Parenti: seduta 24
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       PRESIDENZA DEL PRESIDENTE TIZIANA PARENTI
                          INDICE
                                                        Pag.
Comunicazioni del presidente:
  Parenti Tiziana, Presidente ........... 685, 686, 689, 697
                           698, 699, 700, 702, 703, 704, 705
                           706, 707, 708, 709, 710, 711, 712
  Arlacchi Giuseppe ............................... 702, 704
  Bargone Antonio ............................ 686, 687, 699
                                          702, 704, 707, 708
  Bertucci Maurizio .......................... 685, 686, 706
  Bertoni Raffaele ........................... 685, 686, 687
                                          690, 699, 703, 706
  Bonsanti Alessandra .................................. 706
  Brutti Massimo .................................. 702, 711
  Campus Gianvittorio .................................. 696
  Caselli Flavio .................................. 696, 705
  Del Prete Antonio .................................... 689
  Di Bella Saverio ..................................... 698
  Florino Michele ...................................... 705
  Garra Giacomo ................................... 688, 693
  Giurickovic Pietro ................................... 695
  Imposito Ferdinando .................................. 690
  Mancino Nicola ........................ 689, 690, 691, 712
  Manconi Luigi ........................................ 697
  Mattarella Sergio .................................... 709
  Meduri Renato .............................. 704, 710, 711
  Peruzzotti Luigi ..................................... 695
  Scopelliti Francesca ....................... 696, 706, 710
  Scozzari Giuseppe .......................... 691, 692, 703
                                               705, 708, 709
  Serena Antonio ............................. 693, 694, 698
  Simeone Alberto ...................................... 699
  Stajano Corrado ...................................... 711
  Tanzilli Flavio ................................. 694, 695
  Tripodi Girolamo ........................... 706, 707, 710
  Vendola Nichi ......................... 692, 700, 708, 709
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   La seduta comincia alle 19,45.
   (La Commissione approva il processo verbale della
seduta precedente).
              Comunicazioni del presidente.
  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del
presidente.
   La settimana scorsa, l'ufficio di presidenza ha deciso, su
richiesta dei rappresentanti dei gruppi di opposizione, che la
Commissione si convocasse per procedere ad una valutazione
degli ultimi eventi, quindi ad una discussione sul momento
attuale attraversato dalla Commissione stessa e sulle
prospettive per il futuro, nonché per trattare tutti gli altri
aspetti che già conosciamo, cioè le dichiarazioni apparse
sulla stampa, le autosospensioni, ed infine il tema, anch'esso
affrontato in ufficio di presidenza, della missione in
Sicilia, già programmata per lunedì e martedì di questa
settimana. Do pertanto la parola a chi ha richiesto la
riunione della Commissione.
  MAURIZIO BERTUCCI. Intervengo brevemente sull'ordine dei
lavori. Questa sera abbiamo appreso dall'ANSA di un documento
che sarebbe stato sottoscritto da alcuni parlamentari della
maggioranza, cioè dei gruppi di forza Italia, del CCD e di
alleanza nazionale-MSI: devo precisare che l'adesione a tale
documento è semplicemente a titolo personale e non investe
assolutamente i gruppi, almeno per quanto riguarda quello di
forza Italia; faccio tale dichiarazione anche a nome del
presidente del gruppo della Camera, Vittorio Dotti.
L'intenzione dei deputati che hanno sottoscritto il documento
in questione era soltanto quella di esprimere la propria
affettuosa solidarietà ed il proprio apprezzamento al
presidente Parenti per il lavoro che sta svolgendo in
condizioni di obiettiva difficoltà. Nel merito, né il
presidente Dotti né io condividiamo assolutamente la seconda
parte del documento, che non leggo perché credo non spetti
alla Commissione antimafia bensì ad altre istituzioni
affrontare certe questioni. Quindi, noi ci limitiamo a
condividere questo documento soltanto nella parte che esprime
solidarietà al presidente.
  RAFFAELE BERTONI. Noi non conosciamo il testo del
documento.
  PRESIDENTE. Non lo conosco neanche io.
  MAURIZIO BERTUCCI. Non ho il testo del documento ma
soltanto la notizia ANSA - appunto in data odierna, ore 14,56
- di cui, se volete, posso darvi lettura: ""Intendiamo
manifestare all'onorevole Parenti l'appoggio e la massima
considerazione per la sua opera": si chiude così l'attestato
di solidarietà sottoscritto da settanta deputati della
maggioranza, con esclusione di rappresentanti della lega,
rivolto al presidente della Commissione parlamentare antimafia
Tiziana Parenti. I firmatari del documento intendono esprimere
la massima solidarietà nei confronti dell'onorevole Parenti
per le accuse rivoltele in maniera impropria e scorretta, in
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linea con quei concetti demagogici e strumentali portati
spesso dalle forze di opposizione. I deputati di forza Italia,
del CCD e di alleanza nazionale - continua l'ANSA -
riconoscono che, come sempre è accaduto, chi si avvicina agli
interessi delle cooperative rosse e o del PDS si scontra con
una serie di accordi e intese trasversali che coinvolgono
poteri dello Stato. Queste intese rappresentano, più ancora di
quanto non sia rappresentato da quanto emerso fino ad oggi
dalle indagini condotte dalla magistratura sui fatti di
Tangentopoli, un serio pericolo per la democrazia nel nostro
paese; combatterle significa mantenere la civiltà e la
democrazia per il bene di tutti i cittadini".
  RAFFAELE BERTONI. Adesso ho capito a che cosa si associa
e a cosa no.
  MAURIZIO BERTUCCI. Pensavo che foste a conoscenza del
testo. Se volete mi ripeto, ma credo di essere stato molto
chiaro.
  PRESIDENTE. Basta una volta.
  ANTONIO BARGONE. Presidente, abbiamo avanzato la
richiesta di convocazione perché si è creato all'interno della
Commissione un clima di tensione che, in qualche modo, ne
compromette la funzionalità; clima di tensione che si aggiunge
ad una serie di problemi che sono stati di volta in volta
sottolineati e sottoposti all'attenzione del presidente e sui
quali c'è bisogno di una riflessione.
   Faccio riferimento soprattutto a tre questioni. La prima -
che ritengo la più importante - è quella che ha provocato
l'autosospensione dell'onorevole Ayala e del vicepresidente
della Commissione, onorevole  Arlacchi: si tratta
dell'affermazione fatta dal presidente relativamente ad un
presunto comportamento ambiguo, o addirittura di collusione,
dell'onorevole Ayala con ambienti mafiosi. Mi pare che questo
sia un fatto estremamente grave per una serie di ragioni.
Intanto, se è già di per sé grave che il presidente della
Commissione antimafia rivolga un'accusa di questa natura ad un
membro della Commissione - perché se quanto affermato fosse
vero dovrebbe sottoporre la questione ai Presidenti delle
Camere e fare in modo che quel parlamentare non faccia parte
della Commissione -, nel caso specifico la cosa assume un
rilievo maggiore, perché si tratta dell'onorevole Ayala, cioè
del pubblico ministero nel maxiprocesso, di un magistrato che
si è distinto su questo fronte, si è impegnato, si è esposto
ed è anche sottoposto a tutela da parte dello Stato, proprio
perché è un soggetto - come si dice - a rischio. E' un
magistrato che ha compiuto fino in fondo, con rigore e
determinazione, il proprio dovere, in una situazione in cui
questo significa rischiare la vita.
   Quell'affermazione, molto grave nei confronti di un
parlamentare e di un magistrato della statura dell'onorevole
Ayala, ha dato peraltro la stura - e questo aggiunge un altro
aspetto negativo alla vicenda - ad un linciaggio nei suoi
confronti condotto sulle pagine di alcuni giornali, linciaggio
che preoccupa per le conseguenze che può determinare.
   E' chiaro che rispetto alle critiche che le sono state
rivolte, non può esserci da parte del presidente una risposta
di questo tipo. Il presidente deve avere maggiore
responsabilità e più equilibrio di quanto ne debba avere un
singolo componenente della Commissione; deve dare un
contributo decisivo perché la Commissione stessa possa
svolgere la sua attività nella massima serenità e quindi deve
astenersi da affermazioni come quelle che ha fatto,
soprattutto quando si tratta di accuse così gravi nei
confronti di un parlamentare.
   La prima questione è dunque questa: ritengo che sia
necessario che la vicenda venga chiarita e che si dia atto
all'onorevole Ayala di un comportamento irreprensibile per
quanto riguarda la lotta alla mafia, anzi del fatto che su
questo fronte si è distinto particolarmente e non vi è, al
riguardo, alcuna obiezione da muovergli. Credo, presidente,
che lo si debba fare con molta chiarezza, senza riserve e
senza ambiguità.
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  RAFFAELE BERTONI. Lo deve fare il presidente.
  ANTONIO BARGONE. Il presidente deve chiarire la
questione nel senso che ho detto, per uscire da questa grave
situazione che, tra l'altro, ha provocato un clima di tensione
gravissimo.
   L'altra questione che volevo sottoporre all'attenzione dei
colleghi riguarda la visita in Sicilia. A prescindere da
aspetti quali l'organizzazione o la natura del viaggio, che
non voglio affrontare questa sera, si pone il problema di
alcune affermazioni che sono state fatte, sempre dal
presidente, in un'intervista resa ad un settimanale - e poi
riprese in altre circostanze - circa le motivazioni di questo
viaggio in Sicilia. Il presidente ha detto che il viaggio
sarebbe stato organizzato per verificare il grado di
infiltrazione mafiosa in alcune amministrazioni comunali, tra
le quali quelle di Corleone e San Giuseppe Iato.
   E' noto - ce ne siamo occupati anche noi come Commissione
antimafia - che i sindaci di quei comuni sono stati oggetto di
attentati da parte della mafia, vivono in un clima di
intimidazione da parte di ambienti mafiosi ed è quindi
necessario - ecco il motivo per cui era stato proposto questo
viaggio - esprimere solidarietà nei loro confronti, nonché
verificare il grado di tutela che lo Stato sta ponendo in
essere riguardo ad amministratori che hanno rotto una vecchia
consuetudine di collusione tra amministrazione ed ambienti
mafiosi, restituendo agibilità democratica ai comuni da loro
amministrati.
   Questo è particolarmente importante, come abbiamo
sottolineato anche in seno all'ufficio di presidenza, perché
riteniamo che i messaggi inviati soprattutto in Sicilia
debbano essere chiari, non possano essere ambigui, anzi non
debbano offrire una sponda agli ambienti mafiosi. Si è creata
una situazione di malessere e di disagio che deve essere
superata. Abbiamo già chiesto in ufficio di presidenza che il
presidente facesse una dichiarazione chiara, ma ciò non è
avvenuto. Fra l'altro aggiungo che l'intervista con le
dichiarazioni relative a quei comuni è accompagnata da altre
dichiarazioni di parte alle quali il presidente della
Commissione antimafia dovrebbe sottrarsi.
   L'altra questione è relativa alla conferenza stampa da lei
annunciata per giovedì scorso, poi annullata e fissata per
domani. Non se ne conosce l'oggetto ed è chiaro che ciò pone
in una situazione di disagio i commissari: siamo costretti a
discutere senza sapere quale sia l'oggetto della conferenza
stampa e quali le argomentazioni e le affermazioni del
presidente. Credo che non si possa lavorare con questa spada
di Damocle e che debba esserci un rapporto chiaro e
trasparente tra il presidente e i membri della Commissione,
anche perché se il presidente convoca una conferenza stampa
nella sua qualità di presidente della Commissione antimafia è
chiaro che tutta la Commissione deve essere messa a conoscenza
dell'oggetto della conferenza stessa, a meno che il presidente
non agisca come libero cittadino (questo mi pare del tutto
improbabile).
   Signor presidente, chiediamo che lei compia un passo
decisivo, che faccia cioè dichiarazioni inequivoche, in primo
luogo sulla questione relativa all'onorevole Ayala e poi sulle
altre due questioni che ho indicato. Riteniamo che questo sia
un passo ineliminabile per restituire un minimo di serenità
alla Commissione, che peraltro agisce in un contesto - lo dico
ora molto sinteticamente perché ne abbiamo già discusso - di
disagio e malessere oggettivi.
   Sottolineo che viviamo in una fase storica particolare:
dopo l'arresto di Riina occorre un approfondimento degli
sviluppi del fenomeno mafioso, vi è bisogno di capire il
significato degli omicidi avvenuti a Palermo: inoltre,
significativi episodi fanno intendere, ad esempio, che la
camorra sta riprendendo quota in Campania. In sostanza, è
necessario che questa Commissione svolga la sua attività con
incisività, che non resti chiusa nel palazzo e che sia attenta
a questi fenomeni. Intendo dire non che debba prevenirli ma
che, quanto meno, debba interpretarli tempestivamente per
offrire il proprio contributo non soltanto sul piano delle
proposte legislative
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ma anche su quello dell'intervento diretto, per
offrire una sponda a quella larga parte del paese che vuole
fare questa battaglia fino in fondo.
   Abbiamo l'obiettivo del funzionamento della Commissione,
non vogliamo porre questioni in termini strumentali; non lo
abbiamo mai fatto. Respingiamo con sdegno quel documento
sottoscritto da chi probabilmente voleva fare in modo che la
discussione degenerasse in rissa; non vogliamo che ciò accada,
vogliamo che la discussione rimanga sui binari del confronto
di merito sulle questioni che riguardano la Commissione
antimafia. Non vogliamo trascendere, non ne abbiamo alcun
interesse. Vogliamo che la Commissione funzioni, quindi
vogliamo, ad esempio, che sia chiarita subito la questione
dello staff, che siano chiarite le questioni relative al
programma della Commissione.
   Voglio concludere con un riferimento alla conferenza
mondiale dell'ONU sulla criminalità organizzata. Credo che la
Commissione soffra in questo momento di una crisi di
credibilità, una crisi grave e preoccupante per tutti, e non
solo per il presidente. Questa Commissione deve poter essere
un punto di riferimento nella lotta alla mafia, e deve esserlo
compiendo uno sforzo e superando ogni strumentalità nei propri
atteggiamenti, ma anche cercando di superare di slancio la
fase di stallo nella quale si è fermata a lungo: basti pensare
che ancora non è definito lo staff della Commissione (ma di
questo parleremo dopo). Torno a riferirmi alla conferenza
mondiale dell'ONU, che si è conclusa con un documento che, in
larga parte, riprende le conclusioni della Commissione
antimafia dell'XI legislatura. Se avessimo discusso e
approfondito le questioni che sono oggetto della nostra
inchiesta, probabilmente avremmo dato un contributo per
evitare che quel documento fosse fermo a quelle conclusioni,
un contributo originale della Commissione del paese in cui la
mafia ha un radicamento maggiore e più diffuso. Invece, siamo
scomparsi dalla Conferenza mondiale dell'ONU, e questo è un
fatto estremamente negativo. Credo che in questa fase abbia
giocato tutta una serie di circostanze; comunque, dobbiamo
fare in modo che ciò non accada più.
   Vi è bisogno che questa Commissione acquisti
l'autorevolezza necessaria per rappresentare un punto di
riferimento per chiunque voglia portare avanti la lotta alla
mafia ed essere uno strumento incisivo dal punto di vista
politico-istituzionale affinché questa battaglia non sia
delegata soltanto alla magistratura e alle forze dell'ordine.
Noi svolgiamo un ruolo diverso che dobbiamo giocare fino in
fondo, in maniera originale e approfondita, senza sovrapporci
alla magistratura e alle forze dell'ordine.
   Queste considerazioni sono il frutto di una riunione del
gruppo progressista che ha pensato di riferire in Commissione
in questi termini, con questi contenuti e con questi toni
proprio perché intende sottolineare l'esigenza che la
Commissione funzioni. Non vogliamo che essa si riduca ad
essere una Commissione nella quale maggioranza e opposizione
si contrappongono rispetto ad obiettivi divergenti. Ci
sforzeremo il più possibile, fino a quando l'agibilità della
Commissione ce lo consentirà, affinché ci si muova con
obiettivi convergenti, senza contrapposizioni di carattere
strumentale, cercando anche di sorvolare su documenti come
quello di oggi che va in una direzione opposta e che ha
l'intento di provocarci.
   Signor presidente, per quanto ci riguarda, fermi restando
il disagio ed il malessere presenti nella Commissione, che
devono essere superati, tenuto conto della funzionalità ancora
da conquistare, crediamo che per superare questa fase vi sia
bisogno di affrontare e risolvere le questioni relative
all'onorevole Ayala, ai comuni siciliani e alla conferenza
stampa. Aspettiamo da lei un passo che ci faccia intendere che
questa fase può essere superata positivamente.
  GIACOMO GARRA. Intervengo brevemente sull'ordine dei
lavori.
   Non mi sorprende che l'intervento del collega Bargone sia
durato quindici minuti, perché esso aveva una funzione
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molto importante per l'avvio dei lavori, quella cioè di
manifestare le valutazioni complessive del gruppo
progressista. Non voglio, quindi, essere minimamente critico
nei confronti dell'ampiezza dell'intervento dell'onorevole
Bargone, però chiedo se sia possibile, in seno alla
Commissione, darci un modulo di lavoro in base al quale gli
interventi non abbiano una durata superiore ai cinque minuti;
diversamente, con il protrarsi dei nostri lavori, diventa
inevitabile che il dibattito finisca con l'essere non
producente e dispersivo. Può accadere, ad esempio, che
all'inizio della seduta vi siano determinati commissari,
mentre al termine vi siano persone fisiche ben diverse. E'
possibile, senza imposizioni, darci una regola di
comportamento?
  PRESIDENTE. Prenderemo in considerazione il suo
suggerimento.
  ANTONIO DEL PRETE. In parte mi ha anticipato il collega
Garra che ha espresso un desiderio che credo sia di tutti,
anche ai fini dell'economia e della funzionalità dell'attività
della Commissione.
   Con molta serenità debbo dire che l'esposizione del
collega Bargone merita attenzione, perché se l'intento di
tutti è quello di farsi portatori di questi valori e delle
necessità operative della Commissione, non possiamo non essere
tutti d'accordo quando si parla di impegno, di solidarietà, di
tutelare il buon nome di tutti i componenti la Commissione
antimafia e di darle la dignità e l'attenzione che merita. Se
intendiamo essere il pungolo, i portatori di una
progettualità, allora siamo perfettamente d'accordo. Sono uno
dei sottoscrittori dell'attestato di solidarietà al presidente
e non vorrei suscitare vespai dicendo che se si intende
chiarire la questione - perché ciascuno ha subito dei
vulnus, ciascuno si è sentito toccato nella propria
dignità - se questo è lo scopo, la ratio dell'incontro
di questa sera, in termini civili, di serenità e soprattutto
di convergenza sulle necessità che ho esposto, siamo qui ad
ascoltarvi per trovare quella progettualità e farci portavoce
di quella proposizione.
  NICOLA MANCINO. Signor presidente, sono intervenuto a
questa riunione in parte per un dovere di presenza, essendo
membro della Commissione, ma soprattutto perché ritengo che il
clima di tensione che si è creato abbia bisogno di librare un
po' più alto dell'altezza già considerevole di questo quinto
piano. Questo vale un po' per tutti, perché o ritroviamo - io
direi troviamo - un impegno comune, con riflessioni che
possono essere anche varie e articolate, non necessariamente
convergenti, e la Commissione realizza uno degli obiettivi per
cui è stata istituita o, altrimenti, se non si riesce a creare
questo clima, commettiamo due errori, uno esterno ed uno
interno, istituzionale. Quello esterno è la sensazione che si
verrebbe a registrare di una inidoneità della Commissione a
incidere profondamente sul versante molto delicato della
criminalità organizzata (che non è soltanto la mafia, ma anche
la 'ndrangheta, la camorra, la Sacra corona unita, è in
sostanza la criminalità organizzata di tipo finanziario).
Credo che dovremmo smettere il clima di guerriglia che ho
registrato. Questo clima di guerriglia si può eliminare
tenendo conto che ciascuno di noi in Parlamento cessa d'essere
quello che è stato prima d'essere eletto e svolge la funzione
corrispondente allo status di parlamentare. Dico questo
in senso benevolo, nei confronti di chiunque.
   Il secondo errore è quello relativo ad una litigiosità
che, a mio avviso, non produce effetti positivi. Confesso di
aver avvertito disagio sia leggendo le interviste - mi
riferisco sostanzialmente ad entrambe le interviste - sia
registrando poi le inevitabili reazioni da parte di tutti.
Personalmente, non ho reso dichiarazioni, e non avendolo fatto
credo di essere fra coloro che possono essere autorizzati a
formulare inviti. L'onorevole Bargone questa sera ha
puntualizzato posizioni che non possono essere interpretate in
senso provocatorio, poiché credo che siano dialoganti.
Ciascuno, naturalmente, utilizza gli aggettivi e i sostantivi
che preferisce, anche se contro la natura personale, ma aver
sollevato un problema che affida soprattutto a lei nella
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qualità di presidente la rimozione di difficoltà anche
psicologiche oltre che funzionali, significa che esiste la
buona volontà di riprendere il lavoro. Se bisogna riprenderlo,
non mi soffermo adesso su dichiarazioni esterne che sono tutte
interne: quando un parlamentare colpisce con dichiarazioni la
moralità, l'intelligenza o l'impegno di un altro collega, è
all'interno che si risolvono questi problemi. E credo che
riportandoli all'interno dell'ufficio di presidenza, ma
convocando anche l'onorevole Ayala, si possano risolvere,
perché è giusto che sia così.
  RAFFAELE BERTONI. Non viene l'onorevole Ayala!
  NICOLA MANCINO. Se non viene non è un problema mio. Non
sono difensore di Ayala, ne sono un estimatore , per il suo
passato, per il suo impegno parlamentare; ho un buon rapporto
con l'onorevole Ayala. Però, se l'ufficio di presidenza, anche
senza la presenza del presidente, agisce da filtro per
reciproche considerazioni, attestazioni di stima, credo che
possiamo trovare una soluzione. Non sono un penalista, ma so
che nelle ingiurie ci sono le compensazioni.
  FERDINANDO IMPOSIMATO. Le reciprocità!
  NICOLA MANCINO. A questo risultato dobbiamo arrivare,
altrimenti lo spirito dell'intervento dell'onorevole Bargone
verrebbe meno. Bargone sostanzialmente chiede una maggiore
considerazione del ruolo svolto da ciascuno dei componenti di
questa Commissione e, nel caso specifico, una considerazione
nei confronti dell'onorevole Ayala e - mi permetto di dire,
per estensione - anche una considerazione dell'onorevole Ayala
nei confronti del presidente della Commissione. In questo
senso, dico che la compensazione può produrre un risultato.
   Si può evitare di rilasciare dichiarazioni all'esterno?
Presidente, sono uno di coloro che hanno subìto qualche sua
dichiarazione in campagna elettorale. Come vede sono di
un'estrema superiorità anche rispetto alle vicende di
carattere interpersonale e faccio parte di questa Commissione
con lo scopo di fornire un contributo (se mi è dato di
fornirlo, perché dipende dalla mia capacità, dalle mie
risorse, dalla mia sensibilità). Però, se all'esterno
continuiamo con interviste, dichiarazioni, attestati di non
stima, questa Commissione perde di credibilità, mentre ha
bisogno di recuperare una compatibilità funzionale fra i suoi
componenti (perché si tratta di compatibilità funzionale).
Allora, l'autosospensione di Ayala deve essere rimossa. Sapevo
che avrebbero potuto esserci anche altre autosospensioni; però
bisogna dare atto al gruppo progressisti-federativo di essere
venuto in questa sede con spirito di collaborazione e con
l'intento di riprendere una riflessione al proprio interno.
Allora, se è vero che la solidarietà può essere sempre
espressa, togliamo di mezzo certe cose, non acquisiamole,
perché fanno parte di quella raccolta di dichiarazioni
attraverso le agenzie di stampa che non aiutano a risolvere il
problema. Che cosa c'entrano le inchieste della magistratura?
Ne possiamo sempre parlare ma in maniera appropriata se è
funzionale al lavoro di questa Commissione.
   Allora, mi rivolgo a lei, presidente, perché molto dipende
da lei. L'onorevole Bargone chiede delle cose che non sono
condizioni ma suggerimenti per superare la difficoltà.
   Per quanto riguarda la visita in Sicilia, ricordo che
durante la mia presenza al Viminale abbiamo avuto contatti con
quegli amministratori. Si tratta di amministrazioni rinnovate
dopo un periodo di sofferte gestioni straordinarie, che
peraltro non hanno risolto tutti i problemi, di
infrastrutture, di risorse, di finanziamenti. Il Parlamento ha
approvato una legge che consente alle amministrazioni
immediatamente succedute a una gestione straordinaria di avere
gli aiuti necessari per superare le difficoltà che non sono
state causa secondaria di condizionamenti di tipo mafioso.
Ora, portare la solidarietà della Commissione a me sembra
anche giusto. Però, le infiltrazioni in quei comuni bisogna
verificarle dal punto di vista della
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burocrazia, della struttura amministrativa. Ho incontrato
questi amministratori in provincia di Palermo e in provincia
di Catania. Nella passata legislatura abbiamo risolto anche il
problema della presenza della burocrazia, che è un problema
serio. E' possibile collocare, in posizione di comando,
soprattutto ai vertici della ragioneria, dell'ufficio tecnico
(quindi, dell'urbanistica), anche come segretario comunale, un
funzionario di status superiore. Recarsi sul posto per
dare una prova di solidarietà ad amministratori intimiditi,
minacciati, mi sembra giusto.
   Per quanto riguarda la conferenza stampa, non condivido
che dobbiamo sapere preventivamente ciò che lei dirà: siamo in
un sistema di libertà e lei può dire ciò che crede. Però,
credo che questa conferenza stampa potrebbe essere una buona
occasione per alleggerire questa atmosfera pesante e per
ricominciare a lavorare. Poi, l'ufficio di presidenza può fare
il resto. Non appartengo alla categoria dei magistrati, ma
molte volte un magistrato...
  GIUSEPPE SCOZZARI. Non è grave!
  NICOLA MANCINO. Non è grave, non mi sento un minus
habens. Molte volte i magistrati quando litigano, litigano
aspramente. Evitare di litigare sarebbe anche un ulteriore
premessa per rimuovere questa difficoltà.
   Rivolgo l'invito soprattutto a lei, presidente, perché
dipende molto da lei, dalla sua disponibilità. Questo non
vuole significare niente rispetto alle sue prerogative, alle
sue funzioni, che mi sento di rispettare. Però, quando si
oltrepassano certi confini, bisogna pure rientrarvi e lo si fa
anche con le buone maniere, pronunciando una parola persuasiva
nei confronti di tutti. Qui dobbiamo lavorare tutti assieme,
senza distinzione tra maggioranza e opposizione. Questa
dovrebbe essere una Commissione istituzionale, non dico
neutra, perché è impossibile, ma almeno che neutralizzi le
distanze fra i gruppi politici per un lavoro in comune a
favore di un'attività che ci viene richiesta da parte del
Parlamento.
  NICHI VENDOLA. Credo che siamo tutti impegnati ad
indagare le ragioni della crisi che la Commissione
parlamentare antimafia attualmente attraversa. Il gruppo di
rifondazione comunista condivide la scelta dell'argomentazione
pacata; ma l'argomentazione pacata non deve significare un
eccesso di "diplomatismo" sulle ragioni della crisi della
quale stiamo tutti discutendo, altrimenti penso che il galateo
possa sostituire la politica, con effetti poco soddisfacenti,
come spesso accade.
   La crisi che si è aperta non appartiene - questa è la mia
opinione - semplicemente alla fisiologia del dibattito
politico, dell'asprezza del dibattito politico tra le forze
qui rappresentate, ma è di tipo istituzionale. Noi abbiamo
segnalato - come dire - la rottura di un ruolo che era
esattamente quello cui alludeva, credo, il senatore Mancino.
Tutti noi militiamo per l'idea che la Commissione parlamentare
antimafia possa realizzare un livello superiore a tutte le
parzialità, peculiarità ed appartenenze politiche, un livello,
appunto, istituzionale, ossia dell'antimafia intesa come una
risposta di un livello dello Stato. Ma il punto di crisi si è
determinato esattamente qui.
   Non intendo ragionare sugli elementi di turbamento
derivanti anche da polemiche esterne ai temi di pertinenza
della Commissione parlamentare antimafia che sono sorte, si
sono sviluppate e si svilupperanno anche nelle aule
giudiziarie. Non vi è alcun dubbio che il circolo vizioso che
si determina quando il presidente di una Commissione
autorevole come questa deve esercitare il suo potere su
giudici che probabilmente indagano sul medesimo presidente
crea qualche turbamento e qualche problema di opportunità. Ma
al di là di questo, gli ultimi due episodi, quelli che hanno
sollevato tanto clamore presso l'opinione pubblica e sulla
stampa, non rimandano - se devo essere molto sincero -
all'antica teoria della rissa: spesso accade che nove persone
ne aggrediscano una decima e che questa situazione venga
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descritta come rissa... Non mi pare che vi sia stata una rissa
permanente nella Commissione parlamentare antimafia; in
particolare, siamo di fronte a vicende che riguardano il
collega Ayala e la polemica sui sindaci, su quei sindaci -
stiamo parlando di loro - che hanno subito, ancora - credo -
in queste ore, intimidazioni e violenze...
  GIUSEPPE SCOZZARI. Centoventi attentati.
  NICHI VENDOLA. ...da parte delle organizzazioni di Cosa
nostra e che, indipendentemente dalla buona volontà o dalla
buona fede di un presidente o di chicchessia, corrono il
rischio, terribile in Sicilia, di una fatale delegittimazione
nel momento in cui non sono inequivoche le espressioni usate
nei loro confronti sulle motivazioni che spingono la
Commissione parlamentare antimafia a recarsi proprio lì, in
Sicilia.
   In sede di ufficio di presidenza ho avuto modo di spiegare
che un sindaco il quale subisce un attentato o una violenza
può ricevere molti attestati di solidarietà nelle ventiquattro
ore successive all'attentato o alla violenza, ma è possibile
che egli vada incontro ad una terribile solitudine dopo le
ventiquattro ore, per così dire, della calda emozione. Così è,
per esempio, per il sindaco di Corleone e per tanti sindaci
che stanno conoscendo una solitudine terribile. Se a
quest'ultima si dovesse minimamente sommare un atteggiamento
equivoco da parte delle istituzioni, faremmo un'opera, che è
già stata portata avanti troppe volte, di colpevole latitanza
e di compromissione nel trasformare persone coraggiose in
possibili bersagli delle organizzazioni criminali.
   Questo è un fatto che esula dalla buona o cattiva fede di
chi ha pronunciato certe dichiarazioni; sto parlando, infatti,
degli effetti reali che esse producono. Con riferimento a
queste dichiarazioni insieme alla vicenda dell'onorevole
Ayala, non vorrei minimamente entrare nella dinamica della
polemica né soffermarmi sui motivi che l'hanno originata, su
come essa si è prodotta e si è sviluppata. Però fate la "tara"
a questo problema, decontestualizzate l'ansia conoscitiva
rispetto alla dinamica della polemica: stiamo parlando - lo
sottolineo - dell'onorevole Ayala; ero ancora un bambino
(penso di non dovermi minimamente smentire ora che sono
adulto) quando avevo il mito di Ayala. Perciò l'idea che si
possa non dico trascendere in una qualunque polemica in un
momento particolarmente acceso del dibattito politico, ma che
all'interno della Commissione antimafia possa legittimarsi, da
parte del suo presidente, un attacco persino nei confronti
dell'onorabilità, della storia e della vita intera
dell'onorevole Ayala, è un atto che in qualche modo mi rende
difficilissima l'idea di poter militare nella medesima
Commissione parlamentare.
   Spero che sia chiaro quanto ho detto all'inizio e voglio
ribadirlo: sono dalla parte di chi intende cercare una
soluzione alla crisi della Commissione parlamentare antimafia,
ma sto intervenendo in questo modo perché credo che la
soluzione si possa cercare se si rendono visibili,
analizzandole fino in fondo, le cause di questa crisi; se
invece le occultiamo cercando di compiere soltanto uno sforzo
volontaristico, ritengo che tra una settimana ci ritroveremo
di fronte agli stessi problemi e ad una crisi ancor più
avvitata su se stessa.
   Il turbamento viene da lontano, ossia dall'inizio della
vicenda di questa Commissione. Cari amici e colleghi della
maggioranza, se vi fosse un atteggiamento faziosamente
pregiudiziale da parte, per esempio, del sottoscritto e della
forza politica che rappresento, per quale motivo questa
polemica dovrebbe concentrarsi soltanto qui e soltanto nei
confronti di questo presidente? Per quale motivo non dovremmo
condurre una battaglia di pari livore, per esempio,
all'interno della Commissione giustizia della Camera? Oppure,
per quale motivo non dovremmo condurla all'interno di altre
Commissioni?
   Vorrei usare questo argomento per sottolineare che non vi
è faziosità pregiudiziale. Anche se molto meno di tanti altri
autorevoli colleghi, credo di sapere cosa
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significhi la battaglia antimafia; pertanto so che è un danno
per tutti coloro che conducono la lotta contro la mafia il
fatto che la Commissione parlamentare antimafia venga
delegittimata, bloccata e incancrenita dentro mille
polemiche.
   La battaglia che qui si sta combattendo registra
innanzitutto una sconfitta, indipendentemente da quale sarà la
sorte del presidente, dei componenti della Commissione, di noi
tutti: mi riferisco al fatto che la lotta alla mafia ha fatto
seri passi indietro a causa del clima e del degrado che
abbiamo registrato in questa sede. Credo allora che oggi la
serenità e la lucidità per restituire alla Commissione
parlamentare antimafia il suo ruolo e la sua integrità, fatta
anche dell'onorabilità di tutti i suoi membri, appartengano
alla sfera degli atti politici e non a quella degli atti di
buona volontà, e la responsabilità principale degli atti
politici, come risulta evidente a tutti, è oggi nelle mani del
presidente della nostra Commissione.
  ANTONIO SERENA. Ritengo che fin dall'inizio questa
Commissione sia vissuta in mezzo alle polemiche, ma a questo
punto penso che si dovrebbe dare atto al movimento di cui
faccio parte di aver fatto politica senza essere sceso nelle
polemiche, soprattutto nelle polemiche personali. Dateci
quindi atto di una certa maturità, pur essendo stati noi
presenti in qualsiasi momento del dibattito e dello scontro
politico.
   Si tratta ora, a mio avviso, di capirci, perché a fronte
di questa nostra maturità abbiamo registrato altrui
incomprensioni. Consentitemi allora - sarò brevissimo - di
ricollegarmi ad alcune tappe che hanno visto il nostro
movimento presente all'interno o nelle immediate vicinanze
della Commissione antimafia. Riteniamo di aver portato il
nostro contributo di maturità quando, ancora prima che la
Commissione antimafia si fosse costituita, avevamo fatto il
nome di un altro collega, che attualmente siede nei banchi
della vicepresidenza, quale presidente della Commissione
antimafia. Si tratta di una persona nei confronti della quale
abbiamo il massimo rispetto e fin da allora abbiamo fatto
presente che quella non era probabilmente la solita scelta
politica basata sulle lottizzazioni, in quanto sposava una
scelta etica: infatti, se è vero quanto abbiamo affermato in
questa sede, ossia che il problema della mafia deve
interessarci tutti a prescindere dalle nostre collocazioni
politiche, non vedo motivi per cui uno schieramento politico
come il nostro, che si basa su principi cardine come il
federalismo e il liberismo, possa avere alcun problema
(sollevato ad arte da alcuni speculatori politici) circa la
nomina di una persona che .si colloca fuori dallo schieramento
governativo in quanto considerata non dico più competente di
altre persone, ma comunque giudicata, dal nostro punto di
vista, competente.
   Quella nostra scelta, che facemmo prima ancora che la
Commissione antimafia venisse convocata, fu interpretata anche
in seguito...
  GIACOMO GARRA. E' una scelta che compete ai Presidenti
delle Camere, non alla Commissione.
  ANTONIO SERENA. Sì, ma possiamo esprimere in qualsiasi
momento il nostro punto di vista. Non si era ancora arrivati
alla scelta.
   Quella nostra decisione - dicevo - venne interpretata come
un tentativo di rottura della maggioranza, mentre la stessa
stima che ho nei confronti (ora ne faccio il nome) del collega
Arlacchi l'ho data in altre sedi anche all'onorevole Parenti.
Vi era quindi già il tentativo di creare delle polemiche.
   Siamo poi passati alla nostra richiesta di attivare una
sezione staccata (entro nel merito dei lavori della
Commissione) che esaminasse il problema della mafia del nord,
che non è stato scoperto dalla lega nord, ma che rappresenta
un problema, una verifica, un punto di arrivo cui sono giunte
le precedenti Commissioni antimafia, le quali hanno registrato
il nascere di un particolare fenomeno mafioso che in questo
determinato momento storico attacca con una particolare
virulenza il
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nord. Mi sembra ridicolo pensare che in altro momento, in
quanto rappresentanti della lega nord, avessimo potuto dire
che non ci si dovesse occupare della Sicilia in quanto si
doveva pensare solo al nord. Sarebbe veramente ridicolo.
   Ricordo che questo nostro tentativo fu boicottato in tutti
i modi (diciamolo chiaramente).
  FLAVIO TANZILLI. Era il regolamento che non lo
prevedeva.
  ANTONIO SERENA. Il nostro tentativo fu boicottato in
tutti i modi, in quanto l'aspetto relativo al regolamento
avrebbe potuto essere affrontato in altro modo, per esempio
presentando un apposito decreto-legge e insediando una
commissione.
   Abbiamo allora chiesto al presidente della Commissione
come avremmo dovuto fare per procedere in tal senso. Tra
l'altro, abbiamo denunciato fin dall'inizio una certa
esperienza. L'obiettivo era quello di aprire un ufficio
distaccato della Commissione antimafia, non ci interessava in
che modo; anzi, ci eravamo affidati al presidente perché ci
consigliasse la strada da seguire: quello che volevamo
raggiungere era infatti non il mezzo ma l'obiettivo.
Effettivamente, però, abbiamo incontrato alcuni ostacoli,
cosicché abbiamo risolto il problema in proprio, ma - si badi
bene - con una certa maturità, non dicendo che al nord nasceva
un comitato in antitesi alla Commissione antimafia di Roma,
bensì affermando che avremmo raccolto il materiale e i
risultati del nostro lavoro per sottoporli al vaglio della
Commissione antimafia di Roma. Non vi era quindi l'intenzione,
di cui ci avevano accusato, di voler creare una spaccatura o
di togliere potere alla Commissione antimafia; e non vi era
neppure il tentativo, come è stato ventilato da qualcuno, di
creare spaccature tra nord e sud, se è vero, com'è vero, che
alla carica di presidente, di coordinatore di tale gruppo di
lavoro è stato designato un meridionale, un siciliano. Vedete,
quindi, come a volte ci si può trovare distanti se ci si
allontana dalla buona fede per seguire a tutti i costi
determinati schieramenti politici.
   Abbiamo chiesto di offrire il nostro contributo, ma siamo
rimasti inascoltati, considerato che sull'argomento non vi è
stato un esauriente dibattito. Senza nulla togliere alle
scelte del presidente (che, a mio parere, come tale deve
svolgere le sue funzioni), avevamo sottolineato l'opportunità
di procedere non tanto ad audizioni, che si sono rivelate
quasi sempre inutili, quanto all'esame di determinate schede,
a proposito delle quali ci è stato detto che ci sarebbero
state fornite dalla DIA e dalla Criminalpool. Constatando le
curve ascendenti e discendenti del fenomeno mafioso, avevamo
detto di chiedere, in seguito, a chi si fosse deciso di
ascoltare, il perché del verificarsi di certi fenomeni e del
loro manifestarsi, in un determinato momento, con maggiore o
minore virulenza.
   Abbiamo comunque accettato la scelta di altri. Però,
ritenevamo e riteniamo che, effettivamente, certe polemiche
siano nate anche in seguito a determinate chiusure da parte
della Commissione.
   Ribadisco che il nostro ruolo è stato costruttivo e
vogliamo che lo sia anche oggi. Stasera abbiamo ascoltato
dichiarazioni riportate da agenzie di stampa. Non crediamo che
il problema dell'antimafia abbia a che fare con quello di Mani
pulite, né crediamo che i fatti personali dell'onorevole Ayala
abbiano molto a che fare con l'antimafia. Vi invitiamo,
pertanto, a ritornare a quel clima di serenità che, a mio
parere, è ancora possibile ricostruire. E' inutile piangere
sul latte versato e sulle audizioni che, a nostro avviso, non
sono servite a nulla. Ciò che a me interessa sono le scelte di
metodo e in relazione ad esse credo che debba essere trovata
la convergenza più ampia possibile. Non esistono schieramenti
governativi o antigovernativi, quali quelli che si sono
fronteggiati soprattutto in questo periodo.
   Onorevole Arlacchi, ricorderà che una volta le dissi che
non avrei mai affidato la presidenza di una Commissione
economica ad un parlamentare del PDS, perché le sue scelte
ideologiche e di mercato sono diverse dalle mie, ma aggiunsi
anche che
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non avrei avuto alcuna esitazione ad affidare a lei un
incarico quale studioso di mafia. Ritengo, quindi, che
all'interno della nostra Commissione debba trionfare un
principio del genere.
   Invito il presidente, qualora intenda tener conto di
questo mio sollecito, a discutere finalmente sul metodo che
intendiamo seguire da ora in avanti, considerato che ormai le
audizioni sono terminate.
  LUIGI PERUZZOTTI. Ritengo che la non operatività di
questa Commissione giovi solo ed esclusivamente a coloro che
dovremmo combattere (uso il condizionale perché dal momento in
cui questa Commissione è stata istituita ad oggi non si è
fatto nulla).
   Sinceramente, questa sera non mi sembra opportuno
crocifiggere la presidente Parenti, in quanto non la ritengo
responsabile della situazione che è venuta a crearsi. Credo,
invece, che i protagonismi di alcuni componenti della
Commissione andrebbero lasciati fuori dalla porta e che tutti
dovremmo forse cospargerci il capo di cenere e lavorare
umilmente per il bene del paese.
   Sono altresì convinto che se tutti noi, indipendentemente
dalle diverse ideologie politiche e dalle tessere che abbiamo
in tasca, cominciassimo a lavorare seriamente, ad avanzare
proposte concrete e soprattutto - mi ci metto anch'io - a
frequentare più assiduamente questa Commissione, forse
potremmo offrire al paese qualcosa di più concreto
dell'indegno spettacolo che stiamo dando - mi ci metto anch'io
- anche con la complicità di quei giornalisti che, pur di
vendere qualche copia in più del loro giornale, pur di
prendere qualche lira in più per i loro articoli, scrivono
cose che sinceramente lasciano perplessi.
   Siccome anch'io ho il diritto di parlare, dico che
preferirei che lasciassimo fuori dalla porta la professione
che svolgevamo prima e il titolo di studio che abbiamo
acquisito. Vorrei che tutti lavorassimo umilmente e che in
questa Commissione dimenticassimo di essere giornalisti,
giudici, protagonisti o star della politica. Tutti siamo
qui per il bene del paese - perlomeno lo si presume - e per
combattere un problema che, ormai, nel nostro paese sta
prendendo piede sempre più: la criminalità organizzata -
chiamatela mafia, 'ndrangheta, camorra o come volete - sta
rialzando la testa, si sta riorganizzando e non è escluso che
prima di Natale ci riservi qualche sorpresa.
  FLAVIO TANZILLI. Credo che l'obiettivo della Commissione
antimafia di lottare contro il fenomeno mafioso e tutte le
altre organizzazioni criminali sia comune a tutti i membri
della Commissione stessa. Ci tengo a precisare che al
raggiungimento di tale obiettivo non mira soltanto una parte
della Commissione antimafia.
   Per quanto attiene alle polemiche, ritengo che non sia il
caso di entrare nel merito delle stesse, perché le
aumenteremmo ancor di più. Però, la mia opinione è che questa
Commissione non sia un palcoscenico che ognuno può permettersi
di calcare a seconda della professione che svolge al di fuori
delle mura del palazzo, tanto meno quando si è qui e non al
Maurizio Costanzo Show. Ciò significa che ognuno di noi
deve avere bene in mente gli obiettivi da perseguire, evitando
qualsiasi forma di protagonismo. Su questo punto, quindi,
concordo con il collega Peruzzotti.
   Che questa Commissione abbia avuto dei problemi e che si
sia fermata davanti a degli ostacoli è un dato di fatto, ma
poiché a me non sembra che siano insormontabili, credo spetti
ad ognuno di noi ricominciare da capo, riqualificando il
proprio lavoro con una presenza più assidua e soprattutto -
come sottolineava prima il senatore Mancino - senza tener
conto degli scontri di carattere politico.
  PIETRO GIURICKOVIC. L'intervento cui mi trovo più
vicino, rispetto a tutti quelli che ho ascoltato stasera, è,
per vari motivi, quello del collega Vendola. Anzitutto, per
l'amicizia e la stima che nutro nei confronti dell'onorevole
Ayala (ed è secondario il fatto che egli faccia parte del mio
stesso movimento). Ma sono soprattutto
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altri i punti su cui mi trovo d'accordo con il collega
Vendola.
   Il primo è relativo alla grandissima rilevanza che assume
la solidarietà da esprimere ai sindaci della Sicilia, assai
ben sottolineata da Vendola in tutta la sua gravità e
importanza. Aggiungo che concordo anche sull'opportunità di
non nasconderci dietro il mitico dito: se, come temo, esistono
non solo problemi caratteriali e personali, ma sostanziali,
essi devono essere risolti, non occultati nella bambagia. Pur
plaudendo alla mitezza delle osservazioni di Bargone e di
altri colleghi, non credo che la soluzione di tutto ciò possa
essere trovata in un semplice "volemose bene".
   All'inizio, quando partecipai alle prime riunioni di
questa Commissione, ero un po' infastidito - e non lo nascosi
- dall'atteggiamento, che a me sembrava un po' troppo rigido,
di una parte dei parlamentari progressisti, cioè dei miei
colleghi d'opposizione. Però, di fronte agli eventi
succedutisi negli ultimi tempi, credo, se questo comportamento
rigido fosse vero, che si tratterebbe solo di minime
marachelle di fronte agli eventi più recenti.
   Vorrei che il chiarimento ci fosse e che da tutte le parti
avvenisse a mente sgombra da pregiudizi e fatti caratteriali o
personali, perché il nostro compito fondamentale è quello di
dare la sensazione al paese e, soprattutto, alla criminalità
organizzata, che qui intendiamo combattere la mafia, anziché
fare il contrario.
  GIANVITTORIO CAMPUS. Credo che questa Commissione, come
tutte quelle in cui lavoriamo, possa, perché questo è un dato
di fatto, distinguere due momenti, uno strettamente politico e
l'altro istituzionale, cioè specifico della Commissione
stessa.
   In entrambi i momenti è innegabile che possa estrinsecarsi
una certa litigiosità tra le componenti politiche della
Commissione, per cui credo che il problema sia quello di
riuscire a differenziare tale livello di litigiosità. Non
voglio essere provocatorio, né intendo alimentare ulteriori
polemiche, ma solo sottolineare un dato di fatto: questa
maggioranza si trova d'avanti a uno sbarramento tanto più
forte e serrato quanto più radicato è il concetto opposto ad
essa nelle differenti sedi istituzionali o anche negli usi e
nelle consuetudini di consessi come questa Commissione.
   Ricordo un mio scontro personale - se così posso definirlo
- con l'onorevole Ayala, proprio durante una delle prime
sedute della Commissione antimafia: una discussione tra me e
lui si concluse proprio sulla necessità di un armistizio
politico sui temi specifici, senza che questo significasse
rinunzie reciproche da parte dei rispettivi schieramenti, come
avviene, invece, quando la politica diviene il fulcro centrale
del discorso.
   Certo, non si può essere neutrali perché siamo un consesso
politico, però dobbiamo dividere i due momenti che ho sopra
sottolineato. L'invito di tutti quelli che hanno parlato
finora è stato alla ragione, ma ritengo che toni troppo
drammatici non rendano giusta l'ottica o la chiave di lettura
della situazione. La faziosità è sempre molto vicina alla
passione politica e tra sede e sede muta la risonanza delle
azioni e delle parole.
   Nell'intervento del senatore Serena, per esempio, si è
lamentato che il gruppo di lavoro incaricato di studiare il
fenomeno della mafia del nord sia coordinato da un meridionale
...
  FRANCESCA SCOPELLITI. No, ha detto che è motivo di
orgoglio.
  GIANVITTORIO CAMPUS. Appunto. Penso che volesse
sottolineare un momento politico ...
  FLAVIO CASELLI. Non si è spiegato bene.
  GIANVITTORIO CAMPUS. Diciamo che è stata rimarcata una
differenza territoriale tra nord e sud, non certo per orgoglio
o razzismo, ma solo per motivi politici.
  FRANCESCA SCOPELLITI. Come fatto positivo!
  GIANVITTORIO CAMPUS. Sì, come fatto positivo, ma è stata
portata ad esempio
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una differenza tra nord e sud, in un momento in cui,
invece, si parla di un problema che dovrebbe investire tutta
la nazione. E questo è comunque un elemento politico.
   Credo che anche questa Commissione sia condizionata alla
politica, però essa deve essere messa in sordina in certi
momenti istituzionali. Non voglio farmi illusioni, perché so
che tra noi molti non sono amici, né posso pretendere che
ognuno di noi sia simpatico all'altro. Tuttavia, l'impegno che
abbiamo assunto ci obbliga, per usare un termine chirurgico, a
scotomizzare, cioè a dividere, nell'ambito della nostra
funzione, il momento tecnico, che va svolto nella massima
disponibilità e collaborazione, dal momento politico che, non
possiamo sottacerlo, si ripresenterà e che comunque va sempre
tenuto entro le righe, né sopra né sotto, perché anch'esso, se
rimarrà nei limiti, potrà essere costruttivo per il lavoro che
siamo chiamati a svolgere.
  LUIGI MANCONI. Quanto ha detto il senatore Campus mi
sollecita ad intervenire. Sono profondamente convinto che lo
scontro tra il presidente ed il commissario Ayala non sia
stato un ordinario, banale e fisiologico confronto fra opzioni
diverse e nemmeno mi è sembrato un ordinario, banale o
fisiologico scontro politico: si è trattato di un atto di
messa in mora nei confronti di un componente questa
Commissione, di una dichiarazione di delegittimazione, ancor
prima che politica direi morale, nei confronti di un
commissario. Nelle parole del presidente sia io sia altri
abbiamo letto un'affermazione netta ed inequivocabile, che
tradurrei come segue senza paura di essere smentito, se le
parole hanno un senso: Ayala non è abilitato a criticarmi
perché non è al di sopra di ogni sospetto. Se questa è
l'interpretazione di quelle parole, riportate da un'agenzia in
maniera non smentita né rettificata, in questa vicenda -
ripeto - non vi è stato un ordinario, banale e fisiologico
confronto fra opzioni diverse e nemmeno un ordinario, banale e
fisiologico momento di lotta politica condotto con il
linguaggio, le regole, la passione e la durezza propri della
politica: c'è stata una dichiarata, intenzionale ed aperta
delegittimazione di un commissario. Possiamo operare - lo
abbiamo dichiarato tutti - per superare questa rottura, ma non
possiamo affermare che tale rottura non vi sia stata; non
possiamo banalizzare la portata e la radicalità di questo
scontro, ma soltanto chiedere in primo luogo al presidente, in
quanto titolare della responsabilità di questo atto di rottura
e della responsabilità politico-istituzionale di questa
Commissione, di lavorare in quel senso, a patto però che sia
chiaro il motivo del contendere, l'oggetto della crisi che,
fino a prova contraria, sta nell'inequivocabile dichiarazione
del presidente.
  PRESIDENTE. Ringrazio coloro i quali sono intervenuti,
anche se in realtà avrei preferito che il chiarimento fosse
più ampio, ovverossia che avesse investito anche il lavoro
della Commissione. Non credo infatti che la frizione in questa
Commissione sia nata esattamente con la messa in mora che mi è
stata attribuita, secondo la sua personale interpretazione,
dal senatore Manconi nei confronti dell'onorevole Ayala.
   Si tratta di una questione che ancora mi chiedo - sarò
lenta a capire, mi dovete scusare - se non sia effettivamente
di carattere politico; se lo fosse, ciò non mi
scandalizzerebbe affatto, anche se avrei preferito che il
confronto fosse avvenuto ed avvenisse anche questa sera su
contenuti precisi che non siano stati approvati dalla
Commissione. In realtà il discorso - chiedo scusa, ma
l'intervento del senatore Serena rende necessario ricostruire
la storia - è precedente alla costituzione della Commissione,
sfortunatamente per me, in quanto soltanto stasera ho appreso
che le preferenze, certamente legittime, per carità, sarebbero
state diverse. A volte evito di leggere i giornali, o quanto
meno non li leggo tutti (è un'abitudine che avevo già da
prima), perché talvolta questa lettura diventa angosciante (ed
obiettivamente in questo periodo non mi ha angosciato meno che
in altri).
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   Ho fatto in modo che questa Commissione lavorasse nel
senso della continuità con la precedente; ero stata
rimproverata di voler prendere le ferie, ma in realtà non ho
preso ferie e sono venuta qui per studiare tutti i verbali
della precedente Commissione. Le audizioni, che possono anche
essere considerate inutili - posso anche accettare questo
rimprovero, obiettivamente un po' tardivo - erano state
concepite nel senso della continuità con la precedente
Commissione, che ha svolto le nostre medesime audizioni.
Spiego brevemente perché ho pensato di ripeterle: perché non
tutti gli attuali membri di questa Commissione ne facevano
parte anche nella precedente legislatura, quindi perché non
tutti avevano un quadro esaustivo della situazione. Ho
pertanto pensato che fosse giusto ripercorrere questo
cammino.
   E' vero che mi sono opposta - ma credo di averlo fatto
legittimamente, nell'ambito dei miei poteri - al fatto che la
Commissione si spaccasse in un comitato della mafia del nord e
in uno della mafia del sud. E questo non perché io ce l'abbia
con una parte politica o perché vada dietro a fantasie strane,
ma perché è necessario che vi sia una unitarietà, non solo di
lotta, ma anche di tensione ideale per non depauperare la
Commissione da membri che vadano al nord e da altri che vadano
al sud. Ciò ha fatto sì che i rappresentanti della lega in
questa Commissione siano mancati fin quasi a stasera: di ciò
mi dolgo ampiamente perché il mio intento - che non sono
riuscita a manifestarvi pienamente - è di rendere tutti
parimenti in grado di contribuire a questa Commissione. Non ho
inteso e non intendo farne una Commissione del presidente:
attraverso la creazione dei gruppi di lavoro e l'affidamento a
ciascuno del coordinamento del proprio gruppo il mio intento
era (e, finché resterò presidente, sarà ancora) di far sì che
ciascuno avesse una propria autonomia, che fosse propositivo e
non soltanto ricettivo di ciò che dice il presidente, ma che
al contrario avesse un ambito proprio da proporre e su cui
lavorare.
   Come ho già detto, tutto questo purtroppo ha creato le
prime tensioni: anche allora non realizzai bene - dovete
scusare la mia lentezza di intelligenza - fino a che punto
esse fossero di sostanza, di merito o di carattere politico.
Tale situazione - ed ancora me ne dolgo - ha portato alla
creazione di un comitato per la mafia del nord (permettetemi
di rammaricarmene dal punto di vista personale, oltre che come
presidente), cosa che un giornale riportò in modo stravolto,
facendola apparire come un'inaugurazione ufficiale presieduta
dall'onorevole Arlacchi. Mi dispiacqui di questo non perché
non fossi stata avvertita o invitata, il che sarebbe stato
assolutamente ininfluente, ma perché ritenni che non si
dovessero sparpagliare le nostre forze, dovendo al contrario
far confluire ogni cosa in questa Commissione. Tant'è che
avevo cercato di ricucire questo momento, che avevo capito
poteva essere di ulteriore sfilacciamento, creando un gruppo
di lavoro per la criminalità tradizionale e non tradizionale
del centro-nord, con temi analoghi a quelli degli altri
gruppi, ed affidandolo proprio al senatore Serena per
responsabilizzarlo e riconoscere la validità delle sue
intenzioni. Tuttavia, devo rilevare che tale gruppo - e me ne
dispiaccio - non si è mai riunito, se non la prima volta,
perché da me convocato.
  SAVERIO DI BELLA. Siamo venuti diverse volte, ma non
siamo mai riusciti a riunirci.
  PRESIDENTE. Certamente, perché, se manca il coordinatore
da me nominato, il gruppo non si può riunire.
  ANTONIO SERENA. Questo non è vero!
  PRESIDENTE. Non l'ho interrotta e quindi la prego di non
interrompere me.
   Dicevo che certamente questa situazione ha creato un primo
problema. Un ulteriore problema è stato creato poi con
l'audizione del Presidente del Consiglio: possiamo ritenerla
più o meno utile - si tratta di interpretazioni personali - ma
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non credo si possa fare a meno di ascoltare il Presidente del
Consiglio, ovviamente al pari degli altri ministri, sul
programma del Governo rispetto alla lotta alla mafia ed alla
criminalità organizzata. Immediatamente dopo la terza
audizione del Presidente del Consiglio - sottolineo il dato
delle tre audizioni per dimostrare come sia stato dato il
massimo spazio a tutti per esporre argomentazioni politiche,
rivolgere domande o dare indicazioni - ...
  ANTONIO BARGONE. Stiamo ancora aspettando le risposte
alle domande poste nel corso della terza audizione!
  PRESIDENTE. Le solleciterò senz'altro; d'altra parte,
come sapete, i problemi di Governo sono abbastanza gravi.
  ANTONIO BARGONE. Quell'audizione rischia di diluirsi in
due mesi!
  PRESIDENTE. Onorevole Bargone, non sono responsabile
degli atti altrui; posso essere responsabile dei miei, ma non
posso rispondere dei ritardi del Presidente del Consiglio
(Commenti).
  ALBERTO SIMEONE. Presidente, non consenta le
interruzioni!
  PRESIDENTE. Stavo cercando di ripercorrere insieme a
voi, essendosi il discorso dilatato, i momenti di difficoltà.
Ho letto numerosissime agenzie, fondate o non fondate non sto
qui a dirlo, che non sono state leggere nei toni né facili da
superare: è infatti necessario per ciascuno avere un ruolo e
un'immagine e certamente la delegittimazione, così come veniva
rappresentata da certe agenzie di stampa, sicuramente non si
prospettava facile da recuperare né all'interno né all'esterno
di questa Commissione.
   Ho sperato che fosse superato anche quel momento e siamo
andati avanti, ma poi è intervenuto il periodo di bilancio,
che certamente ha reso tutto più difficile. Siamo arrivati, in
seno al gruppo di lavoro su mafia, politica, massoneria
deviata e altri poteri occulti analoghi, a stabilire di
effettuare una missione in Sicilia; ho poi individuato,
d'accordo con l'ufficio di presidenza, i quattro comuni da
visitare. Consentitemi pertanto di dire che l'interpretazione
delle mie parole è stata veramente al di sopra delle righe:
come ho affermato in una trasmissione televisiva in cui era
presente anche l'onorevole Caselli, con il quale il discorso è
stato più ampio, non ho inteso affatto criminalizzare alcun
sindaco, né del PDS né di altro partito, né ho voluto evitare
di manifestare solidarietà e preoccupazione per la drammatica
situazione in cui vivono certi sindaci della Sicilia. Oltre a
questo - mi rifaccio al rilievo che avevo formulato nella
precedente riunione dell'ufficio di presidenza - va
considerata la preoccupazione, emersa dalle lettere dei
sindaci e da incontri personali che ho avuto, a proposito del
blocco della burocrazia. Di qui, la parola "inchiesta" da me
usata, riferita non al sindaco ma all'impossibilità
manifestata da molti sindaci (anche nel corso di riunioni
pubbliche, ad alcune delle quali era presente l'onorevole
Scozzari) di governare le loro città in presenza di un clima
interno talvolta difficile. E' da questa situazione - ripeto -
che è venuto fuori il mio riferimento all'"inchiesta".
Attribuire a questa parola la volontà non di esprimere
solidarietà ma, piuttosto, di mettere in difficoltà i sindaci
- che in difficoltà già sono - significa aver dato
un'interpretazione in mala fede o, quanto meno, libera. Non
potete certo sostenere che fosse quella la mia intenzione,
così come ho avuto modo di chiarire in ufficio di presidenza
ed in altra occasione pubblica, alla presenza degli onorevoli
Scozzari e Caselli. Sapete che spesso i giornali virgolettano
ciò che fa loro comodo, dando una certa interpretazione e
senza rendersi conto - non voglio parlare di malafede da parte
di alcuno - che il discorso, in questo modo, diventa minimale,
per ragioni di spazio e di sensibilità.
  RAFFAELE BERTONI. Presidente, la seduta è pubblica?
  PRESIDENTE. Sì, certo.
   Se ancora non ho fornito una precisazione, ciò è accaduto
non perché non abbia
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voluto fornirla. In realtà, non volevo che il sopralluogo
in Sicilia previsto per le giornate di lunedì e martedì
prossimi, già rinviato una volta, fosse rinviato
ulteriormente. Pertanto, mi sono riservata di emettere un
comunicato molto chiaro nella giornata di domani, qualora la
situazione non cambi nel frattempo. In sostanza, mi sono
riservata di rendere alcune comunicazioni nel contesto di un
progetto approvato dall'ufficio di presidenza in una
situazione di certezza sulla data del sopralluogo che,
nell'ipotesi in cui fosse ulteriormente prorogata, ci
renderebbe davvero completamente non credibili.
   Vi pregherei di non interpretare sempre le parole - non
dico le mie ma, in generale, quelle degli altri - con
un'accentuazione di questo tipo. Credo che mi si possa
attribuire incapacità e, sotto questo profilo, posso anche
accettare la critica, ma non penso si possa sostenere che io
non abbia interesse, così come tutti voi, a che questa sia una
Commissione che effettivamente serva alla popolazione ed alle
istituzioni come strumento di lotta alla mafia. Mi auguro che
mi vogliate attribuire almeno questa intenzione! Quanto
all'incapacità, si tratta di un dato personale: ne posso
prendere atto in base alle opinioni di ciascuno (che non
sempre, tra l'altro, occorre tenere presenti, così come
s'impara con le esperienze della vita).
   Decideremo al termine della seduta sul da farsi ma, in
ogni caso, ho aspettato questo momento per emettere un
comunicato. Questo era dato per implicito, è stato detto più
volte in pubblico; su questo punto, pertanto, credo che non mi
possano essere riferite interpretazioni veramente malevole. Le
interpretazioni malevole sono pesanti per tutti, non solo per
alcuni. Il mio intento è che il buon nome della Commissione e
di tutti i commissari sia assolutamente salvaguardato. Posso
aver commesso una superficialità nell'essermi espressa in un
certo modo. Inviterei comunque il senatore Manconi a non
andare oltre un certo limite, dal momento che io non ho inteso
mettere in mora nessuno; si è trattato, piuttosto, di un
profondo rammarico - ve lo assicuro - perché una mia vicenda
che non c'entra nulla con la Commissione (una vicenda, per la
precisione, che è giudiziaria più che personale), che io non
ho mai voluto avesse alcuna commistione con la Commissione
stessa, che io - come ho detto più volte - vorrei lasciarmi
alle spalle, dal momento che ha già avuto per me un peso ed un
costo notevolissimi sotto tutti i punti di vista (ai quali non
è il caso di riferirsi perché si tratta di cose che non si
dicono a nessuno) ...
   Non sempre si è protagonisti perché lo si vuole: talvolta
lo si è perché fa comodo agli altri, anche in negativo. La
stampa ha il grande potere di creare eroi positivi e negativi,
indipendentemente dalla loro volontà. Quando ci si viene a
trovare in questa situazione a prescindere dalla propria
volontà, le smentite non servono a nulla: molto di più vale il
silenzio.
   L'onorevole Vendola ha sostenuto che io sono indagata e
che quindi dovrei avere delle difficoltà.
  NICHI VENDOLA. Non è una mia opinione!
  PRESIDENTE. Onorevole Vendola, ho fatto il magistrato
per quattordici anni; non voglio essere presuntuosa, ma non mi
sento in difficoltà di fronte a nessuno e per nessuno motivo
voglio che questo aspetto venga posto in discussione. Ciascuno
ha la propria dignità che va tutelata. Assumo l'impegno di
esimermi da qualsiasi dichiarazione, ad eccezione, ovviamente,
di quelle strettamente personali che non riguardino la
Commissione. Assumo inoltre l'impegno di considerare non solo
l'onorevole Ayala, ma tutti noi al di sopra di ogni sospetto.
Così desidero che sia, dal momento che non ho mai pensato che
noi dovessimo fare processi a qualcuno o sollevare sospetti.
Sono certissima di trovarmi qui tra persone più che oneste,
lontane da ogni sospetto e sospettabilità. Del resto, si
tratta di una considerazione necessaria perché, diversamente,
la Commissione non potrebbe avere credibilità e perderebbe la
sua funzione, la cui tutela rappresenta per me l'unico
impegno.
Pagina 701
   Voi potete pensarla anche diversamente, ma io non soffro
di manie di protagonismo e vi assicuro che posso anche
lasciare questa sedia, senza alcuna difficoltà e senza avere
alcun rimpianto, nel momento in cui mi accorgessi che,
attraverso la mia persona - per motivi politici, personali o
di altra natura - la Commissione non funzionasse. Ho assunto
questo impegno perché la Commissione funzioni, non perché non
funzioni. Ho assunto questo impegno perché nessuno possa dire
che la Commissione non funziona perché la presiede Tiziana
Parenti (vi prego, d'ora in poi, di indicarmi nelle vostre
espressioni per nome e cognome, dal momento che il soprannome
col quale vengo individuata mi angoscia). La stampa fa anche
questo: una persona si può trovare deformata persino nel nome
e nel cognome!
   E' certo che un altro chiarimento di questo tipo - vi
prego di ascoltarmi - non ci sarà. Io valuterò in questo
periodo se effettivamente questa Commissione sia luogo di
risse, talvolta di profilo molto basso, di scontri
politico-ideologici che non attengano ai contenuti
(diversamente, mi farebbe piacere, dal momento che ci deve
essere dialettica interna e non omogeneità). Mi riferisco non
al funzionamento in generale della Commissione, ma
all'esigenza che quest'ultima abbia un peso politico ed
istituzionale (più istituzionale che politico). Se ciò non
avvenisse, non dovreste essere voi a chiedere le mie
dimissioni, ma sarei io ad andarmene. Ciò per il rispetto che
ho per le istituzioni, rispetto che mi viene dal fatto di aver
svolto un lavoro nell'assolvimento del quale tale aspetto ha
rappresentato l'unica cosa che mi ha guidata. Certe cose che
si dicono, al di là della Commissione e della nostra
situazione contingente, mi angosciano: il momento politico è
certamente difficile e quello istituzionale lo è ancora di
più. Chi lo ha vissuto modestamente anche dall'interno, sa a
ragion veduta quanto questa realtà sia particolarmente
difficile e delicata.
   Non ci sarà quindi una seconda volta, perché sarebbe
completamente inutile, sterile, negativa, nociva. Non voglio
essere lo strumento attraverso il quale questa Commissione non
viene fatta funzionare. Il mio intento, la mia volontà
indiscutibile - sottolineo questo aspetto - è soltanto di
dedicarmi a questo lavoro. Se ciò non basterà, per incapacità
mia, per motivi politici, ideologici o per tutta una serie di
motivi, non avrò alcun problema ad alzarmi da questa sedia e
ad andarmene. Se qualcuno saprà far funzionare la Commissione
meglio di me, sarò ben felice. Una cosa, tuttavia, deve essere
chiara: la lotta alla mafia ed alla criminalità organizzata in
generale va affrontata con limpidezza di idee, con la mente
sgombra da pregiudizi, con la volontà di capire costantemente
e sempre dove si è e dove si sta andando, con il massimo
rispetto delle istituzioni, della democrazia e dello Stato di
diritto. Diversamente - chiunque ne fosse il presidente -
questa Commissione fungerebbe talvolta come una sorta di
rimorchio rispetto alla magistratura, che ha le sue logiche
che non necessariamente debbono appartenere ad una Commissione
politica parlamentare, o come mezzo di intralcio, comunque non
con quella libertà mentale di esaminare i problemi sotto tutti
gli aspetti, senza pregiudizi politici ed ideologici, così
come in questo momento è necessario. In questo momento non
abbiamo bisogno di dividere la Commissione al nord, al sud ed
al centro, né abbiamo bisogno di movimenti politici di diverso
tipo, di sospetti verso persone, movimenti e partiti: c'è
bisogno piuttosto che almeno in questa sede, tra i 51
componenti della Commissione, ci si ritrovi numerosi - come è
questa sera e come, purtroppo, non è sempre stato - per
esprimere la volontà di non essere divisi su scontri personali
che debbono assolutamente essere censurati - anche per quanto
mi riguarda, ovviamente - perché bloccano il nostro lavoro.
   Non so se sono riuscita a fornire un chiarimento esaustivo
e sufficiente. Una cosa è certa: mi dispiace, onorevole
Bargone, che mi vengano attribuiti comportamenti sleali.
Pagina 702
  ANTONIO BARGONE. Non ho parlato di slealtà!
  PRESIDENTE. Forse non ci conosciamo, ma la limpidezza e
la chiarezza mi avrebbero portato a dire queste stesse cose
nella conferenza stampa. Non ho sete di potere, non mi
interessa affatto: ognuno è utile nella misura in cui riesce
ad esserlo per gli altri. Se ciò non accade, diventa
probabilmente nocivo, per circostanze anche e soprattutto non
volute.
   Non so se questo incontro sia riuscito a darci chiarezza,
ma penso che almeno abbia stimolato un momento di riflessione
tra di noi. Avremmo tutti - io per prima, non mi tiro indietro
rispetto alle mie responsabilità - potuto evitare questa
situazione. Certamente si trattava di un momento che si
preparava da tempo; certamente per il futuro, nel ribadire
l'impegno al maggior silenzio possibile ed al maggior
contenimento delle parole (impegno che spesso non serve,
perché le parole possono anche essere trasformate), mi auguro
che la riflessione serva a far sì che questa Commissione abbia
non solo un'immagine, ma anche una sostanza che chiedo a tutti
voi di confortare. Si deve lavorare tutti insieme, le proposte
devono essere di tutti, il lavoro deve essere comune e
ciascuno ha lo spazio, il luogo ed il tempo per dare tutto il
suo contributo ed averne tutto il merito.
   Questa è la mia intenzione, diversamente non pongo
condizioni a nessuno ma solo a me stessa, e non è una
condizione, ma veramente un impegno. Vi ringrazio.
(Applausi dei parlamentari dei gruppi di forza Italia, lega
nord, alleanza nazionale-MSI e del centro cristiano
democratico).
  GIUSEPPE ARLACCHI. Chiedo formalmente di intervenire
sulle dichiarazioni del presidente.
  PRESIDENTE. Dopo un momento di riflessione potremo
riprendere la discussione con maggiore serenità.
  MASSIMO BRUTTI. Chiedo ai colleghi un minimo di
attenzione, anche per dare un segno che non consideriamo la
seduta conclusa. Abbiamo ascoltato con grande attenzione le
parole del presidente, esse rivelano l'intenzione di
rispondere alle questioni che aveva puntualmente posto il
collega Bargone all'inizio della seduta. Vorrei anche dire al
presidente che credo si possa essere tutti d'accordo sul fatto
che sia utile che ciascuno di noi (e ciascun gruppo) rifletta
attentamente sulle sue parole, poiché ho avuto l'impressione
che, soprattutto in alcuni passaggi, ella presumesse da noi
un'attenzione a ciascuna parola che pronunziava. Proprio per
valutarle seriamente e per tenere conto dei commenti, dello
spirito e dell'atteggiamento che da parte di ciascuno
accompagnerà nelle prossime ore le parole pronunciate dal
presidente, chiedo che si aggiorni la discussione.
   Chiedo anche, ma mi pare che già i colleghi si stessero
pronunciando in questo senso e che la stessa presidente di
questo parlasse, che le forme della partecipazione ed anche i
contenuti di una visita delicata come quella che la
Commissione si accinge a compiere in un momento difficilissimo
per la provincia di Palermo vengano attentamente concordati
dall'ufficio di presidenza, anche tenendo conto delle proposte
che possono venire dagli altri componenti della Commissione.
Il presidente, infatti, avrà sicuramente chiaro che in una
situazione come quella della provincia di Palermo ogni gesto,
ogni parola, ogni manifestazione all'esterno di conflitti può
avere un effetto negativo.
   Dobbiamo quindi porre il massimo impegno nei prossimi
giorni nell'andare in Sicilia e portare un messaggio di unità
e di impegno nella lotta contro la mafia. E' vitale, perché
poi noi torniamo qui e continuiamo a condurre la nostra vita
quotidiana nelle aule del Parlamento, ma loro rimangono lì,
esposti allo scontro quotidiano. Facciamo quindi uno sforzo
per rendere seria questa prima uscita pubblica della
Commissione antimafia.
  ANTONIO BARGONE. Sulla richiesta di aggiornamento non ci
sono problemi, vero?
Pagina 703
  PRESIDENTE. Non c'è nessun problema. La discussione non è
chiusa, ho invitato ad un momento di riflessione.
  RAFFAELE BERTONI. Ho apprezzato molto il pathos
che il presidente ha messo nel suo intervento e ho apprezzato
certamente, come credo di aver detto in altre occasioni, anche
il suo impegno di buona fede, di mettercela tutta nel compito
che le è stato affidato, un compito particolarmente
importante, certamente più di quello di ogni altro componente
della Commissione. Credo però che non si possa chiudere la
seduta con le dichiarazioni del presidente proprio per come
sono state rese, anche per la sincerità che le ha
caratterizzate.
  PRESIDENTE. Io sono sempre sincera.
  RAFFAELE BERTONI. Non è da tutti essere così sinceri in
un'assemblea come questa, nella quale vi sono anche persone
non così disponibili all'accettazione di questa sincerità.
   Hai parlato con molta sincerità e di questo ti va dato
atto, però, proprio per questo, ci obblighi ad essere a nostra
volta sinceri, anche a costo di fare uno sforzo su noi stessi.
E' perciò indispensabile che, prima di assumere qualsiasi
iniziativa, la Commissione rinvii la discussione ad un'altra
seduta.
  PRESIDENTE. Questo significherebbe la paralisi. La
missione in Sicilia è stata deliberata dall'ufficio di
presidenza.
  RAFFAELE BERTONI. Allora mi costringi ad entrare nel
merito di una questione che non intendevo porre adesso.
Concludendo i lavori della prima ed unica seduta del gruppo di
lavoro su mafia e politica (anche se sei tu a presiederlo, non
è certo colpa tua se non si è riunito altre volte),
sintetizzasti nel modo seguente i risultati della riunione:
"organizzazione di prossime visite nei comuni a rischio
partendo dalla Sicilia".
   Io, che presi parte a quella riunione ed invitai il gruppo
di lavoro a compiere questa visita in Sicilia, credevo - e mi
desti ragione dopo l'incontro con il procuratore Caselli - che
sarebbero stati decisi in quella sede il modo, le ragioni e le
forme di questa visita in Sicilia. Improvvisamente oggi
apprendo che l'ufficio di presidenza ha già deciso. Questo mi
stupisce e mi amareggia, perché - lo ripeto - ero convinto che
la decisione sarebbe stata assunta in sede di gruppo di lavoro
e poi l'ufficio di presidenza ne avrebbe preso atto, definendo
soltanto l'attuazione di quello che era stato deciso
dall'organismo ritenuto competente a farlo.
   Pertanto, ritengo che la visita in Sicilia, senza una
continuazione ed una conclusione del discorso aperto stasera,
certamente dopo gli interventi di Bargone, di Vendola, ma
soprattutto dopo la tua risposta, non sarebbe possibile e
potrebbe creare degli equivoci. Adesso non dico nient'altro,
altrimenti anticiperei quello che dovrò dire in un'altra
occasione.
   Certamente le risposte richieste non sono state date. Tu
sei stata molto sincera, ma non puoi prendertela con i
giornalisti; io ho parlato molte volte con la stampa e mai una
volta mi sono sentito tradito, solo negli ultimi tempi mi vedo
censurato, nemmeno le agenzie riportano tutto quello che dico.
Comunque, se poi volete farla lo stesso, fatela, io non vi
prenderò parte.
  PRESIDENTE. Così si genera un'altra volta una grave
incomprensione.
  GIUSEPPE SCOZZARI. O decidiamo l'aggiornamento, o
parliamo adesso.
  PRESIDENTE. L'aggiornamento non esclude che si cominci a
lavorare. Continueremo la discussione nel modo più ampio
possibile, vi ricordo però che l'ufficio di presidenza aveva
assunto le sue decisioni dopo aver interpellato ciascun gruppo
parlamentare per una prima ed una seconda volta. Non vedo
adesso quale sia il motivo per cui dobbiamo bloccare il nostro
lavoro. Mi sembrava che almeno questo problema fosse
superato.
   Torniamo però all'oggetto della discussione. Definiremo
poi i tempi dell'aggiornamento.
Pagina 704
  RENATO MEDURI. Sulla richiesta di aggiornamento si devono
esprimere tutti.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Volevo associarmi alla richiesta
avanzata da diversi commissari di un aggiornamento di questa
discussione e motivarla con il fatto che non si sono risolti i
problemi. Ho avvertito anzi una tendenza a liquidare l'intero
dibattito in un modo un po' troppo sbrigativo da parte di
coloro che sono andati via ed anche di coloro che sono
rimasti. La discussione va proseguita perché i temi del
contrasto che si è verificato nelle scorse settimane non sono
stati affatto chiariti. Secondo me, andare al fondo di queste
cose serve a tutti, perché una situazione di equivoco e di
confusione non giova ad alcuno.
   A mio avviso, la risposta del presidente ai rilievi e alle
diverse opinioni che qui sono state espresse è apprezzabile
sul piano della sincerità degli accenti, ma non lo è sul piano
dei diversi contenuti per il fatto che non chiarisce i due o
tre temi importanti di cui si è discusso, né chiarisce la
questione - che è quella più importante - del lavoro della
Commissione.
   Sul perché si è continuato a ricreare questo equivoco,
questo conflitto e questo scontro (il collega Mancino l'ha
chiamata "guerriglia") non vi è stata una vera riflessione. Il
presidente, nella sua risposta, ha soltanto accennato ad un
problema di comprensione. Ciò si è verificato diverse volte;
si è verificato con il caso Ayala, tutt'altro che risolto. In
proposito il collega Mancino aveva avanzato una proposta. Alle
proposte non si sfugge; ad esse si risponde "sì" o "no"; si
possono trovare altre soluzioni e avanzare altre proposte.
   Alla fine, il caso Ayala deve ritenersi liquidato? Allora,
o il presidente ritira quelle affermazioni molto gravi che ha
fatto... (Commenti). La proposta del collega Mancino era
quella di discutere nell'ufficio di presidenza, con o senza
Ayala. Sto facendo un discorso di metodo.
  ANTONIO BARGONE. Sul metodo sono d'accordo.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Non ha importanza se tu sei d'accordo
o meno. C'è una proposta; è un problema che va affrontato, o
lo si risolve oppure non lo si risolve. Ciò che voglio dire è
che bisogna evitare di uscire da qui senza avere un'idea di
che cosa si è fatto e deciso. Il caso Ayala rimane in sospeso;
se non siamo d'accordo, possiamo trovare una soluzione
diversa.
  PRESIDENTE. Mi è sembrato di aver parlato molto
chiaramente.
  GIUSEPPE ARLACCHI. Sul caso Ayala c'è un contrasto tra
dichiarazioni fatte da Ayala e dichiarazioni fatte dal
presidente, che ho ritenuto assai gravi. Su questo punto non è
possibile glissare. Per questo motivo ho detto che la
questione va aggiornata. Diversamente si continuerà con questa
serie di equivoci che riguardano Ayala, il metodo di lavoro,
il modo di interpretare le posizioni dei commissari al di
fuori di quest'aula. Si tratta di una questione che deve
essere affrontata. I giornali possono distorcere e manipolare
tutto, ma se lo fanno ciò vale per tutti e non soltanto per
alcuni. Per esempio, io sono stato chiamato in causa per aver
partecipato ad un manifestazione della lega a Verona. La lega
mi aveva invitato ad intervenire ad una manifestazione
politica. Ho partecipato a tale manifestazione, poi sul
giornale ho letto: Arlacchi, presidente del comitato... A tale
giornale ho inviato una lettera. In ogni caso, se noi
decidiamo che le cose che accadono fuori o le deformazioni e
le fesserie che vengono scritte su quanto diciamo e facciamo
non contano qui dentro, allora non debbono contare per
tutti.
   Se non chiariamo il metodo di lavoro, se non chiariamo le
questioni che hanno portato la Commissione ad impantanarsi in
questo conflitto, la prossima settimana, magari durante il
sopralluogo in Sicilia o nel corso di qualsiasi altra attività
che intraprenderemo, ci troveremo esattamente di fronte allo
stesso problema.
   Per questi motivi, in conclusione, sono favorevole a
proseguire un dibattito al fine di arrivare ad un chiarimento
che sia serio e soddisfacente. Diversamente, usciremmo
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da qui esattamente come siamo entrati (Commenti).
  PRESIDENTE. Come già avevo detto in precedenza, possiamo
aggiornarci. Ciò detto, propongo che adesso si riunisca per
qualche minuto l'ufficio di presidenza. Per questo mi appello
alla responsabilità di ciascuno perché sia possibile iniziare
a lavorare. Credo che questa sia la cosa migliore.
  MICHELE FLORINO. Mi si consenta di dissentire sulla
richiesta di aggiornamento avanzata dal senatore Brutti per
diversi motivi. Anzitutto perché agli interventi dei colleghi
ha fatto seguito la replica del presidente, al termine della
quale molti dei commissari qui presenti, ritenendo esaurita la
discussione, si sono allontanati dall'aula.
   Ai colleghi presenti vorrei ricordare la prassi
consolidata nel tempo. Nella passata legislatura, se ben
ricordo, l'opposizione non aveva un rapporto così ostico nei
confronti del presidente Violante, anche perché dinanzi a noi
c'era il drammatico problema della criminalità organizzata.
Ritenemmo allora di rinfoderare le armi, quelle armi che voi
normalmente sfoderate per una semplice tensione politica. Con
la replica del presidente, terminava ogni discussione. Volete
intervenire sulla replica del presidente? Dovete spiegarci il
motivo, visto che il regolamento è stato sempre applicato con
efficacia, soprattutto con riferimento alla direzione dei
nostri lavori.
   Chiederò comunque che la richiesta avanzata venga posta ai
voti, non subito però, ma allorquando saranno presenti tutti i
commissari, visto che molti sono andati via dopo che lei ha
dichiarato chiusa, con la sua replica, la discussione
sull'argomento.
   In conclusione, proprio per quanto lei ha detto, ossia di
non lasciarsi trascinare in una tensione politica, in un
discorso che non ha niente a che vedere con la criminalità, la
richiesta di aggiornare la discussione in oggetto ad una
riunione successiva comporterebbe l'impossibilità da parte
della Commissione a continuare la propria attività; in altri
termini, ogni suo intervento verrebbe vanificato. Di fatto, i
commissari dell'opposizione - e non i membri di questa
Commissione - le farebbero pesare le parole che lei ha detto
al termine del suo intervento e cioè che la Commissione, non
potendo proseguire i propri lavori, vedrebbe il suo presidente
pronto a dimettersi.
   Non gioco di fioretto, ma poiché la volontà dei signori
progressisti è quella di farla dimettere; fanno politica...
(Commenti). Questa è la mia personale valutazione!
  PRESIDENTE. Stiamo parlando sull'ordine dei lavori.
  MICHELE FLORINO. Poiché la volontà è quella di farla
dimettere, la prego, presidente, ove mai lei intendesse
aggiornare i nostri lavori, di convocare la Commissione per
porre in votazione una eventuale replica...
  PRESIDENTE. Ma l'aggiornamento della riunione
comporterebbe certamente un diverso ordine del giorno.
  MICHELE FLORINO. Poiché molti commissari sono andati
via, non ritengo che la richiesta avanzata dal senatore Brutti
possa essere accolta.
  GIUSEPPE SCOZZARI. La riunione non era chiusa.
  PRESIDENTE. Si era effettivamente creato questo
equivoco. Ma io vorrei tornare un attimo sull'ordine dei
lavori. Era stato proposto di parlare della missione in
quattro comuni della Sicilia, missione che avevamo già
stabilito per ben due volte di fare. Ed è su questo che
dovremmo parlare. Quanto all'aggiornamento, esso è stato dato
per scontato e ne prendo atto.
  FLAVIO CASELLI. Ricordo che la missione era già stata
fissata. Non dimentichiamo che noi siamo la Commissione
antimafia, cerchiamo quindi di dimenticare queste beghe
interne. Le valutazioni politiche
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saranno fatte nelle opportune sedi. Dobbiamo lavorare
anche perché c'è gente che aspetta, indipendentemente dal
fatto che il presidente e il collega Ayala litighino per loro
motivi, un segno politico, un aiuto. Dobbiamo mantenere questo
ordine dei lavori, rispettare la missione già fissata, con
riferimento alla quale assicuro fin d'ora la mia adesione.
  PRESIDENTE. La ringrazio.
  MAURIZIO BERTUCCI. Questa sera vi è stata una serenità
negli interventi, che non vorrei adesso fosse rovinata. Non mi
pare proprio che ora sia il caso di continuare a fare delle
repliche al suo intervento. Vorrei invece proporre di
aggiornare i lavori della Commissione alle 12 di domani.
Anch'io sono dell'avviso che il viaggio in Sicilia debba
essere fatto; siamo stati tra coloro che hanno ritenuto
opportuno di rinviarlo proprio per consentire non solo ad una
parte ma a tutta la Commissione di parteciparvi.
  ALESSANDRA BONSANTI. Questa è una novità!
  PRESIDENTE. Non è una novità.
  MAURIZIO BERTUCCI. Non è una novità, perché era stato
detto in ufficio di presidenza. Io stesso l'avevo detto.
  ALESSANDRA BONSANTI. Si era detto che vi sarebbe andato
l'ufficio di presidenza.
  MAURIZIO BERTUCCI. Mi sono espresso male, non intendevo
dire l'intera Commissione, ma i rappresentanti di tutti i
gruppi della Commissione.
   In ogni modo, per dare un ordine ai nostri lavori,
propongo che la riunione venga aggiornata a domani, a
mezzogiorno.
  GIROLAMO TRIPODI. A mezzogiorno non è possibile.
  MAURIZIO BERTUCCI. Possiamo allora riunirci nella
mattinata di domani.
  PRESIDENTE. Su che cosa dovremmo aggiornarci?
  MAURIZIO BERTUCCI. Domani dovremmo decidere sul viaggio
in Sicilia e sulle sue modalità.
  PRESIDENTE. Il viaggio è già stato deciso; dobbiamo
stabilire soltanto le modalità.
  MAURIZIO BERTUCCI. Sempre con riferimento all'ordine dei
lavori ritengo poi che lei, presidente, abbia risposto in
maniera precisa e puntuale alle tre domande formulate
dall'onorevole Bargone. Ritengo altresì che domani debba
partecipare ai nostri lavori anche l'onorevole Ayala.
  ANTONIO BARGONE. Non si può fare un aggiornamento alla
settimana prossima?
  MAURIZIO BERTUCCI. Non possiamo farlo la prossima
settimana perché per lunedì è previsto il viaggio, che non può
essere ulteriormente rinviato.
  PRESIDENTE. In sintesi, qual è la sua proposta,
onorevole Bertucci?
  MAURIZIO BERTUCCI. In sintesi, dobbiamo decidere le
modalità del viaggio in Sicilia e l'aggiornamento della
riunione odierna. Lascio a lei decidere la data di tale
aggiornamento. Personalmente ritengo che lunedì il viaggio in
Sicilia debba essere fatto, ed entro domani dovremmo decidere
sulle sue modalità.
  FRANCESCA SCOPELLITI. Presidente, più che su l'ordine
dei lavori debbo intervenire nuovamente sulla richiesta di
aggiornamento, in quanto trattasi di questione strettamente
correlata all'ordine dei lavori.
   Il prossimo impegno è quello del viaggio in Sicilia, già
previsto per lunedì prossimo, quindi a breve scadenza. A mio
avviso, non si può affrontare questo viaggio senza che vi sia
una serenità d'animo da parte di tutti i commissari. Quindi,
la richiesta di aggiornamento avanzata da alcuni colleghi
potrebbe servire a questo
Pagina 707
fine. Su di esso si potrebbe anche concordare se però vi
fosse il tempo sufficiente. Un collega proponeva di rivederci
domani a mezzogiorno. Voglio ricordare che domani l'aula e le
Commissioni del Senato saranno impegnate nell'esame della
legge finanziaria, non sarà quindi possibile per i senatori
partecipare ai lavori di questa Commissione. Personalmente mi
dispiacerebbe di non poter essere presente a questa seconda
fase. Lo dico per una mia responsabilità politica e perché
probabilmente soffro di presenzialismo. Sono tuttavia convinta
che non perderei nulla di importante, perché comunque la
discussione è stata portata avanti questa sera e vi è stata la
replica del presidente. A mio avviso, le cose che andavano
dette sono state dette. Probabilmente c'è una fase di labor
limae da portare avanti, ma questa può benissimo svolgersi
in ufficio di presidenza, senza necessità di riconvocare la
Commissione, anche perché i lavori assembleari, laddove si
vanno a chiarire polemiche e controversie, rappresentano il
rovescio della medaglia, non sempre positivo; ognuno, infatti,
interviene con i suoi umori, la sua cultura, i suoi
convincimenti, che non servono mai a smussare gli angoli ma,
anzi, molte volte li creano. In conclusione, a mio avviso, più
che di un aggiornamento si può parlare di una convocazione
dell'ufficio di presidenza per un ulteriore definitivo
chiarimento, per poi organizzare lunedì il viaggio in
Sicilia.
  PRESIDENTE. Convochiamo, dunque, per domani mattina alle
9 l'ufficio di presidenza.
  GIROLAMO TRIPODI. Domani mattina alle 9 noi siamo
impegnati con i lavori di Commissione.
  ANTONIO BARGONE. Presidente, io sono d'accordo con la
prima parte dell'intervento della senatrice Scopelliti, nel
senso che il viaggio in Sicilia è strettamente legato al
chiarimento al quale volevamo procedere con questa
discussione. Però un aggiornamento è necessario non
nell'ufficio di presidenza, poiché vi sono questioni di
rilievo politico-istituzionale che questo non può dirimere, ma
riguarda la Commissione e, in particolare, la riflessione - di
cui ha parlato il senatore Brutti nella sua richiesta di
aggiornamento - sulle conclusioni del presidente, tenuto conto
che la questione relativa all'onorevole Ayala non è affatto
stata chiarita, almeno a mio avviso.
   Tale questione non è personale, ma attiene al rapporto tra
il presidente della Commissione ed i componenti della stessa
e, in particolar modo, al clima che si può creare proprio in
Sicilia, dove l'onorevole Ayala ha agito come magistrato.
Quindi, è chiaro che dobbiamo sgombrare il campo da ogni
equivoco: non possiamo presentarci in Sicilia con
l'autosospensione dell'onorevole Ayala. L'abbiamo già detto,
presidente, e non lo ripeto per creare un'ulteriore
difficoltà; anzi, noi ci siamo mossi proprio per superare
questa difficoltà. Chiedo, dunque, a tutti di compiere un
ulteriore sforzo: un aggiornamento deve esserci ma, se fosse
possibile, questo dovrebbe avvenire domani; un rinvio alla
prossima settimana motivato con l'impegno del Senato ad
esaminare la legge finanziaria non ha ragione d'essere perché
tale esame continuerà anche nella prossima settimana e non
possiamo rinviare di venti giorni. Mi rivolgo a tutti,
compresi i colleghi del mio gruppo: questo aggiornamento deve
essere fatto subito perché il chiarimento non può tardare
ancora, in quanto la Commissione deve trovare un suo modo di
procedere e di attivarsi. Questo supererebbe anche le
polemiche sul viaggio in Sicilia, non tanto sul modo in cui
farlo - che può davvero essere definito dall'ufficio di
presidenza - bensì sul clima in cui deve svolgersi, per
ritrovare un'atmosfera di tranquillità.
   Dunque, presidente, vi è la necessità di trovare il modo
di concludere questa nostra riflessione, cosa che con il suo
intervento non è avvenuta. Dico questo non per mancanza di
rispetto nei suoi confronti, ma perché noi avevamo posto delle
questioni alle quali il presidente ha risposto: ora dobbiamo
riflettere su tale risposta e comprendere quali possano
esserne le
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conseguenze, se sia sufficiente o no. Se questo si può
fare... (Commenti del senatore Meduri).
  PRESIDENTE. Quando le cose si trascinano troppo,
diventano più avvelenate. Sarebbe meglio interrompere.
  ANTONIO BARGONE. Se questo si può fare nelle prossime
ore sarebbe meglio, ma non in ufficio di presidenza.
  PRESIDENTE. Proponevo questo in modo molto più svelto.
Credo sia stata saggia la senatrice Scopelliti: senza turbare
il lavoro di nessuno, domani mattina alle 8 o alle 8,30
potremmo riunire l'ufficio di presidenza per un chiarimento
che sia poi sufficientemente riportato alla Commissione.
  GIUSEPPE SCOZZARI. Convochiamo la Commissione domani
notte, ma convochiamola domani.
  PRESIDENTE. Ritengo di aver chiarito sufficientemente il
mio pensiero. Mi sembra di essere stata molto chiara e non mi
pare che ci sia bisogno di cose formali, in pubblico. Credo di
aver chiarito sufficientemente il mio pensiero, lo ripeto.
D'altra parte, faccio rilevare che io avevo già compiuto un
tentativo con l'onorevole Ayala proprio per cercare di
sbloccare la questione del viaggio in Sicilia, quindi non è la
prima volta che lo faccio. Questa che ho indicato in ampi
termini è la seconda, già l'avevo fatto telefonicamente e ciò
all'ufficio di presidenza è noto, avendolo io comunicato.
Credo quindi che sia possibile affrontare il problema ad un
livello più ristretto, ove sia rimasta qualche questione
ancora non chiarita, ma riprendere una discussione che si
trascini ancora così a lungo probabilmente non giova alla
Commissione.
  NICHI VENDOLA. L'ufficio di presidenza non ha la
titolarità per fare questa discussione.
  PRESIDENTE. Devo dirvi, allora, che ritengo di aver
espresso chiaramente il mio pensiero, per cui non vedo
cos'altro si possa fare (Commenti).
   Prego i colleghi che intendono prendere la parola di
essere sintetici e di concludere, perché non è l'ora né il
clima.
  NICHI VENDOLA. Io credo che l'ufficio di presidenza non
abbia la titolarità per procedere a quella discussione per un
semplice motivo: non abbiamo celebrato un rito per cui c'è -
diciamo così - la sequenza degli argomenti portati avanti da
coloro che all'interno della Commissione fanno riferimento ai
gruppi politici di maggioranza e di opposizione, cui fa
seguito l'intervento del presidente.
   L'intervento del presidente, comunque lo si voglia
giudicare, rappresenta un fatto politico, che merita il
giudizio politico dei gruppi e non quello del segretario o del
vicepresidente della Commissione. Il suo intervento
conclusivo, presidente, proprio per il rilievo che ha...
(Commenti).
   Non si può parlare in queste condizioni, siamo tutti
stanchi.
  PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo parlare l'onorevole
Vendola.
  NICHI VENDOLA. Il suo intervento conclusivo è un fatto
rilevante, presidente. E' un fatto talmente rilevante da
costituire oggetto di un pensiero che dobbiamo esprimere, ma
che non posso esprimere io in quanto segretario della
Commissione antimafia o Arlacchi in quanto vicepresidente,
perché non avrebbe senso: lo dobbiamo esprimere in quanto
gruppi politici, nella sede naturale. Devo decidere o no che
la Commissione parlamentare antimafia esiste per il gruppo di
rifondazione comunista, nonostante gli incidenti che sono
accaduti, e che bisogna fare uno sforzo per rilanciarla? Ma
devo deciderlo in quanto rifondazione comunista. Non è che
stiamo cercando una composizione psicologica...
  PRESIDENTE. Resti all'ordine del giorno, onorevole
Vendola. Non voglio interromperla ma, obiettivamente, il suo
discorso sta andando al di là dell'ordine dei lavori.
Pagina 709
  NICHI VENDOLA. Non la intendo.
  GIUSEPPE SCOZZARI. Nell'ufficio di presidenza allargato
sono presenti tutti i rappresentanti politici.
  NICHI VENDOLA. Ma non è possibile! Siamo impazziti?
  PRESIDENTE. Onorevole Vendola, non c'è bisogno che si
alzi.
  NICHI VENDOLA. Non riuscivo a vederla.
   Questa è una vicenda che chiama in causa l'esistenza o
meno della Commissione parlamentare antimafia. E' una crisi
esistenziale di questa Commissione. Tale problema qui ha
trovato la sua rappresentazione, qui ha trovato il suo
svolgimento, qui deve trovare il suo esito naturale.
  PRESIDENTE. Questa non è una seduta psicanalitica però,
onorevole Vendola. Qui dobbiamo parlare di contenuti. Io ho
parlato di una riflessione sui contenuti che ci siamo dati e
che ci vogliamo dare.
   Ritengo il mio discorso esaustivo per i problemi che ci
siamo posti, lo ritengo...
  NICHI VENDOLA. Lei. Ma io come lo ritengo? Io devo
decidere se voglio venire o meno.
  PRESIDENTE. Questo del viaggio a Palermo è un altro
discorso. Allora, in sede di ufficio di presidenza, di cui lei
fa parte e che ha stabilito il viaggio, parliamo del viaggio a
Palermo. La riflessione poi sarà sui contenuti che intenderemo
darci e su questo sicuramente si aggiornerà tutta la
Commissione.
  NICHI VENDOLA. Volevo dire, presidente, che i toni di
sincera autocritica che lei ha manifestato nelle sue
conclusioni non possono trovare alla prima occasione una
smentita così clamorosa. Abbia pazienza, presidente!
  PRESIDENTE. Io ho anche l'obbligo della conduzione dei
lavori e del rispetto dell'ordine del giorno, che è un obbligo
ed un diritto. Quindi, la prego, questo almeno lo rispetti.
  NICHI VENDOLA. Non capisco dove manco di rispetto nei
suoi...
  PRESIDENTE. Parlo non di me ma del rispetto dell'ordine
del giorno e dei diritti che sono previsti.
  NICHI VENDOLA. L'ordine del giorno è che tutti noi
abbiamo perduto diverse ore a fare una discussione che ha un
significato politico e che deve mirare in una certa direzione,
d'accordo? Il rito psicanalitico diventa quello per cui
nessuno sa che cosa sia esattamente accaduto. Allora,
l'aggiornamento deve riguardare la Commissione parlamentare
antimafia, non ci può essere nessun abbrivio rispetto al
soggetto.
  PRESIDENTE. Non ci sarà nessun abbrivio.
  NICHI VENDOLA. L'aggiornamento non può consistere nel
sospendere questa discussione, continuare il lavoro della
Commissione e poi riprendere la discussione. La Commissione
parlamentare antimafia finché non avrà concluso questo
percorso non può andare da nessuna parte.
  PRESIDENTE. No. Onorevole Vendola, mi dispiace in questo
caso contraddirla, ma le riflessioni saranno sui contenuti di
questa Commissione con preciso ordine del giorno. Per quanto
riguarda il viaggio in Sicilia, l'ufficio di presidenza l'ha
deciso già due volte e quindi non c'è alcun motivo valido per
paralizzare i nostri lavori.
  SERGIO MATTARELLA. Vorrei pregarla di considerare che,
in questo momento, siamo come su un crinale, con il rischio di
scivolare indietro sullo sforzo fatto oppure con la
possibilità di scavalcarlo. Allora, forse, un po' di pazienza
e qualche sforzo in più per scavalcarlo non sono da
escludere.
   In apertura di seduta, l'onorevole Bargone ha offerto -
così mi è sembrato -
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una possibilità di superamento dello stallo della
Commissione. La sua risposta, presidente, mi è parso sia stata
oltre che sincera, come molti hanno dato atto, anche
significativa sul piano degli interrogativi che erano stati
posti e, dunque, meritevole di una riflessione complessiva.
Lei ha annunciato che domani non farà la conferenza stampa; ha
annunciato un comunicato per quanto riguarda il senso della
visita in Sicilia; ha parlato del decoro dei componenti della
Commissione: forse, su questo piano potrebbe essere utile
essere disposti a fare qualche altra cosa e tale risultato,
probabilmente, potrebbe essere conseguito nelle prossime ore.
Allora, se me lo consente, suggerirei di procedere domani
mattina, anche presto, alla riunione dell'ufficio di
presidenza, perché ciò costituisca un contributo e, comunque,
di convocare per domani sera la Commissione. Potrebbe
trattarsi di una seduta breve, sollecita, spedita; come
abbiamo fatto questa sera potremmo fare anche domani e ciò non
turberebbe il lavoro delle Assemblee. Non si toglierebbe,
così, al complesso della Commissione il titolo ed anche
l'aspettativa di riflettere sulla sua replica, che è stata
ascoltata con attenzione e rispetto da tutti e che può darsi
meriti qualche riflessione che potrebbe essere positiva.
   L'ufficio di presidenza di domani mattina potrebbe
contribuire a migliorare l'atmosfera, qualche ulteriore
iniziativa potrebbe essere assunta nelle prossime ore e domani
sera potrebbe essere possibile trarre conseguenze positive da
tutta questa vicenda.
   Vi prego comunque di considerare che il viaggio a Palermo
fissato per lunedì e martedì è bene mantenerlo in queste date.
Insieme con Bargone e Vendola ho insistito, in seno
all'ufficio di presidenza, nel chiederne il rinvio; ma ora
credo che un ulteriore rinvio sarebbe un segno di grande peso
negativo. La gente non sa cosa avviene qui dentro, o comunque
lo sa in maniera attutita, non lo percepisce appieno; però, se
per la seconda volta rinviassimo il viaggio, tranne nel caso
in cui crollasse la Commissione ovvero si registrasse che non
può lavorare, ciò avrebbe un effetto negativo che dovremmo
evitare.
  PRESIDENTE. Sono perfettamente d'accordo sulla sua
richiesta, però ho già un impegno per domani pomeriggio.
  FRANCESCA SCOPELLITI. Potremmo convocare la Commissione
fra le 13,30 e le 14,30, tenendo conto degli impegni delle
Camere.
  PRESIDENTE. Nel corso dell'ufficio di presidenza
fisseremo la data e l'ora della convocazione della
Commissione.
  RENATO MEDURI. Signor presidente, desidero premettere -
col permesso del mio amico e corregionale Cesare Marini - che
faccio politica da tantissimi anni, per cui in questa sede non
mi sento rappresentante né di maggioranza né di opposizione;
mi sento invece, insieme a tutti i 51 commissari, un
rappresentante di una minoranza che ha deciso di fare
seriamente la lotta alla criminalità. Mi auguro che ognuno di
noi sia qui in questa veste, perché guai se ci sentissimo
rappresentanti di maggioranza o di opposizione. Siamo una
minoranza dal punto di vista politico, ma non da quello della
gente - tanta - che non vive in comune con la criminalità.
   Penso che, se per un attimo riflettessimo su questo, non
vi sarebbe bisogno di riunioni ufficializzate su quella che è
stata una replica. Intendo dire che in tutte le assemblee che
si rispettano i presidenti aprono i lavori, gli altri
discutono e i presidenti concludono, altrimenti si innesca un
meccanismo infernale per il quale domani, nel corso della
nuova riunione, rifletteremo a voce alta, il presidente trarrà
le conclusioni e ci dovremo riaggiornare per riflettere sulle
nuove conclusioni del presidente.
  GIROLAMO TRIPODI. Il presidente ha fatto solo la
conclusione e non l'introduzione.
  RENATO MEDURI. L'ufficio di presidenza domani potrà
risolvere tutte le questioni; potrebbe essere presente anche
l'onorevole
Pagina 711
Ayala. In quella occasione potrebbero chiarirsi le
posizioni, altrimenti rischiamo di tenere un'altra riunione
nella quale probabilmente - in quella sì - diventeremo
maggioranza e opposizione e ci dovremo confrontare. Non credo
sia il caso, perché ritengo che i toni usati questa sera dal
presidente nella sua replica siano stati di grande rispetto
per ognuno di noi come persone e come soggetti politici e
commissari. Dobbiamo sapere se vogliamo veramente impegnarci o
se di questa Commissione dobbiamo fare uno strumento politico
nel quale confrontarci manu militari come maggioranza e
opposizione. Credo che ciò non sarebbe produttivo per alcuno
di noi.
   Ritengo che il sorriso del collega Brutti sia solo
distensivo e non abbia altri significati.
  PRESIDENTE. Sicuramente è distensivo.
  RENATO MEDURI. Propongo quindi di non aggiornare la
Commissione.
  CORRADO STAJANO. Signor presidente, vorrei dire
semplicemente che anche io apprezzo il suo accento di
sincerità, ma lei ha parlato anche di limpidezza di idee: ho
apprezzato anche questo concetto, ma vorrei che lei capisse
che qui vi sono molte persone che vogliono parlare perché non
sono state chiarite le ragioni di un grave conflitto che ci
inquieta da più di un mese. Allora, non occorre dare per
scontata questa soluzione; lei dà per scontato che tutto sia
stato chiarito, ma molte persone vogliono parlare ed è la
Commissione che è sovrana e si deve esprimere. Lei è stata
sincera ed anche noi abbiamo questa necessità di sincerità,
allora è nella Commissione e non nell'ufficio di presidenza
che devono essere fatte queste riflessioni.
   Non possiamo lasciare ombre oscure, per cui dobbiamo
rovesciare la situazione, nel senso che l'ufficio di
presidenza deve convocarsi dopo la riunione della Commissione.
Potremmo, per esempio, non venire in Sicilia, potremmo
prendere la decisione di dimetterci da questa Commissione
(parlo per me, naturalmente). Propongo, quindi, di convocare
la Commissione, dopo ciò l'ufficio di presidenza trarrà le
conclusioni.
  MASSIMO BRUTTI. Non voglio entrare nel merito proprio
perché ho proposto l'aggiornamento, voglio solo dire che nella
replica del presidente individuo una gerarchia di questioni.
Per cercare di risolvere i problemi, dobbiamo tener presente
che ve ne sono alcuni più rilevanti ed altri meno e che li
dobbiamo affrontare uno per uno. Tra questi problemi ne
individuo tre sollevati con urgenza dal collega Bargone: se
conquistassimo un accordo su di essi, avremmo compiuto un
rilevante passo avanti e potremmo andare a Palermo con una
maggiore serenità. Credo che rappresenterebbe una prova di
sicurezza e di forza da parte del presidente accettare l'idea
di un aggiornamento che coinvolga l'intera Commissione. Perché
lasciarne fuori una parte? E' più facile ottenere il consenso
ed arrivare ad una conclusione comune se facciamo una
discussione più ampia. Non credo ci si debba impuntare su
questo; lasciatemi supporre che chi si impunta lo fa anche
perché ricerca lo scontro, che noi non vogliamo.
  PRESIDENTE. Io ricerco solo che si lavori, questa è la
mia maggior premura.
  MASSIMO BRUTTI. Infatti, non attribuisco a lei la
volontà di impuntarsi. Le chiedo di fare il possibile perché
si arrivi alla scadenza già fissata del viaggio a Palermo;
alcuni colleghi che conoscono la realtà palermitana hanno
detto che non si può rinviare ed io li prendo in parola: se me
lo dice Mattarella, ci credo.
  PRESIDENTE. Se glielo dico io, no.
  MASSIMO BRUTTI. Che c'entra, riconosco ad alcuni
colleghi il fatto di vivere lì, avere un rapporto con quelle
zone ed essere portavoce di una necessità.
   Cerchiamo insieme, entro la giornata di domani, di
determinare le condizioni affinché si possa attuare quanto
avevamo già deciso, altrimenti tutto diventa più
Pagina 712
difficile. Invito a questa convergenza in primo luogo il
presidente e poi gli altri colleghi.
  NICOLA MANCINO. A me è sembrato che lei convenisse sulla
proposta Mattarella, il quale suggerisce un aggiornamento ad
ora da stabilirsi, anche se credo che convocare l'ufficio di
presidenza sia un suo potere e non possa essere oggetto di una
nostra discussione o risoluzione. Bisogna anche vedere chi sia
disponibile nella giornata di domani, perché vi sono problemi
di presenza per deputati e senatori. Non vi è dubbio,
comunque, che occorra aggiornare la seduta; l'ufficio di
presidenza stabilirà l'ora ed eventualmente il giorno.
   Un'altra questione è relativa al viaggio in Sicilia. Tutti
siamo d'accordo su questo punto ed io auspico di giungere
attraverso mezzi persuasivi ad un chiarimento politico, perché
è giusto che a questo viaggio possa partecipare in posizione
collaborativa l'onorevole Ayala. Quindi, nell'ufficio di
presidenza e nel dibattito in Commissione potremo risolvere
questo problema.
   Con riferimento alla questione affacciata dall'onorevole
Arlacchi, devo dire che vi sono problemi che possono essere
discussi anche non immediatamente. Ciò attiene al lavoro che
dovremo svolgere e che sarà deciso dall'ufficio di
presidenza.
   Se siamo d'accordo su questi punti, non credo che dobbiamo
aprire la discussione, perché la convocazione spetta al
presidente, la sollecitazione dei commissari è stata accolta,
per cui si tratta solo di stabilire l'ora della
convocazione.
  PRESIDENTE. La seduta è terminata. E' convocato
immediatamente l'ufficio di presidenza.
   La seduta termina alle 22,25.

 


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