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Cosimo Amidei è noto quale autore del Discorso filosofico-politico sopra la carcere de' debitori, s. l. [ma Modena] 1770, opuscolo che, ispirato direttamente dal paragrafo XXXIV del Dei delitti e delle pene di Beccaria, è un'interessante espressione del riformismo e dell'umanitarismo settecentesco.
L'opera ebbe rapidamente successo per il contenuto sociale, di là dall'aspetto giuridico del problema. Fu recensito con favore dalle Novelle letterarie di Firenze, 16 febbr. 1770, n. 7, coll. 103 s., e dal Journal encyclopédique, 1 giugno 1770, p. 314. Poco dopo apparve, presso lo stampatore Galeazzi di Milano, una seconda edizione dell'opuscolo, con osservazioni di Giambattista Vasco, e l''anno seguente fu edito ancora in testo bilingue, italiano e francese (Harlem et Paris 1771) e influì certamente sulla riforma leopoldina del 1776 che, per merito del ministro Gianni, abolì la carcerazione per debiti.
I dati biografici di Cosimo Amidei
sono tuttavia pressoché inesistenti, se si esclude la notizia di suoi rapporti con il Beccaria (che l'Amidei conobbe personalmente e del quale fu ammiratore), desumibile da un gruppo di lettere scritte dall'Amidei a Cesare Beccaria nel biennio 1766-68, e qualche rapido cenno nella corrispondenza dei fratelli Verri. Si sa solo che era un magistrato fiorentino, "notaro criminale", stando ad una lettera di Alessandro Verri al fratello Pietro.
Nacque attorno al 1730 ed era ancora in vita nel 1783, anno in cui apparve a Firenze una nuova edizione dell'opera più nota curata dall'autore, con aggiunte riguardanti e "un nuovo progetto di riforma della Legislazione": l'esigenza di riforma nel campo della procedura penale si articolava in un discorso più ampio, di carattere amministrativo ed economico-sociale sul diritto di proprietà.
All'Amidei è attribuita un'opera di poco precedente il Discorso, La Chiesa e la Repubblica dentro i loro limiti, s. 1. [ma Firenze] 1768; 2 ediz. ampliata, Amsterdam [Firenze ?] 1783. Finora mancano però elementi sicuri per confermare una tale attribuzione, attestata solo da alcuni cataloghi di biblioteche (e di cui non v'è notizia neppure nel Dizionario di opere anonime e pseudonime del Melzi ".
Note biografiche a cura di Ferdinando Chiodo
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