da "Per le vie" (1883)
Amore senza benda
Battista, il ciabattino, era morto col crepacuore che Tonio, suo eguale,
fosse arrivato a metter bottega in Cordusio, e lui no: la vedova seguitava ad arrabattarsi
facendo la levatrice in Borgo degli Ortolani, magra come un'acciuga, con delle mani
spolpate che sembrava se le fosse fatte apposta pel suo mestiere. Tutta pel figliuolo,
Sandro, un ragazzo promettente, che «l'avrebbe fatta morire nelle lenzuola di tela fine,
se Dio voleva, com'era nata», diceva la sora Antonietta a tutto il vicinato; e si turava
il naso colle dita gialle quando saliva certe scale. Dell'altra figlia non parlava mai:
che era portinaia in San Pietro all'Orto, e il marito le faceva provar la fame.
Sandrino aveva la sua ambizione anche lui, e gli era venuta una volta che il
padrone l'aveva condotto a vedere il ballo del Dal Verme, in galleria. Volle essere
artista, comparsa o tramagnino. La sora Antonietta chiudeva gli occhi perché Sandrino era
il più bel brunetto di Milano, - non lo diceva perché l'avesse fatto lei! - ed anche pei
cinquanta centesimi che si buscava ogni sera a quel mestiere. Quando ballava la tarantella
del Masaniello, vestito da lazzarone, la contessa del palchetto a sinistra se lo mangiava
con gli occhi, dicevano.
A lui non glie ne importava della contessa, perché era fatta come un salame
nella carta inargentata; ma ci aveva gusto pei suoi compagni di bottega, che si
martellavano d'invidia a batter la suola tutto il giorno, lo canzonavano e lo chiamavano
«sor conte» per gelosia.
La domenica, colla giacchetta attillata, e il virginia da sette all'aria, se
ne andava girelloni sul corso, più alto un palmo del solito, a veder le contesse.
All'occorrenza parlava di tanti che erano cominciati ballerini, tramagnini al
pari di lui, o anche semplici comparse, per arrivare ad essere coreografi, cavalieri,
ricchi sfondolati, artisti insomma, tale e quale come il maestro Verdi. - Artisti da
piedi! - rispondeva la mamma. - No, no, ci vuol altro! - Ella aveva messo gli occhi
addosso alla figlia unica del padrone di casa, carbonaio, una grassona col naso a
trombetta, e le mani piene di geloni sino a tutto aprile. - Con quella lì, quando fosse
morto il vecchio, c'era da mettere carrozza e cavalli. Perciò teneva l'orfanella come la
pupilla degli occhi suoi, le faceva da madre, la lisciava e l'accarezzava. Nelle serate a
benefizio della famiglia artistica, quando la Scala rimaneva quasi vuota, si faceva dare
gratis dei biglietti di piccionaia, e conduceva al ballo tutta la famiglia, il carbonaio
colla camicia di bucato e la ragazza strizzata nello spenserino di seta celeste, per
mostrare il suo Sandro, là, quello colle lenticchie d'oro sulle mutande, che faceva
girare il lanternone! Un ragazzo di talento! Purché non si fosse indotto a far qualche
scioccheria colle contesse che sapeva lei! Il carbonaio spalancava gli occhi al veder le
ballerine, e diventava rosso che pareva gli stesse per venire un accidente.
Ma Sandrino non voleva saperne della carbonaia. Egli s'era innamorato di Olga,
una ragazza del corpo di ballo, dal musino di gatta con tanto di pèsche sotto gli occhi,
che non aveva ancora sedici anni. La mamma di lei, ortolana in via della Vetra, soleva
dire alle vicine:
- Non volevo che facesse la ballerina; ma quella ragazza si sentiva il
mestiere nel sangue -.
La Olga quando ammazzolava le carote colle mani sudice, chiamavasi Giovanna, e
aveva una vesticciuola sbrindellata indosso. Allorché la Carlotta, lì vicino, le
regalava un nastro vecchio, e poteva scappar da lei a infarinarsi il viso, borbottava
tutta contenta:
- Vedete, se fossi come la Carlotta! Qui mi si rovinano le mani, ogni anno! -
E tutta sola, davanti allo specchio della ballerina, tirava su le gonnelle, e
studiava i passi e le smorfie, e a dimenare i fianchi.
Alla Scala da principio se ne stava lì grulla, ritta sulle zampe come il
pellicano, non sapendo cosa farne. Sandrino prese a proteggerla perché le altre ragazze
la tormentavano coi motteggi.
- Non dia retta, sora Giovannina. Son canaglia, che hanno la superbia nel
vestito; ma se vedesse che camicie, nello spogliatoio! - Ella, per riconoscenza, gli
piantava addosso quegli occhi che facevano girare il capo.
La prima volta che si lasciò rubare un bacio, al buio nel corridoio, gli si
attaccò al collo, come una sanguisuga, e giurarono di amarsi sempre. La sora Antonietta
inferocita, non voleva sentirne parlare; e sbuffava ogni volta che Sandrino gliela
conduceva a casa la domenica. Solo il carbonaio l'accoglieva amorevolmente, e le prendeva
il ganascino, colle mani sudice che lasciavano il segno.
Sandro duro come un mulo. Infine sua madre andò a dire il fatto suo a quella
di via della Vetra: - Cosa s'erano messi in testa quei presuntuosi? Volevano far sposare a
Sandrino una che mostrava le gambe per cinquanta lire al mese? Meglio di quella glie ne
erano passate tante per le mani, che erano cadute per l'ambizione di chiappare il sole e
la luna! - Il sole e la luna! - rimbeccò l'ortolana - col bel mestiere che fa la mamma,
che ogni momento vi chiamano in questura e dinanzi al giudice! - Sandrino, quella volta,
s'era presi degli schiaffi nel mettere pace; e la Olga, causa innocente, per consolarlo
alla prova gli saltò in mutandine sulle ginocchia, come una bambina.
- Quando quella ragazza si farà - dicevano le più esperte della scuola -
vedrete! -
Intanto cominciarono a ronzarle attorno i mosconi delle sedie d'orchestra, e
la Nana, a cui Sandrino giurava di voler raddrizzar le gambe storte, portava i bigliettini
e i mazzi di fiori. La Olga resisteva. Ma quando il barone delle poltrone le piantava
addosso l'occhialetto, la ragazza tendeva il garretto, e lasciava correre in platea delle
occhiate nere come il diavolo.
La Carlotta, vedendo che quella pitocca raccolta da lei stessa, alla sua
porta, voleva levargli il pane, sputava veleno contro Sandrino che vedeva e taceva. - No
che non taccio! - sclamava Sandrino. - Sentirete quel che farò se me ne accorgo io! -
Una sera stava vestendosi pel ballo, col cappellaccio a piume, e il mantello
ricamato d'oro quando vide passare la Nana, con un mazzo di fiori, che infilava arrancando
il corridoio delle ballerine.
- Sangue di!... corpo di!... - cominciò a sbraitare; ma pel momento non poté
far altro, ché di fuori chiamavano pel ballo. Olga comparve l'ultima, infarinata come un
pesce, scutrettolando più che mai, e col garretto teso, quasi avesse preso un terno secco
quella sera.
- Olga, - le disse Sandrino sotto la fontana di carta, mentre le ragazze si
schieravano scalpicciando e sciorinando le gonnelline. - Olga, non mi fare la civetta, o
guai a te!... -
La Olga avrebbe potuto stare nella prima quadriglia, tanto si sbracciava e
dimenava i fianchi, che bisognava scorgerla per forza. - O che non l'abbassa mai
l'occhialetto quello sfacciato! - borbottava lui, mentre sgambettava con grazia reggendo
la ghirlanda di fiori di tela, sotto la quale Olga passava e ripassava luccicante e con
tutte le vele al vento. Ella, per togliersi la seccatura, gli rispose che quel signore
voleva godersi i denari che spendeva. - E tu ci hai gusto! - insisteva Sandro. - Lo fai
apposta! Quando hai a passare sotto la ghirlanda, ti chini come se io fossi nano. - Mi
chino come mi piace! - rispose lei alfine. E per giunta il direttore assestò a lui la
multa.
Al vederla così caparbia, con quegli occhi indiavolati, che buttava all'aria
ogni cosa, egli se la mangiava con gli sguardi come quell'altro, e ballava fuori tempo
dalla rabbia. La Olga pareva che lo facesse apposta a girargli intorno senza farsi
cogliere. Infine, nel galoppo finale, poté balbettarle ansante sulla nuca:
- Se tu cerchi l'amoroso nelle poltrone, troverò anch'io qualcosa nei palchi.
- Bravo! - rispose lei. - Ingégnati! -
Egli si strappava i pizzi e i ricami di dosso, buttandoli sul tavolaccio unto,
e sbuffava e giurava che voleva aspettar davvero la contessa. Ma questa gli passò accanto
sotto il portico senza vederlo nemmeno, e il cocchiere, impellicciato sino al naso, gli
andava quasi addosso coi cavalli, senza dir: - ehi! -
Sandrino tornò mogio mogio in via Filodrammatici, donde le ragazze uscivano
in frotta, e la Irma strapazzava per bene il suo banchiere che non l'aveva aspettata come
al solito sotto il portico dell'Accademia. Olga veniva l'ultima, lemme lemme, col suo
scialletto bianco che metteva freddo a vederlo, e un bel mazzo di rose sotto il naso.
- Vedi come la Irma sa farsi aspettare? - disse a Sandro. - Ed è un signore
con cavalli e carrozza! -
Sandrino pretendeva invece che gli dicesse chi le aveva date quelle rose. Ma
ella non volle dirglielo. Poi gli inventò che gliele aveva regalate la Bionda.
- Vengono da Genova, - osservò. - E costan molto! -
In questa li raggiunse una carrozza, all'angolo di via Torino, e il signore
delle poltrone si affacciò allo sportello per buttare un bacio alla ragazza. Sandrino
gridava e sacramentava che voleva correr dietro al legno. Ma lei lo trattenne per le falde
del soprabito un po' malandato, sicché Sandrino si chetò subito.
- Perché hanno dei denari!... Ma Dio Madonna!...
- Se mi accompagni per far di queste scene preferisco andarmene tutta sola, -
disse lei.
- Lo so che sei già stufa! Se sei stufa, dimmelo che me ne vado! -
Ella non rispondeva, a capo chino, dimenando i fianchi, talché Sandrino si
ammansò da lì a poco. Quando era colla Olga non sentiva né il freddo, né la
stanchezza, e l'avrebbe accompagnata in capo al mondo.
- Però, - brontolò lei, - qualche volta potresti pigliare un brum, col
freddo che fa. Sento la neve dai buchi delle scarpe.
- Vuoi che pigliamo il brum?
- No, adesso è inutile, adesso! -
E seguitava a brontolare.
- Del resto, pel gusto che c'è... sono due anni che ho questo scialletto, e
pare una tela di ragno! Come se tua madre non fosse venuta sino a casa mia per dire che
volevano rubargli il figliuolo! Non siamo mica dei pezzenti, sai!
- Lascia stare, lascia stare - rispondeva lui, ma vedendo che infilava già la
chiave nella toppa: - Così mi lasci, senza darmi un bacio?... -
La Olga si volse e glielo diede. Poi entrò nell'andito e chiuse l'uscio.
Il domani, Sandrino si fece anticipare quindici lire dal principale, e
comperò un manicotto e una pellegrina di pelle di gatto. Ma la Olga non venne alla prova.
Il giorno dopo le appiopparono la multa, ed ella snocciolò le lirette una sull'altra,
sorridendo come niente fosse.
- Grandezze! - esclamò Sandrino, masticando veleno. - Ha preso l'ambo, sora
Olga! -
Giurò che voleva darle due schiaffi se la incontrava col barone, in parola
d'onore! E glieli diede davvero, al caffè Merlo dei Giardini Pubblici, una domenica
mentre pigliava il sorbetto coi guanti sino al gomito, sotto un cappellone tutto piume.
Pinf! panf! Il barone, pallido come un cencio, voleva compromettersi. Però la Olga se lo
condusse via, gridandogli di non sporcarsi le mani con quello straccione.
- Straccione! - borbottava lui. - Ora che ci hai di meglio son diventato uno
straccione! E par tisico in terzo grado il tuo barone! È vero che a questo mondo tutto
sta nei denari! -
Ed ora faceva l'occhio di triglia alla sora Mariettina, la figlia del padrone
di casa, dalla finestra del cortiletto puzzolente. - La sta bene, sora Mariettina? Gran
bella giornata oggi! - La mamma sottomano aggiungeva: - Quel ragazzo è innamorato morto
di lei. Ne farà una malattia, ne farà! - E si asciugava gli occhi col grembiule. La sora
Marietta si sentiva gonfiare il petto sino al naso. Scendeva nel cortile, a pigliar aria,
e si perdevano per la scaletta col giovane. Il babbo, sempre in mezzo al suo carbone non
si accorgeva di nulla. Quando la sora Antonietta vide i ferri ben scaldati, annunziò che
avrebbe fatto San Michele e se ne sarebbe andata via di quella casa per impedire il male,
se era tempo.
Sandrino sospirava, guardando la ragazza; e tutti e due volevano buttarsi nel
Naviglio, se avevano a lasciarsi. - Non te l'avevo detto? - esclamava la madre; e tremava
che non avesse a succedere qualche guaio grosso. Quello scrupolo non le faceva chiuder
occhio nella notte, e se ne confessava col sor prevosto perché ne parlasse al padre della
ragazza. Ma il carbonaio, che aveva l'anima nera come la pece, non volle sentir ragione.
- Bugie! Tutta invenzione della levatrice, che non si contenta di fare quel
mestiere solo -.
Allora la Mariettina, a provare ch'era vero, scappò via con Sandro. Egli le
aveva detto come alla Olga: - O lei, o nessun'altra! -
In tal modo Sandrino ebbe la Mariettina, ma senza dote. E la levatrice dovette
adattarvisi pel decoro dell'impiego. Allora il suocero si riconciliò con tutta la
brigata, e andava dicendo che il veder quelle due tortorelle gli metteva il pizzicore di
fare come loro, benedetti! Già, gli avevano preso la figliuola, e solo non poteva starci.
La sora Antonietta, abbaiando come un cane da caccia, venne a scoprire che il
vecchio «impostore» gira e rigira era andato a cascare nella Olga, a Porta Renza, e gli
costava un occhio del capo all'avaraccio: appartamento, donna di servizio, e mobili di
mogano. Il vecchio adesso voleva sposarla per fare economia, e mettersi in grazia di Dio.
La Olga non era più una ragazzina, pensava all'avvenire, e si lasciava sposare.
Sandrino, al sentire che gli portavano in casa quella poco di buono, montò
sulle furie, e voleva anche piantar la moglie; tanto, colla figlia unica o senza, gli
toccava sempre tirar lo spago, nella bottega del calzolaio. Sua madre più giudiziosa lo
calmò dicendogli che era meglio avere la suocera sott'occhio, per poterla sorvegliare. -
Il peggio è se gli appioppa qualche figliuolo! - osservava lei che se ne intendeva. - E
se il vecchio non c'era cascato sino a quel giorno, non voleva dire; che il sacramento del
matrimonio fa dei miracoli peggio di quello.
La Olga, credendo diventar signora, fece il suo malanno col mettersi in grazia
di Dio, e gli toccò subirsi il marito, il quale intendeva fare economia dei denari spesi
prima, e per giunta la sora Antonietta, tornata in pace, che non la lasciava un momento
solo, onde dimostrarle che non aveva fiele in corpo.
- Tutti quei dissapori devono aver fine. - diceva alla Olga ed al Sandro. -
Adesso siete quasi come madre e figlio -.
La Olga dalla noia di non veder altri in casa sua, si era riconciliata col
Sandrino. Gli pareva di tornare a quei bei tempi, quando non era così grassa; e anche lui
si scordava della Marietta che s'era messa sulle spalle proprio per nulla. L'altra negli
occhi ci aveva sempre quella guardatura che a lui gli metteva le pulci nel sangue, e
quando la baciò per far la pace, gli parve come quando l'accompagnava ogni sera in via
della Vetra. - Bei tempi, eh? sora Olga? - Ella raccontava che la Irma s'era fatta sposare
dal banchiere, e la Carlotta era andata a cercar fortuna in America.
- Io sola non ho sorte!
- Bada a quel che fai! - predicava la sora Antonietta; - se affibbia un
figliuolo al vecchio, dell'eredità vi leccherete i baffi -.
La Marietta, lì presente, approvava del capo.
- Siete matte? - rispondeva Sandro. - La roba di mia moglie! O per chi mi
pigliate? -
Egli corteggiava la madrigna allo scopo di tenerla d'occhio, né più né
meno, come faceva la sora Antonietta. L'accompagnava in via della Vetra, ché la Olga non
aveva ombra di superbia, e gli piaceva stare nella bottega come quand'era ragazza.
L'ortolana diceva ai due ragazzi:
- Vedete! chi l'avrebbe detto? Eppure ci siete tornati! Ma la sua mamma è
pure una gran linguaccia, sor Sandrino! - Lasci stare, lasci stare! - ripeteva lui. E
nell'andarsene, la sora Olga gli pigiava il gomito, come a dire: - Si ricorda? -
Era là, in quella stessa stradicciuola scura e tortuosa. Una volta che non
passava gente, egli la strinse fra le braccia. D'allora non ebbero più pace; il sangue
bolliva nelle vene a tutti e due, e si correvano dietro come due gatti in febbraio. La
sora Antonietta predicava: - Bada a quel che fai! Bada veh! - Lui turbato, coi capelli
arruffati e gli occhi fuori del capo, rispondeva sempre:
- No! No! siete matta? Quello no. State tranquilla! -
Il vecchio era geloso delle visite alla mamma e della gente che ci aveva
sempre fra i piedi. Lagnavasi che gli avevano fatto la chiave falsa, e l'ortolana si
pappava i suoi denari; la levatrice s'era tirata anche in casa la figliuola, quella di San
Pietro all'Orto, e mangiavano tutti alle sue spalle, diceva. Quei dispiaceri gli
accorciarono la vita. La Olga stava chiacchierando con Sandrino allato alla tromba, colla
secchia in mano, poiché arrivavano anche a quei pretesti per vedersi, e non sapevano più
stare alle mosse. Egli voleva toglierle la secchia dalle mani, tutto tremante. - No! No! -
rispondeva lei, a capo chino, col petto ansante, perché era gelosa della Marietta. E
Sandro balbettava che la Marietta era un'altra cosa. Lo giurava anche. Volergli bene sì,
ma...
In questo momento alla finestra gridarono che al marito della Olga era venuto
un accidente. Sandrino scappò a chiamare la moglie e la suocera. E tutti si piantarono
dinanzi al letto, col viso arcigno. Appena il vecchio poté dar segno di vita, prima che
venisse il prete, mandarono pel notaio. Il moribondo nel punto di comparire al giudizio di
Dio, biascicò: - La roba a chi tocca -. E se ne andò in santa pace.
Quanto all'Olga la cacciarono fuori a pedate, e Sandrino giurò che voleva
tenerle gli occhi addosso anche se si mutava di camicia, per impedirle di portar via la
roba della sua Mariettina. Lei, sulle scale, gridava che il vecchio ladro gli aveva rubata
la gioventù, e voleva litigare e dir tutte le porcherie di quella casa. Ma Sandrino,
trattenendo la moglie per le sottane l'accarezzava e le diceva: - Non dar retta! Lasciala
sgolare! Sai che donnaccia! Non ti guastare il sangue per colei! Ora vogliamo stare
allegri -.
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