2. Il paradigma interattivo

Il rigetto a livello teorico di un'applicazione indiscriminata della teoria trasmissiva allo studio della comunicazione, si è concretizzato in una descrizione alternativa della comunicazione basata su due concetti fondamentali, interattività e interazione.

Con il concetto di interattività, si indica una caratteristica di quei sistemi di comunicazione in cui entrambi gli interlocutori hanno la possibilità di assumere i ruoli di sorgente e destinatario durante una stessa situazione comunicativa, poiché possono usare entrambi gli stessi canali. Questi ultimi devono perciò essere bidirezionali, dotati di un'adeguata capacità trasmissiva in entrambe le direzioni e permettere un feedback adeguato e contestuale [Zani e altre 1994, 20].

Il concetto di interazione (il più importante dei due a livello teorico) indica invece che la comunicazione non avviene come trasmissione di informazioni ma come una "stimolazione" del destinatario, col sostegno di un processo di attribuzione reciproca di intenzionalità. E questo indipendentemente dal fatto che un sistema di comunicazione permetta lo scambio contestuale immediato di ruoli tra sorgente e destinatario (come nella comunicazione fra persone) o no (come per i libri e la televisione). Il concetto di comunicazione come interazione si propone quindi come fondamento di una teoria generale della comunicazione sociale [1].

La teoria interattiva della comunicazione è stata sviluppata inizialmente per sistemi in cui gli interlocutori sono esseri umani, ma oggi si tenta di estenderla in generale a sistemi in cui non si possono descrivere gli interlocutori in modo deterministico, come se fossero macchine banali. Seguendo questa impostazione, Bettetini e Colombo [1994] definiscono come sistema comunicativo quello in cui un operatore, che operando individua un singolo sistema, distingue da sé un operato e gli riconosce la capacità di produrre segni e di costruire un simulacro di se stesso (cioè lo riconosce come un altro operatore competente a comunicare con lui, come un alter-ego comunicativo). "Operatore" e "operato" sono termini generici, cioè posizioni che possono valere entrambe come sorgente o destinatario a seconda che si cominci dalla prima o dal secondo ad osservare il sistema: tali termini indicano quindi le imputazioni complementari compiute da sorgente e destinatario nei confronti l'uno dell'altro quando prendono parte a una comunicazione. Si comunica quindi <<non quando si scambia, ma quando si riconosce competenza comunicativa all'interlocutore o all'apparato a cui ci si rapporta>> e <<non comunica chi trasmette, magari in modo innovativo. Comunica chi è cambiato, chi si fa cambiare dall'interazione comunicativa>> [Bettetini e Colombo 1994, 326]. Come si vede, la definizione è estesa anche alla comunicazione fra uomini e macchine (più precisamente fra uomini e software con capacità interattive) e fra uomini attraverso macchine (interfacce hardware-software) [2]


[1] Avvertiamo che, seguendo per semplicità un uso diffuso, nel seguito useremo il termine "interattivo" non solo nel senso appena detto, ma anche per indicare l'insieme delle caratteristiche che abbiamo sopra assegnato ai termini interattività e interazione, lasciando distinguere al lettore quale dei due sensi attribuire volta per volta. Torna Su
[2] L'interazione uomo-macchina è premodellata o almeno influenzata sia dall'hardware (ad es. se portatile o meno) che dal software (tipo di interfacce e di programmi e loro capacità) con il quale l'utente interagisce o che fa da interfaccia tra due utenti in un sistema di comunicazione. Torna Su