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Boito, Camillo

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Camillo BoitoCamillo Boito, fratello maggiore di Arrigo (vedi), nacque a Roma nel 1836, da madre polacca e padre veneto.

Dopo essersi recato in Germania ed in Polonia per motivi di studio, si dedicò all'architettura prima a Padova e poi a Venezia, sotto la guida dell'architetto Selvatico.

Nel '56 si stabilì in Toscana e nel '59, in seguito ad alcuni sospetti che il governo granducale nutriva nei suoi confronti, lasciò la Toscana per Milano, dove nell'anno successivo ottenne una cattedra presso l'Accademia delle Belle Arti di Brera.

Proprio in questo periodo acquistò fama di architetto ardito ed innovatore, una fama che in un primo momento surclassò quella di scrittore e di critico, anche se la situazione si sarebbe dovuta rovesciare qualche anno dopo: proprio per questo motivo lo stesso Arrigo tentò di non rendere troppo nota l'attività narrativa e di critico del fratello per non nuocere alla sua carriera di architetto. Del 1862 è il suo matrimonio con la cugina Celestina, dalla quale si separò poco tempo dopo.

Nel 1876, mandò alle stampe la raccolta di novelle Storielle vane e nel 1883 Senso e altre storielle vane (o Senso, nuove storielle vane) che costituiscono forse il punto più alto della sua letteratura e che risentono profondamente dei contatti con la Scapigliatura (della quale fece parte il fratello Arrigo), anche se da quest'ultima Camillo Boito si differenziò per una maggiore tensione verso il razionale e per un minore interesse nei confronti degli eccessi stilistici e delle rivolte sociali. Nel 1887 convolò a nuove nozze con la contessa Madonnina Malaspina.

Morì a Milano nel 1914.

Note biografiche a cura di Maria Agostinelli.


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titolo: maestro di setticlavio (Il). Novelle veneziane
e-text del: 20 novembre 1998
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note:

 


titolo: Senso
e-text del: 7 novembre 1997
leggi subito: PDF
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note:

Si tratta di un racconto pubblicato a Milano nel 1883, facente parte della raccolta intitolata appunto Senso, nuove storielle vane. La vicenda si svolge a Venezia durante l'occupazione austriaca e ne è protagonista una patriota e nobildonna veneziana, Livia Serpieri, costretta a rinnegare tutti gli ideali di indipendenza (fino al tradimento dei suoi compagni più cari e della stessa causa veneziana) per amore di un giovane ufficiale austriaco. Il racconto è considerato l'opera più significativa di Camillo Boito e da esso Luchino Visconti trasse il film omonimo del 1954, nel quale Livia venne mirabilmente incarnata dall'attrice Alida Valli.


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