L'ipertesto a scuola

Dalle esperienze maturate Jakob Nielsen vede nell'ipertesto uno strumento adatto per applicazioni "aperte", dove lo studente è incoraggiato ad agire e a prendere l'iniziativa. D'altra parte si rivela meno adatto ad un tipo d'istruzione rigorosamente guidato come richiesto in certe situazioni. Un altro problema viene posto da Kearsley che avverte: "...la conoscenza nell'ipertesto deve venir strutturata in modi che supportino i modelli mentali che i lettori possono creare quando utilizzano il sistema ipertestuale." (cfr. Shirk in Barrett 1992). Per soddisfare quest'esigenza serviranno dei progettatori non solo con una profonda esperienza nell'insegnamento della materia, ma anche con una visione chiara delle molte strade in cui i contenuti dell'area in esame sono strutturati e le varie parti interrelate. Per l'applicazione dell'ipermedia a fini didattici si dovranno conoscere le architetture cognitive rese possibili dal medium in sé.

Henrietta Nickels Shirk rileva come l'ipertesto, grazie alla sua capacità di evidenziare l'organizzazione della struttura delle informazioni, è lo strumento adatto per riconoscere la struttura del soggetto della materia. L'ipertesto dovrebbe incoraggiare lo studente a confrontarsi con la vera e propria struttura della disciplina. L'informazione immagazzinata in forma organizzata sarà facilmente reperibile quando l'allievo verrà incoraggiato alla conoscenza dei modelli strutturali di una materia. La Shirk conclude la sua analisi con una constatazione amara dell'attuale stato delle cose. A suo modo di vedere la flessibilità resa possibile dalle differenti architetture cognitive dell'ipermedia, richiede la creazione di una nuova retorica come guida per chi crea ipermedia in campo didattico. "Forse è troppo presto per definire questa retorica, ma non è troppo presto per riconoscere i limiti delle nostre attuali conoscenze dell'ipermedia." (Shirk in Barrett 1992)

Landow si dimostra invece molto più ottimista sul futuro dell'ipertesto nell'insegnamento. Le sue osservazioni partono dall'esperienza alla Brown University dove per un anno ha impegnato un gruppo di dottorandi al fine di sperimentare le tecniche didattiche ipertestuali e di dimostrare come l'ipertesto offra molti benefici educativi. Il primo vantaggio offerto dal lavoro con gli ipertesti per il corso di letteratura, è l'opportunità sia di seguire lo specifico lavoro di un autore, sia di contestualizzarlo nella sua epoca, di confrontarlo con altri scrittori, di raffrontarlo con studi religiosi, filosofici ed economici. Gli studenti vengono incoraggiati a praticare sofisticati percorsi interdisciplinari. Secondo Landow gli ipertesti educazionali possono incoraggiare gli studenti a pensare in più maniere differenti, li possono incoraggiare a formulare problemi in termini di approcci multicasuali e multidisciplinari. D'altra parte un problema riscontrato nella creazione di Intermedia, è stata l'inesperienza di molti studiosi nel lavorare con l'ipertesto che li ha portati alla creazione di collegamenti molto meno efficaci di quanto sperato. Il fatto di trovarsi con un lavoro perennemente incompleto, può anche essere una forza dell'ipermedia. Esso rimane adattabile, permette una continua interazione tra studenti ed integra in maniera progressiva il materiale senza richiederne prima una completezza come nel caso dei testi scritti al momento di andare in stampa.

Janet H. Murray da esperimenti di didattica ipermediale svolti al MIT, rileva innanzitutto la capacità della nuova tecnica di potersi spostare dal testo al video e dal video al testo. E' facile immaginare come ad esempio nell'insegnamento di una lingua possano ritornare utili i collegamenti di fianco al filmato per permettere allo studente di leggere una versione alternativa del testo, oppure portarlo in una ricerca per parole o direttamente al glossario. Lo studente non dovrebbe preoccuparsi di muoversi dal testo al video e viceversa, ma invece di operare in un ambiente integrato. Secondo la Murray, l'introduzione di sistemi multimediali avanzati, comporta vari cambiamenti professionali: utilizzo di insegnanti madre-lingua per l'apprendimento delle lingue straniere, interesse per la cultura intesa come totalità e integrazione di materiale visivo e testuale, enfasi nella collaborazione interdisciplinare, possibilità di pensare in termini globali e di rafforzare il contributo da molteplici prospettive. Si correrà il rischio di disorientarsi e per questo si dovranno definire degli strumenti per la raccolta di materiale e non venire "travolti" dalla marea delle informazioni.

Calvani cerca di immaginare il futuro della scuola partendo dallo studio di Naisbitt che osserva come l'alta tecnologia provochi, per reazione, un maggior bisogno di esperienze alternative quali contatto con la natura e le persone, manipolazione manuale di materiali ecc...Il fatto di usare il computer accentuerebbe il bisogno di usare le mani nelle attività comuni. "...così l'aumento di attività esplorativa di tipo virtuale dovrà quindi accompagnarsi a coinvolgimenti manipolativi e fisico-esperenziali più vasti ed intensi di quanto consenta la scuola attuale." (Calvani 1994, 76). Un sistema educativo dovrebbe quindi seguire lo spirito di una ricerca aperta continuamente a nuovi stimoli. La scuola stessa per Calvani dovrà diventare un ipertesto: la scuola stessa diventa una rete, ci sarà una ricomposizione del Sapere oltre i limiti delle discipline, una personalizzazione e ramificazione dei percorsi d'apprendimento, una rete di collaborazione distribuita a livello mondiale. L'insegnante da "trasmettitore di informazioni" diviene un tutor o perfino un apprendista da affiancare allo studente nel processo d'apprendimento. Si dovrà trovare il coraggio di abbandonare il quadro unitario, organico di conoscenze da proporre come fine ultimo per tutti e ci si dovrà aprire al contributo di esperienze contrapposte. Per Calvani elementi di discontinuità e di antagonismo "vanno intenzionalmente ricercati come essenziali alla ricchezza qualitativa del sistema".

A mio parere Calvani individua tre funzioni didattiche particolarmente interessanti per le nuove tecnologie:

La seconda caratteristica è stata incontrata più volte vista la capacità dell'ipertesto di collegare e rendere interdipendenti informazioni appartenenti a discipline diverse. La prima riguarda lo "sgravio del lavoro routinario" dell'insegnante. Se gli studenti vengono lasciati a sé stanti a tempo indeterminato, si rischia un calo d'attenzione, un lassismo controproducente alle finalità di studio. Il "tutore" senza ritornare al severo controllo del passato, potrebbe dare dei suggerimenti, reindirizzare lo studente quando si perdano gli obiettivi dello studio. Vista la capacità degli strumenti informatici di aggiungere e revisionare note ed osservazioni, chi si ritrova a coordinare lo studio ne trarrà sicuramente vantaggio. Il terzo aspetto è invece correlato con quanto detto poco sopra, con cioè l'attitudine da sviluppare di indirizzare gli studi verso forme "pluri-comprensive", non più alla ricerca dell'unica verità, ma aperta ad interpretazioni anche conflittuali tra loro. Si dovranno costruire più percorsi didattici anche divergenti l'uno dall'altro. L'ipertesto dando ad ognuno la possibilità di costruirsi il proprio percorso personalizzato è per sua stessa essenza lo strumento dove si confronteranno visioni opposte.

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