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Di Francesco Fulvio Frugoni (Genova 1620 c. - Venezia 1686 c.), non si dispone che di scarni e incerti dati biografici.
La stima di cui, fin da giovane, godette presso il Brignole Sale ed il Mascardi, gli permise di entrare nella "svegliatissima" Accademia degli Addormentati e di avvicinarsi ad una potente famiglia patrizia di Genova, gli Spinola, di cui diventò amico, consigliere e infine giudice impietoso.
Studiò a Salamanca, ad Alcalà, e anche alla Sorbona di Parigi. Fu poi, dal 1663 al 1666 a Torino, presso la corte di Carlo Emanuele II di Savoia, dove incontrò il Tesauro e ne subì il fascino.
Vestì l'abito dei frati minimi di S. Francesco da Paola.
Maestro della prosa d'arte barocca, è noto principalmente per "Il cane di Diogene", frutto di una quindicinale scrittura critico-letteraria ed uscito poi postumo in sette volumi, tra il 1687 e il 1689. Si tratta di una grandiosa ed enciclopedica summa dell'universo barocco, sorretta dall'ambizione di "assorbire tutti i libri e tutti i generi in un solo libro" (Q. Marini).
Scrisse poemi giocosi come "La guardinfanteide" (scritta con lo pseudonimo di Flaminio Filauro, 1643), opere religiose e moralistiche, saggi e melodrammi, anche per i teatri di Parigi e Londra.
Da ricordare "Il Sacro trismegisto" (1666), "I fasti del miracoloso S.Francesco da Paola, Massimo Patriarca dei Minimi"(1668), "L'Epulone" (1675), "Il triplicato trionfo", panegirico sacro pronunciato a Cagliari nel 1649 (e qui edito nel 1650); il melodramma "L'innocenza riconosciuta" (rappresentato a Genova nel 1653) ed il balletto le "Vittorie di Minerva" (Monaco, 1655); il romanzo "La candia angustiata" (panegirico in latino e in italiano, 1669); "L'accademia della fama" (1666) e "I ritratti critici" (1669).
Trascorse l'ultima parte della sua vita di esule a Venezia. Qui, ambientati nella società galante e salottiera della città lagunare, gli zibaldoni romanzeschi "La vergine parigina" (1661) e "L'eroina intrepida" (vita edificante di Aurelia Spinola, duchessa di Valentinois, 1673) sono esempi di acre e risentito moralismo e, contemporaneamente, di dilatata e convulsa artificiosità stilistica.
Fonti:
- Trattatisti e narratori del Seicento, a cura di E. Raimondi, Milano-Napoli, 1960.
- U. Cosmo, "Le opinioni letterarie di un frate del seicento", in Con Dante attraverso il seicento, Bari, 1946
- C. Calcaterra, Il Parnaso in rivolta, cura di E. Raimondi, Bologna, 1961
- E. Raimondi, Letteratura barocca, Firenze, 1961.
- Lucia Rodler, Una fabbrica barocca, Il "Cane di Diogene" di Francesco Fulvio Frugoni, Il Mulino, Bologna, 1996.
- Quinto Marini, Frati barocchi, Modena, 2000
Note biografiche a cura di Andrea Carlo Pedrazzini e Paolo Alberti.
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