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Francesco
De Sanctis nacque a Morra Irpino, in provincia di Avellino, nel
1817. Studiò a Napoli, prima nella scuola di lettere dello
zio Carlo e poi presso il purista napoletano Basilio Puoti, del
quale divenne in seguito collaboratore.
Fu proprio il Puoti che nel '39 gli affidò la direzione
di un istituto privato, un'esperienza che permise al De Sanctis
di perfezionare le sue tecniche didattiche e di staccarsi sempre
più dal purismo del suo maestro.
Nel '48 prese parte ai moti insurrezionali insieme ad alcuni suoi
discepoli: in seguito a questa sua iniziativa fu sospeso dall'insegnamento
e, dal '50 al '53, venne incarcerato. Costretto ad andarsene da
Napoli, si trasferì a Torino, dove riprese ad insegnare e
dove compose i suoi primi saggi. Nel '56 ottenne una cattedra di
letteratura italiana presso il Politecnico di Zurigo.
Nel '60 l'Italia meridionale venne liberata e Francesco De Sanctis
poté tornare in patria. Nel corso degli anni seguenti la
sua attività culturale fu sempre fusa o affiancata a quella
politica: divenne governatore di Avellino, riformatore dell'Università
di Napoli, Ministro della Pubblica Istruzione per diverse legislature
ed infine professore di letteratura comparata all'Università
di Napoli. Morì nella sua città natale nel 1883.
Della sua vita De Sanctis disse che ebbe sempre due risvolti, non
distinguibili l'uno dall'altro: quello letterario e quello politico;
per questo motivo tutti i suoi scritti, anche quelli di critica
più strettamente letteraria, vanno letti nell'ottica del
suo profondo impegno politico.
Note biografiche a cura di Maria Agostinelli.
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