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Luigi Blanch nacque a Lucera nel 1784. Entrato nell'Accademia militare della Nunziatella, combatté contro i francesi. Fatto prigioniero nel 1806, venne in seguito liberato e chiamato a far parte del nuovo esercito organizzato da Giuseppe Bonaparte, che cercava di accaparrarsi così il favore delle famiglie locali più in vista.
Dopo la rivoluzione del 1820 e il suo fallimento, abbandonò definitivamente la carriera militare e si diede agli studi, dimostrando una tendenza politica liberale di stampo moderato e favorevole alle riforme in modo graduale; è di quel periodo lo scritto Memoria sugli avvenimenti del regno di Napoli al 1821. Con acutezza viene descritto l'impatto delle idee giacobine dei rivoluzionari francesi sugli abitanti, soprattutto i popolani del Regno di Napoli, che, quando seppero de «la morte del re e le persecuzioni alla religione e ai suoi ministri, acquistarono una profonda antipatia, che si poteva senza esagerazione denominare odio, per le nuove massime e pei suoi partigiani». Agiva in loro un sentimento di nazionalità che «rappresentava il proprio modo di essere, le abitudini, i costumi e le credenze. Conservarle era indipendenza e libertà, perderle schiavitù. [...] Perciò l'invasione dei Francesi della rivoluzione dava al governo un appoggio che esso non avrebbe trovato forse contro i Francesi di Luigi XVI né contro gli Austriaci o gli Spagnuoli, che avessero invaso il regno e cambiato la dinastia».
Blanch venne esiliato dal 1823 al 1825 per propaganda di idee sovversive; rientrato a Napoli collaborò dal 1832 alla rivista «Il progresso delle scienze, delle lettere e delle arti» in cui vennero pubblicati i nove discorsi Della scienza militare considerata nei suoi rapporti con le altre scienze e con il sistema sociale (1834), raccolti poi in un unico volume. In quest'opera egli si proponeva, attraverso una storia militare, di evidenziare quali problemi e condizioni sociali una guerra faccia emergere.
Proseguì fino al 1860 la collaborazione con varie riviste napoletane, fornendo con i suoi scritti anche notevoli spunti per l'elaborazione di una storia generale della filosofia, approfondendo talvolta alcuni aspetti dell'opera di Galluppi. (Un'edizione del 1842 delle lettere filosofiche del Galluppi è preceduta da un discorso introduttivo del Blanch).
Si riavvicinò alla vita politica nel 1848, quando fu eletto deputato. La sua convinzione politica di tendenza moderata favoriva il ritorno a un dispotismo illuminato o auspicava l'occupazione da parte di una nazione più civile. Non comprese quindi il processo che portò all'unità d'Italia; si dimise nel 1860 e tornò ai suoi studi. Morì a Napoli nel 1872.
Le edizioni successive della maggior parte dei suoi scritti storici sono state curate da Benedetto Croce.
Fonti:
- Nino Cortese, Luigi Blanch ed il partito liberale moderato napoletano, Estr. dall'Archivio Storico Napoletano, 1922.
- Aldo Accardo, Società e Stato in Luigi Blanch: un pensatore meridionale tra restaurazione e Risorgimento, CUEC, Cagliari 1987.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
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