Università a distanza, il modello "Open University"

Per Stefano Cerri l'università a distanza deve avere lo stesso ruolo dell'università tradizionale, deve cioè porsi gli stessi obiettivi di formazione culturale e di ricerca scientifica o umanistica. Nell'università a distanza la didattica si completa alternando momenti di formazione non residenziale ad altri di vita universitaria collegiale solitamente di breve periodo.

La "Open University", a parere di Cerri, è l'università a distanza che funziona meglio di tutte. Qui la formazione non viene intesa come un'applicazione tecnologica, ma rimane molto simile ai modelli tradizionali, i docenti costruiscono comunque dei corsi pensati per garantire uno scambio continuo, un dialogo serrato tra studente e docente. Nella "Open University" i docenti invece di fare delle lezioni, si ritrovano in gruppo per definire dei pacchetti-corso da erogare nell'arco di due o tre anni. I pacchetti includono oltre ai testi di studio, manuali sull'utilizzo del computer ed il software specifico. Le lezioni con la presenza fisica vengono concentrate in periodi ristretti dell'anno, di solito nel periodo estivo e si concentrano su argomenti specialistici che richiedono una spiegazione diretta dell'insegnante. In quest'occasione si terranno anche le prove per valutare la preparazione degli studenti. Di solito l'università a distanza prevede un centro di residenza per i professori e di solito anche per gli studenti di dottorato impegnati nella ricerca. A questa sede centrale ne vengono affiancate delle altre dove gli studenti si possono rivolgere a dei "tutori", per le spiegazioni delle parti più difficili della materia.

Il successo o meno dell'università a distanza dipende proprio dai suoi propositi di partenza. I grandi fallimenti sono arrivati soprattutto quando l'università a distanza è stata intesa come un centro di elaborazione dati o come un centro di audiovisivi. Questo è stato il modello più adottato anche in Italia, nei paesi anglofoni si tende invece a concepire l'università a distanza non come un centro servizi, ma come istituto a dignità accademica, accompagnando la formazione a distanza ad un'attività parallela di ricerca nelle varie discipline. Qui i risultati positivi vengono spesso confermati dal riconoscimento di queste istituzioni come università vere e proprie. (Cerri, 1995)

Non si può determinare quanto l'insegnamento a distanza sia efficace nella formazione di una persona e quanto si senta la mancanza di un rapporto diretto con l'insegnante. Cerri vede però come ineluttabile un'attenzione rivolta in questa direzione, in caso contrario grandi fasce della popolazione rischieranno di rimanere tagliate fuori dalla "formazione continua", non ci saranno infatti altre occasioni per coprire i bisogni di continua formazione, di continuo aggiornamento. A momenti di didattica a distanza vanno alternati altri di insegnamento tradizionale, il docente almeno in due momenti diviene insostituibile: il primo riguarda l'aspetto motivazionale, l'insegnante come psicologo capace di far interessare a determinati concetti qualcun altro e quindi indurlo allo studio della materia. Il secondo momento è quello della valutazione della preparazione, l'insegnante nel valutare il livello raggiunto da una persona, non può sicuramente essere sostituito da una macchina. (Ibidem)

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