatanti oggi che stanno a Napoli, stanno facendo dei
processi.
  FERNANDO IMPOSIMATO. Volevo porre una domanda che
riguarda i rapporti Omissis.
  SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo so dire chi teneva i
rapporti con Omissis, perchè non ho mai avuto a che fare
con Omissis.
  FERNANDO IMPOSIMATO. Lei non ha mai avuto a che fare?
  SALVATORE MIGLIORINO. Io no. Omissis.
  FERNANDO IMPOSIMATO. Fare per che cosa?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non glielo so dire. Omissis.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Per quanto riguarda gli appalti,
di cui lei ha parlato, quelli che interessavano al clan Gionta
erano tutti gli appalti pubblici oppure c'erano appalti in
particolare?
  SALVATORE MIGLIORINO. Tutti gli appalti pubblici ci
interessavano; naturalmente quelli di maggior rilievo erano
per noi più interessanti.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Le imprese non di Torre
Annunziata, come ad esempio le imprese Agizza e Romano,
potevano avere accesso in quella zona?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, anche loro pagavano; bisognava
vedere se avevano contatti con persone a noi amiche o meno. Se
avevano contatti con persone non amiche difficilmente potevano
lavorare a Torre Annunziata.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Per quanto riguarda gli attentati
ha mai
                       Pagina  3133
sentito parlare di esplosivi, delle modalità con cui questi
attentati dovevano essere compiuti, cioè se con armi, bombe,
esplosivi?
  SALVATORE MIGLIORINO. L'attentato può cominciare sia con
con un'arma sia con un esplosivo. Può incominciare anche
intimidendo una persona, facendogli ricevere qualche
avvisaglia. Non si parlava né di armi né di esplosivi.
  MASSIMO BRUTTI. L'omicidio di Ciro Nuvoletta è della
primavera del 1984. Subito dopo questo omicidio fu assassinato
Francesco Generoso.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  MASSIMO BRUTTI. Generoso era parente di un appartenente
al clan Alfieri. Se ho ben compreso voi interpretaste
l'omicidio di Ciro Nuvoletta come compiuto dal clan Alfieri e
dai bardelliniani?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  MASSIMO BRUTTI. In questo stesso periodo il clan Alfieri
infligge una serie di colpi all'organizzazione di Cutolo, alla
Nuova camorra organizzata. Li fanno a pezzi, li sconfiggono
nel 1983-84.
  SALVATORE MIGLIORINO. Nel 1984.
  MASSIMO BRUTTI. Voi avevate l'impressione che ci fosse
un rapporto tra Nuvoletta e i cutoliani o almeno che Nuvoletta
pagasse il fatto di non aver preso posizione contro i
cutoliani?
  SALVATORE MIGLIORINO. Difficilmente Nuvoletta avrebbe
potuto prendere soldi da Cutolo o per il fatto di non
attaccare Cutolo. Escludo categoricamente un fatto di questo
genere.
  MASSIMO BRUTTI. Esclude che Nuvoletta fosse d'accordo
con Cutolo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Lo escludo. Almeno dal 1984 fino
al 1993. Lo escludo categoricamente.
  MASSIMO BRUTTI. Il fatto che Ciro Nuvoletta venga ucciso
dal clan di Alfieri è indipendente dallo scontro
Alfieri-Cutolo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, è indipendente. Lo scontro con
Cutolo è avvenuto molto prima.
  MASSIMO BRUTTI. Casillo, luogotenente di Cutolo, venne
ucciso nel gennaio 1983 dal clan Alfieri. Dopo di che Cutolo
si trovò a malpartito.
  SALVATORE MIGLIORINO. Era finito, non aveva più voce in
capitolo.
  MASSIMO BRUTTI. Quindi l'omicidio di Nuvoletta, secondo
il suo punto di vista, è indipendente.
  SALVATORE MIGLIORINO. E' un fatto interno, un fatto tra
Nuvoletta e Bardellino. E' risaputo che Bardellino si è
appoggiato ad Alfieri per quanto riguarda l'omicidio.
  MASSIMO BRUTTI. Lei ha parlato di contrabbando dalla
Puglia. C'era un rapporto con le organizzazioni criminali
pugliesi, con la cosiddetta Sacra corona unita?
  SALVATORE MIGLIORINO. Noi non avevamo rapporti con
nessuno, a parte che non potevamo avere rapporti. L'unico
rapporto esterno era con la Sicilia, tanto meno potevamo avere
rapporti con la Sacra corona unita. Avevamo rapporti con gente
che lavorava sigarette, che faceva contrabbando. Non avevamo
rapporti di altra natura.
  MASSIMO BRUTTI. Quindi neanche con i calabresi?
  SALVATORE MIGLIORINO. No.
                       Pagina  3134
  MASSIMO BRUTTI. Ci sono state presenze di elementi di Cosa
nostra, di esponenti siciliani a Marano, a Torre Annunziata,
oppure lei ha notizia che in qualche periodo siano stati
ospitati in Campania?
  SALVATORE MIGLIORINO. Mi risulta che esponenti di Cosa
nostra sono andati a Marano.
  MASSIMO BRUTTI. Chi erano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ad esempio i mazaresi, Francesco
Messina, Zigolo... ora non ricordo con precisione i cognomi.
  MASSIMO BRUTTI. Per quale ragione venivano a Marano?
  SALVATORE MIGLIORINO. Credo per affari, per prendere
direttive unitamente ai maranesi e a noi.
  MASSIMO BRUTTI. Forse venivano nei momenti in cui
avevano difficoltà, erano latitanti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Può darsi. Era nostro dovere dare
ospitalità ad un latitante, ad un componente di Cosa nostra.
Se chiedevano aiuto dovevamo darlo.
  MASSIMO BRUTTI. Lei prima ha parlato di momenti di
difficoltà di Cosa nostra. Ha detto che nel 1990 e all'inizio
del 1991 si bloccò il traffico della cocaina dalla Sicilia.
Può dirci qualcosa di più preciso? Nei momenti di difficoltà
gli esponenti di Cosa nostra si servivano della vostra
amicizia, potevano chiedervi di favori e venire da voi per
qualche periodo?
  SALVATORE MIGLIORINO. Per quanto riguarda l'ospitalità
sì, mentre non mi risulta che vi fossero altre ragioni in quel
periodo.
   In quel periodo non c'erano affari, ma non posso dire
quali fossero le difficoltà.
  MASSIMO BRUTTI. Forse non arrivava la droga dall'estero?
  SALVATORE MIGLIORINO. Può darsi che non arrivasse droga.
Sicuramente vi erano assidui controlli da parte delle forze
dell'ordine. C'è da dire che vi sono cose che si possono
conoscere e cose che non si possono conoscere. La spiegazione
di alcuni fatti diventa chiara solo dopo che si sono
verificati e ci si rende conto del perché in un certo periodo
si è rimasti fermi. Forse si stava attuando qualcosa.
  MASSIMO BRUTTI. Forse si stava preparando qualche
impresa?
  SALVATORE MIGLIORINO. Credo sia così.
  MASSIMO BRUTTI. Cosa avete pensato?
  SALVATORE MIGLIORINO. In Cosa nostra non bisogna
pensare. Si può pensare dopo che il fatto è accaduto.
  MASSIMO BRUTTI. Non vi hanno detto nulla in ordine ad
alcuni grandi delitti che sono accaduti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Si pensa dopo, mai prima.
  MASSIMO BRUTTI. Non siete stati informati neppure
successivamente?
  SALVATORE MIGLIORINO. Neppure dopo, anche se avevamo
compreso alcune avvisaglie.
  MASSIMO BRUTTI. Ad esempio?
  SALVATORE MIGLIORINO. Poteva accadere qualcosa di buono
o di cattivo. Non si può chiedere cosa sta accadendo.
  MASSIMO BRUTTI. Quando si rallentavano certi traffici
pensavate che c'era qualcosa di più grosso?
                       Pagina  3135
  SALVATORE MIGLIORINO. A parte i traffici, a parte qualche
incontro, a parte qualche visita fugace che potevamo fare, ci
avvisavano e ci dicevano "non scendete, non venite, perché non
è il momento". Si capiva dal gergo e dal modo di dire certe
cose.
                         Omissis.
  MARCO TARADASH. Sono stato a Torre Annunziata in
occasione della campagna elettorale del 1989 per un
volantinaggio davanti a palazzo Fienga. Non sapevo cosa fosse,
al contrario di Amato Lamberti che in quell'occasione era con
me. Sono rimasto sbalordito dal fatto che tutti fossero a
conoscenza dell'esistenza di un palazzo abitato da clan
camorristici, eppure la situazione appariva assolutamente
normale. Ovviamente c'era un clima molto freddo durante il
nostro volantinaggio antiproibizionista, ma la realtà era
quella di Torre Annunziata, una città in cui una cosa del
genere appariva assolutamente normale. Il sindaco Bertone era
organico al clan Gionta?
  SALVATORE MIGLIORINO. Cosa intende per organico? Vuol
dire affiliato?
  MARCO TARADASH. Affiliato oppure avente un rapporto di
affari costante.
  SALVATORE MIGLIORINO. Aveva un rapporto costante con il
clan Gionta.
  MARCO TARADASH. Non era affiliato?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non era affiliato.
  MARCO TARADASH. Era il vostro interlocutore diretto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Era il nostro interlocutore.
  PRESIDENTE. La ringraziamo molto.
    (Salvatore Migliorino è accompagnato fuori
dall'aula).
  ANTONIO BARGONE. Desidero che questo mio intervento
risulti a verbale. All'inizio della seduta, l'onorevole
Matteoli ha fatto riferimento ad una pagina mancante degli
atti processuali relativi al Migliorino, e precisamente la n.
56. Fin qui niente di male, perché in effetti la pagina manca
realmente. La dichiarazione dell'onorevole Matteoli è stata
abbastanza maliziosa in quanto a suo dire si trattava della
pagina relativa ai rapporti della camorra con le cooperative.
Mi sono subito reso conto che ciò non poteva essere vero
perché a pagina n. 57 si fa il nome di questa ditta per la
prima volta.
   Ho atteso l'arrivo del fax e a questo punto posso dire che
le dichiarazioni dell'onorevole Matteoli sono inutilmente
maliziose e anche assolutamente inopportune. Infatti, mi pare
si tratti soltanto di un disguido. Dal momento che l'onorevole
Matteoli è solito fare affermazioni di questo tipo, accusando
gli altri di essere faziosi (ciò è particolarmente grave
quando un'accusa di questo genere è rivolta nei confronti del
presidente), ho voluto risultasse a verbale che si tratta di
una affermazione incauta, inopportuna, che ha fatto fare una
brutta figura all'onorevole Matteoli. Credo debba essere
considerata come una lezione per evitare che in futuro si
possano utilizzare strumentalmente episodi concernenti
disguidi di carattere tecnico.
  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bargone. Faremo
presente tutto ciò all'onorevole Matteoli nel corso della
prossima seduta.
    (Salvatore Migliorino è accompagnato in aula).
  PRESIDENTE. Stando alle sue dichiarazioni il pagamento
degli stupefacenti e dei tabacchi avveniva con lo stesso
sistema; in pratica, si pagava non alla consegna ma
successivamente.
                       Pagina  3136
  SALVATORE MIGLIORINO. Anche per un senso di fiducia.
  PRESIDENTE. Se, ad esempio, la partita di sigarette o di
droga era sequestrata il pagamento avveniva ugualmente?
  SALVATORE MIGLIORINO. Si dava la possibilità di pagarla
con altro lavoro.
  PRESIDENTE. Questo metodo era utilizzato anche nei
vostri confronti?
  SALVATORE MIGLIORINO. Se capitava a noi no. Noi dovevamo
pagare. Le sigarette andavamo a comprarle in Svizzera e
pagavamo alle multinazionali.
  PRESIDENTE. Lei diceva che le sigarette venivano
ritirate con gli scafi.
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì. In Svizzera andavamo a
stipulare i contratti.
  PRESIDENTE. Ci spieghi meglio quest'ultimo passaggio?
  SALVATORE MIGLIORINO. Si trattava con persone che
rappresentavano la Philip Morris, con le quali si stipulava un
contratto di mille, duemila, diecimila casse.
  PRESIDENTE. Poi pagavate?
  SALVATORE MIGLIORINO. Pagavamo.
  PRESIDENTE. E poi?
  SALVATORE MIGLIORINO. La merce arrivava...
  PRESIDENTE. Sulle navi?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, in Jugoslavia, in Albania e
successivamente andavamo a ritirarla.
  PRESIDENTE. Se la merce veniva sequestrata il danno era
vostro?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Viceversa, diverso era il rapporto tra voi e
i vostri acquirenti?
  SALVATORE MIGLIORINO. La merce potevamo prenderla
soltanto nelle acque italiane, in acque straniere no.
  PRESIDENTE. Questo passaggio è molto chiaro.
   Quali erano i vostri rapporti con la criminalità ordinaria
e la piccola criminalità di Torre Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non avevamo alcun rapporto.
  PRESIDENTE. Ve ne servivate?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ce ne servivamo sporadicamente.
  PRESIDENTE. Tra di voi c'era una netta separazione?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, vi era una nettissima
separazione anche per quanto riguarda la mentalità.
  PRESIDENTE. Se veniva sequestrata una partita di
cocaina, ad esempio quella che compravate dai corleonesi,
dovevate pagarla lo stesso?
  SALVATORE MIGLIORINO. La pagavamo con la possibilità di
lavorare di nuovo. Non è che ci imponevano di dargli i soldi
perché avevamo perso quella partita; ci davano la possibilità
di lavorare, anche se non lavoravamo cocaina, dal nostro
lavoro, da altre fonti; se non potevamo lavorare più, pagavamo
ugualmente. Gli affari sono affari, dicono i siciliani.
  PRESIDENTE. In genere si pagava?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Un'ultima domanda. Ad un certo punto accenna
all'eventualità
                       Pagina  3137
della presenza della ditta Costanzo a Torre Annunziata; si
ricorda?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì.
  PRESIDENTE. Può ricordare alla Commissione in che
contesto?
  SALVATORE MIGLIORINO. Ricordo che mi fu detto che
partecipava anche Costanzo a questo appalto, a questa gara.
  PRESIDENTE. Quello dei fondi FIO?
  SALVATORE MIGLIORINO. No, era la Falcucci, Falcucci o
fondi FIO, cose del genere. Dissi: credo che non ci sarà un
problema per Costanzo. Noi possiamo mandare una ambasciata
giù, vediamo chi di dovere deve avvicinare questa persona per
fargli dire che si metta da parte, come infatti fu messa da
parte...
  PRESIDENTE. Si doveva mettere da parte, non doveva dar
fastidio?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, perché era una cosa nostra.
Infatti Costanzo non partecipò; non so per quali motivi, per
quali ragioni non prese parte a questa gara, se ne defilò, non
lo so.
  PRESIDENTE. Limelli aveva contatti con qualche politico,
suoi particolari?
  SALVATORE MIGLIORINO. Limelli sì, aveva contatti con un
certo Umberto Caliendo.
  PRESIDENTE. Di che partito era?
  SALVATORE MIGLIORINO. Non lo so se era repubblicano,
socialdemocratico, non mi ricordo bene.
  PRESIDENTE. Sempre di Torre Annunziata?
  SALVATORE MIGLIORINO. Sì, sempre in Torre Annunziata,
però non aveva peso, diciamo, perché era solo.
  PRESIDENTE. La ringrazio, mi scusi se l'ho richiamata.
    (Salvatore Migliorino è accompagnato fuori
dall'aula).
  PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, ritengo opportuno
proseguire in seduta segreta.
    (La Commissione procede in seduta segreta).
  PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta
pubblica.
   Poiché non siamo in numero legale, sospendo la seduta per
un'ora.
La seduta sospesa alle 12,40, è ripresa alle
13,40.
  PRESIDENTE. Constatando la mancanza del numero legale,
rinvio la deliberazione sulla segretazione alla prossima
seduta della Commissione. Dispongo che nel frattempo le parti
per le quali ho proposto la segretazione siano rese non
ostensibili.
La seduta termina alle 13,42.

 


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