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Antonio Abati, (o Abbati), poeta satirico, nacque a Gubbio verso la fine del sec. XVI e morì a Senigallia (Ancona) nel 1667.
Fu a Roma (1631), a Viterbo tra il 1634 e il 1638, a Milano (1638-40). Dal 1641 al 1644 fu a Vienna al servizio dell'arciduca Leopoldo d'Austria; viaggiò nei Paesi Bassi e in Francia. Grazie alla protezione del cardinale Chigi, fu governatore di Grotte di Castro, Recanati e Frascati, che erano città pontificie. Compose i Ragguagli di Parnaso contra i poetastri e partigiani delle nazioni (Roma 1631 e Milano 1638), e le Frascherie, fasci tre (Venezia 1651), satire del costume e delle tendenze letterarie del tempo; certamente questi scritti esercitarono una qualche influenza su quelle di Salvator Rosa, suo amico personale.
Sulla pittura del Rosa aveva scritto, forse nel 1640, un «ragguaglio» ammirativo, edito da G. A. Cesareo: Poesie e lettere edite e inedite di S. Rosa (1892). Fu, caso raro tra i satirici, ammiratore e imitatore del Marino, come appare dalle Poesie postume (Bologna 1671). Ingegnoso e bizzarro, talora arguto e pungente, occupa, nella storia della satira secentesca, un posto non irrilevante.
Fonti:
- Raccolta dei poeti satirici italiani, III, Torino 1853.
- B. Croce, Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, Bari 1911.
- U. Limentani, La satira nel Seicento, Milano-Napoli 1961.
- Poesie e lettere edite e inedite di Salvator Rosa pubblicate criticamente e precedute dalla vita dell'autore rifatta su nuovi documenti per cura di G. A. Cesareo, Napoli, Tipografia della Regia Università, 1892.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti.
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