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Bonghi, Ruggiero

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Ruggiero BonghiRuggiero Bonghi, letterato e uomo politico, nato a Napoli nel 1826 e morto a Torre del Greco, Napoli, nel 1895.

Fu educato nel collegio degli scolopi all'interno del quale si formò una solida e profonda cultura. Nel 1847-48 partecipò ai tentativi tesi a ottenere la costituzione dal re Ferdinando II. Fu inviato a Roma come segretario della legazione straordinaria mandata da Napoli per la formazione di una lega degli stati italiani; dopo il fallimento di tale missione e della guerra del 1848-49 si trasferì a Firenze dapprima e, quando da qui fu espulso, a Torino.

A Stresa presso il Rosmini conobbe Manzoni e scrisse le note lettere a Celestino Bianchi "Perché la letteratura italiana non sia popolare in Italia" (1855) nella quale espone con vivacità le posizioni manzoniane sulla lingua italiana. Nel 1858 rifiutò la cattedra di logica presso l'università di Pavia in quanto offerta dal governo austriaco; la stessa cattedra l'ebbe l'anno successivo questa volta dal Cavour. Nel 1860 tornò a Napoli dove fondò e diresse il "Nazionale". Per molte legislature fu deputato, sino al 1892.

Nel 1862, tornato a Torino per insegnare letteratura greca fondò "La Stampa" che uscì fino al 1865; in quell'anno infatti Bonghi si trasferì a Firenze (che era divenuta capitale) dove insegnò letteratura latina. Dal 1866 al 1874 diresse, a Milano, "La Perseveranza"; nella stessa città venne nominato professore di storia antica nel 1867 e collaborò a numerose riviste; tra queste collaborazioni hanno particolare importanza quelle a "Nuova Antologia" dove teneva la rubrica "Rassegne politiche" affrontando il tema dei partiti nella vita politica italiana. Nel 1871 fu professore di Storia antica a Roma e nello stesso anno ebbe parte importante nella formulazione e discussione della legge delle guarentigie.

Dal 1874 al 1876 fu ministro della pubblica istruzione. Negli stessi anni fondò a Roma la Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele e ad Anagni l'Istituto Regina Margherita per le orfane dei maestri elementari. Al momento della caduta della destra tenne sempre atteggiamento molto critico nei confronti dei successivi governi, soprattutto in relazione alla politica estera. Fu membro dell'Accademia dei Lincei e di numerose altre accademie e istituti culturali, presidente dell'Associazione della stampa e della società Dante Alighieri a partire dal 1889.

Fino agli ultimi giorni di vita si dedicò alla sua attività letteraria lasciando numerosi saggi e opere di divulgazione storica, filosofica e letteraria. Tra le sue opere ricordiamo Camillo Benso di Cavour (1860), Storia della finanza italiana (1868), Francesco d'Assisi (1884), Storia di Roma (1885), Roma pagana (1886), La vita e i tempi di V. Pisani (1867), La questione ecclesiastica (1887), I partiti politici nel Parlamento italiano (1868), L'alleanza prussiana e l'acquisto di Venezia (1870); Pio IX e il papa futuro (1877), Leone XIII e l'Italia (1878); Disraeli e Gladstone (1881), I fatti miei e i miei pensieri, pagine del Diario (1927). Importanti le sue traduzioni dei dialoghi di Platone (13 volumi tra il 1890 e il 1904) e della Metafisica di Aristotele e la sua edizione delle Opere inedite e rare del Manzoni in 5 volumi.

Al Bonghi furono dedicati due monumenti; uno a Lucera nel 1890 e uno a Napoli nel 1900.

Fonti

  • A. Berselli: La destra storica dopo l'unità I - Bologna 1963.
  • C. D'Amato: Ruggero Bonghi commentatore politico nel primo decennio dello stato unitario, in "Problemi dell'Unità d'Italia", Atti del II Congresso di studi gramsciani - Roma 1962.
  • G. Vicenzoni: Ruggero Bonghi (prefazione di Camillo Benso di Cavour) - Milano 1924.
  • L'avversione di Ruggiero Bonghi alla triplice alleanza. Campobasso 1915.
  • Sandro Rogari: Ruggiero Bonghi nella vita politica dell'Italia unita - Napoli 2001.
  • Ezio Savino: Ruggiero Bonghi letterato. Saggio critico con parziali cenni biografici. Lecce 1940.
  • Federigo Verdinois: Ruggero Bonghi, in Profili Letterari - Firenze 1949.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti e Catia Righi.


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